"G'è sbazio abbasdanza!"
racconto
Si accalcano davanti all'orologio per timbrare, li sento dire: "G'è sbazio abbasdanza!", ridono, si guardano intorno come aquile, si scambiano pacche, prendono in giro chi mantiene le distanze e ancor più chi porta una mascherina... Gli stranieri sono i peggiori, ma nel frattempo in tutta la nazione si svolgono manifestazioni "di protesta contro lo Stato che ci toglie i diritti" e dove - tedeschi perlopiù, ma ovviamente non cittadini perbene... - si ammassano nella piazze, senza protezione, e non raramente sotto gagliardetti di estrema destra. Secondo l'ultimo sondaggio, l'AfD ('Alternative für Deutschland', formazione che conta tra le proprie fila molti neonazisti) ha superato l'SPD ed è, dietro ai cristiano-democratici, il secondo partito più forte in Germania.
Io comunque lavoro massimamente con stranieri; e sì, sì, con qualche irresponsabile tedesco. La mia idea di "strategia antipandemica" era che bisognava chiudere per due mesi, generalmente e totalmente: di sicuro così avremmo sconfitto il Covid-19. Credevo che il governo facesse proprio questo. Ma è successo l'imprevisto: si sono mossi piano e scoordinati, hanno lasciato tante strutture e tanti posti aperti, con il risultato che la ditta mia, insieme a una dozzina di altre qui nella zona, ha continuato a lavorare (i capi e i politici locali si saranno detti: "Tanto, i dipendenti sono stranieri: non sarebbe una perdita grave"). E così mi ritrovo a portare una mascherina (ne devo cambiare tre-quattro nel corso di un unico turno lavorativo, il tutto a mie spese) mentre mi muovo in mezzo a queste macchiette, a questi semianalfabeti che chiamare "colleghi" sarebbe un eufemismo. Dico loro: "Mantenete le distanze!" ma mi ridono in faccia, o latrano qualcosa rabbiosamente, annaffiandomi di saliva. "Non avete sentito il telegiornale?" chiedo, conciliante. "Hanno detto che è importante rispettare le regole, soprattutto in questa fase..."
Sbatto contro un muro di incomprensione. I telegiornali li seguono, certo, ma quelli dei rispettivi Paesi e nelle rispettive lingue. Giacché sono turchi, albanesi, bulgari, polacchi, kazachi. C'è anche qualche italiano, ma lui è ugualmente ignorante - se non di più.
Loro ignoranti... e io l'asino più asino della Terra. Eh già, asino: poiché, giovane idealista, mi ero innamorato della società multiculturale, multietnica, subito dopo la mia venuta qui... tranne abbastanza presto scoprire che, più sprofondi nei livelli di erudizione, più vai in basso nei gironi danteschi, e più ti sembra di stare svolgendo all'incontrario il film dell'antropogenesi. E ti ritrovi in mezzo a una massa di australopitechi e di rappresentanti della specie Paranthropus aethiopicus.
Come i fasciocostituzionalisti ivi nati ("la nostra Costituzione dice che non potete toglierci questo e quel diritto..."; ma inneggiano alla caduta della democrazia e alla dittatura di pochi, non a un miglioramento del sistema vigente), così anche gli stranieri analfabeti e incivili si oppongono a tutti i decreti precauzionali rilasciati dal governo centrale e dai vari Bundesländer. Capisco che tanti non si mettono la mascherina perché farlo equivarrebbe a un suicidio (puzzano dalla bocca lontano un miglio), ma che difficoltà avrebbero a mantenere almeno la distanza sociale?
Eppure, verso i primi di marzo, quando il capo ci ha radunati intorno a sé per ricordarci lo stato delle cose e lanciarci delle raccomandazioni, loro sembravano aver capito.
Dopo di allora, di tali discorsi ne sono stati fatti altri: un paio almeno.
- Allora, per quel che abbiamo già detto: abbiamo notato che ignorate i moniti. Vi raggruppate troppo spesso, vi date pacche, chiacchierate con i volti molto vicini...
Mentre il caporeparto parla, io lancio un'occhiata circolare alle facce ebeti dei "colleghi". Già al momento di piazzarsi davanti, di lato e dietro al superiore, con parecchia fatica si sono lasciati convincere a stare a un paio di metri l'uno dall'altro. Ma non tutti lo fanno. Come magneti, tornano a sfiorarsi, tangersi, urtarsi. La turca ad esempio sta spalla a spalla con la russa...
- Bisogna prendere la situazione sul serio. Mi hanno detto di dirvelo, e che faranno spesso controlli. E chi sgarra, va via.
- Addiriddura! - esclama Tareq, l'egiziano. (Egiziano e non egizio; ci tengo a precisarlo, perché c'è più di una differenza.) Tareq si trova alla mia sinistra e, anche se ci separano circa un metro e mezzo, posso quasi avvertire il suo alito caldo aleggiarmi sotto il naso. Le sue ascelle puzzano maledettamente, tra l'altro... Non penso che negli ultimi due mesi abbia indossato panni lavorativi puliti. Fa comunque sempre sfoggio della stessa maglietta e, se consideriamo che nelle zone dedicate alla produzione vige perennemente un bel calore, possiamo assumere che, dal punto di vista igienico, non è messo bene.
