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venerdì, aprile 05, 2024

Thriller in eBook: 'L'Agonia convulsa ovvero: L'Esodato'

e-Book Amazon

Su Amazon:
 'L'agonia convulsa (L'esodato)'
di franc'O'brain

(Amazon Kindle)

             Alcuni stralci del romanzo

La crisi. C'è stato chi non capiva e chi capiva a metà. Ci hanno costretti a indossare non solo una mascherina ma pure i guanti, nella speranza di poter arginare il diffondersi del flagello.

E ora io sono costretto a indossare non soltanto i guanti ma, occasionalmente, persino una maschera. Poiché per me è tuttora recessione, dissesto. Défaillance.

 

 

Wolf mi ha dato alcune lezioncine sul da farsi. Lo so, lo so: anch'io ho guardato e letto thriller a volontà. Mai lasciare DNA in giro e quindi: stare attenti a non perdere neanche un capello! Ricordarsi inoltre che una singola gocciolina di saliva potrebbe far risalire a noi. Normalmente.

"Nei casi di vecchi che crepano" mi ha assicurato Wolf tramite Telegram (o è WhatsApp?), "nessun inquirente si disturberà a ficcanasare sulla scena del crimine se le cause sono state abilmente simulate."

Durante le nostre conversazioni (che effettuo grazie al telefonino ritoccato riservato a questa mia "seconda occupazione"), per lui io sono, in ogni caso, "Orso". "Orso" e non "Bear". La forma inglese la preferirei di più...

Lui rimane "Wolf" per me. Pronunciato alla tedesca, non all'inglese. "Wolf" e non "Lupo", anche se, singolarmente, io ho la tendenza a usare la versione italiana.

Ci sarebbero domande a sufficienza che Orso vorrebbe rivolgere a lui, Lupo o meglio Wolf. Oltre ad avanzare pesanti obiezioni. Ma mi servono i soldi. E allora: "Garde ton souffle, Ours!" (Tieni la bocca chiusa! Risparmia il fiato, Orso!)

In un messaggio, il capo mi ha scritto: "Gli obiettivi da noi prescelti appositamente per voi sono una barzelletta". E così, quelle che ci riservano sono facili prede? "Li si può spingere per la rampa delle scale od oltre il davanzale: sembrerà un suicidio oppure una disgrazia."

Ho cercato di figurarmi le scene cruenti e, parola mia, mi è risultato difficoltoso vedermi nei panni di esecutore materiale.

"Se c'è del sangue dove non dovrebbe esserci" ha continuato il subdolo maestro, "sarà indispensabile servirsi del tauene, una sostanza usata dai meccanici."

"È utile per ripulire il sangue?" ho digitato, sbagliando due volte a pigiare i tasti.

"Lo è. Sia come sia, i da-noi-prescelti li si può eliminare con una metodologia multivaria. Avrai già sentito parlare delle fughe di gas. Sono frequenti, eh?"

"Sì..." Ho distolto gli occhi dal display e mi sono scrollato da capo a piedi, mentre fotogrammi di fiamme e carne bruciata mi si stagliavano sulle pupille. "Però" ho evidenziato "una fuga di gas solitamente causa una carneficina. Tanti che non c'entrano per nulla, gli innocenti, possono rimetterci le penne."

"D'accordo, c'è la variante dell'eliminazione pulita. A medio o breve termine. Ad esempio, causando forti allergie. Dei nostri soggetti abbiamo le cartelle cliniche. Logico, no? Non è fondamentale che la Fine sopraggiunga subito. Si può aspettare anche un paio di settimane o qualche mesetto. Cosa posso aggiungere? Ah, sì. Non meno importante: per nessun motivo servirsi di un'arma da fuoco, di un coltello o, che so io, di uno sparachiodi! Deve apparire - lo ripeto - un incidente o un exitus medico-biologico. Occorre essere creativi, inventivi."

Nelle ore successive a questa specie di briefing online, mi sono documentato di mia sponte. Apprendendo, da curiosi manuali reperibili su vari server non solo italiani, trucchi e stratagemmi a iosa. Si può inserire, attraverso una siringa, dell'aria in una certa vena del collo. O soffocare il malcapitato con un cuscino, che poi in ogni caso bisognerà portare con sé e gettare via. Con il veleno per topi si fa fuori una persona in una manciata di minuti... Giusto sulle sostanze tossiche, sui veleni, mi sono applicato con zelo: sono decisamente efficaci. In molti casi di avvelenamento - sempre che arrivi il rapporto di un patologo forense a certificarli -, gli eventuali ficcanaso crederanno a una morte volontaria, a un colpo di pazzia. In mancanza di moventi plausibili.

"È scontato che vi manderemo in posti diversi. Non agirete mai nella vostra città o, ad ogni modo, non troppo vicino a casa vostra" ha spiegato Lupo / Wolf. "Prerogativa essenziale è che rimaniate invisibili o non identificabili. È meglio che nessuno vi noti sostare troppo a lungo in un angolo o entrare e uscire da un edificio."

Sicuro. Improbabile che nel caso di facce nuove apparse improvvisamente si possa trattare di parenti lontani, amici o conoscenze dei vecchi. I vecchi sono esseri solitari e debbono restare indisturbati nel loro isolamento, nella loro mesta disperazione. Se ricevono visite, i vicini si allarmano. Pensano: "Un po' troppa socialità alla loro età!" Ai vecchi tocca rimanere appartati e dimenticati. La follia è sempre una risposta plausibile a tante domande. Ci sono pillole che uccidono entro un quarto d'ora. Ma si può anche strangolare la vittima e, successivamente, inscenare il suicidio: ad esempio, impiccandone il cadavere. Provocare una fuga di gas... No, questo metodo lo abbiamo già valutato e: meglio di no, troppo devastante.

Le lezioni del Lupo si svolgono, come detto, su svariate piattaforme di messaggistica e mio compito è cancellare i dispacci subito dopo averli letti o dopo aver ascoltato le registrazioni vocali.

"L'insulina. Mettila semplicemente nel loro caffè. Nell'eventualità che se ne somministri una dose massiccia, gli effetti sono potenzialmente letali. Non in tutti, ma in un congruo numero di soggetti."


***


A ogni momento di partire, Max si sfrega le mani: «Andiamo a fare sciambola!»

A far baldoria, vuol significare.

Lui si applica così bene da darmi i bruioli. Oh, pardon: i brividi, intendo. A qualche povera donna senile dedica attenzioni indecorose mentre altre le lascia all'asciutto («L'è minga semper festa!»), pur non lesinando neanche a loro osservazioni e gesti volgari, lascivi.

Alcune e alcuni li vedo afflosciarsi e spegnersi davanti a Talpa senza emettere più di un "Ah!" soffocato. E intuisco - senza dover controllare - quale arma usa in tali casi: me l'ha già sfoggiata a sufficienza durante uno dei nostri tragitti.

«Si chiama misericordia.»

Ho osservato l'oggetto tra le sue mani: un pugnale finemente lavorato, dal manico intagliato e con una lama sottilissima.

«Uno stiletto» ho detto.

«Ma bravo! Allora ne capisci. Sai perché si chiama misericordia?»

«Perché la vittima se ne va presto, immagino. Non soffrendo tanto.»

