domenica, luglio 27, 2008

L'avventura tedesca di Zaccardo e Barzagli

La settimana scorsa si è svolta la presentazione ufficiale del nuovo VfL Wolfsburg, il club della Germania Settentrionale sponsorizzato dalla Volkswagen dove giocheranno Andrea Barzagli e Cristian Zaccardo, giocatori della Nazionale italiana ed ex del Palermo. In una cerimonia alla Volkswagen Arena, davanti a 15.000 fans entusiasti, sono stati presentati dall'allenatore Felix Magath (già Bayern Monaco) i nuovi otto arrivati: eccoli nella foto.


Da sinistra a destra: Rodrigo Alvim, Cristian ZaccardoAndrea Barzagli, Mahir Saglik, Zvjedzan Misimovic, Daniel Adlung, Kevin Wolze e Alexander Esswein.

Per i "Verdi" del Wolfsburg la Bundesliga inizierà il prossimo 16 agosto, con il match in casa contro il Colonia. Quasi sicuramente Zaccardo sarà schierato titolare, mentre Barzagli prolungherà forse la sua convalescenza dopo l'operazione al ginocchio che lo ha tenuto lontano dalle partite di preparazione. In porta ci sarà Diego Benaglio, portiere della Nazionale elvetica.

Problemi con i nuovi arrivati

Magath dice che sta facendo loro recuperare terreno dopo le iniziali "difficoltà d'ambientamento", ma gli otto neo-acquisti del Wolfsburg non sembrano del tutto pronti per la Bundesliga.
Il 27enne Andrea Barzagli, il transfer più caro nella storia del piccolo club della Germania settentrionale (l'Azzurro è costato quasi 14 milioni di euro), da bordo campo mostra a fans e giornalisti il pollice in sù, a voler significare che si sta riprendendo dopo l'operazione al menisco; e lo stesso suo allenatore dice di volerlo schierare nella partita d'esordio contro il Colonia. Fatto sta che permangono parecchi dubbi, e gli aficionados  sono sconsolati: chissà quando l'ex Rosanero potrà veramente mostrare le sue doti di regista della difesa!
Anche l'altro ex palermitano, Cristian Zaccardo (26 anni, costato 7 milioni), è in convalescenza per via di un'infiammazione al tendine di Achille; il suo debutto ufficiale nella prima giornata della Bundesliga è in discussione. C'è poi il centrocampista brasiliano Rodrigo Alvim (24) che non ha ancora mostrato quel talento che avrebbe dovuto consentirgli di rappresentare una valida alternativa a Marcelinho, anche se nelle partite amichevoli Alvim ha segnato due volte mentre Marcelinho non ha realizzato nessuna rete - pur se tra i due registi è quest'ultimo che ha fatto vedere le giocate migliori. Mahir Saglik (25), prelevato dalla Regionalliga - la nostra Serie C - dove con il Wuppertal si è laureato capocannoniere con 27 goal, mostra di possedere due nature: riesce a segnare contro avversari deboli ma contro squadre più forti è rimasto finora a bocca asciutta. In quanto all'ex giocatore del Fürth Daniel Adlung (20), è palese che nel Wolfsburg non ha ancora trovato la sua posizione ideale. "Ha sempre giocato come esterno destro, ma io voglio provarlo anche a sinistra" dice Magath. I due 18enni Kevin Wolze e Alexander Esswein sono destinati a farsi le ossa nella Regionalliga con le riserve del Wolfsburg. "Sono convinto che in futuro Kevin potrà metterci a disposizione tutta la sua bravura e che Alexander diverrà uno dei bomber della Bundesliga". Rimangono dunque ancora distanti dalla prima squadra.
I fans sono trepidanti e nel contempo perplessi. Il Wolfsburg e la Volkswagen che lo sponsorizza si sono posti obiettivi ambiziosi: fare una buona figura in ambito europeo e qualificarsi nuovamente per una delle competizioni continentali, oltre ad arrivare spalla a spalla con le solite "regine" del campionato; intanto però la concorrenza è agguerrita...
I pronostici della stagione:

Bundesliga 2008-09, primi posti:

   Bayern Monaco, Werder Brema, Schalke 04, Amburgo, Stoccarda.

Dietro, a combattere per un posto in UEFA, dovrebbero esserci:

   Wolfsburg, Leverkusen, Hertha Berlino, Dortmund.

E in fondo, nella lotta per non retrocedere:

   Colonia, Mönchengladbach, Arminia Bielefeld, Bochum, Hoffenheim, Energie Cottbus, Eintracht Frankfurt, Karlsruhe.



giovedì, luglio 24, 2008

L'erede della Fallaci rivela retroscena imbarazzanti

Alla vigilia della pubblicazione di Un cappello pieno di ciliegie, romanzo postumo (e incompiuto) di Oriana Fallaci, il nipote ed erede unico della controversa scrittrice, il 42enne Edoardo Perazzi, afferma: "Era una schiavista... una casinista... una belva molto esigente. E molto tirchia".


Cade dunque l'ultimo velo che finora aveva coperto il volto più intimo e profondo della giornalista-scrittrice che, da convinta antiamericanista e terzomondista, si trasformò in amica degli U.S.A. e antiislamista sfegatata.



