Bella questa foto dell'agenzia Reuters, simbolo di un altro decennio trascorso con un "nulla di fatto". Hallo hallo! Qui Pianeta Terra, mi sentite? Emergenza rossa. Ripeto: emergenza rossa! I decenni passano, certo, e sempre più palese ci si offre alla vista una realtà che d'istinto avremmo dovuto - già da molto - appendere sul balcone; e questa realtà recita così: il presente non esiste.
Il presente non esiste, perché ce lo hanno rubato o perché non è mai esistito (questo è da decidere). E mai c'è stato un centro di gravità, a meno che non vogliamo eleggere come tale quella lucina in fondo al tunnel, lucina che noi chiamiamo "domani" e altri chiamano "Dio". La Storia? E' il contrario di quella che vi raccontano! Il '68, ad esempio, non fu destabilizzante, bensì uno dei pochi punti fermi del XX secolo; fidatevi. Ma, a parte le leggende ammuffite (Dylan, Woodstock... la Beat Generation... Henry Miller...), a cosa possiamo aggrapparci? A niente! La morte assurda di una persona cara, insieme alle grottesche teorie che risultano dalla visione del film Donnie Darko, più questa foto della Reuters che ci mostra un naufrago che si illude di essere approdato sulla sponda del Dorato Occidente mentre in realtà ha appena varcato la porta dell'Averno, sono prove a sufficienza: noi rimbalziamo come palline da ping pong tra futuro e passato, incapaci di trovare - o di inventarci - l'oggi.
Più di 70.000 studenti hanno protestato oggi in 40 città tedesche contro le classi sovraffollate e la carenza di insegnanti. "Continueremo a far sentire la nostra voce finché la smetteranno di operare tagli alla scuola" ha spiegato alla Bild Zeitung un liceale di Berlino. Nella capitale, oggi il traffico è stato bloccato per ore a causa della mobilitazione e tra le università occupate c'è la celebre Humboldt.
Notevole la partecipazione anche a Stoccarda, Braunschweig, Amburgo, Hannover e Dresda.
Gli studenti dicono no al "sistema-istruzione di Angela Merkel", che di fatto riserva gli studi superiori alle classi elitarie, rifiutano il cosiddetto "G8" (percorso ginnasiale in 8 anni anziché in 7) e chiedono l'assunzione di un numero maggiore di professori. Governo e parte dei media tedeschi cercano di discreditare il movimento (cui aderiscono molti insegnanti) definendolo "pilotato dall'estrema sinistra".
Cortei. Mobilitazione in tutta Italia. Sit-in in Rettorato. Scontri tra studenti e polizia a Milano... Mi stropiccio gli occhi, credendo di essere stato ricatapultato nel passato, e più esattamente nel '68, forse a causa di uno di quei vortici spaziotemporali che gli scrittori di fantascienza sono così bravi a raccontare.
Ma quanto deve essere asinino un governo per causare un tale sconquasso?
Chiunque diventi ministro a quanto pare deve per forza inventarsi una riforma, e quella della Gelmini è talmente folle che non poteva che scatenare il putiferio. Domanda: era tutto pre-programmato (magari per tenere in allenamento i manganellatori in uniforme) oppure ogni cosa è frutto di miopia mentale, di mera incompetenza, mista magari a un po' di psicopatia? Lei, Maria Stella, va avanti decisa, e intanto la protesta sale di tono ogni giorno di più. Il bello è che la Ministra (insieme a più di un giornalista) per giustificare le sue "trovate" prende ad esempio la Germania, Paese dove la situazione della pubblica istruzione è catastrofale, e non da adesso (i "cervelloni" al servizio della Merkel stanno "ristrutturando" ogni cosa facendo arrabbiare genitori, alunni e corpo insegnante - possibile che chi va al potere non debba lasciar lavorare in pace, sulla base delle pur sgangherate leggi preesistenti, chi è capace di farlo?), ma già dai tempi di Schroeder, con i tagli alle spese che spinsero decine di migliaia di studenti insieme ai loro docenti a protestare nelle piazze di tutte le più grandi città. Ma è chiaro: poiché gli italiani vengono mal informati persino sui vicini europei, le nostre cariche governative si appellano a ogni pie' sospinto ai "miracoli" delle istituzioni tedesche e francesi pur di far passare le loro scriteriate riforme. Una volta pertutte: in Germania e in Francia non funziona più un bel cavolo, e non da oggi ma dagli Anni Ottanta-Novanta. Ricordate quant'erano leggendarie - a ragione - le Poste e le Ferrovie della Bundsrepublik? Ebbene, tali modelli di precisione e puntualità fanno ormai parte del passato. Di quello remoto. Sono state pivatizzate e quindi condannate allo sfascio. Lo stesso dicasi di tutti gli altri servizi che furono già pubblici (sanità in primis: pregate di non dover mai farvi curare in Francia e/o Germania se non siete benestanti!). I cittadini francesi e tedeschi stanno malissimo, la loro classe media è tra le più disagiate d'Europa, la povertà imperversa... Si tratta di due nazioni che, forse ancor prima delle altre tra quelle del nostro continente, sono cadute nelle grinfie dei mafiosi della globalizzazione, ovvero delle mani longae del "liberismo" più sfrenato. Quindi, signori, smettetela di citarle come esempio. Il federalismo tedesco? Mein Gott, non ne parliamo proprio! Con la riforma costituzionale del 2006, insieme alla deroga di "maggiori competenze" ai Laender il governo centrale ha affibbiato loro anche maggiori oneri fiscali (la riforma, è palese, mirava proprio a ciò). Tutto a spese di quei cittadini che pagano le tasse perché hanno ancora un lavoro (ma diventano sempre di meno; precariato e disoccupazione impazzano). La Germania boccheggia, la Francia (il cui settore terziario, quello dei servizi, occupa ben il 72% della popolazione attiva) è assolutamente moribonda... Prenderle come modelli è buttare fumo negli occhi degli italiani.
Ma torniamo alla scuola - o, come vorrebbe la Gelmini, "squola". Leggo:
Padova, mobilitazioni in città. All'Istituto di Astrofisica Spaziale di Bologna le trasmissioni sono momentaneamente sospese, lasciando spazio ai ricordi di un passato in cui, per quanto poco, il nostro Paese alla ricerca sembrava ancora crederci. Roma: gli enti di ricerca in piazza. Protesta all'ateneo di Palermo. Pisa, lezioni in piazza dei Miracoli. Cagliari, i ricercatori precari del INN-CNR intervengono durante un Assemblea d'Ateneo esponendo le conseguenze della legge 133 e le proposte per manifestare il disappunto. Torino, 30.000 in piazza. Firenze, il funerale dell'Università - protestano in 40.000. Roma, corteo a San Giovanni. Roma, Sapienza vs Gelmini...
E la protesta monta su Internet: c'è un vero e proprio boom di blog e siti "anti"!