Antonio Mosca
L’Ultimo Messia
romanzo
“...siamo sopravvissuti alle persecuzioni dei più potenti imperi e dei più feroci regimi, e abbiamo agito nell’ombra per guidare la storia del mondo, correggendone la rotta quando necessario, con un unico obiettivo: compiere la nostra missione.”
“Quale missione?”
“Preparare l’ascesa del Messia sul trono delle nazioni.”
Antonio Mosca. L'Ultimo Messia.
Quanti romanzi deve firmare un autore prima che il suo nome diventi garanzia di qualità? Antonio Mosca io l'ho conosciuto grazie a La Chiave di Cristallo (vedi recensione), libro che mi rivelò al primo colpo lo scrittore di bestsellers relegato in un universo non suo per colpa della cecità e della sordità di un mondo editoriale traviato e incompetente.
Con L'Ultimo Messia (su Amazon: qui) superiamo tutti i confini (non solo quelli nazionali) e corriamo in prima fila con Dan Brown, Ken Follett, John Grisham e compagnia bella.
L'Ultimo Messia è un altro avvincente romanzo di Antonio Mosca, che si basa su una tesi dissacrante: quella che Gesù ebbe eredi.
Dodici erano gli apostoli, dodici sono oggi i membri del Consiglio dell'Alleanza... cioè, i discendenti degli ur-cristiani per così dire. Cioè ancora: gli Esseni. Ai quali si fanno risalire i celebri manoscritti del Mar Morto, scoperti per caso da un pastore nelle grotte di Qumran (nei pressi di Gerico). Gli Esseni erano sostenitori di Pitagora e delle sue teorie sui significati nascosti nei numeri e, nel corso dei secoli, avevano sviluppato metodi per predire il futuro...
“Che fine hanno fatto gli Esseni?” Gli occhi della donna lo scrutarono in profondità, Visconti si sentì tremendamente a disagio.
“Di loro non si è saputo più nulla,” rispose con voce tremante, “Qumran fu distrutta dai Romani nel 68 e Giuseppe Flavio ipotizzò che i superstiti si unirono agli Zeloti di Masada, partecipando al suicidio collettivo che prevenne la sconfitta da parte dei Romani. Lo proverebbe il ritrovamento, tra i resti di Masada, di alcuni frammenti di pergamene identiche a quelle di Qumran.”
“Lei però non crede a questa tesi,” insinuò la donna, sorridendo in maniera ambigua.
“In effetti no,” ammise Visconti, “la mia ipotesi è che alcuni di loro scamparono alla repressione romana e lasciarono la Palestina, proprio come fecero anche i desposyni.”
Antonio Mosca. L'Ultimo Messia.
E queste sono solo le premesse. La storia si svolge come un giallo, un mystery, un thriller...
Il Professor Visconti, lo Sherlock Holmes, il detective del caso, ha spunti geniali che non fanno altro che sottolineare la genialità medesima del romanziere. I twists, gli sviluppi, sono imprevedibili e, comunque, si succedono a tamburo battente.
Ogni capitolo è preceduto da una citazione ad hoc. E ci sono richiami a iosa di argomenti e temi cari ai romanzieri e... ai cospiratori. Ad esempio, si fa appello alla ricerca genetica compiuta da Josef Mengele sotto la svastica. Alla Thule Gesellschaft...
Ma tornando all’ipotesi centrale: Gesù ebbe eredi? Impossibile appurarlo... con metodi tradizionali. Nell’anno 70, l’esercito di Tito Flavio invase la Palestina, rase al suolo Gerusalemme e tutti gli archivi pubblici delle principali città furono bruciati. Poi - scrive Mosca - "i discendenti delle famiglie dinastiche [i desposyni di cui sopra] vennero perseguitati: prima per ordine degli imperatori romani, poi su richiesta diretta della Chiesa.”
“Dunque, Gesù era un Esseno?” chiese ancora la ragazza prima di restituire il microfono all’assistente.
“Dal confronto dei contenuti dei Manoscritti di Qumran con i testi evangelici, sembrerebbe proprio di sì,” rispose Visconti sorridendo, “mi limito a sottolineare un solo dettaglio, molto significativo: Gesù era della tribù di Giuda ed erede dinastico del re David. Le sacre scritture chiamano Gesù Nazareno, e al catechismo ci hanno sempre insegnato che l’appellativo deriverebbe dalla città di Nazaret. Eppure, tale villaggio non appare in nessuna carta, né viene citato in alcun libro o cronaca dell’epoca. Invece ancora oggi in lingua araba per identificare i Cristiani si usa il vocabolo nasrani: deriva dal termine usato nel Corano, nazara, che proviene dall’ebraico nozrim, ricavato dalla locuzione nazrie ha-Brit. Tradotto vuol dire Custodi dell’Alleanza, un altro dei modi con cui si indicavano i membri della comunità Essena.
Antonio Mosca. L'Ultimo Messia.
È un romanzo che velocemente si insinua sotto pelle, incatenando i pensieri del lettore che non riesce, e a dirla tutta nemmeno vuole, sottrarsi alle pagine e ai capitoli.
Sia nelle parti descrittive che nella concatenazione degli eventi, Antonio Mosca dimostra profondità e tridimensionalità: le scene si vivono, gli attori si vedono e i dialoghi si interpretano. L'indagine tocca corde che regalano una tensione che si percepisce di pancia, tutto merito dell'idea di fondo, delle ricerche accuratissime e dello spiegarsi della lotta tra il Male (sì, sì! i nazisti c'entrano sempre!) e il Bene. L'assunto principale, poi, che coinvolge direttamente il protagonista, saetta tra tutti i capitoli, mentre viene innescato un conto alla rovescia che può condurre il mondo alla rovina o alla salvazione. Il tutto inserito in una scia di sangue e di indizi rappresentati da antichi manoscritti, reliquie cristiane poste sotto al microscopio... Ci ritroviamo a dare uno sguardo dietro ai fondali del Vaticano. Dove è stata installata una macchina di ricerca ed eleborazione dati che lavora incessantemente. Quella che ci rivelerà chi è oggi l’erede di Gesù. Chi il Cristo... e chi l’anticristo!
Ma qual è la posizione degli Esseni?
“Considerano la Chiesa come il nemico da abbattere, e il papa un essere abietto.”
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