L'intervista di Perazzi è certamente dettata dalla sincerità d'animo di quest'uomo; non si capisce altrimenti che razza di manovra da marketing rappresenterebbero le sue dichiarazioni, proprio mentre sta per uscire Un cappello pieno di ciliegie, delle cui vendite lui avrà una fetta sostanziosa.


L'erede della Fallaci dice di conoscere a memoria ogni angolo della casa newyorkese della zia.  “Per forza: me l’ha fatta lavare e lustrare un sacco di volte! Era normale, tu andavi lì, lei era sempre da sola e ti schiavizzava. Una volta, ero al primo anno di università a Chicago, mi disse: ‘Poverino, che fai lì tutto solo? Vieni a trovarmi, ti fai una bella mangiata qui a New York’. Io ci cascai come un tordo, anche se ero già insospettito del fatto che invece del biglietto dell’aereo mi avesse mandato quello del pullman Greyhound. Insomma, dopo un giorno e mezzo di viaggio busso alla sua porta sporco, distrutto, lei mi mette una fretta dannata per farmi lavare: aveva come ospiti Sean Connery e la moglie... Per un giorno ho fatto da cameriere per i suoi ospiti e poi sono stato rispedito all’università, ma solo dopo avere lavato tutti i piatti”.


E: "Si comprava o ti faceva comprare decine di volte lo stesso oggetto perché lo perdeva. E intanto non buttava via nemmeno la spazzatura, quindi i poveracci ammessi a casa sua venivano sfruttati come manovalanza per buttare centinaia di bottiglie di olio vuote, qualsiasi cosa."


"[Nell'armadio] ho trovato abiti da sera di Pucci, di Valentino, però non li metteva mai, la sua idea di abito da sera erano queste terrificanti giacche indiane di paillettes che comprava nei grandi magazzini.”


“È difficile raccontare l’Oriana”, conclude Perazzi. “Vorrei che si capisse veramente che tipo di persona era. Certo una belva molto esigente, il termine inglese demanding è perfetto: dovevi dedicarle molto, e lei complicava qualsiasi cosa. Quello che forse non si sa è che aveva un bel senso dell’umorismo, era divertente. La tecnica giusta era risponderle per le rime o tenerle testa senza mancarle di rispetto: in quel caso si infuriava senza possibilità di scampo. Ma, se la frequentavi, avevi davvero l’impressione di una mente superiore”.


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Sì? Una mente superiore? In realtà il personaggio della Fallaci negli ultimi dieci-quindici anni di vita era supponente e terrificante, i suoi pamphlets irritanti e razzisti; spesso si trattava di meri riadattamenti di "fole" onnipresenti nella lunga storia di convivenza/non-convivenza del popolo italiano con mori, giudei e altre etnìe. Da eccellente reporter durante la guerra in Vietnam, si era metamorfizzata in americanista sfegatata, condannando i presunti nemici degli U.S.A. sulla base di argomentazioni surrettizie e capziose. Il nostro sospetto è che tale atteggiamento fosse nato sulla base di un'empatia con l'idioma anglosassone - e probabilmente anche con la "sua" Manhattan, la Manhattan ricca e armoniosa di South Central Park. Per un quiproquo irrazionale e anti-illuminista, l'empatia si è pietrificata in cieca fede (= puro integralismo) negli Stati Uniti d'America e nell'Occidente in generale. Insomma: una "cattiva maestra", come Giancarlo Bosetti ha intitolato un suo libro dedicato all'"orianismo". 



              Gli alterchi familiari per l'eredità


Scrive Caterina Soffici ne Il Giornale: "Nel testamento c’è tutto il carattere di Oriana Fallaci. Un terzo caratteraccio, un terzo toscanità, un terzo testardaggine: aveva litigato con la sorella [Paola], era da tempo che non si parlavano. Era una donna umorale e ha deciso di lasciare tutto a Edoardo. Secondo la legge americana ci vorranno due anni per capire a chi va cosa."


In un articolo del Messaggero, alla domanda se parte del ricavato del libro andrà in beneficienza, il nipote della Fallaci si è messo a ridere, dicendo che lei non avrebbe voluto. E che, d’altronde, tolte le tasse da pagare in America, dell’eredità della zia non è rimasto quasi nulla. Sarà. Certo è che per accaparrarsi i suoi beni  (oltre alla casa di New York,  c'è quella di Greve in Chianti e ovviamente gli ingenti diritti d’autore) il parentume si è fatto la guerra a colpi di carta bollata. Persino su Un cappello pieno di ciliegie dovrà decidere un tribunale. Il Perazzi possiede già i diritti di copyright di tutte le opere della zia, ma la sorella della scrittrice, Paola, grande esclusa testamentaria, annuncia battaglia e non usa giri di parole. "Non ne faccio questione di soldi" dice. "E non mi vengano a rompere i coglioni, sennò mi ricordo di essere una Fallaci [e dunque persona con un certo caratterino, N.d.R.]. Non esiste un’edizione ultima di quel libro come dice Edoardo. Ci sono due copie: una l’aveva Oriana e una io. E lei non voleva che fosse pubblicato. Ho delle lettere di Oriana dove scrive: 'Piuttosto che vederlo pubblicato lo brucio'. E infatti in tutti questi anni vari editori le avevano chiesto di mandarlo in stampa e lei si era sempre rifiutata perché il libro è incompiuto. Rizzoli metterà all’opera i suoi potenti avvocati, ma io ho le lettere di Oriana. Al momento opportuno le tiro fuori. E sa come scriveva quando si arrabbiava! Lei era molto, molto, molto, molto arrabbiata con la Rizzoli".


