sabato, settembre 27, 2008

Klaus Kinski

Quando abitavo a Baldham, alla periferia orientale di Monaco di Baviera, ero solito passare davanti alla villa di Nastassja Klinski: Lei era giovane come me, ma già famosa. Tuttavia la sua celebrità era dovuta più al suo carettere ribelle che alla sua bravura di attrice. Dunque, almeno in questo era tutta suo padre. A me piaceva molto, sia perché sexy, sia perché aveva scelto di essere diva, sì, ma diva a modo suo.
La villa di Baldham era uno dei suoi tre-quattro rifugi sparsi nel mondo. Niente male per una ragazza di poco più di ventitré anni (ma sulla sua data di nascita le fonti sono contraddittorie...).


Un giorno udii alcune voci che provenivano da oltre il muro di recensione e mi arrischiai a gettare uno sguardo appoggiandomi al cancello. Nastassja prendeva il sole su una sedia a sdraio, in costume da bagno. Un'altra donna presente nel suo giardino vedendomi la avvertì: "Ein Gaffer!" ("Uno spione!) e aggiunse: "Sarà un paparazzo?".

 Non erano pochi i reporter scandalistici che ronzavano intorno all'attrice. Nastassja era appena reduce da un ennesimo "fattaccio": aveva dovuto scontare qualche giorno di detenzione nelle carceri tedesche per essersi ripetutamente servita di mezzi pubblici senza pagare il biglietto e per aver rifiutato di svolgere il servizio sociale presso un ospedale, pena riabilitativa a cui era stata condannata.
Nastassja Aglaja Kinski (così risultava all'anagrafe) sollevò la testa e, guardandomi da dietro gli occhiali da sole, disse: "Carino! Ma è ancora uno sbarbatello..."
Continuai per la mia strada sorridendo. In qualche modo era stato confermato un mio sospetto: e cioè che la ragazza non fosse del tutto groggy come sostenevano i media. Sapevo che prediligeva uomini anziani (aveva il complesso del padre) e a me era bastato un suo cenno e quelle parole per sentirmi felice. Di più del resto non osavo sperare, vista anche la mia posizione sociale (lavoravo in una pizzeria; scrivevo nottetempo, ma non avevo ancora pubblicato nulla: ero un piccolo emigrato italiano casualmente finito in una cittadina dove erano andati ad alloggiare numerosi protagonisti del jetset tedesco).


Cinematograficamente parlando, più che da Nastassja era affascinato dal genitore, Klaus (1926-1991). Mentre Nastassja era tra le attrici predilette da Wim Wenders (Falso movimento; Paris, Texas; Così lontano, così vicino), Kinski senior, l'"antidivo folle" per eccellenza, fu il pallino fisso di Werner Herzog.
 Klaus Nakschinski, in arte Kinski (era di origine polacca), ammirava talmente Dostoevskij, e in particolare L'Idiota, da aver battezzato la sua primogenita (della quale non si sarebbe mai occupato, come del resto avrebbe abbandonato al loro destino anche gli altri figli) con i nomi delle due donne amate dal principe Myškin: Nastassja e Aglaja.
Lui stesso avrebbe potuto benissimo essere un personaggio dostoevskiano. Depravato ma anche tenero, quasi infantile, mi sembra di rivederlo mentre, nel 1971, si atteggia a messia sul palco di un sovraffollato teatro berlinese, solo contro tutti, un Cristo sacrilego e profanatore, urlando blasfemità e aggredendo verbalmente chiunque gli capitasse a tiro.



Era il terrore e la delizia della stampa: non raramente le interviste terminavano con lui che insultava i giornalisti, bestemmiando e sputando. Nei talkshows si rifiutava di rispondere alle domande (tanto, erano sempre le stesse!) e rivolgeva pesanti apprezzamenti alle moderatrici.
  
 La sua giovinezza fu segnata dalla prigionia di guerra, da un soggiorno in manicomio e da una grave infezione alla gola in seguito a cui rischiò di morire. Si racconta che, per risparmiare i soldi dello specialista, Klaus si sarebbe estirpato l’infezione da solo, affondando nella gola la lama di un coltello. A 26 anni venne internato per tre giorni. Secondo gli psichiatri, quel giovanotto rappresentava "un pericolo pubblico". Nella sua cartella clinica (saltata fuori solo recentemente) si legge: "Diagnosi temporanea: schizofrenia. Conclusione definitiva: psicopatia". 
Durante quel periodo il giovane attore si innamorò perdutamente di una dottoressa che aveva il doppio dei suoi anni. Per poterla vedere, prese il vizio di entrare nella clinica senza permesso e di nascondersi dentro l'appartamento della donna, come un ladro o... un seviziatore. Gli psichiatri annotarono: "Secondo il suo racconto, i due si amano profondamente". Lei, invece, avrebbe provato solo un affetto materno per l'attore.


