A un certo punto dell'èra punk sembrava che i leggendari The Who avessero trovato la loro manifestazione più estrema, a base di chitarre falliche e accordi e testi stringatissimi e suonati a velocità massima: sui palcoscenici internazionali si affacciarono infatti i Tenpole Tudor.
Correva l'anno 1981. I Tudor constavano di due chitarre + batteria + voce. Quest'ultima apparteneva al leader, l'istrionico, quasi acrobatico Edward Tudor-Pole (alias Eddie Tenpole), che si degnava ogni tanto di soffiare dentro a un sassofono o di violentare anche lui una chitarra. Ma il suo ruolo principale consisteva nel "cantare" (le virgolette sono d'uopo) indossando originali capi d'abbigliamento; in un concerto in Germania lo si vide per esempio con un cappellino busterkeatoniano, una bacchetta in mano e la faccia dipinta di un nero tigrato che tanto bene faceva risaltare l'azzurro dei suoi occhi ossessi. Energia pura. Punk.
Il vero mestiere di Eddie Tudor-Pole (discendente diretto di Enrico VIII: un vero rampollo dei Royals inglesi!) è quello dell'attore. Lo era anche nel 1974, quando, con l'unico "bagaglio" musicale di uno smisurato amore per il rock'n'roll degli Anni '50, formò i Tenpole Tudor insieme al chitarrista Bob Kingston, al bassista Dick Crippen e all'occhialuto drummer Gary Long. Eddie non era propriamente un nuovo Chuck Berry, ma nemmeno un nuovo Johnny 'Rotten' Lydon, sebbene i Sex Pistols - e in particolare Sid Vicious, il quale però sarebbe tragicamente scomparso solo tre settimane dopo - avessero ad un certo momento pensato di assegnargli il posto lasciato vacante dal loro celebre cantante. La sua personalità sul palco era (ed è) comunque notevole. Gli erano soprattutto d'aiuto le sue qualità da commediante.
(Si trova molto anche su Amazon.it; alcuni CD sono "import from Germany")
I Tenpole Tudor si esibirono insieme per anni, sempre scatenando un'elettricità a migliaia di volt, ma riuscirono a firmare un contratto con l'etichetta Stiff Records (dopo essere stati brevemente scritturati dalla Korova) solo dopo che Eddie apparve nel film sui, dei e con i Sex Pistols The Great Rock'n'Roll Swindle (1980). Con i Pistols, Tudor-Pole canta una cover terrificante di "Rock Around The Clock", nonché "The Great Rock'n'Roll Swindle" e l'ultima canzone del soundtrack: "Who Killed Bambi", scritta da lui medesimo.
Il single dei Tenpole Tudor "Three Bells In A Row" (1980) ottenne un buon successo commerciale. Tutte le porte si spalancarono. Senonché, oltreoceano si verificò un disdicevole "incidente". Avvenne durante la prima - e unica - tournée americana del gruppo. In un'intervista, interpellato a proposito della recentissima morte di John Lennon, Eward Tudor-Pole pronunciò questa enormità: "Lennon? Era solo un vecchio, noioso hippy". Immediatamente gli arrivarono minacce di morte, non gli fu possibile uscire dalla camera d'albergo... e iniziarono le prime tensioni all'interno dei Tudor.
[ Nella sua affascinante Encyclopedia of Punk Music and Culture {Greenwood Press, USA, 2006}, lo storico e critico musicaleBrian Coganracconta tuttavia un'altra cosa. I Tenpole Tudor stavano tenendo un'acclamatissima gig in un night club di Cleveland quando si sparse la notizia dell'uccisione di John Lennon. "Quando il loro gargantuesco frontman Eddie Tudor Pole tornò sul palco per il bis, era in lacrime. Abbaiò una dedica alla memoria del grande artista assassinato e attaccò con il brano 'Rock and Roll, Part Two' di Gary Glitter." Da ciò si evince che l'atteggiamento cinico di Eddie davanti ai giornalisti era solo una posa. Un colpo di follia di cui si ebbe sicuramente a pentire. ]
Il loro primo album Eddie, Old Bob, Dick and Gary fece registrare anch'esso, insieme ai due 45 giri che ne furono tratti ("Wunderbar" e "Swords of a Thousand Men") ottime vendite.
