sabato, maggio 28, 2011

Domani un racconto di Camilleri su la «Domenica»


«Sintì lo sguillo del tilefono e satò fora dal letto per annare ad arrisponniri. Era Catarella.
"Addimanno compressioni e pirdonanza per l'orata matinevoli, ma un frutto ci fu".
"Avvirtisti a Fazio?".
"In loco è, ma tilefonò ora ora dicenno che se ci va macari vossia è meglio".
Montalbano santiò...».


Ecco l'incipit del racconto che Andrea Camilleri ha scritto appositamente per la Domenica del Sole 24 Ore, domani in edicola.
Non avete capito niente?
Neanch'io, e sono siciliano!
Evidentemente però agli italiani piace questo slang, o dialetto che dir si voglia (non si parla in tutta la Sicilia, ma principalmente nell'Agrigentino...), giacché il simpatico quanto vetusto scrittore (macari communista fu!) conduce ormai da anni la classifica dei best- e dei longsellers.

Sarvaturi Camilleri: nu scritturi sicilianu di l'ùrtimu sèculu... e du novu!
Tremendo. Impariamo l'italiano per prima cosa, va'.



 

sabato, maggio 21, 2011

Il siciliano nelle scuole trinacre

Ormai siamo al puro delirio

Considerazioni di un italianista militante


Secondo i miei ricordi e secondo mie esperienze recenti, la scuola dell'Isola è già troppo pregna di siciliano e sicilianismi; persino tra di loro gli insegnanti parlano in vernacolo... Tutto e tutti tradiscono uno sviscerato e pericoloso attaccamento al dialetto e ai luoghi atavici: e ciò ancora nel Terzo Millennio!
Già da bambino individuai in questa scarsa voglia di apertura cultural-linguistica, in questo monomaniacale guardarsi l'ombelico, i gravi mali che affliggono la società trinacra; in primis, la mafia, e dunque il Trionfo degli Imbecilli (con tutta la violenza e le ingiustizie che ne conseguono).

Noi abbiamo un tesoro prezioso e inesauribile: la lingua italiana. Con "noi" intendo "noi siciliani", ma non solo. Abbiamo questo stupendo dono della Storia che accomuna tutte le regioni dalle Alpi in giù: quindi, se proprio vogliamo regalare ai nostri figli un idioma, che sia quello nazionale! Tanto, i ragionalismi e le febbri di campanilismo affioreranno sempre (purtroppo) nelle più banali parentesi di quotidianità.
Stuoli di poeti e scrittori hanno contribuito per foggiare una delle più belle e suggestive lingue al mondo: approfittiamone! Non abbiamo che da attingere a piene mani da tale mucchio d'oro dolce.

La politica sembra essere uscita completamente fuori di testa. La legge appena varata dall'Assemblea Regionale sembrerebbe un diretto suggerimento di pupari iniqui, dei soliti manovratori occulti. Qui si vuole ancora proteggere "l'onore della famiglia" e salvaguardare le "cose nostre" mentre la realtà sociale va a scatafascio - per tacere dell'ecoambiente ormai rovinato. Se è questo il risultato di ère di "governo" di cosche mafiose, conviene affidarsi a... ben altri Santi.
Anche per ciò, concordo con Vincenzo Consolo:
"Ormai siamo alla stupidità. Una bella regressione sulla scia dei lumbard. Che senso hanno i regionalismi e i localismi in un quadro politico e sociale già abbastanza sfilacciato? Abbiamo una grande lingua, l'italiano, che tra l'altro è nata in Sicilia: perché avvizzirci sui dialetti? Io sono per la lingua italiana, quella che ci hanno insegnato i nostri grandi scrittori, e tutto ciò che tende a sminuirla mi preoccupa".

Da parte mia, propongo agli amici siciliani addirittura di elevare l'italiano a un'ideale arma contro la volgarità e i mafiosismi, facendo del lessico nazionale una sorta di shibolet, ovvero di marchio di riconoscimento; un metodo portentoso per sciogliere le incrostazioni calcaree che bloccano la nostra bella isola impedendole di spiegare le vele.

