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lunedì, luglio 08, 2019

'24 scatti' - Recensione


Anna Belozorovitch
24 scatti
romanzo

Besa Editrice


Anna Belozorovitch è una scrittrice interessante. Già iniziando la lettura di questo suo lavoro in prosa si capisce che il suo è un linguaggio innovativo, pur rimanendo elegante ai limiti del classico (una classicità moderna, certo). L’autrice, nota anche come poetessa, usa frasi del genere:

”... scese lentamente col corpo verso il letto...” (anziché: “si inchinò verso il letto”); “tentando di alzare le palpebre pesanti verso l’ampia finestra...” (anziché: “rivolgendo gli occhi dalle palpebre pesanti verso la finestra...”).

Ogni cosa, in queste pagine, è movimento fluido.
“Lei sorrise e lui la seguì sorridendo” (ma i due non si stanno spostando, non stanno andando in qualche dove: l’una è sdraiata, l’altro le sta accanto; altri avrebbero scritto, più sbrigativamente: “lei sorrise e lui fece altrettanto”).





Il “lei” e il “lui” della vicenda sono Mara e Marino: un’assonanza di nomi non del tutto casuale. Proprio questa corrispondenza, proprio l’armonia di sillabe, serve a sottolineare l’ineluttabilità dell’unione del binomio in questione. Pur se nulla - come abbiamo accennato - sembra poter essere definitivo e scontato. Infatti persino un volto, addirittura un volto dolce, può trasformarsi all’improvviso in una maschera tragica.
Belozorovitch è sempre cosciente della plasticità del mondo e se ne fa portavoce. La Mara del romanzo ovviamente è la stessa scrittrice... almeno in parte. Così ci sembra di intuire. D’altronde: come potrebbe essere altrimenti? Trattasi di donna libera, che procede sicura su una strada scelta da lei medesima... anche se è una strada che si presenta non scevra di ostacoli. Marino, di contro, ci appare fin dall’inizio come un tipo problematico, fin nei gesti, fin nelle pose; addirittura nel fisico. Abbiamo dunque la contrapposizione tra semplicità, quasi “trivialità” (la donna, animale autosufficiente, capace a volte di un peccato veniale) e un essere scostante, ombroso, angoloso (il maschio suo compagno, comunque innamorato).



Le storie di Anna Belozorovitch si evolvono con scioltezza, con agilità quasi ipnotica, punteggiate di flashback. Ci si ritrova a vivere un frammento antecedente all’oggi nei più minimi particolari, eppure il lettore non arriva a stancarsi: un carattere o uno scorcio paesaggistico, un individuo oppure una casa vengono abilmente descritti con pennellate rapide e precise.
Ogni capitolo (e il primo inizia con “2”, non con “1”!) contiene riflessioni - traslate in gesti e parole - sull’amore, il vero grande miracolo dell’interagire tra umani. Ci sono silenzi, ma anche essi hanno un loro perché: come in un film neorealista o in un’opera dell’esistenzialismo francese.
Intorno alla coppia di protagonisti si attorcigliano le fotografie di situazioni, luoghi e personaggi ‘alia’ che hanno fatto di loro quel che sono. E il lettore vuol saperne di più. È come se un rullino fosse già stato sviluppato mentre altri stessero ad attendere di essere tirati fuori dal cassetto ed esternati, rivelandoci nuovi particolari. Il passato è una girandola mai veramente trascorsa. I giorni finiti sono composti da dagherrotipi in movimento che, più efficaci di un calendario, segnano il passo della nostra esistenza.
Il media della macchina fotografica (o “fotocamera”, come viene più propriamente chiamata nel libro) non è stato scelto alla cieca. Belozorovitch è una scrittrice di “scatti”, di “istantanee” che, messe in fila, vengono a formare una narrazione a tratti complessa - com’è complessa, o ad ogni modo eterogenea, o forse è meglio dire composita, la vita. Siamo di fronte alla nuova lady della letteratura intelligente. 