Meraviglioso quel primo scorcio degli Anni '80. La voce di Eddie "Tenpole" ruggiva dal juke-box Wurlitzer: "Throwing my baby out with the bathwater..."
Nello stesso anno 1981 i Tenpole Tudor realizzarono il loro secondo LP: Let The Four Winds Blow. Altro successo, e memorabili shows in mezza Europa dello scatenato quartetto, con Eddie Tudor-Pole a tratti bardato in un'armatura medievale (!). L'entusiasmo però era smorzato: la consapevolezza di non poter mai conquistare gli U.S.A. a causa del faux pas di Eddie aveva spezzato l'impeto iniziale.
Già nel 1982 Eddie Tudor-Pole decise di sciogliere i Tenpole Tudor; il resto della band continuò a suonare sotto il nome The Tudors, mentre Eddie cercò a più tratti di risuscitare il gruppo (anche in versione cajun) concentrandosi però primariamente sulla sua attività recitativa ed esibendosi a più riprese in formazioni swing e jazz. Oggi i suoi concerti sono su base rigorosamente acustica, ma il "punker" in lui non è affatto morto; tutt'altro...
***
Tra i film in cui recita Edward Tudor-Pole: Harry Potter and the Chamber of Secrets (2002)('scenes deleted'; ruolo: il proprietario d'emporio Mr. Borgin); GamerZ (2005); Some Voices (2002); Absolute Beginners (1986: il suo personaggio è Ed the Ted, e la canzone dei Tenpole Tudor presente nella soundtrack si intitola "Ted Ain't Dead"); The Great Rock'n'Roll Swindle (1980); Drowning By Numbers (1988); White Hunter Black Heart (1990; con Clint Eastwood); inoltre: diversi film diretti da Alex Cox, come Sid & Nancy (1986; storia della fatale relazione tra Sid Vicious e Nancy Spungen) e Straight to Hell (1987; in italiano "Dritti all'inferno", curioso spaghetti-western che ci offre la visione di un'isterica Courtney Love). E' stato visto recentemente anche in Quills (2000), romanza horror interpretata da Geoffrey Rush, Kate Winslet e Michael Caine, e in The Life and Death of Peter Sellers (2004) nei panni del famoso comico Spike Milligan.
Per chi volesse approfondire la ricerca su questo inverosimile discendente della casata dei Tudor, ecco alcuni suoi nomi alternativi: Eddie Tudor Pole, Edward Tudor Pole, Eddie Tenpole, Eddie Tudorpole, Tenpole Tudor, Eddie Tudor-Pole, Ed Tudor-Pole (... !)
Naturalmentesi parla di lui anche sui siti dedicati ai Sex Pistols.
Sto ascoltando e sono emozionato nonché contentissimo per questo mio amico. Finora mi trovo al quinto pezzo dell'album digitale, anzi al sesto ormai; sto usufruendo di questa musica direttamente da Bandcamp - dove 'Il Viaggio' si può ascoltare e acquisire direttamente dall'artista. Francesco Chiummento stavolta ha fatto non centro ma centrissimo. Il cantautore ed ex frontman dei Forza Maggiore si è servito di fior fiore di musicisti (provenienti dal mondo jazz, jazzrock, musica sperimentale ed elettronica...), tutti o quasi tutti residenti e attivi nel Torinese. Alcuni li avrete di certo già sentiti nominare...
