In questo film di Elio Petri su sceneggiatura scritta insieme a Ugo Pirro, Gian Maria Volontè interpreta Ludovico "Lulù" Massa, operaio metalmeccanico orgoglioso del macchinario a cui è stato assegnato e dei frenetici ritmi di produzione che riesce a raggiungere e a cui i suoi compagni sono costretti ad adeguarsi. Lulù è ovviamente encomiato dal padrone mentre i colleghi gli sputano addosso schiume di rabbia; e la sua vita privata, resa più aspra dall'ulcera che lo tormenta, è un esempio di vacuità consumistica nonché umana, inclusi gli incontri con l'amante, che da lui desidera principalmente una pelliccia di visone. Alle agitazioni operaie Lulù non partecipa... finché, a causa di un incidente sul lavoro, non perde un dito. Sconvolto dalla mutilazione, inizia a cercare conferme fuori e dentro la fabbrica, schierandosi con un gruppo extraparlamentare (anziché con il meno oltranzista movimento sindacale). Dopo alcuni tafferugli con la polizia, viene licenziato. Un brutto colpo per un animale di produzione e ultracottomista come lui, soprattutto perché grazie alle otto ore quotidiane nella catena di montaggio era riuscito finora a mantenere due famiglie (strepitosa come al solito Mariangela Melato). In un parossismo di paranoia sociale, si rivede l'ormai folle stakanovista ritornare alla sua amata macchina grazie all'intervento dei sindacati, da lui prima snobbati.
Emblematica la scena finale, quella in cui gli operai parlano fra rumori assordanti, travisando ogni parola e rallegrandosi senza motivo mentre partecipano al sogno "paradisiaco" del confortato Lulù Massa: il manicomio di una fabbrica è l'unica dimensione per i tipi come lui.
La classe operaia va in paradiso è una fotografia perfetta non solo del passato recente d'Italia, ma anche del caos nelle attuali prigioni del lavoro. Ai suoi tempi suscitò molte polemiche negli ambienti della Sinistra perché si tendeva a mitizzare la figura dell'operaio e a sottacere le discordanze tra le varie forze impegnate nella lotta di classe. Questa e altre opere (Omicron di Ugo Gregoretti, film di "fantascienza" del 1963 con Renato Salvatori) contribuirono a gettare una luce di verità sulla natura nevrotica della classe lavoratrice, sulla bassezza, sulla falsità (anche politica e ideologica) e sulla stupidità dei sisifi dell'industria, produttori a stipendio ridottissimo di inquinanti iniquità.
Bella la colonna sonora di Ennio Morricone.
La classe operaia va in paradiso
Regia: Elio Petri
Interpreti: Gian Maria Volonté, Mariangela Melato, Flavio Bucci, Luigi Diberti, Salvo Randone, Gino Pernice, Donato Castellaneta, Ezio Marano, Carla Mancini, Renata Zamengo, Guerrino Crivello.
Italia, 1972. 125 minuti.
- Palma d’Oro al Festival di Cannes 1972 ex aequo con Il caso Mattei, altra pellicola interpretata da Volontè.
- David di Donatello 1972 per il miglior film.