 Kinski, allora disoccupato, colto dalla disperazione e dalla gelosia tentò il suicidio assumendo tre fiale di morfina. Sopravvisse, ma poco tempo dopo ingurgitò una dozzina di compresse di sonnifero. Più di una volta si scagliò ferocemente contro la dottoressa, e fu tale gesto a farlo classificare come "pericolo pubblico". Tuttavia non si definì mai un pazzo, bensì un genio, e ciò ben prima di diventare una stella di prima grandezza della storia del cinema.
I medici della clinica berlinese Karl Bonhoeffer scrissero: "Dice di essere un attore ma non ha lavoro da più di un anno..."
 In effetti la sua carriera sarebbe decollata solo negli Anni Sessanta, acquisendo primi scampoli di popolarità interpretando figure di "tipi strani" nella serie tedesca di film basati sui mystery novels di Edgar Wallace. Recitò in oltre 130 pellicole (La guerra segreta, Per qualche dollaro in più, Dottor Zhivago, Se incontri Sartana prega per la tua morte, Sono Sartana, il vostro becchino... e non dimentichiamo che indossò i panni del "Doktor" Hugo Zuckerbrot in Buddy Buddy, spassosissima commedia con Walter Matthau e Jack Lemmon), rimanendo veramente indimenticabile però solo grazie ai ruoli assegnatigli da Werner Herzog: da Aguirre, furore di Dio (1974) a Cobra Verde (1987), attraverso Nosferatu (1978), Fitzcarraldo (1982) e un paio di altre opere cult del regista tedesco.

 


Sentimentalmente Kinski fu legato a tante donne, sposandosi quattro volte. (Nastassja nacque dal secondo matrimonio, quello con Ruth Brigitte Toecki.) Altrettante le separazioni, l’ultima nel 1989 dopo due anni al fianco dell’attrice italiana Deborah Caprioglio.
Il Paganini di Kinski, da lui stesso concepito e diretto (Herzog si rifiutò di girarlo), può essere inquadrato nella categoria "soft porn". E' pieno di belle donne che impazziscono alla sola vista del protagonista e si masturbano mentre pensano a lui... Un film confuso, inguardabile; ma si può dare ragione all'attore: in effetti, sono riconoscibili i parallelismi esistenti tra le sue più nere ossessioni e quelle di Paganini, "il violinista del diavolo".

Nella scandalosa autobiografia Ich bin so wild nach deinem Erdbeermund, colma di aberranti - e per certi versi esilaranti - scene pornografiche, Kinski scrisse: “Io sono il mio solo Dio, la mia sola giuria, il mio solo esecutore”.


Rimane impressa l’inquadratura finale del documentario di Herzog Kinski, il mio nemico più caro (Mein liebster Feind - Klaus Kinski; 1999): la farfalla tropicale che si posa sul volto di Klaus, rendendo meno tormentato il suo sorriso, che vorrebbe esprimere perfidia e arroganza ma tradisce la sua vera natura di bimbo sgomento e sofferente di solitudine.



venerdì, settembre 26, 2008

'Der Spiegel': la Calabria sperpera i fondi dell'UE

Da qualche anno, molti giornali e periodici tedeschi sono scaduti di qualità, rinunciando alle pagine culturali (esempio più eclatante: la Sueddeutsche Zeitung) a favore di articoli che ricalcano la formula ultrasperimentata dal famigerato - e vendutissimo - Bild: fare rumore, creare gossip, fornire bersagli alla xenofobia tutt'altro che latente dei tedeschi. 
E, quando manca la qualità e la "serietà" si permea di polemica sensazionalista, l'Italia diventa uno dei bersagli preferiti.
Negli ultimi tempi Der Spiegel ha attaccato più volte il nostro Paese. Anche nell'ultimo numero il settimanale di Amburgo  trova un motivo per colpirci, accusando la Calabria di utilizzare i fondi di sviluppo dell'UE in maniera illecita; ovvero per sponsorizzare la Nazionale.


 "La Calabria è piccola, povera, mafiosa e sponsor ufficiale della Nazionale di calcio. Per attirare i turisti, la Calabria offre milioni alle star del calcio italiano, il tutto finanziato con fondi dell'Unione Europea."


 Der Spiegel  fa i conti  e rivela che "1,8 milioni di euro sono assorbiti dalla sponsorizzazione triennale della Squadra Azzurra, a cui vanno aggiunti altri 500.000 euro per Gennaro Guttuso, rozzo centrocampista della Nazionale e del Milan, nominato testimonial di lusso. Altri 5 milioni di euro sono destinati alle inserzioni sui giornali e agli spot televisivi..."


"Le cifre esatte sono ancora poco chiare e le informazioni contrastanti" prosegue la celebre rivista, "chiaro è invece che la metà di queste somme proviene da Bruxelles, dal fondo per gli aiuti regionali, destinato in realtà a fornire migliori infrastrutture e incentivi economici alle zone arretrate e per creare posti di lavoro".


Il parlamentare europeo Beniamino Donnici dà ragione a Der Spiegel e spiega che i fondi destinati al miglioramento delle infrastrutture turistiche sono stati tagliati per destinarli alla sponsorizzazione calcistica. "È una cosa pazzesca, che meriterebbe di entrare nel Guinness dei primati" dichiara il parlamentare calabrese.


"Molte cose vanno nel senso sbagliato" conferma il parlamentare britannico Bill Newton-Dunn, che recentemente si è recato nell'Italia meridionale con una commissione di controllo del Bilancio dell'UE per effettuare ispezioni sul posto. Newton-Dunn invoca un "maggiore controllo" delle autorità di Bruxelles sul modo in cui vengono spesi i fondi per lo sviluppo elargiti dall'UE, mentre Der Spiegel rivela che il Commissario europeo per gli aiuti regionali, Danuta Huebner, ha dato tempo fino a lunedì all'amministrazione regionale calabrese per chiarire il modo in cui sono stati utilizzati i fondi.


