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sabato, maggio 04, 2013

I 10 Paesi del mondo dove si vive meglio

L'Italia non c'è, ma ciò non ci sorprende


Primo posto: Svezia 


Prima nel ranking per sicurezza personale, terza per aria, acqua e igiene, quarta per nutrizione, e cure mediche; seconda per opportunità; prima per libertà personali e di scelta e per diritti della persona; quinta nell’accesso all’istruzione secondaria, settima per equità e inclusione.

2. Regno Unito
Si vive ancora bene nel Regno Unito. Al primo posto per acqua, aria e igiene, e al primo posto anche per salute e benessere e diritti personali. Può migliorare sul fronte della libertà personale e di scelta, è nona, ma anche su quello dell’accesso all’istruzione secondaria dove figura solo come dodicesimo. 
Per essere tra i primi Paesi al mondo, non basta avere certo una gran crescita economica: lo prova il Social Progress Index, l’indice creato da un team dell’Harvard Business School guidato dall’accademico Michael Porter, che misura il benessere dei Paesi del mondo in base ai bisogni umani fondamentali (nutrizione e cure mediche di base, aria, acqua e igiene, protezione, sicurezza personale), alle infrastrutture sociali (accesso alle informazioni, alle conoscenze, alla salute, alla sostenibilità) e alle opportunità (accesso all’istruzione, inclusione sociale, diritti personali, libere scelte).



3. Svizzera
Il problema è passare i confini, ma una volta dentro la Svizzera vi mostrerà il suo volto illuminato e progressista: la terra della perpetua neutralità ha un primo posto di prestigio assoluto nell’accesso alle informazioni e alle comunicazioni, è terza per salute e benessere, prima per sicurezza personale. E’ solo dodicesima in inclusione sociale e sedicesima nell’accesso all’istruzione superiore.

4. Canada
Natura, bilinguismo e miti dell’hockey la immortalano nell’immaginario mondiale, ma il Canada è una terra eccellente anche per la sicurezza personale, da primissimo posto, per le cure mediche e la nutrizione (come ottava), è quarta assoluta per “opportunity” e nona per l’accesso all’istruzione secondaria. Se il bilinguismo fa per voi e non vi spaventa il freddo polare, potete farci un pensierino.

5. Germania
La Germania ha ottime performance nel campo dei diritti umani, è al primo posto per nutrizione e cure mediche di base, seconda per aria, acqua e igiene. Stranamente risulta solo 39sima per ecosostenibilità, malgrado abbia una natura splendida.

6. America
Altra grande terra, Paese dei sogni di molti, ancora oggi. Gli USA sono primi in assoluto per le opportunità connesse all’alto sistema educativo e accademico. In leggera discesa le libertà personali, resta di alto livello l’equità e l’inclusione sociale. Male l’apporto dato alla sostenibilità dell’ecosistema (quarantottesima) e i diritti umani: chiudere Guantanamo aiuterebbe certo la causa. Ed essere meno guerrafondai.

7. Australia
Veramente un altro mondo, quasi un altro pianeta. L’Australia, patria dei koala, dei canguri e degli aborigeni si piazza al primo posto nell’ambito dei diritti della persona, è terza nell’accesso all’istruzione superiore e nel segmento opportunity complessivamente. Non figurano male nemmeno aria, acqua e igiene, nutrizione e cure mediche di base, entrambe in top ten. 

8. Giappone
Nell’Impero del Crisantemo, il progresso sociale ha le sue ragioni: si va dal primo posto nell’accoglienza, al quarto nella sicurezza personale, al decimo nella salute e nel benessere, all’ottavo nei diritti alla persona. Più in basso equità e inclusione sociale e accesso all’istruzione superiore. Se non permanesse l’eterno rischio terremoto e tsunami, chi non amerebbe approdare almeno una volta nella terra degli shogun?
  
9. Francia
I francesi festeggiano il nono posto, freschi anche di legalizzazione delle unioni omosessuali, una battaglia che spinge in avanti i diritti nella Republique. Resta all’undicesimo posto per opportunità, all’ottavo per la libertà personale, al quattordicesimo per accesso all’istruzione superiore. Può far meglio anche nell’ambito della sostenibilità dell’ecosistema, dove è trentaseiesima ma in compenso è tra i primi dieci per aria, acqua e igiene.

10. Spagna
La disoccupazione ha raggiunto livelli stellari, eppure, nel paese della monarchia borbonica, non si sta così male se gli iberici figurano al decimo posto dell’index. La Spagna brilla ancora per opportunità, piazzandosi al sesto posto generale; è quarta nell’accesso all’educazione, terza per equità e inclusione. Peccato per i troppi giovani disoccupati.

