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venerdì, aprile 05, 2024

Thriller in eBook: 'L'Agonia convulsa ovvero: L'Esodato'

e-Book Amazon

Su Amazon:
 'L'agonia convulsa (L'esodato)'
di franc'O'brain

(Amazon Kindle)

             Alcuni stralci del romanzo

La crisi. C'è stato chi non capiva e chi capiva a metà. Ci hanno costretti a indossare non solo una mascherina ma pure i guanti, nella speranza di poter arginare il diffondersi del flagello.

E ora io sono costretto a indossare non soltanto i guanti ma, occasionalmente, persino una maschera. Poiché per me è tuttora recessione, dissesto. Défaillance.

 

 

Wolf mi ha dato alcune lezioncine sul da farsi. Lo so, lo so: anch'io ho guardato e letto thriller a volontà. Mai lasciare DNA in giro e quindi: stare attenti a non perdere neanche un capello! Ricordarsi inoltre che una singola gocciolina di saliva potrebbe far risalire a noi. Normalmente.

"Nei casi di vecchi che crepano" mi ha assicurato Wolf tramite Telegram (o è WhatsApp?), "nessun inquirente si disturberà a ficcanasare sulla scena del crimine se le cause sono state abilmente simulate."

Durante le nostre conversazioni (che effettuo grazie al telefonino ritoccato riservato a questa mia "seconda occupazione"), per lui io sono, in ogni caso, "Orso". "Orso" e non "Bear". La forma inglese la preferirei di più...

Lui rimane "Wolf" per me. Pronunciato alla tedesca, non all'inglese. "Wolf" e non "Lupo", anche se, singolarmente, io ho la tendenza a usare la versione italiana.

Ci sarebbero domande a sufficienza che Orso vorrebbe rivolgere a lui, Lupo o meglio Wolf. Oltre ad avanzare pesanti obiezioni. Ma mi servono i soldi. E allora: "Garde ton souffle, Ours!" (Tieni la bocca chiusa! Risparmia il fiato, Orso!)

In un messaggio, il capo mi ha scritto: "Gli obiettivi da noi prescelti appositamente per voi sono una barzelletta". E così, quelle che ci riservano sono facili prede? "Li si può spingere per la rampa delle scale od oltre il davanzale: sembrerà un suicidio oppure una disgrazia."

Ho cercato di figurarmi le scene cruenti e, parola mia, mi è risultato difficoltoso vedermi nei panni di esecutore materiale.

"Se c'è del sangue dove non dovrebbe esserci" ha continuato il subdolo maestro, "sarà indispensabile servirsi del tauene, una sostanza usata dai meccanici."

"È utile per ripulire il sangue?" ho digitato, sbagliando due volte a pigiare i tasti.

"Lo è. Sia come sia, i da-noi-prescelti li si può eliminare con una metodologia multivaria. Avrai già sentito parlare delle fughe di gas. Sono frequenti, eh?"

"Sì..." Ho distolto gli occhi dal display e mi sono scrollato da capo a piedi, mentre fotogrammi di fiamme e carne bruciata mi si stagliavano sulle pupille. "Però" ho evidenziato "una fuga di gas solitamente causa una carneficina. Tanti che non c'entrano per nulla, gli innocenti, possono rimetterci le penne."

"D'accordo, c'è la variante dell'eliminazione pulita. A medio o breve termine. Ad esempio, causando forti allergie. Dei nostri soggetti abbiamo le cartelle cliniche. Logico, no? Non è fondamentale che la Fine sopraggiunga subito. Si può aspettare anche un paio di settimane o qualche mesetto. Cosa posso aggiungere? Ah, sì. Non meno importante: per nessun motivo servirsi di un'arma da fuoco, di un coltello o, che so io, di uno sparachiodi! Deve apparire - lo ripeto - un incidente o un exitus medico-biologico. Occorre essere creativi, inventivi."