«È così. Noi usiamo ancora un altro nome: saccàgn. Allora: infili la saccàgn tra la seconda e la terza costola. Esce poco sangue. Pochissimo. Così eviti questa seccatura. Avrai meno spruzzi e tutto l'ambaradan. La pozza si formerà poi. Pian piano. Soltanto dopo che te la sarai svignata.»

Inutile aggiungere che lui ha cercato di appiopparmi - a prezzo di favore, dice - un coltello uguale o simile. Ma io nisba.

Io nisba nonostante che il concetto di misericordia, di compassione, calzi a pennello con il mio modo di essere. Se è il sottoscritto a esercitare il comando (cosa che purtroppo accade sempre più di rado), c'è spesso un tocco di classe nel modo in cui lascio trapassare i nostri clienti. Una delle vecchie, che difficilmente dimenticherò perché era una gran dama, si è spenta bevendo champagne. Dentro il calice le ho messo le gocce KO.

Una sostanza che per me rappresenta una scoperta non da poco. Altresì nota come droga da stupro. Me ne sono valso in un paio di casi. Riguardo alla lady di cui sopra, ho aspettato finché lei non ha perso i sensi e poi l'ho soffocata con il cuscino. Converrete che questo è un atto misericordioso. Probabile che potevo anche sparagnarmi il cuscino: la dose che le ho rifilata era alta. A una certa età, non si respira più quando l'organismo assume troppe gocce di knockout. Persino le più scafate girls, in discoteca, possono lasciarci le penne se alla loro bevanda viene mischiata una quantità eccessiva di GHB. E per "eccessiva" si intende da uno ai due grammi.

Gamma-idrossibutirrato: così gli esperti chiamano la droga. Astenetevi però dall'andare a cercarla in farmacia.

 

 


A casa mi adagio nel sarcofago a sognare carreggiate color cenere ai fianchi delle quali confusamente crescono alberi. Anch'io sono un rudere cadente come loro, come le case e gli alberi, e spesso, quando lavoro nel mio "studio" (sì sì, la stanza del terzo figlio che io ed Elena non riuscimmo mai ad avere; ma, tanto, due bastano e avanzano), vesto in pigiama, alla maniera di molti di quei pezzi da museo. Non posso fare a meno di rivederli, seduti sul ciglio del talamo, con il cuore in tumulto a origliare il ticchettio di una sveglia la cui suoneria loro non useranno più, a breve. O non usano già più. Hanno qualche guizzo di vivacità mentre discutono di scempiaggini con la propria moglie o con i coinquilini e poi tacciono, pieni di punti interrogativi, quando si rimettono sotto il lume elettrico della cucina.

I volti sfatti, le gocce succhiate da vespe e da formiche. Soggetti un tantino meno giovani di me (una piccola parte di costoro precede di cinque o sette anni; in buona percentuale, però, di quindici o diciassette: un'enormità) e alcuni mi guardano dritto nel passamontagna o attraverso il mio casco da motociclista con drammatica gratitudine, alcuni altri invece hanno remore a sollevare gli occhi (quasi temendo che sotto il travestimento non ci sia il diavolo bensì qualcuno di loro conoscenza) e si fissano sulle mie mani guantate, illudendosi che siano quelle di un operatore sanitario.

Ho imparato a domare pacatamente l'estremo sforzo di ribellione scansando le braccia di chi si dibatte cercando di colpirmi. Fin dall'inizio, per loro dev'essere esplicito che io sono il messaggero di Thanatos e, in ciò, il passamontagna nero (con una piccola alce bianca ricamata su) mi è utile. Non lascio loro mai abbastanza tempo per riflettere, fuorché quei minuti o secondi residui concessi loro dal veleno o richiesti dalla tecnica di soffocamento. A parte qualche eccezione, non desidero conoscerli troppo a fondo, tra l'altro perché intuisco che mi deluderebbero. Qualcuno cerca di confessarsi per così dire sul letto di morte, nientemeno, di liberarsi dal peso di qualche colpa grave, ma io gli tappo la bocca. "Non venite a lordare me con le vostre meschinità."

Sono convinto, ormai, o mezzo convinto, di compiere un'opera pietosa.

Gli italiani tra i miei clienti, nello stesso modo dei giovani connazionali bacchettoni, si palesano assai sospettosi nei confronti degli immigrati. E apostrofano il sottoscritto come si fa con uno straniero. «Tu che fare? Come essere entrato? Cosa volere?»

«Non sono straniero» ho spiegato un paio di volte e, quando mi hanno snervato battendo sul medesimo tasto, ho voluto indagare: «Perché mai credete che lo sia?» A dire di questi rincitrulliti rugosi, sono gli immigrati a fare cose simili, cioè scassare serrature, svaligiare, rapinare la brava gente. Annuisco, comprensivo. Si stanno riparando dietro il muro della xenofobia per non dover credere che sia giunta la loro ora. Vedono in me il romeno o l'albanese o vattelappesca che li deprederà, magari strapazzandoli e menandoli prima di andare via. Mi spiegano che sono gli stranieri a "rubare il pane". «Ma insomma, si sa!» Mentre in realtà sono ben consci di essere loro i primi furfanti, loro vecchi, loro pensionati: giacché stanno a pesare, e tanto, sulle tasche dei contribuenti.

Io, in fondo, li sollevo dal noioso andazzo della terza o quarta età. Immaginarsi: ogni giorno uguale. Aprire un occhio con la cataratta sullo stesso cuscino, raschiarsi la gola mentre si cerca dolorosamente di scendere dal letto, con ossa che scricchiolano, pantofole dentro cui si è formata una colonia di scarafaggi... Tranquilli: ora qui c'è Azrael!


BUY


Esodati: una realtà italiana  


  

domenica, maggio 11, 2014

Roberto Leoni - 'L'isola di Caino'



                                                                    "Il reality prossimo venturo"

                            

MDL Creations
 



Questa è la stoffa di cui sono fatti i romanzi-capolavoro. Ben costruito, L'isola di Caino è, insieme, giallo d'azione e intelligente essay su un mondo che ormai ci offre storie di cronaca che prevaricano di gran lunga qualsiasi fantasia. Roberto Leoni compie la trivellazione della realtà attuale con una ben azzeccata scelta di temi-clou: da una parte c'è un efferato serial-killer, dall'altra il mondo televisivo in forte crisi e con impellente necessità di riconquistare "audience". L'identità del serial-killer si conosce fin dalle prime pagine... o no? Al lettore viene proposto un enigma travestito da certezza, e il romanzo si snoda perennemente immerso in un'atmosfera noir - talmente noir da sembrare grottesca se non fosse per i riscontri purtroppo evidenti con la "vita vera". 