L’index dimostra che "Paesi con livelli simili di PIL possono avere livelli molto diversi di progresso sociale" spiega Michael Green, direttore esecutivo del progetto The Social Progresse Imperative.

giovedì, giugno 04, 2009

As in Heaven ('Come in cielo')

(Så som i himmelen; Svezia, 2004)


(Altri titoli: As It Is in Heaven, Wie im Himmel, Tierra de ángeles...)



I migliori film mai realizzati arrivano tutti dalla periferia dell'Impero (cinematografico): Gran Bretagna, Paesi Scandinavi, Giappone, Oceania. Questo gioiellino del regista svedese Kay Pollak, che da noi - a quanto ne so - è bellamente sconosciuto, è stato nominato per l'Oscar 2005 per il miglior film straniero e ha collezionato in Europa svariati premi.


 Kay Pollak


E' la vicenda di Daniel Daréus, un direttore d'orchestra di rango internazionale che, in seguito a un infarto, si ritira dalle scene per tornare al suo villaggio natio in Norrland, fredda e desolata regione settentrionale della Svezia. Da quel posto, Daniel era praticamente fuggito da bambino, impossibilitato a far convivere la sua sensibilità con le rozzezze tipiche del mondo rurale; ma, ora che sente essere giunto il tramonto della propria vita, decide di riguadagnare le antiche sponde, come per dover chiudere il cerchio, come per completare il mandala dell'esistenza. La sua prima azione è quella di comprare l'edificio che una volta ospitava la scuola elementare, teatro dei suoi "primi dolori".



Gli inizi della nuova vita di Daniel Daréus sono tutt'altro che promettenti: è come se cozzassero due pianeti diversi. Da una parte c'è questo uomo superacculturato, conoscitore di metropoli come Parigi, Londra, Tokyo, New York; dall'altra una manciata di paesani buzzurri che, peraltro, vengono tenuti sotto torchio dalla Chiesa Protestante. Il Nostro fa fatica dapprima anche solo a comunicare con la gente; poi, per dare significato alla propria presenza in quel luogo, si reca dal pastore luterano offrendosi di dirigere il coro della chiesa.

Comincia così quella che ben presto diverrà una fiaba musical-umanistica. Le pretese di Daniel di produrre una "musica che apra i cuori" fanno sì che molti paesani arrivino a spezzare le proprie catene, sollevandosi al di là del presunto destino, con l'acquisizione di coscienza e conoscenza. Tutti quanti, dall'ultimo degli idioti alla moglie dello stesso pastore, sviluppano finalmente una propria personalità e ribadiscono il loro diritto a esserci. "Ognuno di noi ha una sua personalissima voce" ricorda loro Daniel, esortandoli a liberarsi da ogni paura. I timbri vocali dei singoli, unendosi a quelli degli altri villaggiani, si trasformano in un potente strumento in grado di unire cielo e terra.


 


Il regista racconta molto bene i contrasti che sorgono tra il pastore e il nuovo maestro del coro, non lasciando spazio alle illusioni e alle soluzioni fantastiche: il pastore infatti rimarrà testardamente ancorato sulle proprie posizioni, e neppure sua moglie riuscirà a convincerlo che l'eros e la bellezza non sono peccati e che Dio ("se un Dio c'è") non condannerebbe mai chi in fondo cerca solo un po' di gioia. E anche la storia d'amore tra Daniel e la giovane Lena è esposta in maniera realistica e disincantata. Il carattere "fiabesco" del film non è dovuto ad artefizi narrativi, ma alla capacità di Pollak di snocciolare quanto di più bello e sorprendente è contenuto nell'essenza umana, al di sotto - spesso molto al di sotto - delle soprastrutture che recano il marchio di religione, superstizione, ignoranza e potere.

Alla fine, i coristi si rendono indipendenti dalla chiesa e si recano di propria iniziativa in Austria per partecipare a una competizione canora; ma giusto in quello che avrebbe dovuto essere il giorno del suo trionfo, Daniel avrà il suo ultimo, purtroppo letale infarto. La scena di chiusura, con le voci libere che anarchicamente, stupendamente riempiono l'intero oratorio coinvolgendo tutti i presenti, è di quelle che difficilmente lo spettatore dimenticherà. Non a caso, il celebre Daniel Daréus si spegne con il suono della propria "creatura a più gole" che gli rimbomba nella mente e nell'anima...     


Så som i himmelen


Regia: Kay Pollak


Sceneggiatura: Kay Pollak, con la collaborazione di Anders Nyberg, Ola Olsson, Carin Pollak, Margaretha Pollak.