Nelle ore successive a questa specie di briefing online, mi sono documentato di mia sponte. Apprendendo, da curiosi manuali reperibili su vari server non solo italiani, trucchi e stratagemmi a iosa. Si può inserire, attraverso una siringa, dell'aria in una certa vena del collo. O soffocare il malcapitato con un cuscino, che poi in ogni caso bisognerà portare con sé e gettare via. Con il veleno per topi si fa fuori una persona in una manciata di minuti... Giusto sulle sostanze tossiche, sui veleni, mi sono applicato con zelo: sono decisamente efficaci. In molti casi di avvelenamento - sempre che arrivi il rapporto di un patologo forense a certificarli -, gli eventuali ficcanaso crederanno a una morte volontaria, a un colpo di pazzia. In mancanza di moventi plausibili.

"È scontato che vi manderemo in posti diversi. Non agirete mai nella vostra città o, ad ogni modo, non troppo vicino a casa vostra" ha spiegato Lupo / Wolf. "Prerogativa essenziale è che rimaniate invisibili o non identificabili. È meglio che nessuno vi noti sostare troppo a lungo in un angolo o entrare e uscire da un edificio."

Sicuro. Improbabile che nel caso di facce nuove apparse improvvisamente si possa trattare di parenti lontani, amici o conoscenze dei vecchi. I vecchi sono esseri solitari e debbono restare indisturbati nel loro isolamento, nella loro mesta disperazione. Se ricevono visite, i vicini si allarmano. Pensano: "Un po' troppa socialità alla loro età!" Ai vecchi tocca rimanere appartati e dimenticati. La follia è sempre una risposta plausibile a tante domande. Ci sono pillole che uccidono entro un quarto d'ora. Ma si può anche strangolare la vittima e, successivamente, inscenare il suicidio: ad esempio, impiccandone il cadavere. Provocare una fuga di gas... No, questo metodo lo abbiamo già valutato e: meglio di no, troppo devastante.

Le lezioni del Lupo si svolgono, come detto, su svariate piattaforme di messaggistica e mio compito è cancellare i dispacci subito dopo averli letti o dopo aver ascoltato le registrazioni vocali.

"L'insulina. Mettila semplicemente nel loro caffè. Nell'eventualità che se ne somministri una dose massiccia, gli effetti sono potenzialmente letali. Non in tutti, ma in un congruo numero di soggetti."


***


A ogni momento di partire, Max si sfrega le mani: «Andiamo a fare sciambola!»

A far baldoria, vuol significare.

Lui si applica così bene da darmi i bruioli. Oh, pardon: i brividi, intendo. A qualche povera donna senile dedica attenzioni indecorose mentre altre le lascia all'asciutto («L'è minga semper festa!»), pur non lesinando neanche a loro osservazioni e gesti volgari, lascivi.

Alcune e alcuni li vedo afflosciarsi e spegnersi davanti a Talpa senza emettere più di un "Ah!" soffocato. E intuisco - senza dover controllare - quale arma usa in tali casi: me l'ha già sfoggiata a sufficienza durante uno dei nostri tragitti.

«Si chiama misericordia.»

Ho osservato l'oggetto tra le sue mani: un pugnale finemente lavorato, dal manico intagliato e con una lama sottilissima.

«Uno stiletto» ho detto.

«Ma bravo! Allora ne capisci. Sai perché si chiama misericordia?»

«Perché la vittima se ne va presto, immagino. Non soffrendo tanto.»

«È così. Noi usiamo ancora un altro nome: saccàgn. Allora: infili la saccàgn tra la seconda e la terza costola. Esce poco sangue. Pochissimo. Così eviti questa seccatura. Avrai meno spruzzi e tutto l'ambaradan. La pozza si formerà poi. Pian piano. Soltanto dopo che te la sarai svignata.»

Inutile aggiungere che lui ha cercato di appiopparmi - a prezzo di favore, dice - un coltello uguale o simile. Ma io nisba.