Il nostro è un mondo dove domina sovrana la legge dei soldi, e Carlo Cremonelli, responsabile dell'importante emittente televisiva WorldSat, sa bene che il sogno della facile ricchezza, insieme a Sesso & Violenza, costituisce un magnete di comprovata efficienza. Decide così di dare la stura a „L'isola di Caino“, uno show senza esclusione di colpi in cui soltanto chi arriva fino alla fine conquisterà i cinque milioni in palio. Durante la diretta ne succedono di tutti i colori (violenza a gogò), tantoché nei salotti televisivi - e non solo - si discute ardentemente sull'opportunità di tali spettacoli. Certo è che lo stratosferico successo di pubblico dà ragione al produttore. 
E' la realtà a essere disturbata, depravata, e l'evento mediatico che va in onda su WorldSat sembra unicamente riprendere modelli e stili pre-esistenti, riproponendoli alle masse in un format compatto e atrocemente funzionale. 
...Con gran rincrescimento del commissario Margherita Perri. 
La giovane donna si era messa sulle tracce del serial-killer con professionale meticolosità, quasi testardaggine, ed è ora costretta a stare inchiodata davanti al piccolo schermo inorridendo e stupendo come il resto della nazione di voyeurs

Per creare ottimi thriller, occorre affrontare tematiche scomode. Ci vuole inoltre una mente analitica, razionale; ci vuole uno scrittore capace di elaborare lo shock da delitti atroci esaltando il naturale senso di repulsione in una narrazione senza respiro, in un racconto avvincente. Roberto Leoni (non un nome nuovo: è anche esperto sceneggiatore cinematografico) ha scritto un romanzo interessante e di qualità, che, peraltro, potrebbe divenire (e lo dico senza storcere il naso) un film hollywoodiano, una (come si suol dire) pellicola di cassetta. 

                      Su Amazon: http://www.amazon.it/Lisola-Caino-Roberto-Leoni/dp/8866183288

giovedì, gennaio 16, 2014

Un thriller con risvolti spionistici - il primo caso della reporter di colore Miriam Mayer



Un omicidio a Monaco di Baviera. Miriam Mayer, che è alla ricerca del suo primo scoop di cronaca nera, si butta sul caso senza sospettare che, dietro alla "banale" uccisione di un macró russo, si aprono scenari ben più ampi e... pericolosi.

Le ricerche la porteranno nella San Pietroburgo fresca di Glasnost, con l'inflazione alle stelle e molti cittadini certi che le cose andavano meglio prima, al tempo del comunismo. Occorre trovare a tutti i costi la piccola Katrinka: la "matrioska" formato mignon sa, o potrebbe sapere, tante cose su certi affari sporchi tra ex burocrati sovietici e un misterioso personaggio dell'alta politica tedesca...


Oltre dieci anni fa, Mario Biondi (lo scrittore, non il cantante!) mi chiese di mandargli un romanzo giallo per conto dell'editore per cui lavorava. Scrissi in fretta Matrioska. Per un motivo o per l'altro, la pubblicazione non avvenne e io mi disinnamorai del progetto (prendendo decisamente distanza dal mondo dell'editoria ufficiale).

Pochi mesi fa, scartabellando tra vecchi files, ritrovai quel famoso giallo semi-incompiuto. Ho iniziato a rilavorarlo e vi ho aggiunto le scene finali. Et voila! Eccolo bello pronto per chiunque possieda un Kindle.
Devo dire che Miriam e la piccola Matrioska (questo il nuovo e definitivo titolo!) sa molto di Mario Biondi, della sua straordinaria sapienza come editor e della sua conoscenza della letteratura angloamericana (ha tradotto nella nostra lingua molti best seller). Ma io ci ho messo molto del mio, modestamente. Prima cosa, ho cambiato l'ambientazione: da Milano a Monaco di Baviera...

Dopo le storie di Smoke - cyberdetective privato e i racconti horror-noir firmati con lo pseudonimo franc'O'brain, Miriam e la piccola Matrioska è il primo vero tentativo che faccio di sfornare un thriller di ampio respiro.
Tentativo meravigliosamente riuscito, come io stesso devo ammettere. Ma quanti anni sono passati da quando esposi al grande Biondi la trama originale! Spesso i libri hanno una gestazione lunga e travagliata.


****

Krimiromanzo

Miriam Mayer è una giornalista di colore con passaporto tedesco. Finora ha scritto di moda, ma lei spera di potersi guadagnare i galloni come cronista di nera. Per farlo le occorre convincere il direttore del 'Kompakt', giornale per cui lavora.
Il primo caso in cui si imbatte la conduce nel giro della prostituzione. E poi anche più in là.

In che modo la sparizione della giovanissima Katrinka è collegata alla morte di Ivan Filippovic, notorio macrò? E quale ruolo ha nella vicenda Johnny, lo sfigato bullo di periferia? ...


sabato, gennaio 05, 2013

La morte dimora nei paradisi esotici



4 gennaio 2008 - 4 gennaio 2013: nell'arcipelago di Los Roques, in Venezuela, si ripete il dramma a distanza di cinque anni esatti

Scompare un aereo da turismo. Fra i passeggeri, Vittorio Missoni con la moglie e due amici. Il velivolo sparito nel 2008 non venne mai ritrovato...

L'aereo con a bordo il figlio dello stilista Ottavio Missoni era un YV2615 BN-2 che faceva la spola tra le isole di Los Roques e la capitale venezuelana, Caracas. Sei le persone a bordo e tra queste, oltre ai 4 italiani, anche il pilota e il copilota. Il gruppo aveva trascorso Natale e Capodanno nell'arcipelago. L'ultimo contatto del velivolo si è verificato a 10 miglia nautiche da Los Roques.

Il 4 gennaio 2008, lo stesso tratto di mare fu al centro di un'altra misteriosa vicenda: un velivolo di turismo della compagnia Transaven con a bordo otto italiani scomparve mentre era in volo da Caracas in avvicinamento all'arcipelago.


Questa notizia rischia di oscurarne un'altra non meno drammatica: sempre in Venezuela, stavolta a Caracas, un trentunenne abruzzese originario di Villa Sant'Angelo (L'Aquila) è stato assassinato da alcuni malviventi che si sono introdotti nella sua abitazione, probabilmente per compiere un furto, e, trovandolo inaspettatamente in casa, gli hanno sparato. Il suo nome: Carlo Coletti.
Coletti era rimasto solo nell'abitazione mentre la famiglia si era trasferita qualche giorno al mare.
L'uomo era tornato l'estate scorsa in vacanza a Villa Sant'Angelo, dove vivono gli zii, per rivedere i parenti e visitare il paese distrutto dal terremoto del 6 aprile 2009.


Dunque, i paradisi esotici uccidono.

Quella che segue è una rassegna di notizie che riguardano solo gli ultimi anni. Le notizie erano apparse sull'ormai defunto blog Il Prato Nero...

01/10/2006 - Elena Vecoli, la 34enne pordenonese uccisa nella camera d'albergo a Los Roques, in Venezuela, era incinta da almeno due mesi. Questa la rivelazione più recente fatta dagli organi di stampa. Il marito, Riccardo Prescendi, picchiato da un gruppo di uomini, giace ancora su un letto d'ospedale, pur se con ferite non gravi.
  I due si trovavano in luna di miele. Los Roques, "La perla dei Caraibi", fino a qualche giorno fa era ritenuto un luogo sicuro. La coppia vi era giunta il 19 settembre e si era alloggiata nella posada 'La Lagunita', gestita da Andrea Piccinni e Claudia Rosati.
La banda di malviventi è entrata in azione verso le 3 di notte, assalendo, legando e picchiando i due turisti. Elena Vecoli è morta per soffocamento. 
Ieri le autorita' venezuelane hanno fermato tre persone sospettate dell'aggressione e dell'omicidio dell'italiana.
Ancora ignoti i motivi del delitto, ma si pensa a uno scambio di persone. La coppia alloggiava, infatti, nella camera del Piccinni, il proprietario dell'albergo, vittima, nei mesi precedenti, di un'aggressione avvenuta probabilmente a causa di una relazione extraconiugale con una donna del posto.