Riguardo alle sponsorizzazioni della nostra Nazionale, il settimanale ricorda che in occasione della partita di Pistoia tra le nazionali olimpiche di Italia e Romania, sui pannelli ai bordi del campo erano comparsi gli slogan turistici della Regione Calabria con la scritta "La Calabria ti dà di più". Per Der Spiegel, la Calabria sarebbe "ospizio di mendicità dell'Italia del Sud"-
 Inoltre il settimanale definisce "un'idea poco felice" la campagna pubblicitaria realizzata da Oliviero Toscani, che aveva fotografato "gruppi di simpatici ragazzi calabresi", finita su molti giornali e spot televisivi per contestare l'equazione tra n'drangheta e calabresi. Nell'articolo, il settimanale esorta le autorità di Bruxelles a verificare "il senso e le conseguenze di questa campagna propagandistica, anch'essa finanziata con i milioni dell'Unione Europea".

mercoledì, settembre 24, 2008

'Sono l'Anticristo' e accoltella quattro persone

[Ma la notizia è riportata in almeno cinque diverse versioni]


Il sangue, la chiesa, l'esoterismo... A certuni, le invenzioni dei romanzieri horror danno davvero alla testa.


Luca C. (però alcune fonti lo chiamano Andrea L., altre Marco Luzi...), romano di 25 anni (secondo alcune fonti di 20), ha fatto quasi una strage nel quartiere capitolino di San Saba. Entrato in un locale adiacente alla chiesa di Santa Marcella (a 200 metri dall'abitazione in cui vive con la madre), ha ferito il prete e un parrocchiano. Sfortunatamente per lui, nel locale era presente anche un poliziotto... Questo almeno è quanto ha comunicato un'agenzia stampa. Secondo un paio di quotidiani, invece, il poliziotto entrerebbe in scena solo più tardi... Ma procediamo. 


L'agenzia stampa dice che sarebbe stato proprio il poliziotto a udire per primo la voce dello squilibrato che nel suo delirio diceva di essere l'Anticristo. Uno dei quotidiani scrive invece che a udire queste parole sarebbe stato "il sacrestano" (in realtà, un semplice frequentatore della parrocchia).  


Di sicuro esiste una testimone della "mattanza"; tale Ludmilla, giovane straniera che lavora nella stessa chiesa. "È entrato nel corridoio che si trova di fronte all'ufficio parrocchiale gridando 'datemi le chiavi della macchina', poi li ha aggrediti con un coltello" ha raccontato Ludmilla.


Bene. Allora, Luca C. (Andrea L.? Marco Luzi?) si è scagliato contro Don Canio, 68 anni, assalendolo con numerosi fendenti al volto e alla gola, e poi contro il 77enne parrocchiano (e non sacrestano!), ex prefetto (su ciò sono tutti concordi), che ha tentato di fermare l'aggressore. Ma la folle azione di Luca/Andrea/Marco è proseguita anche fuori, nei giardini di fronte alla chiesa, dove a essere ferita è stata una babysitter peruviana di 37 anni, a passeggio con una bambina. Quando ha visto il giovane con la maglia insanguinata dirigersi verso di lei, la babysitter ha dapprima tentato di scappare, poi si è accovacciata sulla piccola per difenderla, e Luca (o come altro si chiama) l'ha colpita alle scapole.


Il poliziotto (che secondo l'agenzia stampa è stato testimone del fattaccio perché presente negli uffici della parrocchia, secondo diversi quotidiani è invece entrato in azione dopo che la Mobile è stata allertata), insieme a un collega  ha trovato il C. (o il L.) in stato confusionale in via San Teodoro. E anche lui, il poliziotto, è stato accoltellato - all'addome - mentre disarmava lo squilibrato.


In tasca il giovane aveva tre biglietti con la scritta "questo è solo l'inizio... 666" e nel suo appartamento la polizia ha trovato decine di scritti che accennano al romanzo Il Codice da Vinci e riferimenti all'omonimo film trasmesso in T.V. la sera prima, nonché due riproduzioni dell'Ultima cena di Leonardo e quattro documenti intitolati Le verità nascoste, Io l'Anticristo, Predizioni, L'Apocalisse.


Inoltre gli agenti hanno rinvenuto quattro pesi da un chilo che il ragazzo avrebbe rubato da una palestra "seguendo la guida della Madonna". Poi ancora i numeri di telefono di alcune emittenti nazionali e di alcuni giornali, una teca, alcuni lucchetti e le rispettive chiavi. Il ragazzo al momento dell'arresto aveva con sé due coltelli da cucina, un panno rosso e un rosario. "Sono state le voci a guidarmi" ha dichiarato.


Dovevano arrivare al Papa i messaggi che il 25enne (o ventenne? non si sa bene) aveva preparato e ordinato in casa in modo tale che gli inquirenti e la madre con la quale viveva potessero trovarli. Sulle riproduzioni dell'Ultima cena aveva disegnato una freccia a indicare una presunta mano di San Giovanni o della Madonna.


                          *************


Un puro gesto di raptus, assolutamente da condannare. Ma è da condannare anche il pressapochismo di molti giornalisti. E' incomprensibile come mai i dettagli di questa vicenda vengano riportati in maniera completamente differente da vari organi di stampa...

domenica, settembre 21, 2008

Popol Vuh

"La musica è il mezzo che mi aiuta ad avvicinarmi in modo realistico all'utopia".

