Roma! Il mio rapporto con Roma (dove hai vissuto fino ai 40
anni, e immagino che per te risulti, quella, una serie di delizie
ma anche di esasperazione) è di affetto.
Grande affetto.
Eh sì, la caput mundi non mi è del tutto sconosciuta: mi vide
infatti, come visitatore, più volte durante l'adolescenza. Esiste
una fotografia in bianco-e-nero che mostra mio padre con noi
quattro figli sullo sfondo del Foro Traiano: quel mio a modo suo
unico pur se contraddittorio papà (RIP), pur nella sua quasi
cronica mancanza di tempo (era ferroviere, guidava le
locomotive... era spesso in trasferta...), non si stancava mai di
riempire gli scaffali della sua libreria, di parlarci di questa o
quella meraviglia della tecnica, di farci immaginare come sarebbe
stato il nostro futuro ("Arriverà l'anno 2000 e ci saranno le
automobili volanti!"...), leggerci qualche pagina di Storia magari
direttamente dalla mitica Enciclopedia Rizzoli-Laroussi e, spesso
di domenica, e quasi puntualmente quando aveva le ferie, mostrarci
tesori artistici di Sicilia e del resto d'Italia.
Potendo noi
vantare parenti locati in quel di Santa Marinella, un paio di
volte ci imbarcammo su un treno e li andammo a trovare. A Roma mio
papà ci faceva prendere gli autobus e i treni del metro, e ce li
faceva cambiare con agilità, come se nella grande città fosse di
casa. Sembrava avesse stampata nel cervello la mappa della nostra
indiscussa capitale.
Poi, diciannovenne, proprio nei pressi di Roma (alla Cecchignola)
andai a prestare il servizio militare; o meglio nove mesi di
quell'anno in divisa, anno che, per vari motivi, rimane per me
indimenticabile.
E ancora qualche annetto dopo, da scrittore e curioso delle
realtà sociali, girai i quartieri periferici di Roma, imbattendomi
purtroppo anche in tante persone disagiate (quasi come nei
quartieri delle nostre città più meridionali), sempre comunque
legato a doppia mandata con l'elastico che mi rifiondava verso le
ricchezze della Roma dei fasti artistici, degli splendori.
"Ombelico del mondo": senza alcun dubbio.
E poi con Mary ovviamente ci sono tornato due-tre volte, più tardi.
Godendocela grazie ai soldi in tasca (da difendere dai
borseggiatori; ti sto parlando di un'era pre-bancomat), spesso
infastiditi dal traffico e poi di nuovo in stato paradisiaco
seduti a uno dei tavoli di un'osteria di Piazza Giordano Bruno o
similia...