domenica, luglio 20, 2008

Inni nazionali: classifica

Giochiamo un po' con gli inni nazionali (almeno con quelli a noi noti), compilando una sorta di hit parade. Per me sono questi i migliori; poi ognuno può esprimere le proprie preferenze...



1. posto: inno britannico. Ha la sobrietà e l'orecchiabilità giuste per rappresentare lo spirito di un'intera nazione.

2. posto: inno tedesco (forse perché vivo in Germania, ma poi, obiettivamente, è molto bella la melodia di Haydn; comunque qualcuno dice che il vero inno nazionale dei crucchi dovrebbe essere l'Inno alla Gioia di Beethoven, su versi di Schiller [vedi Nona Sinfonia]. Vabbe', è poi divenuto l'Inno Europeo e forse è meglio così: Beethoven non amava i nazionalismi esasperati).

3. posto: la Marsigliese. Ascoltandola, pare proprio di vedere il popolo (o gli "enfants de la Patrie") alla riscossa...

4. posto: l'Inno di Mameli. Il testo è tremendo ma la marcetta, a firma di Michele Novaro, è okay. Dovrebbe essere chiamato l'"Inno di Novaro", in effetti.

5. posto: l'inno irlandese (sa di birra e di merda di cavallo, ottime spezie per ogni festa di villaggio che si rispetti).

6. posto: inno russo, che ha però un testo (quello post-sovietico) che ben pochi russi conoscono a memoria (risale al 2001) ed è a dir poco insipido. L'Internazionale è, decisamente, più piacevole; la celebre melodia, composta nel 1871 dall'operaio-musicista belga Pierre Degeyter su liriche dell'operaio-poeta parigino Eugène Pottier, fu l'inno sovietico dal 1917 al 1943. Come mai non se lo sono tenuti, almeno fino all'avvento di Eltsin? Forse per problemi di... copyright?

6. posto (pari merito): lo Star-Spangled Banner. È diventata celebre l'esecuzione dell'inno statunitense fatta da Jimi Hendrix durante il festival di Woodstock nel 1969. Si avvertono benissimo gli scoppi della guerra in Vietnam e la protesta per i diritti civili calpestati.

sabato, luglio 19, 2008

Quotidianità 'orrifica'

Chi ha seguito la mia attività di scrittore, avrà notato che ho sospeso (momentaneamente?) la pubblicazione di testi horror. Il motivo è che nella vita di ciascuno di noi irrompono periodi contrassegnati dall'orrore: quello autentico, che quasi sempre ha la facoltà di lasciarci senza parole o, se si vuole, di essiccare l'inchiostro della nostra penna. La morte violenta e improvvisa di uno dei nostri cari, l'aver accettato un lavoro umile e duro che avrebbe dovuto essere uno stratagemma di sopravvivenza e invece assomiglia sempre più all'Highway to Hell, il dolore immenso e assoluto del nostro compagno (della nostra compagna), accompagnato dai segni della vecchiaia precoce sul suo volto e nel suo spirito, lo stato d'animo abbattuto e sfiduciato di nostri amici e conoscenti che hanno avuto il coraggio di aprire una qualche attività che avrebbe dovuto renderli liberi e che ha finito per tradirli, scavando profonde rughe sulle loro facce una volta sorridenti... Tutto questo, sì, porta orrore, è orrore, e viene da alzare i pugni al cielo e inveire contro gli dèi e urlare: "In culo anche la Letteratura!". Ogni tanto si intravede un raggio di sole e intuiamo: "Non bisogna abbandonare le speranze, non devo dire di no alla vita". Perché forse - forse -  le cose si aggiusteranno, le nubi si diraderanno - o, come cantavano i Dire Straits: "There should be sunshine after the rain". Intanto però il danno è fatto, la ferita sanguina, gli occhi sono tirati in giù, la schiena è spezzata e chissà se riusciremo di nuovo a chinarci per raccogliere i fazzolettini di carta inzuppati di lacrime che segnano il cammino di chi ci precede. E' questo l'orrore vero: non la vita ma la sua assenza; questa non-vita con la brutalità dei suoi artigli e delle sue zanne. Quando impareremo a scrivere di tutto ciò, quando saremo capaci di esprimere il velenoso miscuglio di pazzia socialmente organizzata e di atavici mostri che albergano nella nostra stessa ombra, quando riusciremo a fronteggiare l'imprevisto, a sopportare la sofferenza nostra e altrui, ad accettare il lato più oscuro e probabilmente ineluttabile dell'umana esistenza, saremo finalmente scrittori e uomini; più grandi e più autentici di qualsiasi autore di horror e generi limitrofi.


martedì, luglio 15, 2008

Due montagne cosmiche hanno sfiorato la Terra

La NASA ha avuto ragione: non ci hanno colpito

Più precisamente si tratta di un doppio asteroide (denominazione: "2008 BT18") e ci ha mancato per 2,24 milioni di chilometri, che equivale a sei volte la distanza tra la Terra e la Luna. Dunque, apparentemente non c'era da preoccuparsi. Ma se si considera che il doppio oggetto viaggiava - e continua a farlo - a 45.000 km. all'ora, e che uno dei "gemelli" ha un diametro di 600 metri (contro i 200 metri dell'altro), è d'uopo tirare un sospiro di sollievo.

