sabato, ottobre 31, 2020

Antonio Mosca - 'L'Ultimo Messia'

 

Antonio Mosca

L’Ultimo Messia


romanzo

 


“...siamo sopravvissuti alle persecuzioni dei più potenti imperi e dei più feroci regimi, e abbiamo agito nell’ombra per guidare la storia del mondo, correggendone la rotta quando necessario, con un unico obiettivo: compiere la nostra missione.”

“Quale missione?”

“Preparare l’ascesa del Messia sul trono delle nazioni.”

 

          Antonio Mosca. L'Ultimo Messia.

 

 

 

Quanti romanzi deve firmare un autore prima che il suo nome diventi garanzia di qualità? Antonio Mosca io l'ho conosciuto grazie a La Chiave di Cristallo (vedi recensione), libro che mi rivelò al primo colpo lo scrittore di bestsellers relegato in un universo non suo per colpa della cecità e della sordità di un mondo editoriale traviato e incompetente.

Con L'Ultimo Messia (su Amazon: qui) superiamo tutti i confini (non solo quelli nazionali) e corriamo in prima fila con Dan Brown, Ken Follett, John Grisham e compagnia bella.

L'Ultimo Messia è un altro avvincente romanzo di Antonio Mosca, che si basa su una tesi dissacrante: quella che Gesù ebbe eredi.

 

 I "rotoli del Mar Morto"



Dodici erano gli apostoli, dodici sono oggi i membri del Consiglio dell'Alleanza... cioè, i discendenti degli ur-cristiani per così dire. Cioè ancora: gli Esseni. Ai quali si fanno risalire i celebri manoscritti del Mar Morto, scoperti per caso da un pastore nelle grotte di Qumran (nei pressi di Gerico). Gli Esseni erano sostenitori di Pitagora e delle sue teorie sui significati nascosti nei numeri e, nel corso dei secoli, avevano sviluppato metodi per predire il futuro...

 



 

“Che fine hanno fatto gli Esseni?” Gli occhi della donna lo scrutarono in profondità, Visconti si sentì tremendamente a disagio.

“Di loro non si è saputo più nulla,” rispose con voce tremante, “Qumran fu distrutta dai Romani nel 68 e Giuseppe Flavio ipotizzò che i superstiti si unirono agli Zeloti di Masada, partecipando al suicidio collettivo che prevenne la sconfitta da parte dei Romani. Lo proverebbe il ritrovamento, tra i resti di Masada, di alcuni frammenti di pergamene identiche a quelle di Qumran.”

“Lei però non crede a questa tesi,” insinuò la donna, sorridendo in maniera ambigua.

“In effetti no,” ammise Visconti, “la mia ipotesi è che alcuni di loro scamparono alla repressione romana e lasciarono la Palestina, proprio come fecero anche i desposyni.”

 

          Antonio Mosca. L'Ultimo Messia.

 

 

 

 Nazismo ed esoterismo: realtà, non fantasia

E queste sono solo le premesse. La storia si svolge come un giallo, un mystery, un thriller...

Il Professor Visconti, lo Sherlock Holmes, il detective del caso, ha spunti geniali che non fanno altro che sottolineare la genialità medesima del romanziere. I twists, gli sviluppi, sono imprevedibili e, comunque, si succedono a tamburo battente.

Ogni capitolo è preceduto da una citazione ad hoc. E ci sono richiami a iosa di argomenti e temi cari ai romanzieri e... ai cospiratori. Ad esempio, si fa appello alla ricerca genetica compiuta da Josef Mengele sotto la svastica. Alla Thule Gesellschaft...

 

 La svastica dei teosofi (XIX sec.)

 

Ma tornando all’ipotesi centrale: Gesù ebbe eredi? Impossibile appurarlo... con metodi tradizionali. Nell’anno 70, l’esercito di Tito Flavio invase la Palestina, rase al suolo Gerusalemme e tutti gli archivi pubblici delle principali città furono bruciati. Poi - scrive Mosca - "i discendenti delle famiglie dinastiche [i desposyni di cui sopra] vennero perseguitati: prima per ordine degli imperatori romani, poi su richiesta diretta della Chiesa.”

 





  

“Dunque, Gesù era un Esseno?” chiese ancora la ragazza prima di restituire il microfono all’assistente.

“Dal confronto dei contenuti dei Manoscritti di Qumran con i testi evangelici, sembrerebbe proprio di sì,” rispose Visconti sorridendo, “mi limito a sottolineare un solo dettaglio, molto significativo: Gesù era della tribù di Giuda ed erede dinastico del re David. Le sacre scritture chiamano Gesù Nazareno, e al catechismo ci hanno sempre insegnato che l’appellativo deriverebbe dalla città di Nazaret. Eppure, tale villaggio non appare in nessuna carta, né viene citato in alcun libro o cronaca dell’epoca. Invece ancora oggi in lingua araba per identificare i Cristiani si usa il vocabolo nasrani: deriva dal termine usato nel Corano, nazara, che proviene dall’ebraico nozrim, ricavato dalla locuzione nazrie ha-Brit. Tradotto vuol dire Custodi dell’Alleanza, un altro dei modi con cui si indicavano i membri della comunità Essena.