Cast: Michael Nyqvist (Daniel Daréus), Frida Hallgren (Lena), Helen Sjöholm (Gabriella), Lennart Jähkel (Arne), Ingela Olsson (Inger), Niklas Falk (Stig) e.a.


 


L'intero film in lingua spagnola:



lunedì, luglio 30, 2007

Morto Ingmar Bergman

Il celebre regista svedese si è spento nel suo "buon rifugio" sull'isola di Farö (Mar Baltico) a 89 anni. Negli ultimi tempi si sentiva solo e piangeva spesso, ma era molto lucido, tantoché non ha smesso mai di scrivere, fino alla fine. E' morto nelle stesse ore di Michel Serrault. I due probabilmente non si sono mai incontrati; ma si sarebbero piaciuti.


 Ingmar Bergman nacque a Uppsala il 14 luglio del 1918. Il padre Erik, un pastore luterano, avrebbe voluto che intraprendesse la carriera ecclesiastica, ma Ingmar fuggì da lui nel 1936 per andarsene a vivere a Stoccolma. Nella capitale svedese lavorò al Teatro dell'Opera come aiuto-regista e drammaturgo, ma non ottenne i riconoscimenti che si meritava. Uguale sorte, all'inizio, ebbe il suo impegno nell'ambito cinematografico. Poi, negli Anni Cinquanta, il trionfo: a Un'estate d'amore segue Donne in attesa e poi la pellicola-scandalo Monica e il desiderio. Nel 1955 realizza Sorrisi in una notte d'estate, suo primo successo europeo, che vince il Festival di Cannes. Non si ferma più, insoddisfatto e pignolo, al limite della nevrosi depressiva. Del 1956 è forse il capolavoro dei suoi capolavori: Il settimo sigillo ottiene vari riconoscimenti, oltre al premio speciale al Festival di Cannes. L'Orso d'Oro al Festival di Berlino e il premio della critica al Festival di Venezia giungono, invece, grazie a un altra grandissima opera d'arte: Il posto delle fragole.
Lavora quasi sempre con le stesse attrici (da lui amatissime) e con gli stessi attori. Le attrici sono Harriet Andersson (9 film), Bibi Andersson (11), Liv Ullman; e, inoltre, con il "gruppo storico" dello Stadsteater di Malmoe: Tunnel Lindblom, Max Von Sydow, Ingrid Thulin, la stessa Bibi Andersson.
Alle soglie della vita e Il volto ricevono il premio come miglior regia rispettivamente a Cannes e a Venezia, mentre nel 1960 La fontana della vergine gli fa conquistare il suo primo Oscar. Nel frattempo, dopo i matrimoni con Else Fischer, Ellen Lundstrom e Gun Hagberg, si sposa una quarta volta, diventa direttore del teatro centrale di Stoccolma, si avvicina alla neonata televisione (ne capisce immediatamente le potenzialità; ma più tardi le rimprovererà di interrompere i film con spot pubblicitari) e realizza Come in uno specchio, primo capitolo di una discussa trilogia religiosa: sarà Oscar come miglior film straniero. Seguono Luci d'inverno (1962), premiato a Berlino e a Vienna, e Il silenzio (1963), uno dei suoi film che suscitarono maggiore scandalo. Nel 1964, colpito da una grave depressione, scrive Persona e inizia una relazione con l'attrice norvegese Liv Ullman, dalla quale nasce Lynn (1966). Arriva un periodo quasi compulsivo: più di un film all'anno. Nel 1974 concluderà la storia con Liv Ullman (che per lui ritirerà il Premio Fellini a Roma nel 2005) e si sposa l'anno dopo, nel 1975, con Ingrid von Rosen. Nel 1978, lo splendido Sinfonia d'autunno lo vedrà dirigere l'ultimo film interpretato da Ingrid Bergman, grazie a lui nominata all'Oscar per la settima volta. Gli Anni Settanta sono anche quelli di Sussurri e grida (1972) e di Scene da un matrimonio (1973). L'Oscar alla carriera arriva nel 1970, ma dopo tale data firmerà una buona metà delle oltre 40 opere della sua filmografia. Fanny e Alexander (1982), Con le migliori intenzioni (1992) e Conversazioni private (1996) sono tre opere in cui - tra l'altro - esplicita il suo rapporto tormentoso con il padre. "In realtà io vivo continuamente nella mia infanzia" scrisse Bergman nell'autobiografia La lanterna magica, "giro negli appartamenti in penombra, passeggio per le vie silenziose di Uppsala e mi fermo davanti alla Sommarhuset ad ascoltare l'enorme betulla a due tronchi; mi sposto a gran velocità entro una manciata di secondi e abito sempre nel mio sogno. E, di tanto in tanto, faccio una visita alla realtà".