Il "passaggio" è avvenuto verso le 17 di ieri (lunedì).

... e non se ne è accorto nessuno.

Non per fare il "profeta della fine del mondo", ma prima o poi l'impatto ci sarà. E forse avverrà con qualche "astro" vagante di dimensioni anche più imponenti di BT18.

Ci sono due metodi per calcolare il rischio di impatti: per il primo si utilizza la Scala Torino, per l'altro (che trova maggiore uso tra gli astronomi) la Scala Palermo

La Scala Torino va dallo 0 ("nessun pericolo") al 10 ("allarme rosso"). Vengono classificati di grado zero anche i possibili impatti di oggetti troppo piccoli per riuscire a superare lo scudo dell’atmosfera terrestre.
Un evento viene classificato valutando due fattori: la probabilità che avvenga la collisione e l’energia cinetica posseduta dall’oggetto. Un oggetto in grado di avvicinarsi più volte alla Terra potrà avere distinti valori nella Scala, uno per ciascuno dei suoi passaggi ravvicinati.

La Scala Palermo (Palermo Technical Impact Hazard Scale) usa logaritmi. Il valore 0 nella Scala Palermo definisce una possibilità assai remota di rischio (1=100), 1 corrisponde a un rischio dieci volte maggiore (10=101), 2 cento volte maggiore (100=102) e così via.


I recenti passaggi più critici (almeno secondo fonti ufficiali)
 
- Il 18 marzo 2004 alle 23:08 (ora italiana) l'asteroide 2004 FH, una massa di roccia compatta dal diametro di circa 30 metri, è sfrecciato al di sopra della zona meridionale dell'Atlantico mancando il nostro pianeta di appena 43.000 km. 
- Il 31 marzo 2004 l'asteroide 2004 FU162, di soli 6 metri di diametro, ha sorvolato la Terra  a un'altitudine di 6.500 km. Ci ha praticamente lambiti!
- Il 29 gennaio 2008 alle ore 09:33 l'asteroide 2007 TU24 è passato a 538.000 km. dalla Terra; una distanza che sembra enorme ma che gli astronomi ritengono assai critica.

La verità è che parecchi eventi (non solo passaggi ma persino collisioni) vengono ignorati dai media. Vedi p.es. qui

http://www.ecplanet.com/canale/astronomia-9/asteroidi-112/0/0/14360/it/ecplanet.rxdf

qui
http://www.ecplanet.com/canale/astronomia-9/asteroidi-112/0/0/30060/it/ecplanet.rxdf

e soprattutto qui
http://www.ecplanet.com/canale/astronomia-9/asteroidi-112/0/0/24955/it/ecplanet.rxdf .

Secondo le stime più recenti sono circa 1200 gli asteroidi “pericolosi”, ma soltanto del 40% di questi conosciamo le orbite con precisione tale da prevedere il loro percorso futuro. 

 

- Il 13 aprile 2029 Apophis (noto anche come asteroide 99942) passerà vicino al nostro pianeta. Tra noi e Apophis ci sarà una distanza pari a non più di tre volte il diametro della Terra. Secondo gli studiosi dell'Università del Michigan, un evento del genere accade in media soltanto ogni 1.300 anni.

- Il 16 marzo 2880 l'asteroide (29075) 1950 DA si avvicinerà talmente che al momento non si esclude la probabilità di una collisione. La percentuale viene comunque ritenuta bassa: appena lo 0,33 %.

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La possibilità che un impatto disastroso sia possibile lo insegna in 2028 - il pericolo viene dal cielo la giornalista scientifica Nanni Riccobono. Il suo libro è la cronistoria delle "ferite aperte", rimarginate, scomparse, inflitte alla Terra, usata come bersaglio da un uragano di corpi celesti. Dall’Arizona al Sud Africa, dalla Siberia al deserto Arabo. Per non parlare dell’enorme cratere formato da un asteroide a Chixulub, nella regione dello Yucatan, 65 milioni di anni fa, che spazzò via la metà degli esseri viventi sul nostro pianeta, compresi i dinosauri.