 

          Antonio Mosca. L'Ultimo Messia.

 

 

 

 

È un romanzo che velocemente si insinua sotto pelle, incatenando i pensieri del lettore che non riesce, e a dirla tutta nemmeno vuole, sottrarsi alle pagine e ai capitoli.

Sia nelle parti descrittive che nella concatenazione degli eventi, Antonio Mosca dimostra profondità e tridimensionalità: le scene si vivono, gli attori si vedono e i dialoghi si interpretano. L'indagine tocca corde che regalano una tensione che si percepisce di pancia, tutto merito dell'idea di fondo, delle ricerche accuratissime e dello spiegarsi della lotta tra il Male (sì, sì! i nazisti c'entrano sempre!) e il Bene. L'assunto principale, poi, che coinvolge direttamente il protagonista, saetta tra tutti i capitoli, mentre viene innescato un conto alla rovescia che può condurre il mondo alla rovina o alla salvazione. Il tutto inserito in una scia di sangue e di indizi rappresentati da antichi manoscritti, reliquie cristiane poste sotto al microscopio... Ci ritroviamo a dare uno sguardo dietro ai fondali del Vaticano. Dove è stata installata una macchina di ricerca ed eleborazione dati che lavora incessantemente. Quella che ci rivelerà chi è oggi l’erede di Gesù. Chi il Cristo... e chi l’anticristo!

 

 

Ma qual è la posizione degli Esseni?

 

 

“Considerano la Chiesa come il nemico da abbattere, e il papa un essere abietto.”

 



Il romanzo L'Ultimo Messia su Amazon

 

 

 

 

 

 

sabato, ottobre 24, 2020

Quando il lockdown costringe i musicisti ad arrangiarsi

Adesso andiamo a sentirci, dei Métronhomme, "Arkè".


È un brano dal loro "lockdown"-EP dal titolo Tutto il tempo del mondo - 1.òikos. Vedi un articolo dedicato, con recensione, su Prog Bar Italia (clicca qui!).

Il video è opera della videomaker Giorgia Tranquilli, moglie del pianista della band (Tommaso Lambertucci).


Curiosità; nel video si vede anche una mano, o meglio la radiografia di una mano... Beh, non è una finzione! Il chitarrista, Marco Poloni, si era fratturato un dito. In suo onore, è stato immortalato nel video di "Arkè", appunto, il suo arto attraversato dai raggi X...


Significato del brano

 "Arkè" è un brano sulla paura, sul terrore. Le sonorità oscure lo evidenziano, ma, per rendere maggiormente l'effetto, in coda è stato inserito l'ultimo discorso pubblico del presidente romeno Nicolae Ceaușescu (Bucarest, 21 dicembre 1989). Un audio terribile che - i ragazzi di Métronhomme ne sono ben consci- amplifica l'effetto "disturbante".






Tutto il tempo del mondo, quinto disco in studio del gruppo di Macerata, è nato in condizioni di difficoltà quasi estreme. L'idea di dare la stura a un "esperimento compositivo" per superare lo iato costrittivo è stata di Mirco (o Mirko) Galli, il bassista. I Métronhomme hanno iniziato nel secondo giorno del "lockdown", per essere precisi. Il problema era: non potevano usare la sala prove né andare a recuperare eventuali strumenti, trovandosi questi al di fuori dei confini comunali. (Conosciamo tutti le restrizioni imposte a causa del propagarsi del virus.)

Con l'eccezione di Lambertucci, che ha il pianoforte in casa e lo studio di registrazione nella sua cantina insieme all'intera strumentazione (una fortuna: così è stato possibile il mixaggio immediato del lavoro), gli altri si sono dovuti riorganizzare.

Marco, sprovvisto di chitarra elettrica rimasta in sala prove, ha utilizzato il pianoforte verticale che ha in casa (leggermente scordato, come si può sentire in "Quarantine", ma la band ha deciso di non scartare quel contributo proprio per l'effetto non artefatto); ha utilizzato inoltre il Maschine, strumento elettronico che si era comprato poco prima e dal quale è rimasto affascinato per via delle numerose possibilità sonore che esso offre; e ha usato altresì una chitarra acustica 12 corde di cui una rotta (!). Tutta l'effettistica in "Di una Moneta che Cade" (terza traccia) è partita da un suo esperimento: collegare la vecchia 12 corde al Maschine!