Io nisba nonostante che il concetto di misericordia, di compassione, calzi a pennello con il mio modo di essere. Se è il sottoscritto a esercitare il comando (cosa che purtroppo accade sempre più di rado), c'è spesso un tocco di classe nel modo in cui lascio trapassare i nostri clienti. Una delle vecchie, che difficilmente dimenticherò perché era una gran dama, si è spenta bevendo champagne. Dentro il calice le ho messo le gocce KO.

Una sostanza che per me rappresenta una scoperta non da poco. Altresì nota come droga da stupro. Me ne sono valso in un paio di casi. Riguardo alla lady di cui sopra, ho aspettato finché lei non ha perso i sensi e poi l'ho soffocata con il cuscino. Converrete che questo è un atto misericordioso. Probabile che potevo anche sparagnarmi il cuscino: la dose che le ho rifilata era alta. A una certa età, non si respira più quando l'organismo assume troppe gocce di knockout. Persino le più scafate girls, in discoteca, possono lasciarci le penne se alla loro bevanda viene mischiata una quantità eccessiva di GHB. E per "eccessiva" si intende da uno ai due grammi.

Gamma-idrossibutirrato: così gli esperti chiamano la droga. Astenetevi però dall'andare a cercarla in farmacia.

 

 


A casa mi adagio nel sarcofago a sognare carreggiate color cenere ai fianchi delle quali confusamente crescono alberi. Anch'io sono un rudere cadente come loro, come le case e gli alberi, e spesso, quando lavoro nel mio "studio" (sì sì, la stanza del terzo figlio che io ed Elena non riuscimmo mai ad avere; ma, tanto, due bastano e avanzano), vesto in pigiama, alla maniera di molti di quei pezzi da museo. Non posso fare a meno di rivederli, seduti sul ciglio del talamo, con il cuore in tumulto a origliare il ticchettio di una sveglia la cui suoneria loro non useranno più, a breve. O non usano già più. Hanno qualche guizzo di vivacità mentre discutono di scempiaggini con la propria moglie o con i coinquilini e poi tacciono, pieni di punti interrogativi, quando si rimettono sotto il lume elettrico della cucina.

I volti sfatti, le gocce succhiate da vespe e da formiche. Soggetti un tantino meno giovani di me (una piccola parte di costoro precede di cinque o sette anni; in buona percentuale, però, di quindici o diciassette: un'enormità) e alcuni mi guardano dritto nel passamontagna o attraverso il mio casco da motociclista con drammatica gratitudine, alcuni altri invece hanno remore a sollevare gli occhi (quasi temendo che sotto il travestimento non ci sia il diavolo bensì qualcuno di loro conoscenza) e si fissano sulle mie mani guantate, illudendosi che siano quelle di un operatore sanitario.

Ho imparato a domare pacatamente l'estremo sforzo di ribellione scansando le braccia di chi si dibatte cercando di colpirmi. Fin dall'inizio, per loro dev'essere esplicito che io sono il messaggero di Thanatos e, in ciò, il passamontagna nero (con una piccola alce bianca ricamata su) mi è utile. Non lascio loro mai abbastanza tempo per riflettere, fuorché quei minuti o secondi residui concessi loro dal veleno o richiesti dalla tecnica di soffocamento. A parte qualche eccezione, non desidero conoscerli troppo a fondo, tra l'altro perché intuisco che mi deluderebbero. Qualcuno cerca di confessarsi per così dire sul letto di morte, nientemeno, di liberarsi dal peso di qualche colpa grave, ma io gli tappo la bocca. "Non venite a lordare me con le vostre meschinità."

Sono convinto, ormai, o mezzo convinto, di compiere un'opera pietosa.

Gli italiani tra i miei clienti, nello stesso modo dei giovani connazionali bacchettoni, si palesano assai sospettosi nei confronti degli immigrati. E apostrofano il sottoscritto come si fa con uno straniero. «Tu che fare? Come essere entrato? Cosa volere?»