La storia narrata in 24 scatti è a spirale. Prima è lei - Mara - a sembrare totalmente persuasa di sé e padrona del proprio destino, ma a poco a poco (complici le foto “nascoste” nel rullino) ci viene suggerito che la donna possa essere depositaria di qualche mistero labirintico. Che sia responsabile di chissà quale colpa...
L’incombente operazione di sviluppo che servirà a rendere visibili le immagini latenti nella pellicola dovrebbe risolvere l’intrico.
Dovrebbe.


Lasciatevi incantare anche voi da questo bel romanzo che trasuda autenticità. 24 scatti è un prodigio. E ancor più lo è l’autrice.


Recensione pubblicata su Progetto Babele


giovedì, maggio 01, 2014

Oggi Primo Maggio... e la tivù rimane morta


Che vergogna! Neppure oggi, che è ufficialmente la Festa del Lavoro, la televisione italiana riesce a tirare fuori qualche asso dalla manica. Sia RAI che Mediaset rimangono fedeli a se stesse, proponendo servizi scialbi, interviste idiote e condotte malamente, nonché telefilm e "formats" per rincretiniti. Nessun impulso, nessuna trovata coraggiosa. E di film nemmeno a parlarne. 



Perché non offrirci una retrospettiva di pellicole comiche, o di grandi commedie e dei loro interpreti immortali (Gassman, Sordi...)? Perché non dedicare i programmi della giornata a qualche grande regista de noartri (Fellini, Monicelli, Scola, Dino Risi...)?

Non so chi ha messo queste bestie, questi babbei a capo della programmazione televisiva italica, ma comunque è certo: siamo nelle mani di veri e propri zombi dello spirito! E così, l'operaio (o anche il disoccupato, lo studente, il casalingo...) che oggi si ritrova tra le proprie quattro mura (anche se "proprie" è un eufemismo), si vede costretto a mastruparsi corpo e anima con le sconcezze per cerebrolabili, con le imbecillagini per somari che vengono allegramente offerte (con tanto di pacchetti pubblicitari caratterizzati da spot oligofrenici) ai milioni di discendenti di Dante, Leonardo, Celentano, Fo, Eco e De André.

O binomio di re d'Italia! O Renzi e Berlusconi! Licenziate  - vi esortiamo coram populo - questi dirigenti incapaci. E subito!

giovedì, gennaio 02, 2014

La vera piramide della felicità

(Ebook Amazon - per Kindle)




L'introduzione:


>> Su Internet mi sono imbattuto in svariate "piramidi della fortuna" e "della felicità". Trattasi di talismani che vengono offerti a prezzi variabili.
La nostra piramide non costa nulla. Non è un oggetto. Non viene né fabbricata né smerciata in alcun luogo. Come già illustrato in NO SMOKE – Le sigarette sono nazi, un piano determinato, una programmazione, necesse per il raggiungimento di uno scopo. Sì, di astrazioni, teorie, proposte ecc. ce ne hanno già inculcate tante, ma è bene (e va tutto a nostro vantaggio) intendere la vita come progetto.
Magari anche come opera d'arte; perché ciò che non può fare la vita, può farlo l'arte, ovvero: realizzare il sogno di un'esistenza piena.
E' bene intendere la vita come una piramide a spicchi da riempire, come una serie di piani da realizzare.
Va tutto a nostro beneficio l'azione; agire. Agire non tanto d'impeto, scagliandoci a testa bassa contro un muro, quanto più usando il metodo "step by step". <<


Questo "manuale" è dello stesso autore di NO SMOKE - Le sigarette sono nazi.



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Il sottotitolo di La vera piramide della felicità è: "Come rendere vincenti le nostre nevrosi".
Ecco due citazioni da questo trattato di filosofia pratica:



"Persuadiamoci che noi possiamo raggiungere qualcosa.
Possiamo raggiungere 'molto'.
E' un'idea che può essere confutata solo mettendola in atto.
Ci affacciamo una prima volta giustamente carichi di scetticismo e anche un po' impauriti, sapendo quanto sia subdola questa nostra società. Gli ostacoli sono già tutti lì, e ci sembrano più infidi che mai. I mulini a vento di Don Chisciotte; ma concreti, e pieni di spuntoni e spigoli affilati. Cominciamo ad affrontarli, uno dopo l'altro... e ci accorgiamo che questa nostra lotta ci dà una maggiore forza, ci infonde coraggio e, sì, un sottile senso di euforia."