                                (Florian Fricke, 1944-2001)
  




Fricke nacque il 23 febbraio 1944 in una cittadina sul Lago di Costanza, e più precisamente a Lindau, sul confine austro-svizzero. Iniziò a suonare il pianoforte a sette anni e, dopo gli studi al Conservatorio di Friburgo, lavorò come critico musicale e cinematografico per la Süddeutsche Zeitung, Der Spiegel e la Neue Züricher Zeitung. Mentre si ingegnava a girare alcuni corto- e mediometraggi, divenne amico dell'allora aspirante regista Werner Herzog. Fricke partecipò al primo film ufficiale di Herzog, Segni di Vita (Lebenszeichen): come assistente tecnico e come attore, nel ruolo di un soldato che suona Chopin.




Di lui esistono poche fotografie, tanto era schivo. Una delle poche che fece inserire nelle copertine dei primi album lo ritrae durante un concerto in posa contemplativa.

E "contemplativa" è proprio l'aggettivo più adatto per descrivere la musica del gruppo formatosi intorno a questo notevole rappresentante della moderna avanguardia.

Il luogo era Monaco di Baviera e l'anno il 1969 quando, ad opera di Florian Fricke (tastiere), Holger Trülzsch (drums) e Frank Fiedler (sintetizzatore), nacquero i Popol Vuh. Fricke, appassionato di culture e religioni antiche, scelse come nome quello del libro sacro degli indiani Quiché del Guatemala.

[N.B.: c'è anche un gruppo progressive norvegese che scelse di chiamarsi così, e questa circostanza provocherà una certa confusione almeno fino al 1975, quando Florian Fricke minacciò di ricorrere a vie legali contro i "colleghi" nordeuropei. Questi altri Popol Vuh (autori, almeno ad inizio carriera, di un interessante rock psichedelico con influenze genesisiane), riconobbero di essere "arrivati secondi" e si ribattezzarono Popol Ace.]

Amante della musica elettronica, Fricke fu uno dei primi a voler sfruttare le potenzialità del moog, che allora pochissimi possedevano non solo perché costava una fortuna ma anche perché assai ingombrante.

 L'LP del debutto, Affenstunde, che i Popol Vuh pubblicarono nel 1971 per la Liberty (al tempo la label tedesca più progressiva - basti pensare che aveva sotto contratto Amon Düül II e CAN), consisteva in "Kosmische Musik" mista a percussioni etniche. A produrre l'album furono l’americano Gerhard Augustin (titolare della Liberty) con la moglie di Florian, Bettina, responsabile anche della maggior parte delle scelte grafiche nelle copertine dei dischi.

In Germania c'erano già diversi folletti siderali, tutti figli putativi di Karlheinz Stockhausen (Ash Ra Temple, Klaus Schultze, Tangerine Dream, i suddetti Amon Düül, e inoltre Jane, Neu!...), tuttavia i Popol Vuh si differenziavano per la componente misticheggiante. Se il loro tipo di musica rientrava nel Krautrock, ciò accadeva solo per via della locazione geografica. In realtà nel loro caso non si può parlare nemmeno di rock. Le sperimentazioni sonore dei Vuh  sembrano scaturire da una cattedrale sotterranea; come Haydn in un concerto onirico di formiche tibetane.

 Anche il secondo disco - In den Gärten Pharaos; per l'etichetta OHR-Pilz - ricorda perlopiù i Tangerine Dream dell'èra Alpha Centauri / Zeit (cosa che non deve sorprendere, dato che fu proprio Fricke a "presentare" il Moog III ai Tangerine, suonandolo come guest player in Zeit) o, come nota Piero Scaruffi, i Pink Floyd di A Saucerful of Secrets (soprattutto nel secondo dei due lunghi brani, "Vuh", registrato nella cattedrale di Baumburg).

Subito dopo i suoni diventano più eterei, gli accordi celestiali, in un'unità di antico e moderno, di sacro e profano. Fricke rinuncia all'elettronica. "Non voglio usare il sintetizzatore per riprodurre la musica religiosa cristiana" spiegherà in un'intervista del 1972. "Pur tuttavia, la nostra non può essere definita 'musica da chiesa', a meno che non consideriate il corpo come un tempio sacro e le orecchie come porte". Con lui ora collaborano il chitarrista/percussionista Daniel Fichelscher (ex Amon Düül II; Fischelscher parteciperà a oltre una dozzina di incisioni dei Popol Vuh) e la soprano coreana Djong Yun. Testi e suoni si ispirano non solo a passi della Bibbia e di altri testi sacri delle religioni mondiali, ma anche a visioni dei popoli dell'Himalaya e ai canti dei Curdi della regione dell'Eufrate.

La svolta minimalistica è segnata da Hosianna Mantra, a base di pianoforte (Fricke), violino (Fritz Sonnleitner), oboe (Robert Eliscu), chitarra (Conny Veit) e tamboura (Klaus Wiese). Come suggerisce il titolo, è un album in cui si fondano miti orientali e leggende cristiane.