Un piccolo sguardo all'equipeche ha lavorato con Chiummento:
francesco chiummento - voce e flauto
paolo ricca - computer programming. fonico, keyboards
riccardo moffa - guitars electric e acustic tracce 1,4,6,7,8,9,11,13
alex catania - guitars e keyboards tracce 3,5
stefano priola - guitar traccia 5
marco roagna-guitar traccia 12
valter valerio- tromba traccia 2
"the supreme" e' un brano realizzato con ottone pesante
"i fiori del mare" scritta con giorgio bonino
cover: cosimo malorgio
grafica: gaia chiummento
tracce realizzate tra il gennaio 2019 e il maggio 2o20 negli studi liquid air di torino
Il futuro non è stato ancora scritto... "The future is unwritten." (Joe Strummer)
Il suo vero nome era John Graham Mellor, veniva da una famiglia dell'alta borghesia e decise di assumere il nome in codice "Strummer" (strum = "strimpellare", e dunque strummer è lo "strimpellatore").
Era
di apparente buona salute quando morì a soli 50 anni, il 22 dicembre
2002. La sua famiglia pregò gli amici e gli ammiratori di non portare
corone di fiori al suo funerale, bensì di fare un'offerta per il Mandela
SOS Fundraising. Joe aveva da poco scritto una canzone, "46664", che
Bono degli U2 avrebbe cantato il 29 novembre 2003 a Città del Capo in un
memorabile concerto in onore di Nelson Mandela. "46664" era il numero
di identificazione che avevano dato in prigione al leader del movimento
anti-apartheid.
Quindi Strummer era un sobrio idealista? Per molti era un esponente del
surrealismo, e indicativo in questo senso è il fatto che amava Captain
Beefheart a tal punto da invitarlo alle sue gig. Per altri era un
filosofo, un poeta che sapeva cogliere sia gli aspetti sociali che
quelli metafisici dell'esistenza.
"La vita è malata, nessuno sa perché viviamo. Il mondo non sarebbe mai dovuto esistere."
John Graham Mellor, poi noto come Joe Strummer,
era nato ad Ankara il 21 agosto 1952, figlio di un diplomatico
britannico. Con i genitori viaggiò in Messico, Germania, Egitto, sempre
interessandosi degli stili musicali dei singoli Paesi.
Insieme al fratello maggiore David completò gli studi in un collegio
londinese - una di quelle scuole assai care destinate ai rampolli dell'élite.
"Lì presi un sacco di botte" ebbe a raccontare Joe più tardi.
"C'eravamo noi, i residenti in loco, e c'erano gli scolari che venivano
solo per le lezioni e poi se ne tornavano a casa. Ebbene, questi ultimi
odiavano i residenti, e infatti ce ne combinarono di tutti i colori."
Amava ascoltare i Beatles, The Who, Jimi Hendrix, ma soprattutto i
Rolling Stones. Quando in TV vide la clip di "Not Fade Away" degli
Stones, ne venne talmente impressionato da mettersi a trascurare gli
studi in favore della musica.
My love bigger than a Cadillac
I try to show it and you're drivin' me back
Your love for me has got to be real
For you to know just how I feel... (Rolling Stones, "Not Fade Away")
Capì
che un musicista ha il potere di cambiare la visione del mondo della
gente, e cambiare la visione del mondo divenne la sua massima
aspirazione.
Purtroppo suo fratello David entrò in un'organizzazione razzista, ivi
condotto anche dal suo forte interesse per l'occultismo. Dave divenne sempre
più solitario e nel 1970 si suicidò nel Regent Park.
Joe soffrì molto, sebbene lui e il fratello non andassero d'accordo su
parecchie cose. Lo stesso Joe si trasformò in un ragazzo introverso,
solitario, a tratti violento. Ad aggravare tale condizione di "alieno"
era il suo inconsueto accento. Per via dell'infanzia da apolide, non
parlava come tutti gli altri inglesi; aveva inoltre assunto
un'inflessione pseudo-cockney che, alle orecchie di ogni vero londinese,
suonava strana, posticcia (come difatti era).
L'inquietitudine lo portò a trasferirsi nel Galles, dove svolse umili
lavori in fattorie isolate lasciandosi chiamare Woody Mellor, in onore
di Woody Guthrie. Imparò a suonare l'ukulele ed entrò in una band
locale, The Vultures.