01/02/2007 -Altro delitto su un'isola da sogno

Michela Aurecchione, 56enne residente nel Varesotto, sposata con un costruttore del Lago Maggiore, è stata trovata riversa nel garage della villa Bacolet Pink House nella zona di Bacolet Garden, nell’isola caraibica di Tobago.
L'uccisione è avvenuta mercoledì 24 mattina: a colpi di machete. La signora è stata decapitata nella villa dove ogni anno trascorreva diversi mesi di mare. L’assassino ha quindi cercato di ammazzare anche la cameriera, unico testimone oculare dell’omicidio. Che però è riuscita a sfuggire, barricandosi in una dependance della casa e più tardi correndo incontro agli agenti in evidente stato di choc.
Michela Aurecchione era abbastanza conosciuta a Tobago: vi trascorreva quattro-cinque mesi ogni anno. La splendida casa era stata acquistata da lei e dal consorte dodici anni fa.

L'aggressore, N’Kosi Neptune, isolano di 26 anni, si è tolto la vita ingerendo qualche veleno. Il ragazzo era un conoscente della signora Aurecchione. Aveva compiuto in passato alcune riparazioni nella villa per poi diventare amico della donna. N'Kosi Neptune e Michela Aurecchione hanno iniziato a litigare. Dalle parole si è passati agli insulti. Poi N’Kosi avrebbe afferrato il machete per colpire e uccidere brutalmente l’italiana. Bisogna ora comprendere quale fossero i motivi del contrasto, anche se la polizia parla di movente passionale.



10/02/2007 - Ennesimo omicidio in un'"oasi da sogno"

Due donne italiane sono state dapprima violentate e poi massacrate a colpi di pietra nell'isola di Sal, nell'arcipelago di Capo Verde, ex colonia portoghese al largo dell'Africa Occidentale. Un'altra ragazza, in vacanza con loro, si è salvata fingendosi morta e raggiungendo poi il villaggio turistico di Santa Maria, da dove è stata portata in ospedale. Arrestati i due assalitori e il loro possibile complice. Il primo è una guida turistica capoverdiana ("Sandro"); gli altri due un nigeriano (dapprima resosi latitante) e una terza persona della quale non sono ancora note le generalità.
I corpi delle due donne, che gli assassini hanno cercato di occultare seppellendoli in una spiaggia, sono stati recuperati nella serata di venerdì. Le vittime sarebbero state identificate in Giulia Busato, 28 anni, di Verona e Dalia Saiani, 33 anni di Ravenna.
Agnese, la diciottenne che è riuscita a sfuggire agli assassini, racconta che il delitto è avvenuto mercoledì sera, quando era stata invitata a cena insieme alle amiche dal giovane capoverdiano.
Erano salite in macchina con lui ma questi, invece di condurle nel luogo stabilito, è andato in un bosco.
 Secondo la ricostruzione di un italiano - Renato Evarchi, agente immobiliare che vive a Capo Verde -, Sandro ha tra i 22 e i 25 anni ed è conosciuto come "persona serissima". Sarebbe rimasto sconvolto per la fine del rapporto con Dalia e avrebbe tentato di tutto per riconquistarla. Dopo il barbaro omicidio, si è ripresentato al lavoro come se nulla fosse.

L'isola di Sal, Capo Verde, è un posto di grande turismo. La tragedia si è verificata a Fontona, zona balneare scarsamente abitata su una costa amata dai surfisti.



06/03/2007 - Turista leccese muore a Cancun. Ve li do io i paradisi esotici!

Un giovane bancario leccese, Simone Renda, di 35 anni, che stava trascorrendo un periodo di vacanza in Messico, è morto in circostanze poco chiare nella cella del commissariato di Cancun, dove era stato rinchiuso per ubriachezza molesta...



10/05/2007 - Chi ha rapito Madeleine?



Sabato prossimo compirà 4 anni. E' sparita sei giorni fa (giovedì) a Praia da Luz, sulla costa meridionale portoghese, paradiso dei turisti ora trasformatosi nell'inferno della famiglia McCann.

Una sera, di ritorno dall'aver cenato a meno di un centinaio di metri dal loro alloggio vacanziero con alcuni amici, Kate e George McCann (entrambi medici, provenienti da Leicester) avevano trovato una finestra forzata: la bambina, rimasta sola con i due fratellini gemelli, non c'era più. Secondo alcuni esperti non sarebbe stata la prima volta che la coppia inglese lasciava soli i figli all'interno del villaggio "Ocean Blue" frequentato da turisti inglesi e irlandesi, e questo potrebbe aver spinto qualcuno a entrare in casa e rapire la piccola.

Nessun riscatto è stato chiesto. La stampa portoghese accusa una rete di pedofili inglesi di aver rapito Madeleine.

 La madre ha lanciato un appello attraverso le tv portoghesi e britanniche chiedendo al presunto rapitore di ridarle la figlia e di "non farle del male". Ieri anche Cristiano Ronaldo, calciatore portoghese in forza al Manchester United, ha rivolto un appello per trovare la bambina. "Per favore, se qualcuno ha delle informazioni parli. È importante per tutti noi" ha detto in inglese e portoghese l'attaccante lusitano davanti alle telecamere dell'emittente della sua squadra.

Il quotidiano Publico di Lisbona ha citato anonime fonti della polizia secondo cui sia gli inquirenti portoghesi che quelli di Londra, sopraggiunti per aiutare nelle indagini, stanno seguendo la pista di una rete di pedofili britannici con ramificazioni internazionali. Publico ha scritto che l'identikit mostrerebbe un individuo di pelle scura, capelli neri pettinati all'indietro, di statura media e fra i 35 e 40 anni, che la settimana precedente era stato visto fotografare bambini a Sagres, un porto nella zona dove è scomparsa Madeleine. Un altro giornale, il Correio da Manha, propone la stessa ipotesi precisando che Madeleine potrebbe essere stata rapita "per incarico" di una rete di pedofili.

Le ricerche continuano. Sono oltre 200 gli agenti di polizia, più vigili del fuoco, uomini del servizio di emergenza e della guardia costiera, e inoltre alcune decine di volontari civili, impegnati nelle battute, con l'appoggio di cani ed elicotteri, in un raggio di più di 15 chilometri da Praia da Luz.



15/08/2008 -Ancora strage di turisti in un paradiso a pagamento


Dopo le tre italiane morte in un incidente stradale in Tunisia, è di nuovo tragedia in un'"oasi per turisti". Nella Repubblica Dominicana, uno scontro tra due autobus ha provocato la morte di 20 persone, di cui 6 italiani; 3 altri nostri connazionali sono gravemente feriti.