 Il successivo Seligpreisung (Kosmische Musik, 1973) approfondisce lo studio intorno alle possibilità dei mantra pur avvalendosi di estratti dal Vangelo di Matteo, condendo la formula con maggiore dinamismo e un tocco di psichedelia grazie agli assoli di Fichelscher.

 Quindi è il turno di un’altra opera miliare a titolo Einsjäger & Siebenjäger (1974, per l’italiana PDU e per la tedesca Kosmische Musik), con veri e propri inni alla gioia ("King Minos") e ambiziose composizioni bagnate nel lago di un progressive mai fine a se stesso (i venti minuti della traccia di chiusura che dà il titolo all'album).

Con il successivo Das Hohelied Salomos (United Artist, 1975) si mettono in musica alcuni dei Salmi del Re Salomone. E' l'album in cui si registra il ritorno della soprano Yun. La proto-world-music di Fricke si inabissa nelle atmosfere di epoche e paesaggi remoti con l'ormai sperimentato connubio tra grandiosità wagneriana e momenti di raccoglimento meditativo (un rigore giustificato dalla sua passione per il medioevo e per il misticismo di origine soprattutto asiatica). In questo periodo il Nostro si decide a vendere il gigantesco e ormai inutilizzato moog modulare all’amico Klaus Schulze, che, come sappiamo, ne farà buon uso.

 Il primo concerto all'estero dei Popol Vuh avviene a Milano nel 1976. E' anche l'anno dell'uscita di Letzte Tage - Letzte Nächte (United Artists), con il quasi-pop ritmato della titletrack cantato da Renate Knaup degli Amon Düül II, e Yoga, registrazione di due jam sessions con musicisti indiani, pubblicata dall’italiana PDU dapprima illegalmente e poi ufficializzata (è riscontrabile infatti nel catalogo della band).

Dal 1978 il gruppo torna sotto la supervisione di uno dei loro primi scopritori, il produttore Augustin. Ma Fricke, già allora amareggiato nei confronti del mondo discografico, guadagna uno scampolo di indipendenza mettendosi a comporre colonne musicali insieme a Fiedler e intraprendendo con lui e altri amici fidati viaggi intorno al mondo.



Brüder Des Schattens, Söhne Des Lichts (Brain, 1978) sarà il punto di partenza per la realizzazione
della colonna sonora del Nosferatu di Herzog. L’omonima suite d’apertura è forse uno degli episodi più ispirati e riassuntivi di tutta la discografia frickiana: paesaggi metafisici e spaziali vengono solcati dal pathos primordiale proprio di tutti gli umani. Il passo successivo è l’oscuro e, sì, depressivo Die Nacht Der Seele - Tantric Songs (Brain, 1979), nel quale alcuni intravedono le prime stanchezze compositive dell'ensemble e del suo leader. Grazie alla magniloquenza delle cento voci della Corale dell’Opera Bavarese, Sei Still, Wisse Ich Bin (‘81, per la Innovative Communication di Schulze) fa sperare a un secondo decennio ricco di opere memorabili. Purtroppo il successivo Agape-Agape (Uniton, 1983) porgerà il fianco alle accuse di manierismo spirituale. Si
tratta di composizioni indianeggianti poco brillanti, buone giusto per esercizi di yoga casalingo: insomma, proprio quella New Age che Fricke sconfessò fin dall'inizio. Spirit Of Peace (Cicada, 1985) e For You And Me (Milan, 1991) seguono la stessa linea. Sono dischi in tutti i sensi lenti, sia pure immersi in una certa solarità bucolica.

 A metà degli Anni Novanta c'è un'impennata, una sorta di come back non privo di fascino, con City
Raga, album che utilizza l'angelica voce di Maya Rose, un'esperta delle tecniche di respirazione originaria dello Yucatan.

A questo punto inizia l'èra della "modernizzazione": nella musica dei Popol Vuh subentrano i suoni dell'universo techno, per via anche dell'apporto del nuovo componente, il tastierista Guido Hieronymus. Nel 1999 l'ultimo album: Messa di Orfeo (Spalax, 1999), risultato di uno spettacolo multimediale al festival d’Arte Contemporanea di Molfetta (Bari), con il recitato dell’attrice Guillermina De Gennaro e una serie di improvvisazioni d’atmosfera che inseguono utopiche estasi.

Il resto della discografia consiste in raccolte e in alcuni "mix" ad opera di Gerhard Augustin. Un posto di merito, in questa lista, occupano le colonne sonore per i film herzogiani.

Si parte con Aguirre, furore di Dio (il disco porta il titolo Aguirre; 1976, Cosmic Music), nel quale l'eternamente spiritato Klaus Kinski, "pallino" del regista bavarese, si cala in maniera naturale nell'identità di un caposoldato folle. Dopo è la volta del documentario La grande estasi dell’intagliatore Steiner, la cui colonna sonora non è mai stata ufficialmente pubblicata su CD. Vediamo indi un Florian che già mostra i segni dell'invecchiamento fisico apparire personalmente nella pellicola L’enigma di Kaspar Hauser, vestendo i panni di un pianista cieco in una lacerante interpretazione dell’Agnus Dei.

La collaborazione tra il regista e il compositore prosegue con Cuore di vetro (Herz aus Glas; 1976), Nosferatu (1978), lo stupendo Fitzcarraldo
(1979), Cobra Verde (1990) e Grido di Pietra (Cerro Torre: Schrei aus Stein; 1991).