 

domenica, luglio 13, 2008

La romanza tra il piccolo-grande politico e la valletta compiacente

Sul suo sito, Jacopo Fo si chiede giustamente: "Cosa fa Berlusconi alle donne?" 
L'affaire di cui ci occupiamo qui (uno dei tanti del nostro istancabile Presidente del Consiglio) parla di regali, aiuti e inviti in Sardegna. Leggete, gente, leggete, perché è una storia davvero intrigante, sì, romanzesca. Vi si mischia un po' tutto: il potere, il mondo dello spettacolo, il sesso e l'amore, le corna... Sembrerebbe l'ennesimo caso degli "inciuci" - nel senso di "tu mi ciucci e io ti do" - tra eminenti uomini politici e donnette televisive. Solo che questa volta c'entrano pure i servizi segreti.
 


L'amicizia o la relazione tra Virginia Sanjust (foto) e il Cavaliere, in base all' esposto di Federico Armati (ex marito della Sanjust e di professione agente segreto), risalirebbe al 29 settembre 2003. Quel giorno, il Presidente del Consiglio diffonde un messaggio televisivo a reti unificate per illustrare la riforma delle pensioni. A presentare la trasmissione su Rai Uno c'è - appunto - la neo-annunciatrice Sanjust, all'epoca già legalmente separata dall'Armati. Il mattino dopo Berlusconi fa contattare telefonicamente da una propria collaboratrice la ragazza per chiederle l'indirizzo presso il quale inviarle un mazzo di fiori in segno di ringraziamento. Lei indica quello di Campo dei Fiori 8 a Roma, dov'è temporaneamente ospite dell'ex marito per trascorrere alcuni giorni con il loro bambino. Poco dopo arriva l'omaggio floreale (un mazzo gigante di gardenie e rose) accompagnato da un bigliettino di congratulazioni: "Un debutto storico a reti unificate evviva e complimenti". Su sollecitazione dello stesso Armati (che aspira a una promozione) e di due amici, la signora Sanjust si mette in contatto con Palazzo Chigi per ringraziare a sua volta il Presidente del Consiglio, lasciando nome e numero di telefono. Nel giro di pochi minuti, alla presenza dell'ex marito e della coppia di amici, Virginia Sanjust viene chiamata sul proprio cellulare direttamente da Berlusconi, che la invita a pranzo per il giorno successivo, alle ore 13, a Palazzo Chigi. All'incontro sarebbero stati presenti il ministro Giulio Tremonti e il sottosegretario Gianni Letta. Subito dopo, a quanto riferisce nel suo esposto lo 007, Berlusconi avrebbe invitato la sua ospite a seguirlo nel proprio studio privato: mentre le porge un pacchetto contenente un bracciale di diamanti del gioielliere Damiani, s'informa sulle sue condizioni prendendo appunti e domandandole come può esserle d'aiuto. La Sanjust risponde che l'ex marito, dipendente della Presidenza del Consiglio in forza al SISDE, aspetta da anni una promozione. A novembre, ad Armati viene comunicato l'avanzamento al grado di Collaboratore: prima in via informale dall'ex moglie, che è stata informata personalmente da Silvio Berlusconi il quale si trova in Cina per una visita ufficiale; e poi, l'11 novembre 2003, ufficialmente dallo stesso SISDE. Da quel momento, come afferma l'Armati, si stabilisce un'intensa relazione tra Berlusconi e la Sanjust, relazione che durerà fino al gennaio 2005. In quel periodo - sempre secondo l'agente segreto - il Presidente del Consiglio chiama quotidianamente al telefono la signora, anche dopo la mezzanotte; le offre numerosi e costosi regali; la invita più volte nella sua residenza in Sardegna; le propone la conduzione di un nuovo programma di Rai Uno intitolato Oltremoda...

 Virginia Sanjust di Teulada. E' romana ma discende da una nobile famiglia sarda ed è nipote di due celebri personaggi del cinema italiano: Franco Interlenghi e Antonella Lualdi. E' stata sposata con un agente segreto che ha deciso di "vuotare il sacco".

