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sabato, giugno 13, 2020

Roberto Gerilli. Breve rece.

Vietato Leggere all'Inferno

Breve recensione, lasciata su Amazon:

"Questo è un bellissimo romanzo. Umoristico al punto giusto. E addirittura avvincente."

5 stelle su 5. E non per fare un piacere all'autore... che tra l'altro non conosco. Che non conoscevo. Fino a l'altroieri. Dopo la lettura di 
 sento di aver trovato un nuovo amico.

#letteratura #Kindle #eBook #romanzo #autore #autori #scrittori #scrittura #Italia #RobertoGerilli

Vietatoleggere

venerdì, maggio 18, 2012

Ora su Amazon - 'Transits'

 Un giovanotto viene assunto in una ditta importante ("la" ditta, ormai...) e deve confessare a se stesso di non meritarsi tanto onore. Tanto più che non sa proprio che fare, dentro a quel comodo ufficio che gli hanno assegnato con, nella stanza accanto, una splendida segretaria personale. Così, comincia a esercitarsi con i videogiochi...   L I N K

Per chi volesse leggere (gratis) la versione alleggerita, e duque non il romanzo bensì il suo "imprinting", ovvero la novella Transits in versione .html, il link è questo.

lunedì, gennaio 30, 2012

Italiano per esperti

Negozio di mangimi
TUTTO PER IL VOSTRO UCCELLO


In una palazzina in vendita con officina artigianale sul retro
SI VENDE SOLO IL DAVANTI, IL DIDIETRO SERVE A MIO MARITO


Piccola officina meccanica
SI VENDONO BICICLETTE E SI AGGIUSTANO ANCHE


Ferramenta
SEGA A DUE MANI E A DENTI STRETTI: 50 EURO


Macelleria 
DA ROSALIA - TACCHINI E POLLI, A RICHIESTA SI APRONO LE COSCE


Abbigliamento 
NUOVI ARRIVI DI MUTANDE, SE LE PROVATE NON LE TOGLIETE PIÙ

NON ANDATE ALTROVE A FARVI RUBARE, PROVATE DA NOI

SI VENDONO IMPERMEABILI PER BAMBINI DI GOMMA


Ristorante 
IL CUOCO NON C'È - E' ANDATO A MANGIARE




venerdì, ottobre 10, 2008

Ferrara Edizioni: numero 'Aleph' di una nuova collana

Pubblicato il primo numero di Inside GHoST



La Ferrara Edizioni annuncia l'uscita del volume "Aleph" (o numero zero) della collana "Inside GHoST".


Dopo oltre dieci anni di attività prevalentemente dedicata al fantastico, Club GHoST (ora fuso con l’Associazione Culturale Area 31) insieme a Ferrara Edizioni lancia il progetto Inside GHoST, una speciale collana editoriale dai contenuti misti (narrativa e saggistica in primo luogo) correlata sia al portale ePress che ai concorsi organizzati da Area 31 e Ferrara Edizioni.

Da un’idea originale di Massimo Ferrara, Inside GHoST pone come obiettivo principale quello di realizzare agili volumi dai contenuti più svariati, dei libri in sostanza che come argomenti non si limitino alla sola narrativa ma che offrano anche qualcosa di più tra saggistica, poesia, recensioni, dossier, figurazioni, ecc. Oltre al cartaceo poi il progetto Inside GHoST attraverso il portale ePress mette a disposizione ulteriori contenuti extra che potranno essere consultati da coloro che acquistano i volumi originali della collana.



Fuori dunque Aleph, il primo numero presentato in esclusiva da Peter - franc’O’brain - Patti:

 


A volte, ascoltando un pezzo musicale, sentiamo la nostra anima "involarsi". O, come scrisse Edgar Lee Masters in 'Francis Turner' (nell'Antologia di Spoon River): "Mentre la baciavo con l'anima sulle labbra / l'anima d'improvviso prese il volo." Volenti o nolenti, in questi speciali momenti ci ritroviamo (tele)trasportati in una dimensione alia, in un differente cosmo, e nella nostra mente si affaccia un quesito: "Che cos'è più reale: la presunta realtà o ciò che appare come una fola, un puro prodotto di fantasia?"





domenica, ottobre 05, 2008

Il precario

La ruota gira, gira, gira... Sopra c'è il cielo di un blu ellenico, segato dalla 'silhouette' di un uccello che stride; sotto ci sono fili d'erba elettrici, e anch'essi stridono. E la ruota gira, gira...