Dopo poco tempo ritornò a Londra, precisamente a Notting Hill, dove si
mischiò agli "squatters", ovvero a quei tipi che risolvono il problema
dell'alloggio occupando appartamenti liberi. Fu in tale periodo che
rincontrò un vecchio amico,Tymon Dogg, il
quale gli insegnò i primi rudimenti della chitarra. L'impresa si rivelò
ostica, poiché Strummer era mancino. I chitarristi mancini di solito
aggirano l'ostacolo variando l'ordine delle corde (è quanto fece per
esempio Jimi Hendrix).
Tymon suonava il violino per strada e Joe gli faceva da "scimmietta",
tenendo il cappello per raccogliere gli oboli dei passanti. Poi divenne
lui medesimo un busker, strimpellando nei mezzanini
dell'Underground. Il suo primo concerto "open air" gli fece guadagnare 1
sterlina e 99 pence. Fondamentalmente conosceva un solo accordo, quello
in Sol, con cui poteva però benissimo eseguire brani del tipo "Comes
the Rain" (un inno Navajo).
Nel 1974 Joe Strummer fondò insieme a Tymon Dogg i 101ers,
denominazione che si rifaceva all'indirizzo del suo ultimo "squat" (101
Walterton Road, London W9). I 101ers iniziarono a esibirsi nei pub
ottenendo buone critiche. Le composizioni originali di Strummer e il suo
indubbio carisma arrecarono al gruppo un contratto discografico; il single si
intitolava "Keys To Your Heart".
Ma Joe voleva di più, voleva raggiungere un pubblico vasto per propagare
la sua protesta contro il potere. Già allora le sue songs parlavano
delle lotte di sopravvivenza cui sono costretti i comuni cittadini. Era
però tutt'altro che un rivoluzionario d'hoc. Coltivava infatti
la passione per la storia militare, gli piacevano gli eroi del passato
nonché stravedeva per le profezie sulla fine del mondo.
Quando, insieme all'amico Tymon, assisté a un concerto di Johnny Rotten e dei suoi Sex Pistols,
rimase fulminato: comprese che il punk era il genere musicale che
meglio si addiceva al suo carattere e al messaggio che intendeva
lanciare.
Insieme aMick Jones (chitarra e voce), Paul Simonon (basso) e Terry Chimes
(batteria), si mise a cantare canzoni di "War & Hate": slogan che
sostituiva il "Love & Peace" finora inneggiato da gran parte della
gioventù e che, a parere di Strummer e non solo, serviva unicamente ad
anestetizzare le coscienze. A un certo punto, Chimes venne sostituito da
Nicky "Topper" Headon. Sorsero cosìThe Clash("suono metallico", "fragore"), il più grande gruppo punk rock di tutti i tempi.
The Clash
London's burning! London's burning!
All across the town, all across the night
Everybody's driving with full headlights
Black or white turn it on, face the new religion
Everybody's sitting around watching television!
London's burning with boredom now
London's burning, dial 99999
I'm up and down the Westway, in and out the lights
What a great traffic system - it's so bright
I can't think of a better way to spend the night
Then speeding around underneath the yellow lights
London's burning with boredom now
London's burning, dial 99999
Now I'm in the subway and I'm looking for the flat
This one leads to this block, this one leads to that
The wind howls through the empty blocks looking for a home
I run through the empty stone because I'm all alone
London's burning with boredom now
London's burning, dial 99999
Presso i punkers, le origini sociali di Strummer furono motivo
di accese discussioni; tra l'altro il cantante, a dispetto degli anni
trascorsi on the road, presentava il tipico aspetto del bravo ragazzo.
Si vedeva, insomma, che proveniva da "buona famiglia". Ma d'altra parte
nei Clash c'era Jones, che era di estrazione proletaria (viveva insieme
alla nonna in una casa popolare di Brixton), e anche Simonon vantava
l'appartenenza allo stesso ceto sociale. In quanto a Headon -
l'eccellente drummer -, lui aveva il vizio delle droghe pesanti.