Tra queste, Nosferatu è sicuramente l’opera più riuscita per quanto riguarda la simbiosi tra le immagini del film e lo stupore estatico di una musica mai, per fortuna, didascalica
.

Con la precoce morte di Florian Fricke avvenuta il 29 dicembre 2001 a causa di complicazioni dopo un infarto, termina la storia dei Popol Vuh; ma il seme delle loro idee prosegue a germogliare. Non è New Age; non è vera e propria World Music. "Chiamatela, se preferite, musica per lo spirito." 



POPOL VUH - Discografia essenziale

1970 Affenstunde (Liberty, Ger)

1971 In den Gärten Pharaos (Pilz, Ger)

1972 Hosianna Mantra (Pilz, Ger) 

1973 Seilegpreisung (Kosmische Musik, Ger)

1974 Einsjäger & Siebenjäger (Kosmische Musik, Ger)

1975 Das Hohelied Salomos (United Artists, Ger)

1976 Letze Tage - Letze Nächte (United Artists, Ger)

        Yoga (PDU, Ita)

1979 Die Nacht Der Seele - Tantric Songs (Brain, Ger)

1981 Sei Still, Wisse Ich Bin (Innovative Communication, Ger)

1982 Agape–Agape (Uniton, Nor)

1985 Spirit Of Peace (Cicada, Nor)

1991 For You & Me (Milan, Fra)

1995 City Raga (Milan, Fra)

1997 Shepherd's Symphony (Mystic Records, UK)

1998 Messa di Orfeo (Spalax, Fra)




Soundtracks, soundtrack-compilations

1974 Aguirre (OHR, Ger)

1976 Herz Aus Glas - Coeur De Verre (Brain, Ger)

1978 On The Way To a Little Way - Nosferatu (Egg, Fra)

         Brüder Des Schattens - Söhne des Lichts (Nosferatu) (Brain, Ger)

1982 Fitzcarraldo (Pilz, Ger)

1987 Cobra Verde (Milan, Fra)

1993 Best of Popol Vuh – From Films of W.H. (Milan, Fra)

1994 Movie Music (Weltbild Verlag, Ger) 

1996 Soundtracks from Werner Herzog (3 cd box) (Spalax, Fra)

2005 Coeur de Verre (SPV, USA)






sabato, settembre 20, 2008

Bundesliga: batosta per il Bayern

Bayern Monaco - Werder Brema 2 - 5

Proprio nel giorno in cui a Monaco di Baviera inizia l'Oktoberfest, il Bayern mostra limiti preoccupanti, perdendo in casa contro il Brema. E se non fosse stato per l'ex "werderano" Tim Borowski, che, entrato nella ripresa insieme a Massimo Oddo, ha segnato due goal per i bavaresi, gli ospiti sarebbero potuti tornare nel Nord della Germania con un attivo di 5 reti a 0.


La foto mostra Juergen Klinsmann (allenatore) e Dieter Hoeness (manager), le cui espressioni servono già da sole a commentare la prestazione della squadra.
Ha minimizzato invece il presidente Beckenbauer, forse reso mite dall'atmosfera da Festa della Birra che ha sembrato soggiogare anche i tifosi del Bayern (che hanno applaudito a fine partita): "Oggi è semplicemente andato tutto storto, ecco. Capita anche ai migliori. Io ricordo che ai miei tempi una volta perdemmo in casa con lo Schalke 04 per sette reti a zero..."

Welcome to the Hell!


 





venerdì, settembre 19, 2008

Alitalia: anche Lufthansa risponde picche

British Airways spegne ogni speranza. "No comment" di Air France


La compagnia inglese: "Non siamo interessati nemmeno a una quota minoritaria". I franco-olandesi: "Nulla da dire".



E ora si chiama definitivamente fuori anche Lufthansa. "Non è cambiato assolutamente nulla dal nostro punto di vista e, a dire il vero, non c'è nulla da commentare: non si capisce perché noi dovremmo avere qualcosa da commentare. Lufthansa non è coinvolta in questa vicenda" spiega Claudia Lange, portavoce della compagnia tedesca. E alla domanda se Lufthansa è pronta a fare un'offerta di acquisto, risponde: "Non commento, perché sarebbe solo speculazione". "Le ultime dichiarazioni del nostro CEO sono state chiare: Alitalia, con il cospicuo debito che ha, non è gestibile per nessuna compagnia aerea. Prima avrebbe bisogno di una profonda e seria ristrutturazione, ed è per questo motivo che Lufthansa non ha fatto un'offerta di acquisto per Alitalia durante l'ultimo anno. Questa era la posizione dei vertici Lufthansa a metà agosto e oggi rimane la stessa. Non è cambiato nulla rispetto a un mese fa".

lunedì, settembre 15, 2008

Morto Richard Wright dei Pink Floyd

Il tastierista e co-fondatore dei Pink Floyd Richard Wright è morto oggi di cancro. Aveva 65 anni.


Wright era nato a Londra il 28 luglio 1943. Negli Anni Sessanta, assieme a due altri studenti, il chitarrista Roger Waters e il batterista Nick Mason, fondò il gruppo Sigma 6, che venne poi chiamato Pink Floyd e sarebbe ben presto diventato uno dei più importanti del rock psichedelico (soprattutto ai tempi di Syd Barrett) e quindi del progressive.