Alla fine dell' estate 2004, la Sanjust decide però di rinunciare alla trasmissione. E poi, a novembre, si dimette anche da annunciatrice. Uscita definitivamente dalla Rai, Virginia Sanjust - stando alla ricostruzione di Armati - entra nella disponibilità di "quantità ingenti di denaro contante", con cui provvede a estinguere numerosi debiti precedentemente contratti. Alla fine di settembre del 2004, la signora comunica all'ex marito l'intenzione di chiedere per lui a Berlusconi un'ulteriore promozione che gli avrebbe assicurato un aumento di stipendio (circa 1.000 euro al mese), per consentire al figlio un migliore tenore di vita. Ma a causa di un violento litigio sull'educazione del bambino, i rapporti fra i due ex coniugi s'interrompono bruscamente. 
Il tic della giovane donna è la new age: frequenta guru e comunità pseudo-religiose sparse tra Asia, America e Italia. Questa svolta mistica, insieme alle troppo frequenti telefonate di Berlusconi, ha scatenato le ire di Federico Armati. L'uomo ha negato il permesso al figlio di recarsi con la madre in una comunità piemontese. Da qui il braccio di ferro con la Sanjust per l'affidamento del bambino. Lei gli giura che gliel'avrebbe fatta pagare, bloccando la promozione e facendo ridurre il suo stipendio, per metterlo in condizione di non poter più mantenere il piccolo.
Il 26 gennaio 2005 Mario Mori, direttore del SISDE, va a visitare i nuovi uffici e qui scoppia un incidente con Armati ("Levatemelo dai coglioni!" urla Mori nel corridoio, "questo stronzo non lo voglio più vedere!"). L'indomani, lo 007 apprende che "per cessate esigenze di servizio" sarà trasferito al ministero della Giustizia e destinato alla cancelleria presso la Corte di Cassazione: il suo stipendio si riduce da 4.481 euro a 1.700/1.800 mensili. Ma, proprio alla vigilia delle elezioni politiche 2006, Armati viene "ripescato"; ottiene una nuova promozione e passa al CESIS, il Comitato che coordina i diversi servizi segreti: lo stipendio sale a circa 5.500 euro al mese. E lo 007 rinuncia a presentare il suo esposto. C'è stato dunque o no un comportamento ricattatorio o estorsivo contro il Presidente del Consiglio? E in questa ipotesi, perché la Procura di Roma avrebbe archiviato il caso? La signora Sanjust ha fatto carriera in Rai perché era professionalmente capace o perché era raccomandata dall' alto? Federico Armati fu promosso, rimosso e poi riammesso nei servizi segreti per meriti o demeriti propri oppure per altre ragioni? In che cosa consisterebbero l'abuso d'ufficio e i maltrattamenti di cui lo 007 si lamenta? Il Presidente del Consiglio ha applicato effettivamente una forma di "mobbing" nei suoi confronti? A tutti questi interrogativi, dovrà rispondere ora in modo esauriente il Tribunale dei Ministri.




Da Repubblica: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/07/08

Da L'Espresso: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Decreto-Sanjust/2032799


"I moralisti credono che le donne belle vadano con i miliardari solo per i soldi. Ma non è così. Le donne belle si innamorano veramente dei miliardari. E non hanno tutti i torti perché mediamente sono più affascinanti dei disoccupati. Marx lo spiegò con grande chiarezza: i miliardi hanno realmente un grande potere, rendono chiunque più bello.
Quando vedi qualcuno che insulta la Carfagna, pensaci."
                    (Jacopo Fo)

domenica, luglio 06, 2008

... e buon appetito 'a tout le monde'!

"Lo preferisce fresco o avariato?"

Due anni fa o poco più soffrivate di insoliti mal di pancia? Ebbene, forse è perché avete ingerito escrementi di topi, pezzettini di metallo, muffe, inchiostro, plastica tritata e altre Delikatessen mischiate in una massa verminosa dall'aspetto e la forma di formaggio!


L'Europa intera è sconvolta da uno scandalo ("Ennesimo caso di sofisticazione alimentare dall'Italia" intitola un quotidiano austriaco) che ha purtroppo la sua sorgente nel Belpaese (non ci riferiamo adesso al celebre formaggio; anche se...). Circa 11.000 tonnellate di formaggio avariato sono state "riciclate" in un'azienda di Cremona, mischiate con prodotti freschi (mozzarella, gorgonzola, formaggio grattuggiato e soprattutto formaggio fuso, quello che si splama sul pane) e rimesse in commercio. Arrestati un imprenditore siciliano - il 46enne Domenico Russo, nativo di Partinico - e due suoi soci.


Dopo il caso della mozzarella con diossina e dei milioni di litri di vino sofisticato con sostanze cancerogene, un altro brutto colpo per l'immagine dell'Italia. Apparentemente, le ditte (anche tedesche, inglesi, olandesi, spagnole, svizzere) che compravano quest'immondizia, erano a conoscenza della "qualità" del materiale: erano esse stesse a mischiarlo al prodotto finito... Anzi: erano loro stesse a spedire la merce scaduta a Casalbuttana (Cremona), allo stabilimento Tradel, che a sua volta la rigirava al caseificio Megal che procedeva con il "reimpasto" prima di rimandarla ai mittenti.


Galbani, Granarolo, Centrale del Latte di Firenze, Frescolat, Mauri, Cademartori, Brescialat, Nedeghini, Igor, Euroformaggi e Prealpi tra le marche italiane incriminate.


L'indagine è partita a novembre 2006, quando gli uomini delle Fiamme Gialle fermarono un Tir dal cui carico proveniva un odore nauseabondo. Di li a poco i controlli nei 4 stabilimenti diretti da Domenico Russo (uno dei quali a Woringen nel Sud Germania) e le intercettazioni telefoniche (in cui il Russo chiamava il formaggio "merda") che hanno permesso di ricostruire l'intera organizzazione di "banditi della tavola". Coinvolti anche tre funzionari della ASL di Cremona.


Le autorità tedesche sono furibonde, rimproverando al nostro governo di non averle mai informate, e hanno già annunciato di voler querelare l'Italia presso la sede competente dell'UE. L'opinione pubblica del continente europeo ha appreso dello scandalo soltanto adesso, tramite i media.


