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domenica, febbraio 06, 2022

E pensare che era sordo... La 'Nona' di Beethoven

Ludwig van Beethoven. Sinfonia N. 9

("die Neunte", "the Nineth"), 
in Re minore, Opera 125 
 (e non 129 come erroneamente mostrato a inizio del video!)

   [London Symphony Orchestra conducted by Josef Krips]

L'ultimo movimento include parte dell'ode An die Freude ("Inno alla Gioia") di Friedrich Schiller, cantata da solisti e coro. Qui: "Festival Choir", con Jennifer Vyvyan (soprano), Shirley Verret (mezzo soprano), Rudolph Petrak (tenore), Donaldson Bell (basso).




Opera invero stupenda. È la composizione musicale da me preferita in assoluto; contiene davvero tutto: la gioia e il dolore, la ricchezza di una quotidianità che non sempre riusciamo a sfruttare, la malattia, la catarsi, il serpeggiare nostro instabile verso la Morte... 
È un'opera a suo modo anche "politica" (l'inno "An die Freude" ha un certo significato anche in tal senso) e non è un caso che esiste un link strettissimo tra la Nona beethoveniana e Arancia meccanica, il romanzo di Burgess poi filmato da Stanley Kubrick con il gentile apporto di Walter/Wendy Carlos al moog!). Vi consiglio anche (soprattutto se conoscete il tedesco) l'album della rockband Die Toten Hosen  Ein kleines bisschen Horrorschau.


...



venerdì, ottobre 01, 2021

La Decima di Ludwig van Beethoven

Un gruppo di musicologi e programmatori ha usato l’intelligenza artificiale per immaginare come avrebbe potuto essere la sinfonia che il compositore tedesco lasciò incompiuta




Quando Ludwig van Beethoven morì nel 1827, erano trascorsi tre anni dal completamento della sua Nona Sinfonia, per molti indiscutibilmente la sua opera magna. Beethoven aveva già iniziato a lavorare alla decima sinfonia ma, a causa del deterioramento della sua salute, non era stato in grado di fare molti progressi: tutto ciò che lasciò ai posteri furono alcuni schizzi musicali.

Da allora, i suoi fans così come i musicologi si sono chiesti che cosa avrebbe potuto essere l'ultima sinfonia del Maestro. Oggi, la visione del grande compositore ha preso vita.

Il tutto è avvenuto grazie alla startup Playform AI ("AI" = "Artificial Intelligence"). Un team di storici della musica e altri esperti (tra di loro ovviamente anche diversi esperti di informatica) ha insegnato a una macchina computatrice, a un calcolatore elettronico... sì, a un computer, sia l'intero lavoro di Beethoven che la sua metodologia creativa.




È stato un lavoro di oltre due anni; e per il 9 ottobre 2021 è fissata l'uscita ufficiale (su CD e non solo) dell'opera. Nella stesso giorno in cui è prevista la prima mondiale, a Bonn, città natia di Ludwig van. 



Ovviamente non è la prima volta che si tenta di "ricostruire" la Decima: nel 1988, il musicologo Barry Cooper provò a completare il primo e il secondo movimento (sui quattro complessivi), cercando di restare fedele a quella che pensava fosse stato il progetto di Beethoven. La composizione di Cooper è in realtà "la" composizione di Beethoven: Cooper ha messo insieme i frammenti, unendoli... Un'operazione che ha convinto non pochi ascoltatori, i quali davvero credono di sentire "la mano" di Beethoven in questo spartito. Ma che - ed era inevitabile - ha sollevato anche dubbi e polemiche.



... Ed ecco qui, invece, la Decima "composta" dall'IA, dall'intelligenza artificiale. Questo è solo una breve clip.



Segue una video-documentazione un po' più lunga.



giovedì, ottobre 24, 2013

domenica, luglio 20, 2008

Inni nazionali: classifica

Giochiamo un po' con gli inni nazionali (almeno con quelli a noi noti), compilando una sorta di hit parade. Per me sono questi i migliori; poi ognuno può esprimere le proprie preferenze...



1. posto: inno britannico. Ha la sobrietà e l'orecchiabilità giuste per rappresentare lo spirito di un'intera nazione.

2. posto: inno tedesco (forse perché vivo in Germania, ma poi, obiettivamente, è molto bella la melodia di Haydn; comunque qualcuno dice che il vero inno nazionale dei crucchi dovrebbe essere l'Inno alla Gioia di Beethoven, su versi di Schiller [vedi Nona Sinfonia]. Vabbe', è poi divenuto l'Inno Europeo e forse è meglio così: Beethoven non amava i nazionalismi esasperati).

3. posto: la Marsigliese. Ascoltandola, pare proprio di vedere il popolo (o gli "enfants de la Patrie") alla riscossa...

4. posto: l'Inno di Mameli. Il testo è tremendo ma la marcetta, a firma di Michele Novaro, è okay. Dovrebbe essere chiamato l'"Inno di Novaro", in effetti.

5. posto: l'inno irlandese (sa di birra e di merda di cavallo, ottime spezie per ogni festa di villaggio che si rispetti).

6. posto: inno russo, che ha però un testo (quello post-sovietico) che ben pochi russi conoscono a memoria (risale al 2001) ed è a dir poco insipido. L'Internazionale è, decisamente, più piacevole; la celebre melodia, composta nel 1871 dall'operaio-musicista belga Pierre Degeyter su liriche dell'operaio-poeta parigino Eugène Pottier, fu l'inno sovietico dal 1917 al 1943. Come mai non se lo sono tenuti, almeno fino all'avvento di Eltsin? Forse per problemi di... copyright?

6. posto (pari merito): lo Star-Spangled Banner. È diventata celebre l'esecuzione dell'inno statunitense fatta da Jimi Hendrix durante il festival di Woodstock nel 1969. Si avvertono benissimo gli scoppi della guerra in Vietnam e la protesta per i diritti civili calpestati.