La musica dei Clash, inizialmente composta nell'alloggio sociale che
allora i quattro occupavano, era influenzata dal reggae, la protesta in
suoni delle genti di colore. Uno dei loro primi successi, "White Riots",
racconta dei disordini scoppiati durante un Notting Hill Carnival a
cui loro furono presenti (questo particolare bastò per far loro guadagnare la
nomea di "ribelli" e per accrescerne la credibilità).
Mentre i Sex Pistols furono il primo gruppo punk in grado di shockare
veramente, The Clash si caratterizzarono fin dal principio per i testi
coerenti, intelligenti e comprensibili. Rinunciarono spesso alla
rumorosità gratuita appunto per far risaltare le parole, come avviene in
"Bankrobber":
Mio padre era un rapinatore
Ma non ha mai fatto male a nessuno
Gli piaceva vivere a quel modo
Gli piaceva rubare i tuoi soldi...
(Di
questa ballata esiste una valida versione a cappella dei Chumbawumba,
che hanno così voluto evocare la memoria di Joe Strummer.)
La
consacrazione definitiva dei Clash arrivò nel 1978, quando si esibirono
al Rock Against Racism in Victoria Park davanti a 90.000 persone. "I
Clash sono il miglior gruppo rock del mondo" arrivò a scrivere la
rivista Rolling Stone.
Il loro album più significativo è il terzo: London Calling(U.S.A. 1980, ma registrato l'anno prima a Londra).
19 canzoni che raccontano di droghe e disoccupazione.
Un'apocalisse a sfondo sociale in cui si rivendica la validità del
rock'n'roll quale arma per combattere le forze del male. Si va dalla
sempre attualissima "London Calling" all'amore operaio di "Train in
Vain", attraverso la disperata rassegnazione "discotecara" di "Lost in
the Supermarket", lo ska richiamante L'opera da tre soldi di "Wrong 'Em Boyo" e la realmente apocalittica - e leggendaria - "Four Horsemen".
Fino a quel momento, Strummer e Jones (i Lennon & McCartney del
punk) avevano scritto la maggior parte del loro materiale
nell'abitazione della nonna di Jones, che era una delle loro più
convinte sostenitrici, e la band si ritrovava piena di debiti. Ma London Calling fece registrare un enorme successo discografico: "Train in Vain" scalò
la classifica U.S.A. dei singles e l'album vendette milioni di copie in
tutto il mondo.
Intanto
in Inghilterra i Clash non erano più considerati "veri punk": firmare
un contratto con un'etichetta americana era considerato dalla "base" un
vendersi al mercato, "proprio come le vecchie, noiose band".
Per il
secondo album Give 'Em Enough Ropela
label aveva sborsato un anticipo di 30.000 sterline, eppure Joe doveva
girare ancora - da Camden Town a Notting Hill e ritorno - senza soldi in
tasca. Per di più, la loro musica si era sviluppata; un'evoluzione che
non piacque ai punkers. Ora facevano in effetti del rock duro, un
rockabilly elettrico - un suono più raffinato di ciò che veniva
comunemente inteso come hardcore punk. La tournée del '79 negli
Stati Uniti fu perciò una sorta di palingenesi per ciascun elemento del
quartetto: cambiare aria giovò loro, e servì anche a sfuggire le
rigide catalogazioni cui erano (e sono) abituati i connazionali.
Finalmente
approdavano nella patria della musica che più amavano, e l'accoglienza
degli americani fu grandiosa. Gli elogi arrivarono persino da quotidiani
prestigiosi come The New York Times e The Boston Globe.
Strummer
rimase un'icona della protesta sociale anche dopo lo scioglimento dei
Clash. Nel 1988 si unì al carrozzone anarchico di Rock Against the Rich,
un tour promosso dalla rivista Class War(allora
un bimensile che constava di sole otto pagine). Si trattò della più
grande campagna anarco-libertaria mai condotta in Gran Bretagna.