Quel giorno, uscendo, Vanz [Venanzio] ebbe un trip bestiale: vide gente attaccata a strani aggeggi, forse minicomputer con cuffie. Non capì. Probabilmente non avrebbe mai capito. Uguale se si trattava di apparecchi comunicatori o per la ricezione di musica: lui non avrebbe mai permesso che il suo cervello venisse shakerato da tanto elettrosmog in una sola volta. Aveva, del resto, altri problemi. Ma non era il solo, come gli suggerì il suo trip: altri si affrettavano verso un appuntamento non dissimile da quello verso cui lui stava andando, in un qualche ufficio-sgabuzzino del Centro Controllo Lavoro. Alcuni - i più, in verità - gironzolavano a coppie o a gruppi, fermandosi ogni tanto di botto per tirare fuori l'aggeggio portatile e gettare uno sguardo al display.
Mentre raggiungeva l'automobile, Vanz si volse indietro: aveva l'impressione che qualcuno lo pedinasse, e che quel qualcuno non potesse essere altro che il suo amico o presunto tale Dario. Si fermò addirittura per scrutare meglio tra le facce e non-facce, tra i corpi e gli ectoplasmi che affollavano le strade. Ma di Dario nessuna traccia. E perché poi l'amico o presunto tale avrebbe dovuto seguirlo? Lo ignorava. Presumibilmente la sua era solo paranoia, l'inizio di qualche forma di pazzia...
Entrò nel Centro Controllo Lavoro pensando a Dario, che tra l'altro abitava a due passi da lui, e a come Dario per anni avesse fatto il filo a Rosalba, prima che lei si decidesse a mettersi con Vanz. L'amico o presunto tale non sembrava averne fatto un dramma. "In fondo è una fortuna che stia con te anziché con qualche stronzo idiota" aveva commentato. In diverse occasioni erano persino usciti insieme, tutt'e tre, e Dario aveva riso e scherzato; per strada, in pizzeria... Parevano ormai secoli! Dario era sempre stato pronto ad accompagnarli in macchina qua e là... Aveva, insomma, allargato sui due innamorati le sue benevole ali, ali leporelline. Ma Vanz aveva notato nell'amico o presunto tale attimi di perplessità astio rancore. Quello lì aveva ali pipistrelline, piuttosto, altroché! Aveva colto, soprattutto negli ultimi tempi dell'idillio o presunto tale, sguardi sfuggevoli tra Dario e Rosalba...
- 45! - urlò la voce dell'impiegata.
Era il suo numero, ma non si mosse.
- Che c'è? Cos'hai? Stai male? - gli chiese qualcuno. Quel qualcuno, insieme ad altri individui presenti nella vasta, fredda sala d'attesa del CCL, Centro Controllo Lavoro, puntò gli occhi addosso a Vanz. Lui, che aveva bretelle stars-and stripes e un berretto con su scritto 'I love N.Y.', non diede risposta. Se ne stava sulla sua sedia a stringere tra le dita il bigliettino con il numero che avevano appena chiamato.
- Ma cos'ha? - chiese l'impegata facendo capolino dalla porta, rivolta agli altri disoccupati in attesa.
- La vita lo ha stancato - rispose un uomo sui cinquant'anni; lui stesso aveva un volto che esprimeva rassegnazione.
- Se è stanco, dovrebbe tornarsene a dormire - osservò la donna, acida. Poi ripeté, istericamente: - 45!
Vanz continuò a non muoversi.
- 46! - esclamò allora lei, e un altro disgraziato, sventolando il bigliettino corrispettivo, si mosse verso la porta aperta.
L'impiegata lo fece entrare e l'uscio sbatté.