Wright fu co-autore di cinque brani dell'LP Dark Side of the Moon, che, uscito nel 1973, è stato per 14 anni tra i 200 album della classifica di Billboard, diventando uno dei dischi più venduti di tutti i tempi.


Il tastierista lasciò la band dopo dissensi con Waters durante le registrazioni di The Wall, riunendosi nuovamente ai compagni nel 1987.



Gilmour, Waters, Mason & Wright


 


          Visita Atom Heart Mother, l'homepage sui Pink Floyd


 

Iniziativa 'La Terra dei Fuochi' - aderite numerosi!

"C'è chi dice che tutto ciò non esiste, che non è vero. Ora BASTA ! E' inutile nascondersi dietro un dito. Tutto è INCREDIBILMENTE VERO."

E' nata 'La Terra dei Fuochi', che si propone di denunciare le bugie del potere e combattere l'immobilità dei media che non fanno vera informazione.

"Tutti devono sapere, dai "buoni" ai "cattivi".
Niente al mondo può e deve giustificare quanto sta accadendo, indisturbato, proprio sotto i nostri occhi.
La mattina, come il pomeriggio. La sera, ma ancor peggio di notte. Quando il buio nasconde il fumo nero.
I roghi spesso son piccoli. Nascosti in stradine di campagna, a volte inaccessibili.
Ecco perché tutto è contaminato."


Link

martedì, settembre 09, 2008

Werner Herzog

 Vidi Werner Herzog aggirarsi per Monaco di Baviera agli inizi degli Anni Novanta. Era a bordo di un pulmino Volkswagen e tagliava le strade di Schwabing ("il quartiere degli artisti") come se fosse alla ricerca di qualcosa. Probabilmente era stordito per la morte di Klaus Kinski. Ancora più probabilmente cercava finanziatori per poter produrre Kinski, il mio nemico più caro, docuritratto sull'interprete di cinque suoi film (da Aguirre, furore di Dio del 1972 a Cobra Verde del 1988).

Herzog aveva conosciuto l'attore polacco-tedesco (vero nome: Nikolaus - "Klaus" - Günther Nakszynski) quando, tredicenne, aveva coabitato con lui a Monaco di Baviera, nell'appartamento dei propri genitori, i quali erano troppo poveri per permettersi di abitare da soli. Kinski, allora un giovanotto di ventisei anni, era già un personaggio folle e problematico, e si può capire che Werner Herzog, di per sé una personalità eccentrica, fosse rimasto affascinato dal leggendario e geniale attore, tanto da ricordarsi di lui quando si trattò di girare pellicole su eroi schizofrenici e psicopatici: in Perù e lungo il Rio delle Amazzoni (Aguirre, furore di Dio, e Fitzcarraldo), Africa (Cobra Verde), nonché Mitteleuropa (Nosferatu e Woyzeck). 


Alla "Herzog Connection" appartenne anche il musicista e compositore Florian Fricke, il quale alla fine degli Anni Sessanta partecipò come assistente tecnico e figurante pianista nel film Segni di Vita (Lebenszeichen), primo lavoro ufficiale di Herzog. Poco tempo dopo Fricke fondò i Popol Vuh, band votata a un progressive rock dai toni etnico-meditativi, e la particolarità di quella musica convinse il regista a sceglierla come colonna sonora di molte sue opere (tutte quelle con Kinski e in più Herz aus Glas, del 1976, oltre che per diversi documentari).



Il vero nome del regista è Werner H. Stipetic (le sue origini sono croate; i genitori, Elisabeth e Dietrich, erano biologi). In Germania studiò Storia, Storia del Teatro e Letteratura, ma senza mai terminare gli studi. Si iscrisse alla Duquesne University di Pittsburgh, ma smise di frequentarla dopo pochi giorni. Nel 1961 si mise a lavorare in una fabbrica metallurgica per finanziare i propri film. Già nel 1963 fondava la sua casa di produzione. Nel 1966 venne assunto dalla N.A.S.A., ma diede quasi subito le dimissioni.


Herzog, che da anni vive a Los Angeles, è stato sposato più volte (l'utima sua moglie, Lena, è nata in Russia) e alla sua "connection", ovvero al suo gruppo di collaboratori fidati, appartengono anche i suoi familiari (in primo luogo il fratello Lucki Stipetic, produttore, e il figlio Rudolph, produttore e regista).


Diversi episodi della sua biografia sono diventati leggendari. Nel 1974 percorse a piedi i 500 km. che separano Monaco di Baviera da Parigi per visitare l'attrice Lotte Eisner, che stava morendo di una grave malattia (la Eisner riuscirà a sopravvivere per altri 8 anni; ma non si sa se il merito sia da ascrivere a Herzog). Un'altra volta apparve a Joaquin Phoenix, che aveva appena avuto un incidente d'auto nell'impervia regione dei canyon; Herzog bussò sul finestrino e disse alla nuova star del cinema americano di non muoversi, di stare rilassato, chiamò al telefono un'ambulanza e sparì misteriosamente, così come era spuntato; ancora oggi Joachin Phoenix ride quando racconta di quell'episodio. A uno studente di cinematografia, Errol Morris, Herzog disse che si sarebbe mangiato una scarpa se il giovane sarebbe riuscito a fare un film; Morris accettò la scommessa e subito dopo diresse un documentario su un cimitero di animali, Gates to Heaven (1978), che gli diede una certa nomea e gli permise di dirigere in seguito anche The Thin Blue Line (1988) e Fast, Cheap & Out of Control (1997); Herzog non volle mancare alla promessa e si mangiò in pubblico una scarpa (il tutto è documentato in Werner Herzog Eats His Shoe, diretto nel 1980 da Les Blank). L'ultimo strano episodio che lo riguarda è di più recente data (2005): durante un'intervista all'aperto con il giornalista della BBC Mark Kermode a proposito di Grizzly Man, che era appena uscito nelle sale, un anonimo cecchino (fenomeno purtroppo frequente negli U.S.A., e in specie a Los Angeles) sparò addosso al regista. Herzog volle a tutti i costi continuare l'intervista, sebbene sanguinasse dal basso ventre... 