«Non sono straniero» ho spiegato un paio di volte e, quando mi hanno snervato battendo sul medesimo tasto, ho voluto indagare: «Perché mai credete che lo sia?» A dire di questi rincitrulliti rugosi, sono gli immigrati a fare cose simili, cioè scassare serrature, svaligiare, rapinare la brava gente. Annuisco, comprensivo. Si stanno riparando dietro il muro della xenofobia per non dover credere che sia giunta la loro ora. Vedono in me il romeno o l'albanese o vattelappesca che li deprederà, magari strapazzandoli e menandoli prima di andare via. Mi spiegano che sono gli stranieri a "rubare il pane". «Ma insomma, si sa!» Mentre in realtà sono ben consci di essere loro i primi furfanti, loro vecchi, loro pensionati: giacché stanno a pesare, e tanto, sulle tasche dei contribuenti.

Io, in fondo, li sollevo dal noioso andazzo della terza o quarta età. Immaginarsi: ogni giorno uguale. Aprire un occhio con la cataratta sullo stesso cuscino, raschiarsi la gola mentre si cerca dolorosamente di scendere dal letto, con ossa che scricchiolano, pantofole dentro cui si è formata una colonia di scarafaggi... Tranquilli: ora qui c'è Azrael!


BUY


Esodati: una realtà italiana  


  

domenica, maggio 11, 2014

Roberto Leoni - 'L'isola di Caino'



                                                                    "Il reality prossimo venturo"

                            

MDL Creations
 



Questa è la stoffa di cui sono fatti i romanzi-capolavoro. Ben costruito, L'isola di Caino è, insieme, giallo d'azione e intelligente essay su un mondo che ormai ci offre storie di cronaca che prevaricano di gran lunga qualsiasi fantasia. Roberto Leoni compie la trivellazione della realtà attuale con una ben azzeccata scelta di temi-clou: da una parte c'è un efferato serial-killer, dall'altra il mondo televisivo in forte crisi e con impellente necessità di riconquistare "audience". L'identità del serial-killer si conosce fin dalle prime pagine... o no? Al lettore viene proposto un enigma travestito da certezza, e il romanzo si snoda perennemente immerso in un'atmosfera noir - talmente noir da sembrare grottesca se non fosse per i riscontri purtroppo evidenti con la "vita vera". 

Il nostro è un mondo dove domina sovrana la legge dei soldi, e Carlo Cremonelli, responsabile dell'importante emittente televisiva WorldSat, sa bene che il sogno della facile ricchezza, insieme a Sesso & Violenza, costituisce un magnete di comprovata efficienza. Decide così di dare la stura a „L'isola di Caino“, uno show senza esclusione di colpi in cui soltanto chi arriva fino alla fine conquisterà i cinque milioni in palio. Durante la diretta ne succedono di tutti i colori (violenza a gogò), tantoché nei salotti televisivi - e non solo - si discute ardentemente sull'opportunità di tali spettacoli. Certo è che lo stratosferico successo di pubblico dà ragione al produttore. 
E' la realtà a essere disturbata, depravata, e l'evento mediatico che va in onda su WorldSat sembra unicamente riprendere modelli e stili pre-esistenti, riproponendoli alle masse in un format compatto e atrocemente funzionale. 
...Con gran rincrescimento del commissario Margherita Perri. 
La giovane donna si era messa sulle tracce del serial-killer con professionale meticolosità, quasi testardaggine, ed è ora costretta a stare inchiodata davanti al piccolo schermo inorridendo e stupendo come il resto della nazione di voyeurs

Per creare ottimi thriller, occorre affrontare tematiche scomode. Ci vuole inoltre una mente analitica, razionale; ci vuole uno scrittore capace di elaborare lo shock da delitti atroci esaltando il naturale senso di repulsione in una narrazione senza respiro, in un racconto avvincente. Roberto Leoni (non un nome nuovo: è anche esperto sceneggiatore cinematografico) ha scritto un romanzo interessante e di qualità, che, peraltro, potrebbe divenire (e lo dico senza storcere il naso) un film hollywoodiano, una (come si suol dire) pellicola di cassetta. 