"Vogliamo migliorarci? Miriamo a una meta alta, 'de facto' irraggiungibile. Facendo così saremo forse tacciati di utopismo, ma, scalando e scalando, avremo conquistato una posizione in tutti i modi favorevole rispetto a quella che occupiamo oggi. Tradotto in valori di scala sociale: dal punto 0 saremo arrivati forse al 10, al 100. E, anche se il 1000 pare ancora l'Everest, ci ritroveremo meglio situati di quanto non lo fummo all'inizio dell'arrampicata."


giovedì, settembre 26, 2013

A cosa porta essere troppo solitario?

Per la serie: Voi chiedete, io rispondo


Your question:


Sono una persona estremamente solitaria che, ad esempio, non esce con gli amici perché, appunto, non ne ha o che durante l'intervallo a scuola rimane al banco senza far nulla. 

Sono sempre stato solo nella mia vita, non ho mai avuto un amico d'infanzia, un migliore amico o qualcuno con cui stare assieme e condividere qualcosa. Tanto meno una ragazza. Certo, sì, non avrei mai rifiutato la proposta romantica di stare assieme ad una ragazza che mi attira ma nessuna l'ha mai fatto, nessuno s'è mai avvicinato forse per colpa mia principalmente perché do l'aria dello snob ma non lo sono affatto. Sembrerò strano forse. 
Non so capire se così sto bene oppure no, non riesco ad essere aperto e socievole, non è da me.
Comunque ora ho 16 anni ma tutto questo può ripercuotere il mio futuro gravemente, secondo voi?




My answer:

Beh, hai 16 anni, non esageriamo adesso: per me puoi anche benissimo essere normale. Hai letto Il giovane Holden? O visto il film Donnie Darko? Ti faccio questi due esempi che vengono dal mondo dell'arte (e della vita) perché sono gli estremi di un'unica realtà. Chi tu vedi comportarsi "normalmente" è magari invece solo omologato, o troppo codardo per uscire dagli schemi. Chi insiste a stare in gruppo non è necessariamente più "sano" di chi sta solo. La solitudine in fondo può essere anche segno di timidezza; o anche di serietà. Lo "snobbismo" non c'entra per forza.
Le ragazze? Quelle vengono prima o poi, vedrai.

Alquanto strano trovo il fatto della mancanza di un amico d'infanzia. Forse non te ne ricordi bene, ma un amico devi averlo avuto! Comunque, se posso permettermi di citare il mio caso: io il mio migliore amico l'ho conosciuto a 19 anni; quelli che vennero prima erano sì delle buone lenze (come si suol dire), miei alleati (pur se non sempre!), ma più che altro fungevano da compagni di gioco; trattavasi il più delle volte di vicini di casa, figli di genitori "amicati" con i miei...
E la mia prima ragazza "vera" l'ho conosciuta quando avevo 17-18 anni (in precedenza c'erano state storie solo superficiali, anche se io mi sentivo alquanto scombussolato sentimentalmente...).

Tu comincia a relazionarti con gli altri (anche se ti sembra una cosa stupida, piena di gesti e di parole al limite della follia: e difatti lo è!) agendo "step by step".
Io inizierei a valicare questa sorta di muro sociale partendo proprio dalla scuola, e cioè non trascorrendo l'intervallo da solo in classe bensì andando vicino ai compagni, sorridendo rilassato, scambiando con loro qualche frase, ma senza voler essere "comunicativo" a tutti i costi.
(Parole d'ordine: "relax" e "coolness".)

Tu non sei strano: è la vita stessa a esserlo, e "normalità" - lo ribadisco - è un concetto assai astratto, certamente vago; e manipolabile.


sabato, maggio 04, 2013

I 10 Paesi del mondo dove si vive meglio

L'Italia non c'è, ma ciò non ci sorprende


Primo posto: Svezia 


Prima nel ranking per sicurezza personale, terza per aria, acqua e igiene, quarta per nutrizione, e cure mediche; seconda per opportunità; prima per libertà personali e di scelta e per diritti della persona; quinta nell’accesso all’istruzione secondaria, settima per equità e inclusione.