Ripercorrendo la sua filmografia, abbiamo la conferma che la sua specialità sono i documentari, oltre ai film che mischiano realtà e finzione; e in quasi tutte le pellicole di Herzog (la cui ambientazione abbraccia tutt'e cinque i continenti) sono inserite lunghe, a volte lunghissime sequenze paesaggistiche. Herzog ha messo tra l'altro in scena diverse opere liriche (a Bayreuth, alla Scala di Milano, all'Arena di Verona, e inoltre a Tokyo, Houston, Bologna, Parigi, Bonn...). Innumerevoli i premi da lui ricevuti, in Europa come in America, anche se Hollywood lo ha spesso accusato di avere un modo di lavorare "semplicemente amatoriale". La famosa rivista Entertainment Weekly lo ha votato come il 35simo miglior regista di tutti i tempi.



 


WERNER HERZOG - I lungometraggi


Segni di vita (Lebenszeichen) (1968)

Fata Morgana (1970)

Anche i nani hanno cominciato da piccoli (Auch Zwerge haben klein angefangen) (1970)

Paese del silenzio e dell'oscurità (Land des Schweigens und der Dunkelheit) (1971) documentario

Aguirre, furore di Dio (Aguirre, der Zorn Gottes) (1972)

L'enigma di Kaspar Hauser (Jeder für sich und Gott gegen alle) (1974)

Cuore di vetro (Herz aus Glas) (1976)

La ballata di Stroszek (Stroszek) (1977)

Nosferatu, il principe della notte (Nosferatu: Phantom der Nacht) (1978)

Woyzeck (1979)

Fitzcarraldo (1982)

Dove sognano le formiche verdi (Wo die grünen Ameisen träumen) (1984)

Cobra Verde (1987)

Echi da un regno oscuro (Echos aus einem düstern Reich) (1990) documentario

Grido di pietra (Cerro Torre: Schrei aus Stein) (1991) 

Apocalisse nel deserto (Lektionen in Finsternis) (1992) 

Rintocchi dal profondo (Glocken aus der Tiefe) (1993) documentario

Il piccolo Dieter vuole volare (Little Dieter Needs to Fly) (1997) documentario

Kinski, il mio nemico più caro (Mein liebster Feind - Klaus Kinski) (1999) documentario

Invincibile (Invincible) (2001)

Kalachakra, la ruota del tempo (Wheel of Time) (2003) documentario

Il diamante bianco (The White Diamond) (2004) documentario

Grizzly Man (2005) documentario

L'ignoto spazio profondo (The Wild Blue Yonder) (2005)

Rescue Dawn (2006)

Encounters at the End of the World (2007) documentario

Bad Lieutenant: Port of Call New Orleans (2009), in produzione

mercoledì, settembre 03, 2008

Puntuale come la morte, riecco l'Isola dei Famosi

Riparte l'Isola dei Famosi, il celebre reality show condotto dall'ineffabile Simona Ventura, e in prima fila troviamo addirittura l'ex deputato di estrema sinistra Vladimir Luxuria. Ooops, pardon: l'ex deputata. La quale già si cala nell'atmosfera del programma dichiarando: "Sono stata corteggiata da famosi della politica e della tv. Ma non volevano amore,cercavano solo una botta e via''.





 

L'ex onorevole assicura i giornalisti: "Di omosessuali il Parlamento è pieno, ma si nascondono. Soprattutto a destra tendono a non dirlo".

Aggiunge quindi: 'Ho accettato per provare a vivere lontano da tutto e perché Simona mi è simpatica. Se dovessi vincere, l'ho messo a contratto, metà del premio andrà a bambini disagiati. Per me, comunque, sarà già una vittoria non mollare, finché il pubblico mi voterà". E: "Avrò modo di parlare dei trans e di come vivono. Molti si prostituiscono ed è successo anche a me. Per fortuna è durato poco, era un momento difficile. Però, capisco chi lo fa: prova ad andare a chiedere un posto da commessa o a fare un concorso alle Poste se sei trans!''


Ragazzi, qui c'è da divertirsi. Lunedì 15 settembre ci sarà lo start ufficiale del programma. Vladimir Luxuria, Flavia Vento, Belen Rodriguez, Veridiana Mallmann, Michi Gioia, Leonardo Tumiotto, Antonio Cabrini, Giucas Casella, Massimo Ciavarro e Giuseppe Lago: questi i dieci vip che vi parteciperanno. I nomi dei non-vip saranno svelati nei prossimi giorni. 



                http://www.isoladeifamosi2008.com/

         

                http://www.isola.rai.it