La Galbani è stata tra le prime marche note a smentire di essere mai stata coinvolta in questa operazione di banditismo alimentare. Il quotidiano La Repubblica sostiene invece che è proprio il loro nome che risalta con più frequenza in questo pasticciaccio verminoso. A chi dobbiamo credere? Si sa: Galbani... vuol dire fiducia!

sabato, luglio 05, 2008

Giordano vince lo Strega

Quest'anno il premio va a un giovane autore torinese






Si diceva che non avrebbe mai potuto vincere l'edizione 2008 dello Strega, proprio perchè il suo scrittore preferito, Niccolò Ammaniti, ne era stato insignito appena lo scorso anno per Come Dio comanda. E invece Paolo Giordano ce l'ha fatta. Dopo aver conquistato il premio per l'Opera Prima al Campiello, si è aggiudicato anche la 62sima edizione dello Strega. Ha prevalso sul più quotato (e più vetusto; e certamente non meno bravo) Ermanno Rea, piazzatosi al secondo posto con Napoli Ferrovia (Rizzoli), libro che a nostro parere avrebbe meritato la vittoria. Terza la Comencini con L'illusione del bene (Feltrinelli, grande assente dal podio da molti anni). Diego De Silva conquista 22 voti con il suo Non avevo capito niente (Einaudi) e Lidia Ravera chiude la cinquina con 20 voti per un Le seduzioni dell'inverno (edizioni Nottetempo).



Giordano ha 26 anni, ha amato i Radiohead come molti altri figli degli anni Novanta e, da quando 
La solitudine dei numeri primi  (Mondadori) è un best seller, tiene anche una rubrica su Gioia: da una notizia tira fuori un numero e vi costruisce intorno un articoletto. Lui lo chiama “un bell’esercizio di stile”. Con lo stesso stile, studiato, serio come lo ha definito Alessandro Baricco (il quale però afferma di non aver ancor letto il romanzo!), ha scritto anche un racconto per il Festival Letterature di Roma e uno per Medici Senza Frontiere. 

Giordano ha scelto di basare la storia di Alice e Mattia, protagonisti del suo romanzo di debutto, sulla metafora dei numeri primi. E' un'idea non nuovissima quella di scegliere la matematica come filo rosso per una vicenda umana (il caso più splendido è Brazzaville Beach di William Boyd), ma l'approccio del giovane autore è intelligente e crea degli effetti inaspettati.



Tra i due personaggi principali, Mattia è quello più inibito: un ragazzo incapace di materializzare il suo sentimento nei confronti di Alice, oltre che di realizzarsi veramente nella vita. Lei è molto più forte, molto più "mobile" e anche più disposta a lasciar perdere ciò che la ferisce pur di costruire qualcosa. In questo Giordano ha voluto descrivere la forza di volontà che è molto più sviluppata nel cosiddetto "gentil sesso" e la capacità trascinante delle donne di sfrondare tutto il superfluo e dire "abbiamo questo, teniamocelo stretto; il resto è secondario".



La trama de La Solitudine dei numeri primi, se di trama si può parlare, cede sotto il peso del linguaggio, che è prevalente - a tratti fin troppo -, come ormai accade da lungo tempo nella letteratura di casa nostra. Abbiamo comunque trovato un nuovo, bravo scrittore, e ciò è già tanto. Durante le cerimonia di premiazione, abbiamo visto Paolo Giordano alquanto frastornato e celare il suo imbarazzo indossando un po' troppo consapevolmente i panni del "personaggio d'hoc". Un segno evidente di fragilità. Speriamo che gli elogi - e i quattrini - non gli rovinino la vita e, soprattutto, il talento.



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Ecco le presentazioni di tutt'e cinque i romanzi finalisti dello Strega 2008:



- NAPOLI FERROVIA di Ermanno Rea (Rizzoli). "L'io narrante e Caracas, l'uno proiezione dell'altro (e viceversa) costruiscono la storiografia rabbiosa, ossessiva, fantastica di un territorio bloccato dalle strategie post guerra fredda", afferma Enzio Golino. Napoli Ferrovia è l'abnorme insieme di strade, vicoli e slarghi che compone il poligono più disperato della città. Ogni notte un uomo lo percorre in lungo e in largo forse alla ricerca di se stesso, forse di nulla: si fa chiamare Caracas ed è un ex naziskin allo sbando che ha scelto Maometto e pratica un'accanita militanza tra gli ultimi della terra. Dall'incontro casuale con l'io narrante, "vecchia cariatide comunista", nasce una paradossale ma saldissima amicizia, filo conduttore di questo romanzo rapsodico e nevrotico che si costruisce tra continui lampi narrativi, mettendo in scena passioni, dolori, amori, ricordi, speranze, utopie. Mettendo in scena l'analisi e il ripensamento di una vita impegnata, davanti allo sfascio della propria amata città e all'idea di abbandonarla. 



- L'ILLUSIONE DEL BENE di Cristina Comencini (Feltrinelli). "Un insolito romanzo di idee sui grandi conflitti etici e ideali del nostro tempo, in cui il pubblico e il privato, la politica e gli affetti sono legati assieme" ha scritto Filippo La Porta. Mario è un uomo malinconico, deluso, dopo aver creduto con passione di cambiare il mondo e non è ancora del tutto rassegnato al crollo degli ideali in cui ha creduto. Soprattutto non riesce a capacitarsi di come nessuno voglia fare davvero i conti con quel che ormai si sa essere stato il comunismo reale. Il tutto tinto di giallo, dopo l'incontro di Mario con una giovane pianista russa.