Joe Strummer & The Mescaleros
The Mescaleros,
l'ultima sua emanazione musicale (la band si lasciava ispirare tra le altre cose dalla cumbia, un genere africano), non ebbe il consenso di pubblico che
lui si augurava. La gente andava ai concerti per lui, per prendere a
pugni l'aria alle note di "(White Man) In Hammersmith Palais" anziché
per applaudire il reggae multiculturale di "Bhindi Bhagee" con il
ritornello che celebra i pregi del cibo halal. Volevano vedere
il cantante dei Clash, celebre formazione che una volta apriva i
concerti dei Sex Pistols. Comunque, la tournée che nel 2001-02 portò i
Mescaleros in Giappone e negli Stati Uniti fu un successo affatto
trascurabile. E - cosa importante - Joe Strummer finalmente si divertiva di nuovo a essere il leader di un gruppo musicale.
Nel
2002, a oltre vent'anni dall'implosione dei Clash, Jones, Strummer e
Simonon si rimisero insieme per curare un album "live". Joe aveva
traslocato da poco e, durante gli spostamenti, saltarono fuori alcuni
nastri contenenti vecchie registrazioni di concerti del suo ex gruppo,
in particolare alla Roundhouse di Londra nel 1976, uno show al Lewisham
Odeon del 1978 e l'esibizione allo Shea Stadium di New York come spalla
degli Who nel 1982.
Le bobine erano state registrate direttamente sul
banco del mixer da Glyn Johns, il produttore di Combat Rock.
La loro portavoce, Tricia Ronane, spiegò: "Abbiamo un sacco di foto del
concerto di New York e alcune videocassette. E' sicuramente una
testimonianza molto interessante dell'atmosfera che si respirava a quei
tempi. Inoltre stiamo aspettando altri nastri dall'America e dal
Giappone, dove furono registrate molte session radiofoniche. Se le
condizioni del materiale sono buone, lo pubblicheremo. Ma dovranno
deciderlo tutt'e tre."
Era dal 1982 che le loro strade non si incrociavano più, ovvero da quando Mick Jones, dopo la realizzazione di Combat Rock,
lasciò il gruppo (o ne venne estromesso) a causa di divergenze nelle
aspettative musicali (la famosa "battaglia degli ego" che ha portato
allo scioglimento parecchi gruppi). Ma i Clash, sia quelli del punk
dinamitardo dei primi due dischi, sia quelli barricaderi, capaci di
metabolizzare le radici nere del rock'n'roll per tingerle di tonalità
caraibiche in London Calling e Sandinista!, erano
rimasti un ricordo vivido e importante, e perciò il progetto del live si
presentava attraente. Tanto più che proprio in quel periodo stava
vedendo la luce un album-tributo (uno dei tanti) che includeva la
partecipazione di Tricky, Leonard Cohen ("Rock the Casbah"), Tom Waits,
Primal Scream ("Know Your Rights"), Korn, Ice Cube ("Should I Stay Or
Should I Go?"), Rancid e No Doubt.
Purtroppo, due giorni prima di Natale, Joe, che sembrava in condizioni psicofisiche eccellenti, venne stroncato da un infarto.
"Mi sento un po' il padrino di chi oggi piega la propria musica alle
esigenze del mondo" raccontò in un'intervista rilasciata poco prima
della sua scomparsa. "Ai nostri giorni i Clash sarebbero in prima fila
contro la globalizzazione, contro il G8: non resisterebbero alla
tentazione neppure un istante. Ma ora non si può più tornare indietro, il meccanismo si può tutt'al più domare, controllare, non si può affrontare sulle barricate:
lo dimostra il fatto che chi protesta è a sua volta un frutto della
globalizzazione". E aggiunse: "Se sono diventato un uomo libero, è
perché ho sempre conservato le chiavi del mio passato".
JOE STRUMMER - DISCOGRAFIA ESSENZIALE
Con The Clash:
1977 - The Clash 1978 - Give 'Em Enough Rope 1979 - London Calling 1980 - Sandinista! 1982 - Combat Rock
Solo:
1987 - Walker 1989 - Earthquake Weather
Con The Mescaleros:
1999 - Rock Art and the X-Ray Style 2001 - Global a Go-Go 2003 - (uscito postumo) Streetcore
DVD
Let's Rock Again!