Il cinquantenne sospirò, alzandosi. Pian piano, si avvicinò al pallido ragazzo che, tra i risolini, gli sbuffi e i commenti ironici dei vicini di sedia, proseguiva a fissare inespressivo la parete dirimpetto, tappezzata con poster dall'aria vagamente sovietica che reclamizzavano i vantaggi di questa o quell'altra scuola professionale. - Tutto bene? - gli chiese il cinquantenne, ponendogli una mano sulla spalla.
Vanz sembrò non udire. Ma avvertì il contatto di quella mano e, spettralmente, si sollevò e si incamminò verso l'uscita.
- Ehi, ma dove...?
Fuori era estate. Tanto sole e un leggero vento. La città brulicava di presenze variopinte. Soltanto la facciata del palazzo in cui era locato il CCL si innalzava grigia e cadaverica. Il ragazzo si trascinò come trasognato lungo un marciapiede in ombra, fino a raggiungere l'auto parcheggiata. Tirò fuori le chiavi da una tasca dei calzoni, aprì la portiera e, toltosi il berretto, si mise al volante. Per una buona mezz'ora l'auto seguì il traffico del centro; poi si lanciò a manetta sulla superstrada, con i finestrini laterali abbassati.
120... 140... Poteva andare più veloce? Veramente non lo sapeva. Veramente questa non era la sua macchina: gliel'aveva imprestata suo padre. E veramente gli era indifferente sapere quanto indicava il contachilometri: tanto, non sarebbe mai stato tanto veloce da poter riacciuffare i suoi sogni.
Oh, e che sogni! Aveva delirato di un mondo tutto verde con il cielo azzurro e il mare pieno di pesci, e una capanna su una scogliera, e dentro la capanna lui e Rosalba, oppure un'altra ragazza come Rosalba. Una vita tranquilla, sana e, sopra a ogni altra cosa, al sicuro dalla 'longa manus' dei potenti. Invece...
Invece era stato catturato dagli ingranaggi del sistema. Dopo aver interrotto gli studi universitari per non dover più sentire suo padre lamentarsi di quanto gli costava mantenerlo, si era adoperato per trovare un lavoro, uno qualsiasi. Del resto, anche Rosalba aveva fatto pressione affinché lui si sistemasse. Quanti anni aveva avuto quando si era buttato a capofitto nello stravagante show della "vita"? 21, 22. Ora ne aveva 26. Aveva alle spalle un lungo precariato, con tutto quanto ne consegue: la vergogna, l'infamia e le offese dentro e fuori squallidi uffici che non servono a nulla. O, per essere più precisi, servono proprio a questo: a tenere a bada i perdenti cronici, a non far alzare troppo la cresta ad eserciti di illusi.
I suoi sogni: tutte frottole! Nessuno poteva aiutarlo. I cosiddetti consulenti delle agenzie interinali: personaggi truffaldini pieni di prosopopea. Amici ed ex commilitoni: narcisi che si approcciano al magma caotico dell’esistenza con l'entusiasmo di pasciuti zombi. Finanche quel buono a nulla di Dario era riuscito a "sistemarsi": faceva le consegne per una ditta di elettrodomestici e oggi era fiero possessore di una carta di credito.