 L'incidente è avvenuto nei pressi della città La Romana, circa 130 chilometri dalla capitale Santo Domingo. Altre fonti del posto riferiscono di 23 morti, tra cui 9 italiani. Il Ministero degli Esteri italiano ha riferito di essersi attivato inviando sul posto personale dell’ambasciata.



12/02/2009 - Incidenti stradali in Australia e Perù: muoiono sei italiani

Tre turisti italiani sono morti tra le fiamme in un incidente stradale avvenuto in Australia, mentre altri tre connazionali sono rimasti vittime, in Perù, di un incidente che ha provocato la morte di 21 persone e il ferimento di altre 79.
 

Australia: nell'incidente avvenuto intorno alle 15, ore locali, a 55 chilometri a sud della cittadina di Mackay (presso Brisbane), sono deceduti: Lorenzo Ferrarini, 28 anni, di Reggio Emilia; Tatiana Corsari, 23 anni, e Stefania Capussela, di 24, entrambe residenti a Udine.
E' rimasta gravemente ferita Carlotta Bettini, ricoverata nell'ospedale di Mackay. La 26enne abita a Reggio Emilia ma è originaria di Rovereto.

Nel sud del Perù, scontro frontale tra un camion e due autobus lungo una strada che collega le città di Arequipa, Cuzco e Puno. Tra i 21 morti ci sono le sorelle altoatesine Barbara ed Esther Baumgartner (di 20 e di 22 anni), ed Helmuth Fink (29 anni). 



Branco di cani-killer aggredisce turista tedesca

17/03/2009 -Una torma di cani randagi ha assalito una turista tedesca di 24 anni sul lungomare di Scicli, in provincia di Ragusa. Gravemente ferita per i morsi al volto, alle braccia e alle gambe, la malcapitata ragazza è stata trasportata d'urgenza con un elicottero all'ospedale di Catania.

E' stato un gruppo di abitanti della zona a mettere in fuga le bestie. "Altrimenti l'avrebbero sbranata" ha dichiarato un testimone. "Erano una dozzina, di taglia medio-piccola ma molto aggressivi".

 E si infittiscono le critiche all'amministrazione locale. Questi cani facevano parte dello stesso branco (circa cinquanta di numero) che domenica ha ucciso il piccolo Giuseppe Brafa di Modica, di soli dieci anni, dopo aver ferito un passante quarantenne e un altro bambino.

L'uomo che "custodiva" gli animali senza dar loro da mangiare è stato arrestato nella stessa giornata di domenica, ma ci si chiede come mai non tutti "i cani-killer di Scicli" siano stati ancora catturati o abbattuti.

La notizia ha già fatto il giro del mondo e sta gettando ennesime tetre ombre sulla Sicilia e sull'Italia intera, che già non godevano di buona fama.



Italiano in vacanza in Brasile ucciso con 4 revolverate
 

27/11/2010 - La polizia brasiliana sta indagando sull'omicidio del turista bergamasco Roberto Puppo, assassinato mercoledì ad Alagoas. Il crimine ha acquisito una dimensione internazionale anche grazie alle sollecitazioni del consolato italiano: da qui l'intervento dei reparti investigativi speciali.

Quella di Puppo sembra essere stata una vera e propria esecuzione: secondo un funzionario di polizia della Questura di Maceio, il punto in cui è stato trovato il corpo - lungo la BR 424, nella città di Satuba, a 22 km dalla capitale - conferma questa tesi. "Non credo" dice il poliziotto, "che l'indagine dovrebbe seguire l'ipotesi del furto. La posizione del cadavere e il luogo fuori mano dimostrano che è stato giustiziato".

Roberto Puppo è stato ucciso con quattro colpi di pistola. I proiettili hanno colpito il mento, il braccio e il torace. Il bergamasco, secondo le indagini, sarebbe dovuto partire per il rientro in Italia ieri, venerdì 26 novembre.

mercoledì, gennaio 05, 2011

William Boyd: 'Una tempesta qualunque'

Con il romanzo di spionaggio Inquietitudine ("Restless") Boyd aveva già dimostrato di poter concorrere con gli autori "di genere", intavolandoci una storia piena di suspence. Ora ci presenta un thriller londinese d'alta classe. Il titolo: Una tempesta qualunque .


"Alta classe" nel senso del livello qualitativo dell'opera, e non l'ambiente sociale in cui si svolge la vicenda! Semmai è proprio il contrario: in Una tempesta qualunque William Boyd scava ancor più negli esatti antipodi del "bel mondo" inglese, una realtà spesso ignorata dai più. L'autore ci conduce addirittura nelle cloache della società britannica - più specificatamente, nei bassifondi della metropoli londinese -, palcoscenico di affari sporchi e della violenza - inevitabilmente gratuita - di esistenze al limite della stessa dimensione umana.
Durante la lettura, mi sono sorpreso a fare paragoni con alcuni libri di Martin Amis e anche dell'americano Paul Auster; soprattutto mentre divoravo le pagine dove vengono illustrati gli aspetti più miseri della nostra "civiltà".

Tutto parte da una situazione "classica", una situazione già riscontrata in molti altri libri e in centinaia - se non migliaia - di film: un uomo è testimone di un omicidio e, poiché tutti gli indizi lo indicano come il colpevole, invece di recarsi dalla polizia lui scappa e si nasconde. Ma Boyd non sarebbe Boyd se non offrisse ai suoi lettori personaggi che sembrano ritagliati dalla vita (e probabilmente lo sono) e "colpi di coda" stupefacenti. Adam Kindred - questo il nome del protagonista - viene ricercato non solo dalle forze dell'ordine, ma anche dal vero assassino, che gli sta alle calcagna. Come se non bastasse, Adam non ha alcun rifugio, essendo nuovo in città, e così deve cercare di sopravvivere nelle fogne di Londra. L'ex accademico (è esperto in meteorologia) lo ignora bellamente, ma, nel momento in cui si è trovato per disgrazia nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, ha messo senza volerlo il bastone tra le ruote a una multinazionale farmaceutica...


Una tempesta qualunque è pieno di intrighi e colpi di scena, getta frecciate alle "big corporations" ed è dunque un giallo impegnato, pur se scritto con mano lieve. Mister Boyd ha colpito ancora!




Un sito in italiano dedicato a William Boyd: qui





domenica, febbraio 17, 2008

Casi di suicidio in Galles

E' successo di nuovo. Stavolta a togliersi la vita sono stati due cugini di Bridgend: il 15enne Nathaniel e la 20enne Kelly. Nathaniel è spirato in seguito alle gravi ferite che si era indotto, Kelly si è impiccata in casa dopo avergli fatto visita in ospedale.

Proseguono i misteriosi casi di suicidio nel sud del Galles. Dal 2004 se ne registrano sedici; tutti i soggetti erano sotto i 27 anni. Una delle possibili cause sarebbe stata individuata in un "patto mortale" stipulato tra i ragazzi sul sito Internet "Bebo", anche se la polizia non ne ha ancora le prove.

Il clamore è enorme. Cerca però di ridimensionarlo Carwyn Jones, deputata parlamentare di Bridgend. La Jones tiene a puntualizzare che ogni cosa si svolge "secondo la norma": nella regione, infatti, fin da sempre avvengono in media venti suicidi all'anno, ovvero il 35% in più che nel resto della Gran Bretagna.