- Certo - dice il caporeparto. - L'altro giorno, in città... non avete sentito? Qualcuno ha avuto la brutta idea di invitare parenti e amici alla festa del suo compleanno. E adesso un paio di loro sono all'ospedale, gli altri in quarantena...
Il discorsetto dura forse dieci minuti, più probabilmente un quarto d'ora. Quando se ne va, c'è il "rompete le righe!". Ed ecco che tre-quattro si congratulano ghignando e dandosi grandi manate, due-tre uniscono le teste parlicchiando animatamente, due tornano ai macchinari a braccetto, in maniera gaia, ballonzolando addirittura. Il turco starnuta direttamente dentro l'orecchio dell'albanese, il quale per la paura tossisce a bocca aperta... Al che io rivolgo loro le spalle mentre faccio un balzo per allontanarmi dall'area contaminata.
Improvvisamente, davanti al mio viso si staglia quello di Jelena, russa del Kazachistan.
Improvvisamente, davanti al mio viso si staglia quello di Jelena, russa del Kazachistan.
- Ti ho messo paura? - sputacchia Jelena.
- Ma no, sai. Le regole... - borbotto imbarazzato. E indietreggio, mentre lei, spietatamente, mi segue da presso. - Che volevi dirmi? - domando sconsolato.
No, non l'hanno preso seriamente, l'avvertimento. O meglio: hanno capito il senso delle parole, ma non possono lottare contro la propria natura di "animali sociali". Molti di loro sono contenti di vivere come vivono: in cinque, sei, sette addirittura in un alloggio ristretto. Per loro, la vita che conduco io non ha senso, è inconcepibile. (Abito in cima a una torre di legno con veduta sul centro storico ma a due passi dalla natura selvaggia - che comprende un bosco e il fiume -, pago un affitto alquanto caro per 70-75 metri quadri ma con impareggiabile veduta di architettura medievale da una parte, insuperabile cartolina bucolica dall'altra, e questi miei spazi voglio condividerli esclusivamente con la mia compagna; una terza persona mi farebbe già ansimare: "Basta! Mi manca l'aria! Fatemi uscire...")
Li guardo e penso: "Bestie, proprio." E compio un largo giro intorno alla coppia formata dalla donna anatolica e dalla pseudorussa, che stanno ridendo e parlando con vivacità, stando appiccicate.
Due settimane dopo. Torno a casa stanco. Accanto allo specchio dell'entrata, vedo che c'è un nuovo pacchetto di mascherine.
- Dove le hai prese? - chiedo a mia moglie.
- Alla farmacia. Hanno scalato il prezzo. Ora le mettono ottanta centesimi l'una.
80 centesimi non è male se penso che, ancora a febbraio e marzo, una mi costava un euro e sessanta. Tuttavia faccio un rapido calcolo, scontento: tre o quattro al giorno, per 80 centesimi...
- Forse non dovrei metterle più - osservo cupamente. - Tanto, in fab sono l'unico a portarle...
- Scherzi? Il decreto parla chiaro.
Il decreto. Già.
Usciamo. Nel frattempo hanno riaperto i locali. Ci sediamo a un tavolino in una terrazza semivuota. Arriva Massimo, il nostro gastronomo di fiducia. Porta maschera, guanti e tiene sollevato un bloc notes. Vuole da noi le generalità, l'indirizzo, il numero di telefono.
Mia moglie scoppia a ridere.
- Stai scherzando - sbotto io.
- Sono le regole - ribatte Massimo. - E non farmi aggiungere altro, perché sennò bestemmio fino a farmi venire l'orticaria.
L'indomani mattina, al lavoro: - G'è sbazio abbasdanza!
Eh? Cosa? Ch... Ah.
Già.
3 commenti:
Prova di commento. Giusto che c'è sbazio abbasdanza
Questi sono i dati relativi ai decessi, forniti al 19 maggio dall’OMS:
Italia 32.007; Germania 7.935; Regno Unito 34.636
La Germania è il Paese europeo che ha gestito meglio la pandemia. Tutto sommato le intemperanze degli operai incolti e noncuranti (o degli esaltati pseudo politicizzati ma non meno incolti) non hanno prodotto i danni che si sono avuti con la pessima gestione della malattia da parte del Regno Unito e con il tentennante comportamento del Governo italiano, soprattutto in Lombardia. Qui le esitazioni e i ritardi hanno prodotto veramente un frutto malefico. E la chiusura totale per quasi due mesi, adottata alla fine, è riuscita ad arrestare il virus solo apparentemente, ma ha messo sicuramente alle corde l’economia. Oggi si è costretti a riaprire, contro il parere dei virologi e nella più grande confusione. In Italia qualcuno si è meravigliato di un popolo improvvisamente capace di rispettare le regole. In realtà la molla di tanta “obbedienza” è stata la paura di una morte che ha attraversato i notiziari quotidiani e l’immaginario collettivo più di quanto non sia avvenuto in Germania.
Viva e “cinematografica” la descrizione ambientale di Peter Patti. E non si può nascondere una sorta di sotterranea pietà, per queste persone grezze e sradicate. Molto più colpevoli di loro, nel non essere razionali, sono tanti intellettuali. In Italia e in Francia ne abbiamo di che costituire un esercito.
Grazie per i vostri commenti!
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