Vanz non possedeva nulla e non aveva nessun posto dove andare. La "magione" paterna, in cui lui così malvolentieri si rifugiava dalle iniquità del mondo, non era che una una gabbia sospesa tra cielo e terra; ottavo piano di un casermone popolare, con il traffico della vicina circonvallazione che faceva tremare le pareti e onde di cherosene che arrossavano le nuvole impigliatesi sulle antenne, sui trasmettitori, sui ripetitori. Non aveva un bel niente. Nemmeno Rosalba era più presente (e forse, per davvero, a quest'ora lei e Dario formavano una coppia); il ricordo dell'amata: polvere di sborra sul maglione.
Ma c'è, o potrebbe esserci... qui, oltre la periferia della periferia... guarda quella prateria in miniatura, ad esempio!... c'è, o potrebbe esserci, in mezzo a questi flash che ogni tanto lui coglie con pupille tenebrose... un'oasi dove andare, dove nascondersi, per non dover più sentire il genitore chiamarlo "lavativo".
Occhieggiando nello specchietto retrovisore, si accorse che un furgone grigio gli si era attaccato alle costole, o più precisamente al cofano. Vanz accelerò sensibilmente per scrollarselo di dosso, ma il pedinatore non mollò la presa. Un senso di panico si impossessò di lui nel riconoscere la faccia che, dietro il parabrezza scuro, gli ghignava sardonicamente.
"Dario!"
Nessun dubbio ormai: la sua presunta paranoia aveva finalmente un nome. Ma che diavolo gli era preso al presunto amico, al compagno di giochi dell'infanzia, al vicino di casa che negli ultimi mesi, anzi anni, si era reso latitante e che probabilmente gli aveva soffiato la donna che prima Vanz aveva - in un certo senso - sgraffignato a lui? "Ce l'ha con me? Spia tutti i miei movimenti?"
Diede ancora più gas e dopo qualche minuto il furgone iniziò gradualmente a rimpicciolirsi nello specchietto.
"Uff! Maledetto...!"
Asciugandosi il sudore, tornò a concentrarsi sulla strada. Alla sua destra apparve all'improvviso un luogo straordinario, a lui sconosciuto: una cittadina, anzi un borgo; un borgo cristallino, sviluppato nel classico nucleo detto a “cuneo” o a “fuso d’acropoli” su uno sperone tufaceo, con il castello nel punto più alto a farne da testata.
Infilò l'uscita quasi senza rallentare. "Ecco il posto dove voglio vivere" si disse, percorrendo la salita. Un paese antico, quasi completamente tagliato fuori dai retaggi della modernità. Scegliersi come abitazione una baracca, per chiudersi in un fortilizio di sconoscenza voluta, in un silenzio denso come la melma...
All'improvviso, una curva a sinistra, nemmeno tanto stretta. Chiunque altro l'avrebbe imboccata agevolmente, ma non a 80 o a 100 all'ora.
La macchina si cappottò. Si ribaltò dapprima sull'asfalto, poi nel maggese. Una, due, tre volte. Il cranio di Vanz si infranse mentre la sua autovettura, o meglio l'autovettura paterna, si riduceva a un ammasso di lamiere contorte ancor prima di entrare in fase di rullaggio. Finalmente la macchina si fermò: stette per qualche secondo in sospensione cardanica e poi si capovolse con le ruote oscenamente all'aria.
Le folate di vento cessarono all'improvviso e subentrò una calma piatta, terrificante.
Mentre si rendeva conto di provare dolore in tutto il corpo, Venanzio vide qualcuno chinarsi su di lui. L'odioso ghigno di Dario gli stridette nel cervello insieme a un uccello che volava a bassa quota.
Singultò, un occhio spalancato che si beve il cielo, l'altro mezzo chiuso che fissa di sguincio i fili d'erba secca.
E intanto la ruota gira, gira, gira...