Mirko (il bassista) ha impiegato il periodo in casa costruendo il suo secondo basso (è bravo in falegnameria e in altri ambiti da homo faber!) e con quello ha registrato quasi tutti i nuovi pezzi. Ha usato anche un synth-bass. 

Andrea Lazzaro Ghezzi, il batterista, che non può suonare la batteria acustica nel suo appartamento (e la tiene in sala prove), si è sbizzarrito a trasformare diversi oggetti in strumenti percussivi (vedi nostro articolo).

Lo stesso Andrea ci racconta:

"Ho utilizzato un oggetto alla volta, cercando di ricostruire le ritmiche che avevo in mente, sincronizzando, alla fine, le varie tracce. È stato un lavoro tanto divertente quanto impegnativo! Spesso mi son ritrovato a ricominciare da zero perchè magari, la mattina dopo, non mi piacevano più le cose registrate il giorno precedente! Ma è stato fantastico sentire, di giorno in giorno, come crescevano i pezzi con gli arrivi via mail dei mix contenenti le aggiunte degli altri. Sorprendente soprattutto il fatto che le varie parti suonate senza comunicare direttamente tra noi fossero coerenti..."

Stupiamo nell'apprendere che una bacinella da bucato, usata come base ritmica, suona meglio di una cassa DW da 1000 €!

L'esito finale di questa vera e propria ricerca sperimentale... "coatta", in gruppo ma nel contempo separati, è davvero stupendo. I membri dei Métronhomme si sono divertiti a provare nuovi materiali e nuove tecniche. Ciò ha accresciuto la loro voglia di superare i limiti del fattibile. E, dopo aver terminato un paio di brani, hanno scoperto che erano sulla strada di potere e volere fare un album. Hanno perciò comunicato la loro idea a Vannuccio Zanella (il loro editore con la Micio Poldo) e a Loris Furlan, i quali li hanno sostenuti sulla fiducia.

Altro brano: "Supermarket"





Facit: un risultato geniale sul serio. Eccolo:






lunedì, ottobre 19, 2020

Ana Carla Maza, violoncellista e cantante

Quanto può essere bello il latin jazz!

Ana Carla Maza su Spotify: clicca qui!

Ana Carla Maza su Facebook 



È una suonatrice di violoncello e cantautrice cubana, figlia di musicisti. Calcò i palcoscenici di Havana già da bambina. Oggi si esibisce dovunque nel mondo. Ha all'attivo due dischi solisti.


La flor: l'album del 2020 di Ana Carla Maza



sabato, ottobre 10, 2020

Bell'articolo che parla di 'Con Certo Jazz' (album di Fabrizio Consoli)

Sul magazine online L'Isola Che Non C'Era è uscito un articolo molto intelligente e ben scritto sul disco di Fabrizio Consoli dal titolo Con Certo Jazz (Live from the heart of Europe), che ricapitola il tour del 2018.



Il cantautore di Seregno Fabrizio Consoli, che ha studiato contrabbasso al Conservatorio Statale Giuseppe Verdi di Milano,  ha iniziato come chitarrista negli Anni Ottanta al fianco di diversi artisti di primo piano della scena musicale italiana, quali Eugenio Finardi, Alice, Cristiano De Andrè, Mauro Pagani, PFM e molti altri. Nel 1993 pubblica l’esordio Fabrizio Consoli, a cui segue la partecipazione a Sanremo 1994 con la canzone “Quando saprai”. Mentre scrive e produce diverse canzoni di successo (per artisti quali Dirotta Su Cuba ed Eugenio Finardi), nel 2004 esce il secondo album 18 piccoli anacronismi con cui vince il Premio Ciampi. Il terzo album è del 2009: Musica per ballare. Segue  Live in Capetown (2012). Il tutto accompagnato da una fervente attività europea, soprattutto verso la Germania, che adotta l’artista italiano e la sua arte in suoni invitandolo a numerosi concerti e festival musicali. Nel 2016 esce ufficialmente l’atteso 10 (10, dieci), su etichetta iCompany: rilettura laica dei Dieci Comandamenti. Consoli prosegue l’attività dal vivo nel nostro continente, comprendente il concerto al Roma Jazz Festival. Il suo girovagare in musica viene immortalato appunto nell’album Con certo jazz, uscito il 2 ottobre.




sabato, ottobre 03, 2020

Uno studio di mastering raccomandato, per cantanti e gruppi

Artisti, musicisti. Se vi serve un mix, un mastering, Robert ("Bob") Fix (sassofonista ex Saint Just, e fu anche nel gruppo che accompagnò Edoardo Bennato) ha un suo studio dedicato. 

 Ecco l'homepage del BobFixMastering Studio:


http://www.bobfixmastering.it/ita/Home.html