Solo nell'ultimo anno sono almeno sette i giovani che si sono tolti la vita nella zona di Bridgend. Molti di loro si sono impiccati apparentemente dopo aver trascorso alcune ore a "chattare" su Internet.
Molti dei suicidi avevano pubblicato i loro profili sul sito di incontri "Bebo". Dopo la loro morte, altri ragazzi hanno creato pagine sul web per rendere loro omaggio e ricordarli.

Anche la 17enne Natasha Randall, studentessa del primo anno al college di Bridgend, prima di suicidarsi lo scorso 23 gennaio aveva pubblicato messaggi dedicati a varie persone che si erano tolte la vita. Uno era rivolto a Liam Clarke, 20enne trovato cadavere in un parco di Bridgend il 27 dicembre 2007. Quest'ultimo era amico di un'altra vittima, il coetaneo Thomas Davies, che si era tolto la vita soltanto due giorni dopo il funerale di un ennesimo ragazzo suicida, il 19enne David Dilling.
Si sospetta che ci siano collegamenti anche con le morti di Dale Crole (18 anni) nella vicina Porthcawl e di Zachary Barnes (17) di Bridgend. Nei primi giorni del 2008, sempre a Bridgend, il 27enne Gareth Morgan era stato trovato morto nella sua camera...

lunedì, marzo 19, 2007

Arrestato in Brasile uno dei migliori giallisti del mondo

Cesare Battisti, 52enne autore di libri noir in lingua francese (Dernières cartouches; Habits d'ombre; Le cargo sentimentale...), è stato arrestato domenica a Rio de Janeiro mentre la giovane intermediaria di un'associazione nata allo scopo di sostenerlo gli stava consegnando 9.000 euro.
Battisti, che era un qualsiasi militante dei PAC, Proletari Armati per il Comunismo, e non un leader come sostengono molti media (tra l'altro, volle fuoruscire dal gruppuscolo all'annuncio della morte di Aldo Moro), era stato inizialmente arrestato con l'accusa di partecipazione a banda armata. Evaso dal carcere di Frosinone nel 1981, era ricercato dalla giustizia italiana. La condanna all'ergastolo nei suoi confronti fu emessa (in contumacia) nel 1993 dopo che il pentito Pietro Mutti, in cambio della clemenza, lo aveva accusato di ben quattro omicidi compiuti tra il 1978 e il 1979. Per quegli omicidi, a suo tempo rivendicati dai PAC, mancano le prove.
Nell'autobiografia del 2006 Ma cavale ("La mia fuga"), l'ex appartenente all'estrema sinistra scrive di non aver mai ucciso nessuno in vita sua, anche se ammette che girava armato.
Dopo una lunga permanenza in Messico, e più precisamente a Puerto Escondido (il personaggio interpretato da Claudio Bisio nel celebre film di Gabriele Salvatores è ispirato proprio a lui), Battisti aveva cercato e trovato rifugio in Francia, paese che, sotto Mitterand, accordava asilo e protezione agli ex attivisti italiani che avevano rotto con la violenza. Senonché, nel 2004 la giustizia transalpina (ora il Presidente era Chirac) decise di estradarlo, e Battisti tornò a darsi alla clandestinità.
Lo hanno acciuffato sulla spiaggia di Copacabana. A fare da esca involontaria è stata Lucie Genevieve Oles, una giovane arrivata sabato a Rio con il volo da Parigi. L'Interpol parigina e quella di Roma avevano fornito ai brasiliani l'informazione sulla ragazza da pedinare. Domenica, ovvero il giorno dopo il suo arrivo, Lucie si è fatta portare da un tassì fino all'Avenida Atlantica, che costeggia la famosa spiaggia. Dopo qualche minuto le è andato incontro un uomo: si trattava di Cesare Battisti. Tutto molto facile per i poliziotti carioca, che sono entrati in azione alla presenza di un paio di colleghi francesi.
Alcune versioni sostengono che l'arresto sia avvenuto dentro un albergo della stessa Copacabana.
In ogni caso, si sottolinea che "l'ex terrorista non ha opposto resistenza".

giovedì, maggio 11, 2006

Per Cat - Cap. VI


"Pronto? Parlo con...?"
"Sì, sono io."
"Qui Lisa."
"Ehi, ciao! Che sorpresa!"
"Ciao!" (Risata da fumatrice.)
Lisa Stanhalder è austriaca. Fa la portiera-segretaria di una fabbrica di computer. L'ho conosciuta durante una delle mie "uscite" da interinale. Sapevo bene che si era un po' infatuata di me, ma non credevo che mi avrebbe cercato.
"Mi chiedevo... vogliamo vederci? Sai, sono stata in Italia... a Roma. E' stata una splendida vacanza. Vorrei parlartene. E magari puoi darmi una dritta per come meglio imparare la lingua..."
"Sì, certo. Chiaro."
"Ti ricordi che...?"
"Sì, ricordo."
Ricordo. Mi aveva raccontato di aver conosciuto un medico italiano e che avrebbe voluto andare a trovarlo, laggiù, nella caput mundi. Evidentemente, ha vissuto una bella avventura con lui.
"Allora..." riprende, "magari ci incontriamo davanti a un cappuccino..."
"Sarebbe grandioso, Lisa. Facciamo la prossima settimana?"
"La prossima?" (Con una punta di delusione.)
"Sai, il lavoro..."
Già. Il lavoro. In ogni media, i socialsofisti si sbizzarriscono a discutere del "nuovo corso". Molti di loro sono mestieranti della politica, e perciò ne parlano con entusiasmo. Si sa: la politica è big bisney. Tutto e tutti sono manovrati dall'alto; dal capitale.
Finisco di montare la carabina, mentre ascolto il notiziario radio.
"Monaco di Baviera. Il Presidente dei Ministri bavarese Gustav Stibbitz ha proposto di innalzare l'età minima di pensionamento. 'Un uomo a 70 anni' ha dichiarato Stibbitz, 'è ancora in grado di espletare molte funzioni. Perché allora non farlo lavorare fino a 75?'..."
Spengo. Queste sono le notizie che mi fanno tremare le vene dei polsi. Un'ultima controllatina all'arma, un'occhiata all'orologio; ancora un'ora o due - il tempo che la notte maturi -, prima di uscire.