franc'O'brain (alias Peter Patti)

sabato, luglio 19, 2008

Quotidianità 'orrifica'

Chi ha seguito la mia attività di scrittore, avrà notato che ho sospeso (momentaneamente?) la pubblicazione di testi horror. Il motivo è che nella vita di ciascuno di noi irrompono periodi contrassegnati dall'orrore: quello autentico, che quasi sempre ha la facoltà di lasciarci senza parole o, se si vuole, di essiccare l'inchiostro della nostra penna. La morte violenta e improvvisa di uno dei nostri cari, l'aver accettato un lavoro umile e duro che avrebbe dovuto essere uno stratagemma di sopravvivenza e invece assomiglia sempre più all'Highway to Hell, il dolore immenso e assoluto del nostro compagno (della nostra compagna), accompagnato dai segni della vecchiaia precoce sul suo volto e nel suo spirito, lo stato d'animo abbattuto e sfiduciato di nostri amici e conoscenti che hanno avuto il coraggio di aprire una qualche attività che avrebbe dovuto renderli liberi e che ha finito per tradirli, scavando profonde rughe sulle loro facce una volta sorridenti... Tutto questo, sì, porta orrore, è orrore, e viene da alzare i pugni al cielo e inveire contro gli dèi e urlare: "In culo anche la Letteratura!". Ogni tanto si intravede un raggio di sole e intuiamo: "Non bisogna abbandonare le speranze, non devo dire di no alla vita". Perché forse - forse -  le cose si aggiusteranno, le nubi si diraderanno - o, come cantavano i Dire Straits: "There should be sunshine after the rain". Intanto però il danno è fatto, la ferita sanguina, gli occhi sono tirati in giù, la schiena è spezzata e chissà se riusciremo di nuovo a chinarci per raccogliere i fazzolettini di carta inzuppati di lacrime che segnano il cammino di chi ci precede. E' questo l'orrore vero: non la vita ma la sua assenza; questa non-vita con la brutalità dei suoi artigli e delle sue zanne. Quando impareremo a scrivere di tutto ciò, quando saremo capaci di esprimere il velenoso miscuglio di pazzia socialmente organizzata e di atavici mostri che albergano nella nostra stessa ombra, quando riusciremo a fronteggiare l'imprevisto, a sopportare la sofferenza nostra e altrui, ad accettare il lato più oscuro e probabilmente ineluttabile dell'umana esistenza, saremo finalmente scrittori e uomini; più grandi e più autentici di qualsiasi autore di horror e generi limitrofi.


sabato, luglio 05, 2008

Giordano vince lo Strega

Quest'anno il premio va a un giovane autore torinese






Si diceva che non avrebbe mai potuto vincere l'edizione 2008 dello Strega, proprio perchè il suo scrittore preferito, Niccolò Ammaniti, ne era stato insignito appena lo scorso anno per Come Dio comanda. E invece Paolo Giordano ce l'ha fatta. Dopo aver conquistato il premio per l'Opera Prima al Campiello, si è aggiudicato anche la 62sima edizione dello Strega. Ha prevalso sul più quotato (e più vetusto; e certamente non meno bravo) Ermanno Rea, piazzatosi al secondo posto con Napoli Ferrovia (Rizzoli), libro che a nostro parere avrebbe meritato la vittoria. Terza la Comencini con L'illusione del bene (Feltrinelli, grande assente dal podio da molti anni). Diego De Silva conquista 22 voti con il suo Non avevo capito niente (Einaudi) e Lidia Ravera chiude la cinquina con 20 voti per un Le seduzioni dell'inverno (edizioni Nottetempo).



Giordano ha 26 anni, ha amato i Radiohead come molti altri figli degli anni Novanta e, da quando 
La solitudine dei numeri primi  (Mondadori) è un best seller, tiene anche una rubrica su Gioia: da una notizia tira fuori un numero e vi costruisce intorno un articoletto. Lui lo chiama “un bell’esercizio di stile”. Con lo stesso stile, studiato, serio come lo ha definito Alessandro Baricco (il quale però afferma di non aver ancor letto il romanzo!), ha scritto anche un racconto per il Festival Letterature di Roma e uno per Medici Senza Frontiere. 

Giordano ha scelto di basare la storia di Alice e Mattia, protagonisti del suo romanzo di debutto, sulla metafora dei numeri primi. E' un'idea non nuovissima quella di scegliere la matematica come filo rosso per una vicenda umana (il caso più splendido è Brazzaville Beach di William Boyd), ma l'approccio del giovane autore è intelligente e crea degli effetti inaspettati.