- NON AVEVO CAPITO NIENTE di Diego De Silva (Einaudi). "Vincenzo Malinconico, sfigato protagonista di questa storia, ha il dono rarissimo di parlarci di cose importanti facendoci sorridere e di commuoverci senza essere mai patetico", ha scritto Niccolò Ammaniti presentando il libro in concorso. Malinconico è un avvocato napoletano che finge di lavorare per riempire le sue giornate. Divide con altri finti-occupati come lui uno studio arredato con mobili Ikea, chiamati affettuosamente per nome come fossero persone di famiglia. La sua famiglia vera, del resto, è allo sfascio, ma gli capitano improvvisamente due miracoli. Il primo è una nomina a difensore di un becchino di camorra che lo coinvolge in un'avventura processuale rocambolesca. Il secondo si chiama Alessandra Persiano: la donna più bella del tribunale, che si innamora di lui e prende a riempirgli la vita e il frigorifero. Un libro divertente per riflettere sulla Napoli di oggi e sulla realtà della presenza della camorra nella vita quotidiana delle persone.



- LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI di Paolo Giordano (Mondadori). "E' sorprendente la puntualità con la quale questo scrittore esordiente di soli 25 anni governa una materia tanto scottante quale quella di due bambini che hanno incontrato, ciascuno a suo modo, l'orrore", scrive Franco Marcoladi nella presentazione del libro alla gara dello Strega. Alice ha sette anni e odia la scuola di sci, ma suo padre la obbliga ad andarci e avrà un grave incidente che la segnerà psicologicamente e fisicamente per la vita. Mattia è un ragazzino intelligente con una gemella ritardata, Michela, che, vergognandosi con i propri compagni, lascia in parco, con la promessa che tornerà presto a prenderla, e sparirà invece per sempre. Questi due episodi iniziali, con le loro conseguenze irreversibili, condizionano pesantemente il futuro dei due protagonisti, le cui vite si incroceranno, scoprendosi strettamente uniti eppure invincibilmente divisi. Come quei numeri speciali, che i matematici chiamano primi gemelli: due numeri primi separati da un solo numero pari, vicini ma mai abbastanza per toccarsi davvero. Una storia sofferta, senza speranza, lucidissima sul dolore dei giovani d'oggi.



- LE SEDUZIONI DELL'INVERNO di Lidia Ravera (Nottetempo). "L'ironia e la maturità del pensiero impregnano di sé una prosa sempre vivace e pungente.... Un gioco crudele e beffardo condotto con sapienza narrativa ed eleganza letteraria" ha scritto Dacia Marini di questo lungo racconto, presentandolo al premio. Stefano conduce la vita di un single separato di mezz'età: casa disordinata, letto sfatto e una cucina in cui si ammucchiano i piatti da lavare. Ma un giorno l'appartamento è trasformato, la tavola imbandita, una musica classica si diffonde dolcemente: è comparsa Sophie, donna colta e riservata. Le seduzioni di Sophie vincono il cuore invernale di Stefano, che per la prima volta si abbandona alla passione. Tanto più duro è il secondo risveglio, la casa vuota, deserta, silenziosa. L'inverno è una stagione del cuore e del tempo: le sue seduzioni sono sottili e insidiose. Soprattutto se sono la posta in gioco di una crudele partita fra donne.







Scheda del vincitore: Nato a Torino nel 1982, Paolo Giordano non ha seguito studi letterari. E' infatti laureato in Fisica delle interazioni fondamentali e attualmente ha una borsa di dottorato nell'Università della sua città natale. La solitudine dei numeri primi ha già venduto 200.000 copie ed è diventato un grande successo soprattutto tra i giovani. Calcolando che il Premio Strega riesce a moltiplicare le vendite di un volume anche per ben sette volte, si può calcolare (insieme ai diritti per l'estero e quelli - già venduti! - per il cinema) di quali proporzioni sarà il resoconto finale dell'operazione condotta dalla Mondadori che ha voluto puntare ogni cosa su uno scrittore tanto giovane.  



Lo Strega:  Lo Strega, nato nel 1947 per volere dell'Associazione ´Amici della domenica' che si proponeva di risollevare il morale della cultura italiana dopo i terribili anni di guerra, quest'anno è stato guidato per la prima volta dal linguista Tullio De Mauro, nuovo direttore della Fondazione Bellonci che lo organizza. De Mauro è succeduto ad Anna Maria Rimoaldi, scomparsa l'anno scorso e storica madrina sin dal 1986. Anche il primo vincitore, Ennio Flaiano, nel 1947, era un esordiente e di anni ne aveva 37. E nell'elenco degli scrittori più giovani figurano inoltre Alberto Bevilacqua vincitore a 34 anni, Raffaele La Capria e Niccolò Ammaniti a 39, Melania Mazzucco a 37, Cesare Pavese a 42. Ora, in questa gara parallela dei dati anagrafici, Paolo Giordano ha battuto tutti. Visti gli intendimenti di De Mauro di voler svecchiare anche la giuria, avremo forse presto dei "baby premiati"?