Perché uccido? Per rimandare il suicidio. E anche perché il mondo ha bisogno di giustizia. Il mondo... e Cat.
Chiudo gli occhi, stringo le labbra. Cat...
Finora ho fatto fuori solo alcuni freaks, ma il vero nemico è rappresentato dal potere economico, nei suoi vari aspetti di speculatori nell'edilizia, di fabbriche inquinanti, di complesso militare-industriale. E dai governi nazionali e locali che fanno le leggi su misura del potere economico o che, sempre per non disturbare i mammasantissima di banche e multinazionali, non fanno osservare quelle due o tre leggi favorevoli all'ambiente che bene o male sono riuscite a passare.
Ho eliminato un paio di manager della piccola industria, ma far fuori un politico - uno di tale rango, poi! - è ben più arduo.
Dove vivono costoro? E chi li protegge? L'esercito? O la BND, ovvero il servizio segreto?
Su Stibbitz ho raccolto qualche indirizzo, qualche informazione: poche tracce ricavate qua e là, soprattutto spulciando riviste e quotidiani. Spero che basteranno.
Mi avventuro nell'oscurità. Le luci dei lampioni, riflesse dal ghiaccio che incrosta strade, marciapiedi e facciate di case, assumono riflessi innaturalmente blu.
A un talkshow hanno di nuovo parlato di me: "il folle killer senza volto". Uno psichiatra della polizia ha addirittura ipotizzato che io nel frattempo possa essermi suicidato, o che potrei farlo presto.
C'è andato molto vicino. Mi sottovaluta, però.
D'accordo, è pretenzioso voler rimanere in vita in una società che ha già fatto karahiri, ma io ho una missione da portare avanti.
Cat...
Secondo alcuni studi, il calabrone non può volare perché la sua larghezza alare non è proporzionale alla sua grandezza corporea. Ma il calabrone non lo sa, perciò lui continua a volare.
Mancano molte ore all'alba: metà notte, secondo il mio orologio. E domani alle cinque di nuovo al lavoro...
La ditta interinale che mi ha preso sotto contratto (la Vampirs und Kameraden, Incorporated) mi sta succhiando il sangue. In questo mondo, ognuno ha la sua occupazione. Nelle posizioni dirigenziali ci sono quelli con la testa a punta e i capelli radi, e nei gironi infernali striscia tutto l'esercito di cosiddetti colletti blu: figuri tozzi, la fronte bassa e il cranio piatto. Persino i disoccupati sono in tante faccende affaccendati: devono correre di qua e di là, riempire formulari, presentare giustificazioni all'Arbeitsamt (l'"Ufficio del Lavoro": denominazione invero ironica)... vengono tenuti sempre sotto controllo, quasi fossero dei criminali.
Nessuno più in giro. Grünwald: un quartiere di lusso, con tanta vegetazione e videocamere dappertutto. Mi sistemo la calza sul volto. En passant, ripenso a Lisa. Gambe lunghe, capelli corti, curve perfette. E quell'accento austriaco, così sensuale...! Mi riprometto di contattarla lunedì stesso... se il lavoro-schiavitù non mi avrà stremato. Mi spiace dover fare cornuto il suo amico romano, ma se non ci penso io, ci penserà di certo qualcun altro.
Laggiù, Villa Stibbitz. Molte finestre accese. Ciò conferma quanto ho letto sul giornale: il signor Presidente dei Ministri dà un ricevimento privato. Sia benedetto il gossip!
Nessuna necessità di avvicinarmi troppo; sarebbe peraltro rischioso: davanti e dietro la cancellata, si aggirano le ombre dei gorilla di Gustav Stibbitz. Il viale è assai spazioso. Mi accoccolo dall'altra parte, all'ombra, e sfodero la carabina. Una XM29, acquisita grazie all'intermediazione di certi conoscenti est-europei. In pochi secondi monto il mirino agli infrarossi, poi il silenziatore. Inquadro un finestrone al pian terreno. Facce allegre e altre supponenti, cristalli, broccati, arazzi e Mirò, Beckmann e De Chirico alle pareti. Un carosello di spensieratezza, prosperità e boriosa altezzosità.
Tolgo la sicura, sfioro il grilletto. Non ho fretta. La mano è ferma, l'alito si congela in nuvolette tranquille. Quel bastardo con lo smoking prima o poi mi verrà sotto tiro...

sabato, ottobre 15, 2005

Per Cat - Cap. V

Domenica. Finalmente una giornata libera. L'ho trascorsa stravaccato senza far nulla, a parte sorbirmi volontariamente le fesserie in tivù: quelle voci e quelle facce artificiali mi aiutano a non pensare troppo spesso a Cat. Verso il tardo pomeriggio ho deciso di uscire per arieggiare i miei polmoni, ma è stato un errore. Percorrendo le scialbe vie del mio quartiere e quelle ricche del centro, ho incominciato a riflettere sul lavoro, sul denaro e sui giochi di potere, sui rapporti interpersonali, sulla mia vita e su quella degli altri.
Dovunque io sia andato a lavorare, ho incontrato robot antropomorfi. Camminando per strada, mi imbatto in anime trasportate dal vento in balia del nulla. E il peggio è che non c'è scampo da nessuna parte. In questo Paese o in un altro è lo stesso: siamo una massa amorfa di imbecilli rimbambiti da programmi televisivi assurdi e spot pubblicitari.
Finalmente rientrato, mi sono preparato per mettere a segno uno dei colpi del "misterioso killer psicopatico", come mi definiscono i giornali.
Io ho una morale? Forse non più. Ma ho almeno uno scopo nella vita: vendicare la scomparsa del mio amore.
Cat...
Non sono stati dei teppistelli ad ucciderti, non è stato il gesto insensato di un automa dall'involucro umano. E' stata una società in coma irreversibile. Guardali: hanno occhi vividi, e molti vestono pure bene. Si muovono, parlano, vantano affari amorosi e coltivano passatempi vari. Queste persone sono al servizio della Grande Macchina e dei suoi pescecani; fanno parte dell'entourage di sgualdrine e sfruttatori. Sono i tuoi assassini.
Si diventa così per mancanza di sogni, ideali... forse illusioni. Loro sono quelli che già a scuola ti rovinavano la giornata. Soffrono e fanno soffrire. Eliminandoli, rendo un favore anche a loro.
Certo, sono un illuso: sono in troppi, è come combattere contro i mulini a vento. Ma io, se non altro, alla mia illusione so dare un corpo.
Il mio obiettivo stanotte è nuovamente uno di questi tormentatori tormentati. Si tratta di un politico locale. Sui trentacinque anni, l'aspetto di manager, gira in una decappottabile sportiva, è ancora scapolo, sniffa coca, imbarca spesso delle tredici-quattordicenni dell'Est Europa.
Lui ha ucciso Cat.
Tanto per cambiare, userò il coltello, non la scacciacani.
Mi apposto tra i cespugli fuori della sua villa e attendo il suo ritorno. Le due, le tre... Ecco infine i fari della sua auto. Sguscio fuori tra le ombre mentre lui parcheggia accanto al muro, presso l'ingresso. Avanzo come un felino. Molte sensazioni, molti odori; ma l'occhio non sfugge al controllo della mente. Questa mente che si difende dal dolore e dal disordine fingendosi a tratti mefistofelica.
Vedo che barcolla leggermente mentre si avvicina alla porta. Lo becco che ha ancora un piede sulla soglia e il mazzo di chiavi in mano. Volge di scatto la sua testa rasata. Ha le palle degli occhi infiammate, grosse, come sfaccettate. Un moscone.
La propria casa è un bel posto per essere assassinati. Lo spingo dentro. Lui impreca, grida; perciò lo metto a zittire maciullandogli la bocca con pochi ma ben assestati colpi di lama. Poi, pian piano, completo l'opera. Dura quasi fino all'alba.