Tra i due personaggi principali, Mattia è quello più inibito: un ragazzo incapace di materializzare il suo sentimento nei confronti di Alice, oltre che di realizzarsi veramente nella vita. Lei è molto più forte, molto più "mobile" e anche più disposta a lasciar perdere ciò che la ferisce pur di costruire qualcosa. In questo Giordano ha voluto descrivere la forza di volontà che è molto più sviluppata nel cosiddetto "gentil sesso" e la capacità trascinante delle donne di sfrondare tutto il superfluo e dire "abbiamo questo, teniamocelo stretto; il resto è secondario".



La trama de La Solitudine dei numeri primi, se di trama si può parlare, cede sotto il peso del linguaggio, che è prevalente - a tratti fin troppo -, come ormai accade da lungo tempo nella letteratura di casa nostra. Abbiamo comunque trovato un nuovo, bravo scrittore, e ciò è già tanto. Durante le cerimonia di premiazione, abbiamo visto Paolo Giordano alquanto frastornato e celare il suo imbarazzo indossando un po' troppo consapevolmente i panni del "personaggio d'hoc". Un segno evidente di fragilità. Speriamo che gli elogi - e i quattrini - non gli rovinino la vita e, soprattutto, il talento.



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Ecco le presentazioni di tutt'e cinque i romanzi finalisti dello Strega 2008:



- NAPOLI FERROVIA di Ermanno Rea (Rizzoli). "L'io narrante e Caracas, l'uno proiezione dell'altro (e viceversa) costruiscono la storiografia rabbiosa, ossessiva, fantastica di un territorio bloccato dalle strategie post guerra fredda", afferma Enzio Golino. Napoli Ferrovia è l'abnorme insieme di strade, vicoli e slarghi che compone il poligono più disperato della città. Ogni notte un uomo lo percorre in lungo e in largo forse alla ricerca di se stesso, forse di nulla: si fa chiamare Caracas ed è un ex naziskin allo sbando che ha scelto Maometto e pratica un'accanita militanza tra gli ultimi della terra. Dall'incontro casuale con l'io narrante, "vecchia cariatide comunista", nasce una paradossale ma saldissima amicizia, filo conduttore di questo romanzo rapsodico e nevrotico che si costruisce tra continui lampi narrativi, mettendo in scena passioni, dolori, amori, ricordi, speranze, utopie. Mettendo in scena l'analisi e il ripensamento di una vita impegnata, davanti allo sfascio della propria amata città e all'idea di abbandonarla. 



- L'ILLUSIONE DEL BENE di Cristina Comencini (Feltrinelli). "Un insolito romanzo di idee sui grandi conflitti etici e ideali del nostro tempo, in cui il pubblico e il privato, la politica e gli affetti sono legati assieme" ha scritto Filippo La Porta. Mario è un uomo malinconico, deluso, dopo aver creduto con passione di cambiare il mondo e non è ancora del tutto rassegnato al crollo degli ideali in cui ha creduto. Soprattutto non riesce a capacitarsi di come nessuno voglia fare davvero i conti con quel che ormai si sa essere stato il comunismo reale. Il tutto tinto di giallo, dopo l'incontro di Mario con una giovane pianista russa.



- NON AVEVO CAPITO NIENTE di Diego De Silva (Einaudi). "Vincenzo Malinconico, sfigato protagonista di questa storia, ha il dono rarissimo di parlarci di cose importanti facendoci sorridere e di commuoverci senza essere mai patetico", ha scritto Niccolò Ammaniti presentando il libro in concorso. Malinconico è un avvocato napoletano che finge di lavorare per riempire le sue giornate. Divide con altri finti-occupati come lui uno studio arredato con mobili Ikea, chiamati affettuosamente per nome come fossero persone di famiglia. La sua famiglia vera, del resto, è allo sfascio, ma gli capitano improvvisamente due miracoli. Il primo è una nomina a difensore di un becchino di camorra che lo coinvolge in un'avventura processuale rocambolesca. Il secondo si chiama Alessandra Persiano: la donna più bella del tribunale, che si innamora di lui e prende a riempirgli la vita e il frigorifero. Un libro divertente per riflettere sulla Napoli di oggi e sulla realtà della presenza della camorra nella vita quotidiana delle persone.



- LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI di Paolo Giordano (Mondadori). "E' sorprendente la puntualità con la quale questo scrittore esordiente di soli 25 anni governa una materia tanto scottante quale quella di due bambini che hanno incontrato, ciascuno a suo modo, l'orrore", scrive Franco Marcoladi nella presentazione del libro alla gara dello Strega. Alice ha sette anni e odia la scuola di sci, ma suo padre la obbliga ad andarci e avrà un grave incidente che la segnerà psicologicamente e fisicamente per la vita. Mattia è un ragazzino intelligente con una gemella ritardata, Michela, che, vergognandosi con i propri compagni, lascia in parco, con la promessa che tornerà presto a prenderla, e sparirà invece per sempre. Questi due episodi iniziali, con le loro conseguenze irreversibili, condizionano pesantemente il futuro dei due protagonisti, le cui vite si incroceranno, scoprendosi strettamente uniti eppure invincibilmente divisi. Come quei numeri speciali, che i matematici chiamano primi gemelli: due numeri primi separati da un solo numero pari, vicini ma mai abbastanza per toccarsi davvero. Una storia sofferta, senza speranza, lucidissima sul dolore dei giovani d'oggi.



- LE SEDUZIONI DELL'INVERNO di Lidia Ravera (Nottetempo). "L'ironia e la maturità del pensiero impregnano di sé una prosa sempre vivace e pungente.... Un gioco crudele e beffardo condotto con sapienza narrativa ed eleganza letteraria" ha scritto Dacia Marini di questo lungo racconto, presentandolo al premio. Stefano conduce la vita di un single separato di mezz'età: casa disordinata, letto sfatto e una cucina in cui si ammucchiano i piatti da lavare. Ma un giorno l'appartamento è trasformato, la tavola imbandita, una musica classica si diffonde dolcemente: è comparsa Sophie, donna colta e riservata. Le seduzioni di Sophie vincono il cuore invernale di Stefano, che per la prima volta si abbandona alla passione. Tanto più duro è il secondo risveglio, la casa vuota, deserta, silenziosa. L'inverno è una stagione del cuore e del tempo: le sue seduzioni sono sottili e insidiose. Soprattutto se sono la posta in gioco di una crudele partita fra donne.







Scheda del vincitore: Nato a Torino nel 1982, Paolo Giordano non ha seguito studi letterari. E' infatti laureato in Fisica delle interazioni fondamentali e attualmente ha una borsa di dottorato nell'Università della sua città natale. La solitudine dei numeri primi ha già venduto 200.000 copie ed è diventato un grande successo soprattutto tra i giovani. Calcolando che il Premio Strega riesce a moltiplicare le vendite di un volume anche per ben sette volte, si può calcolare (insieme ai diritti per l'estero e quelli - già venduti! - per il cinema) di quali proporzioni sarà il resoconto finale dell'operazione condotta dalla Mondadori che ha voluto puntare ogni cosa su uno scrittore tanto giovane.  



Lo Strega:  Lo Strega, nato nel 1947 per volere dell'Associazione ´Amici della domenica' che si proponeva di risollevare il morale della cultura italiana dopo i terribili anni di guerra, quest'anno è stato guidato per la prima volta dal linguista Tullio De Mauro, nuovo direttore della Fondazione Bellonci che lo organizza. De Mauro è succeduto ad Anna Maria Rimoaldi, scomparsa l'anno scorso e storica madrina sin dal 1986. Anche il primo vincitore, Ennio Flaiano, nel 1947, era un esordiente e di anni ne aveva 37. E nell'elenco degli scrittori più giovani figurano inoltre Alberto Bevilacqua vincitore a 34 anni, Raffaele La Capria e Niccolò Ammaniti a 39, Melania Mazzucco a 37, Cesare Pavese a 42. Ora, in questa gara parallela dei dati anagrafici, Paolo Giordano ha battuto tutti. Visti gli intendimenti di De Mauro di voler svecchiare anche la giuria, avremo forse presto dei "baby premiati"?