                      Su Amazon: http://www.amazon.it/Lisola-Caino-Roberto-Leoni/dp/8866183288

giovedì, gennaio 16, 2014

Un thriller con risvolti spionistici - il primo caso della reporter di colore Miriam Mayer



Un omicidio a Monaco di Baviera. Miriam Mayer, che è alla ricerca del suo primo scoop di cronaca nera, si butta sul caso senza sospettare che, dietro alla "banale" uccisione di un macró russo, si aprono scenari ben più ampi e... pericolosi.

Le ricerche la porteranno nella San Pietroburgo fresca di Glasnost, con l'inflazione alle stelle e molti cittadini certi che le cose andavano meglio prima, al tempo del comunismo. Occorre trovare a tutti i costi la piccola Katrinka: la "matrioska" formato mignon sa, o potrebbe sapere, tante cose su certi affari sporchi tra ex burocrati sovietici e un misterioso personaggio dell'alta politica tedesca...


Oltre dieci anni fa, Mario Biondi (lo scrittore, non il cantante!) mi chiese di mandargli un romanzo giallo per conto dell'editore per cui lavorava. Scrissi in fretta Matrioska. Per un motivo o per l'altro, la pubblicazione non avvenne e io mi disinnamorai del progetto (prendendo decisamente distanza dal mondo dell'editoria ufficiale).

Pochi mesi fa, scartabellando tra vecchi files, ritrovai quel famoso giallo semi-incompiuto. Ho iniziato a rilavorarlo e vi ho aggiunto le scene finali. Et voila! Eccolo bello pronto per chiunque possieda un Kindle.
Devo dire che Miriam e la piccola Matrioska (questo il nuovo e definitivo titolo!) sa molto di Mario Biondi, della sua straordinaria sapienza come editor e della sua conoscenza della letteratura angloamericana (ha tradotto nella nostra lingua molti best seller). Ma io ci ho messo molto del mio, modestamente. Prima cosa, ho cambiato l'ambientazione: da Milano a Monaco di Baviera...

Dopo le storie di Smoke - cyberdetective privato e i racconti horror-noir firmati con lo pseudonimo franc'O'brain, Miriam e la piccola Matrioska è il primo vero tentativo che faccio di sfornare un thriller di ampio respiro.
Tentativo meravigliosamente riuscito, come io stesso devo ammettere. Ma quanti anni sono passati da quando esposi al grande Biondi la trama originale! Spesso i libri hanno una gestazione lunga e travagliata.


****

Krimiromanzo

Miriam Mayer è una giornalista di colore con passaporto tedesco. Finora ha scritto di moda, ma lei spera di potersi guadagnare i galloni come cronista di nera. Per farlo le occorre convincere il direttore del 'Kompakt', giornale per cui lavora.
Il primo caso in cui si imbatte la conduce nel giro della prostituzione. E poi anche più in là.

In che modo la sparizione della giovanissima Katrinka è collegata alla morte di Ivan Filippovic, notorio macrò? E quale ruolo ha nella vicenda Johnny, lo sfigato bullo di periferia? ...


mercoledì, gennaio 05, 2011

William Boyd: 'Una tempesta qualunque'

Con il romanzo di spionaggio Inquietitudine ("Restless") Boyd aveva già dimostrato di poter concorrere con gli autori "di genere", intavolandoci una storia piena di suspence. Ora ci presenta un thriller londinese d'alta classe. Il titolo: Una tempesta qualunque .