Io ho una morale? Chiaro che sì.
Solco con passo lento le strade solitarie guardandomi ogni tanto alle spalle. La luna sta ancora là in alto. E' appannata, non offre un bello spettacolo. Un leggero soffio di vento crea agli incroci maelstrom di rifiuti assortiti. Una merda di cane o d'uomo decora la scalinata di un edificio pubblico. Defecatio matutina bona tamquam medicina.
Tra un po' dovrò andare al lavoro, ma l'idea non mi disturba più di tanto. Quest'oggi eseguirò le mie mansioni di schiavo senza protestare.

sabato, settembre 03, 2005

Per Cat - Cap. IV

Un martellio nella notte. Ci metto un po' prima di capire che non è dentro la mia testa. Qualcuno ha urlato, ma probabilmente sono stato io. E' sabato, rammento d'un tratto: giorno di lavoro per me.
"Lavoro", sì. Raramente, quando si parla di un serial killer, i media si occupano del suo hintergrund quotidiano. Certo, i "profiler" della polizia cercano di comprendere che genere di vita possa svolgere ("... sicuramente sulla mezza età, tipo dai modi gentili, va d'accordo con i vicini..." oppure: "... è ancora giovane, frequenta l'università, probabilmente uno studente fuori corso originario di una cittadina di provincia..."), ma in generale giornali e tivù si limitano a chiamarlo "pazzo assassino", senza indagare oltre.

Mi giro verso la sveglia: ancora dieci minuti perché la suoneria si scateni. La disinnesco e appoggio i piedi sul pavimento freddo.
Sono un lavoratore precario, uno di quelli che vengono ingaggiati dalle agenzie interinali e mandati qua e là a svolgere le incombenze più umili, di solito al posto di un operaio che ha le ferie o ha preso un giorno di libertà.
Si tratta di lavori strani: in fucine infernali, in afosi magazzini, in gelide cantine... lavare piatti, strofinare pavimenti, "stracciare" scatole di cartone, spalare merda... Sono quelle che io chiamo "le ore del miasma".
E' così che riesco a finanziarmi vitto e alloggio, sia pure a malapena. Sono ore di sfacelo spirituale, di mordersi le labbra a sangue nell'incassare offese a viso aperto e più o meno celati risolini di scherno da parte di chi il lavoro ce l'ha e se lo tiene ben stretto.

Cara Cat, lo so che non vorresti sapermi giù, ma, oltre alla tua inaudita scomparsa, è questa mia situazione ad aver fatto di me un assassino. Sono tempi veramente duri. Avevo sempre temuto che prima o poi io potessi finire in questo modo, schiavo di un sistema profittatore, ma fino ad adesso la parte ottimista di me aveva sempre avuto la meglio sull'altra, ovvero quella della nausea, del... miasma. Sono caduto (insieme a tantissimi altri, lo so, lo so) in un vortice profondo. Purtroppo non vedo prospettive a breve termine per uscirne. Ormai questa storia va avanti da qualche anno - un altro si sarebbe sicuramente impiccato o avrebbe fatto una carneficina in pieno giorno - e credo che solo un miracolo potrebbe salvarmi (forse la mia laurea in Filosofia?), ma io ai miracoli non credo, quindi...

Questo non vuole essere un piagnisteo, è solo uno sfogo, il solito sfogo davanti allo specchio, mentre raschio via la barba dalla mia tragica maschera. Non può aiutarmi nessuno, nemmeno il tuo fantasma gentile; forse solo io. Ma non so come...
Ora devo scendere in strada e recarmi all'angolo in cui un camioncino caricherà me e altri disgraziati come me per condurci nelle varie galere di follia. Tu non ti preoccupare per mie eventuali lacrime: suggeriscimi solo, mano a mano, chi devo far fuori, ed io eseguirò.

giovedì, giugno 30, 2005

Per Cat - Cap. II

Sono arrivato alla notte per miracolo, completamente sturbato dai tanti lavori in corso e dalle tonnellate di decibel che riversate su di me. Mi avete "cotto" a puntino: ora sono pronto ad agire.
No, non è pipistrellino il mantello che indosso - piuttosto un trenchcoat à la Tenente Colombo. I vostri quartieri del centro sono esempi di tracotanza salvatisi dalle bombe dell'ultima guerra; vi avete installato delle telecamere, ma io sono l'ombra del mio corpo: non riuscirete mai ad identificarmi.
E' salda la porta del primo piano di questo stabilimento stile rococò. Non leggo neppure il nome sulla targhetta; busso direttamente.
Una colf di pelle bruna, non più giovane. La sposto di lato senza tanti complimenti e, mentre lei grida in segno di protesta, entro a grandi passi. Un corridoio che non finisce più, poi un grande salone.
Eccoli: padre, madre, tre figli di cui due in età adolescenziale; al tavolo per la cena, con la tivù accesa. Ignoro la colf alle mie spalle e tiro fuori la Luger.
Domani i giornali scriveranno: "Ha salvato soltanto la donna di servizio e la bambina di tre anni. Perché?"
Ricordatevi, ricordatevi tutti di Cat.

sabato, giugno 11, 2005

Per Cat - Cap. I

L'umanità non fa schifo; è solo stupida.
Cat giace sulla strada, il volto insanguinato, l'addome squarciato. Era bellissima; ora è solo un cadavere freddo.
"Kathleen Weise" osserva uno dei piedipiatti, tenendomi sotto il naso il documento d'identità con la foto di una ragazza di circa trent'anni. "La conosceva?"
Avrei voglia di strangolarlo, ma riesco solo a inghiottire le lacrime e ad annuire cupamente. Sa che era la mia compagna. Gliel'ho già detto un paio di volte.
Sospiro e rivolgo lo sguardo da tutte le parti, tranne su quel determinato punto sull'asfalto.
Cat, Cat, Cat... perché? perché? perché?
Mi portano in uno dei loro uffici di merda, dove mi rivolgono alcune domande. Io racconto la nostra storia, ma è troppo sdolcinata per i loro gusti. "Non le è stato rubato nulla, apparentemente. E' stato sicuramente qualche teppista, o meglio qualche folle. Sarà difficile scoprirlo. Di folli, come lei sa, ne circolano fin troppi..."
"Dovete acciuffarlo!"
"Sì, sì... Si calmi ora, va bene?"
Mi rilasciano senza neppure salutarmi.
Ritorno a vagare per le strade di questo mondo che è il mio e che voi inquinate. Guardo tutte queste facce che non assomigliano per niente alla mia, questi corpi ripugnanti, queste vostre macchine rumorose. No, non fate schifo; siete solo stupidi. Odio i vostri silenzi e le vostre risate, odio il vostro aspetto, le esalazioni che emanate, i vostri arnesi, mezzi, strumenti, le vostre goffe invenzioni. Siete il popolo delle tenebre che ha conquistato la luce, sottomettendola ai suoi indicibili capricci e spingendo me a dover vivere di nascosto.
Abbiamo perfino l'andatura diversa. La nostra è quella dei gatti, la vostra... beh... mi è troppo ripugnante descriverla. Camminate come vivete. Vivete come parlate. Chiamate "incidente" quel che è un accidente, affibbiate etichette, rigirate le parole nella nostra bocca, stravolgete i nostri ragionamenti... Ovvio che non avete colpe: la vostra stupidità è ereditata. Ma no, non riesco tuttavia a perdonarvi. Sono proprio gli stupidi a fare più male. Aspetterò finché non sarà calato il silenzio per potervi cancellare.