2. Regno Unito
Si vive ancora bene nel Regno Unito. Al primo posto per acqua, aria e igiene, e al primo posto anche per salute e benessere e diritti personali. Può migliorare sul fronte della libertà personale e di scelta, è nona, ma anche su quello dell’accesso all’istruzione secondaria dove figura solo come dodicesimo. 
Per essere tra i primi Paesi al mondo, non basta avere certo una gran crescita economica: lo prova il Social Progress Index, l’indice creato da un team dell’Harvard Business School guidato dall’accademico Michael Porter, che misura il benessere dei Paesi del mondo in base ai bisogni umani fondamentali (nutrizione e cure mediche di base, aria, acqua e igiene, protezione, sicurezza personale), alle infrastrutture sociali (accesso alle informazioni, alle conoscenze, alla salute, alla sostenibilità) e alle opportunità (accesso all’istruzione, inclusione sociale, diritti personali, libere scelte).



3. Svizzera
Il problema è passare i confini, ma una volta dentro la Svizzera vi mostrerà il suo volto illuminato e progressista: la terra della perpetua neutralità ha un primo posto di prestigio assoluto nell’accesso alle informazioni e alle comunicazioni, è terza per salute e benessere, prima per sicurezza personale. E’ solo dodicesima in inclusione sociale e sedicesima nell’accesso all’istruzione superiore.

4. Canada
Natura, bilinguismo e miti dell’hockey la immortalano nell’immaginario mondiale, ma il Canada è una terra eccellente anche per la sicurezza personale, da primissimo posto, per le cure mediche e la nutrizione (come ottava), è quarta assoluta per “opportunity” e nona per l’accesso all’istruzione secondaria. Se il bilinguismo fa per voi e non vi spaventa il freddo polare, potete farci un pensierino.

5. Germania
La Germania ha ottime performance nel campo dei diritti umani, è al primo posto per nutrizione e cure mediche di base, seconda per aria, acqua e igiene. Stranamente risulta solo 39sima per ecosostenibilità, malgrado abbia una natura splendida.

6. America
Altra grande terra, Paese dei sogni di molti, ancora oggi. Gli USA sono primi in assoluto per le opportunità connesse all’alto sistema educativo e accademico. In leggera discesa le libertà personali, resta di alto livello l’equità e l’inclusione sociale. Male l’apporto dato alla sostenibilità dell’ecosistema (quarantottesima) e i diritti umani: chiudere Guantanamo aiuterebbe certo la causa. Ed essere meno guerrafondai.

7. Australia
Veramente un altro mondo, quasi un altro pianeta. L’Australia, patria dei koala, dei canguri e degli aborigeni si piazza al primo posto nell’ambito dei diritti della persona, è terza nell’accesso all’istruzione superiore e nel segmento opportunity complessivamente. Non figurano male nemmeno aria, acqua e igiene, nutrizione e cure mediche di base, entrambe in top ten. 

8. Giappone
Nell’Impero del Crisantemo, il progresso sociale ha le sue ragioni: si va dal primo posto nell’accoglienza, al quarto nella sicurezza personale, al decimo nella salute e nel benessere, all’ottavo nei diritti alla persona. Più in basso equità e inclusione sociale e accesso all’istruzione superiore. Se non permanesse l’eterno rischio terremoto e tsunami, chi non amerebbe approdare almeno una volta nella terra degli shogun?
  
9. Francia
I francesi festeggiano il nono posto, freschi anche di legalizzazione delle unioni omosessuali, una battaglia che spinge in avanti i diritti nella Republique. Resta all’undicesimo posto per opportunità, all’ottavo per la libertà personale, al quattordicesimo per accesso all’istruzione superiore. Può far meglio anche nell’ambito della sostenibilità dell’ecosistema, dove è trentaseiesima ma in compenso è tra i primi dieci per aria, acqua e igiene.

10. Spagna
La disoccupazione ha raggiunto livelli stellari, eppure, nel paese della monarchia borbonica, non si sta così male se gli iberici figurano al decimo posto dell’index. La Spagna brilla ancora per opportunità, piazzandosi al sesto posto generale; è quarta nell’accesso all’educazione, terza per equità e inclusione. Peccato per i troppi giovani disoccupati.