"Alta classe" nel senso del livello qualitativo dell'opera, e non l'ambiente sociale in cui si svolge la vicenda! Semmai è proprio il contrario: in Una tempesta qualunque William Boyd scava ancor più negli esatti antipodi del "bel mondo" inglese, una realtà spesso ignorata dai più. L'autore ci conduce addirittura nelle cloache della società britannica - più specificatamente, nei bassifondi della metropoli londinese -, palcoscenico di affari sporchi e della violenza - inevitabilmente gratuita - di esistenze al limite della stessa dimensione umana.
Durante la lettura, mi sono sorpreso a fare paragoni con alcuni libri di Martin Amis e anche dell'americano Paul Auster; soprattutto mentre divoravo le pagine dove vengono illustrati gli aspetti più miseri della nostra "civiltà".

Tutto parte da una situazione "classica", una situazione già riscontrata in molti altri libri e in centinaia - se non migliaia - di film: un uomo è testimone di un omicidio e, poiché tutti gli indizi lo indicano come il colpevole, invece di recarsi dalla polizia lui scappa e si nasconde. Ma Boyd non sarebbe Boyd se non offrisse ai suoi lettori personaggi che sembrano ritagliati dalla vita (e probabilmente lo sono) e "colpi di coda" stupefacenti. Adam Kindred - questo il nome del protagonista - viene ricercato non solo dalle forze dell'ordine, ma anche dal vero assassino, che gli sta alle calcagna. Come se non bastasse, Adam non ha alcun rifugio, essendo nuovo in città, e così deve cercare di sopravvivere nelle fogne di Londra. L'ex accademico (è esperto in meteorologia) lo ignora bellamente, ma, nel momento in cui si è trovato per disgrazia nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, ha messo senza volerlo il bastone tra le ruote a una multinazionale farmaceutica...


Una tempesta qualunque è pieno di intrighi e colpi di scena, getta frecciate alle "big corporations" ed è dunque un giallo impegnato, pur se scritto con mano lieve. Mister Boyd ha colpito ancora!




Un sito in italiano dedicato a William Boyd: qui





venerdì, ottobre 10, 2008

Ferrara Edizioni: numero 'Aleph' di una nuova collana

Pubblicato il primo numero di Inside GHoST



La Ferrara Edizioni annuncia l'uscita del volume "Aleph" (o numero zero) della collana "Inside GHoST".


Dopo oltre dieci anni di attività prevalentemente dedicata al fantastico, Club GHoST (ora fuso con l’Associazione Culturale Area 31) insieme a Ferrara Edizioni lancia il progetto Inside GHoST, una speciale collana editoriale dai contenuti misti (narrativa e saggistica in primo luogo) correlata sia al portale ePress che ai concorsi organizzati da Area 31 e Ferrara Edizioni.

Da un’idea originale di Massimo Ferrara, Inside GHoST pone come obiettivo principale quello di realizzare agili volumi dai contenuti più svariati, dei libri in sostanza che come argomenti non si limitino alla sola narrativa ma che offrano anche qualcosa di più tra saggistica, poesia, recensioni, dossier, figurazioni, ecc. Oltre al cartaceo poi il progetto Inside GHoST attraverso il portale ePress mette a disposizione ulteriori contenuti extra che potranno essere consultati da coloro che acquistano i volumi originali della collana.



Fuori dunque Aleph, il primo numero presentato in esclusiva da Peter - franc’O’brain - Patti:

 


A volte, ascoltando un pezzo musicale, sentiamo la nostra anima "involarsi". O, come scrisse Edgar Lee Masters in 'Francis Turner' (nell'Antologia di Spoon River): "Mentre la baciavo con l'anima sulle labbra / l'anima d'improvviso prese il volo." Volenti o nolenti, in questi speciali momenti ci ritroviamo (tele)trasportati in una dimensione alia, in un differente cosmo, e nella nostra mente si affaccia un quesito: "Che cos'è più reale: la presunta realtà o ciò che appare come una fola, un puro prodotto di fantasia?"