Certo però che per iniziare veramente a diffondere l'italiano nelle scuole (ma anche l'inglese! L'inglese è importantissimo; dovrebbe essere la nostra seconda lingua...) avremmo bisogno di insegnanti capaci; insegnanti aperti, con alle spalle esperienze di viaggi e soggiorni al Nord e magari anche all'estero, tanto da aver sviluppato una coscienza civile e politica. Ed è qui - mi suggeriscono i miei tremuli ricordi -, è in questa carenza, nei posti-chiave, di anime e spiriti o, se volete, di intelletti, che risiede l'autentico cruccio della Sicilia.



Leggete anche l'articolo apparso su Repubblica: "Il siciliano si studierà a scuola -
Ma gli scrittori bocciano la legge"



domenica, maggio 15, 2011

Il secondo posto di Raphael Gualazzi all'Eurovision


E’ appena finito l’Eurovision Song Contest 2011 (Eurofestival) e il nostro Gualazzi ha fatto registrare un entusiasmante secondo posto. Tanto più entusiasmante se si pensa che l’Italia è in fondo isolata (in questa competizione canora, i Paesi dell’Est si votano tra di loro, la Germania dà i voti all’Austria, il Belgio alla Francia, la Danimarca alla Norvegia, Cipro alla Grecia, ecc.). Ma entusiasmante lo è, il piazzamento d'onore del pianista-cantante di Urbino, anche perché le canzoni jazzate non hanno mai avuto successo in questa passarella continentale dedicata fondamentalmente a prodotti poppeggianti.


L’Aserbadjan è risultata la nazione vincitrice con un duo di cantanti-ballerini nello stile “attuale” e arcirisaputo (ovvero Britney Spears / Shakira e dintorni), con numeri di danza che accompagnano il motivetto e così via. Il duo è stato “pushed” verso il successo dall’industria del petrolio aserbadjana, che ha investito non poco nel progetto. Ad esempio, per la canzone ci si è rivolti (come negli anni precedenti) a compositori scandinavi. Lo scopo di tanti sforzi? Quello di ripulire l’immagine del Paese; di presentarsi agli occhi del mondo come una nazione moderna, una nazione "normale". E il duo euro-asiatico è riuscito in effetti ad accaparrarsi il primo posto; incredibilmente. Dico "incredibilmente" perché di numeri simili a "Running Scared", e persino migliori, quest'anno ce n'erano a bizzeffe.



Ell & Nikki (Aserbadjan)

Comunque sia! Un secondo posto per noi in quel di Düsseldorf è un po' come la replica di Germania-Italia 3-4...


Noi (noi italiani) abbiamo ricevuto 12 punti da San Marino (cosa scontata!), 12 dall'Albania (guai a chi d'ora in poi parla male degli albanesi!) e 12 addirittura dalla Lettonia, che non si può certo definire una nostra vicina di casa!



La canzone di Raphael e del suo gruppo è piaciuta alla totalità o quasi dei telespettatori, rappresentando qualcosa di nuovo, di "culturale", nella parata di "asses and tits" che riempie ormai il palcoscenico della cosiddetta musica di consumo europea. (Tutti gli artisti, dal Portogallo a Israele, dalla Finlandia alla Turchia, scopiazzano gli idoli americani in voga.)
"Madness of Love" / "Follia d'amore", che ricorda il sound di Paolo Conte, è sembrato un messaggio proveniente da Marte... o da una parte del Pianeta Terra della cui esistenza molti si erano scordati; è praticamente un pezzo del soundtrack di case, villaggi e quartieri miracolosamente salvatisi dalle bombe appiattenti e uniformanti della famigerata "globalizzazione".



Raphael Gualazzi è veramente in gamba. E a chi non basta questa sua performance all'Eurovision per rendersene conto, consiglio di guardare il video completo di un suo concerto al Blue Note di Milano, video presente per intero su YouTube. E' stupefacente!!!


Viva il jazz! Viva la musica vera!