L’index dimostra che "Paesi con livelli simili di PIL possono avere livelli molto diversi di progresso sociale" spiega Michael Green, direttore esecutivo del progetto The Social Progresse Imperative.

sabato, luglio 19, 2008

Quotidianità 'orrifica'

Chi ha seguito la mia attività di scrittore, avrà notato che ho sospeso (momentaneamente?) la pubblicazione di testi horror. Il motivo è che nella vita di ciascuno di noi irrompono periodi contrassegnati dall'orrore: quello autentico, che quasi sempre ha la facoltà di lasciarci senza parole o, se si vuole, di essiccare l'inchiostro della nostra penna. La morte violenta e improvvisa di uno dei nostri cari, l'aver accettato un lavoro umile e duro che avrebbe dovuto essere uno stratagemma di sopravvivenza e invece assomiglia sempre più all'Highway to Hell, il dolore immenso e assoluto del nostro compagno (della nostra compagna), accompagnato dai segni della vecchiaia precoce sul suo volto e nel suo spirito, lo stato d'animo abbattuto e sfiduciato di nostri amici e conoscenti che hanno avuto il coraggio di aprire una qualche attività che avrebbe dovuto renderli liberi e che ha finito per tradirli, scavando profonde rughe sulle loro facce una volta sorridenti... Tutto questo, sì, porta orrore, è orrore, e viene da alzare i pugni al cielo e inveire contro gli dèi e urlare: "In culo anche la Letteratura!". Ogni tanto si intravede un raggio di sole e intuiamo: "Non bisogna abbandonare le speranze, non devo dire di no alla vita". Perché forse - forse -  le cose si aggiusteranno, le nubi si diraderanno - o, come cantavano i Dire Straits: "There should be sunshine after the rain". Intanto però il danno è fatto, la ferita sanguina, gli occhi sono tirati in giù, la schiena è spezzata e chissà se riusciremo di nuovo a chinarci per raccogliere i fazzolettini di carta inzuppati di lacrime che segnano il cammino di chi ci precede. E' questo l'orrore vero: non la vita ma la sua assenza; questa non-vita con la brutalità dei suoi artigli e delle sue zanne. Quando impareremo a scrivere di tutto ciò, quando saremo capaci di esprimere il velenoso miscuglio di pazzia socialmente organizzata e di atavici mostri che albergano nella nostra stessa ombra, quando riusciremo a fronteggiare l'imprevisto, a sopportare la sofferenza nostra e altrui, ad accettare il lato più oscuro e probabilmente ineluttabile dell'umana esistenza, saremo finalmente scrittori e uomini; più grandi e più autentici di qualsiasi autore di horror e generi limitrofi.


giovedì, luglio 19, 2007

Single...?

Per la serie: Voi chiedete, io rispondo


Your question:



io da quando sono single vivo da dio...
faccio quello che ho voglia...
se ho fame mangio, se ho sete bevo,se ho sonno dormo...
se ho voglia di fare l'amore... faccio la doccia...

secondo Te, la vita da single ha solo vantaggi...?



My answer:

La vita da single ha i suoi vantaggi... se sei un praticante della meditazione yoga oppure se sei uno scrittore. Per queste due categorie, la solitudine (perché di altro non si tratta) ha i suoi innegabili vantaggi. Per tutti gli altri, non c'è niente di più bello e soddisfacente che vivere con l'"anima gemella".


Io ho vissuto alcuni anni da single (ero un proficuo artista) e mi sentivo profondamente infelice, anche se "da fuori" non lo si notava. Per mangiare uscivo, in quanto la mia cucina era ormai inguardabile, mi vedevo spesso con presunti amici e quando avevo voglia di fare l'amore mi recavo nei locali notturni, dove agganciavo immancabilmente delle tizie assurde. Se avevo sonno non dormivo praticamente mai, in quanto l'inquietitudine interna, l'insoddisfazione, non me lo permetteva. La mia vita è cambiata radicalmente quando ho incontrato quella che sarebbe poi diventata la compagna della mia vita. Ho imparato, per così dire, la bellezza della "normale vita da coppia". Prova anche tu.