Viva Joe Strummer - The Clash and Beyond. His Life and Times
Hitparade (Hit Parade)
I titoli finora pubblicati
37. The Animals - "The House of the Rising Sun" 36. The Verve - "Bitter Sweet Symphony" 35. Lou Reed - "A Walk On The Wild Side" 34. The Beatles - "Hey Jude" 33. Scatman John - "Scatman (Ski Ba Bop Ba Dop Bop)" 32. Snow - "Informer" 31. Coolio - "Gangsta's Paradise" 30. Pharrell Williams - "Happy" 29. Inner Circle - "Sweat (A La La Long)" 28. The Beatles - "Let It Be" 27. Rolling Stones - "Angie" 26. John Lennon - "Imagine" 25. The Drifters - "Save the Last Dance For Me" 24. Jimi Hendrix - "Hey Joe" 23. Inti Illimani - "El Pueblo Unido" 22. Harry Belafonte - "Try to Remember" 21. Cilla Black - "Anyone Who Had A Heart" 20. Natalie Imbruglia - "Torn" 19. Eagle Eye Cherry - "Save Tonight" 18. The Beatles - "Free As A Bird" 17. R.E.M. - "Losing My Religion" 16. Donovan - "Donna Donna" 15. Manu Chao - "Bongo Bong" 14. Iggy Pop & The Stooges - "The Passenger" 13. Elton John - "Rocket Man" 12. David Bowie - "Space Oddity" 11. Kid Creole & The Coconuts - "Stool Pigeon" 10. Dire Straits - "Money for Nothing" 9. Elton John - "Don't Let The Sun Go Down On Me" 8. Lou Reed - "A Perfect Day" 7. Shakespears Sisters - "Hello (Turn Your Radio On)" 6. Beach Boys - "Barbara Ann" 5. Tom Petty & The Heartbreakers - "Into the Great Wide Open" 4. Talking Heads - "Psycho Killer" 3. Amen Corner - "(If Paradise Is) Half So Nice" 2. Black - "Wonderful Life" 1. Kate Bush - "Wuthering Heights"
Un uomo solitario (ma con la credenza che il mondo è stato creato anche per lui), nomade metropolitano, va e va; o, come recita la canzone: "ride and ride". E' questa l'essenza della semplice ma trascinante canzone di Iggy Pop.
I titoli finora pubblicati:
13. Elton John - "Rocket Man"
12. David Bowie - "Space Oddity" 11. Kid Creole & The Coconuts - "Stool Pigeon" 10. Dire Straits - "Money for Nothing" 9. Elton John - "Don't Let The Sun Go Down On Me" 8. Lou Reed - "A Perfect Day" 7. Shakespears Sisters - "Hello (Turn Your Radio On)" 6. Beach Boys - "Barbara Ann" 5. Tom Petty & The Heartbreakers - "Into the Great Wide Open" 4. Talking Heads - "Psycho Killer" 3. Amen Corner - "(If Paradise Is) Half So Nice" 2. Black - "Wonderful Life" 1. Kate Bush - "Wuthering Heights"
I tragici Romeo e Giulietta della scena "drop out" di Roma
Senza la sua Peggy, non poteva vivere più Ha tentato il suicidio il ragazzo della tedesca caduta giù da Ponte Garibaldi. E' in gravissime condizioni... Una storia di vite alternative nella Città Eterna
Si è lanciato da Ponte Garibaldi, nello stesso punto dove è morta la ragazza, la tedesca 27enne Peggy Minx, caduta di sotto dopo aver perso l'equilibrio.
Una storia tragica, storia di "punkabbestia" (punk che vivono insieme a cani) svoltasi vicino alle tendopoli di desperados spuntate accanto alle manifestazioni dell'Estate Romana. Ubriaco e disperato, il punkabbestia Pedro, originario della Repubblica Ceca, è volato giù quando erano da poco passate le 21: lo stesso orario in cui si è spento il suo amore. Il trentenne è stato ripescato nel fiume dai carabinieri della Compagnia Trastevere e ora è ricoverato al San Camillo, in gravissime condizioni.
I FATTI COME LI HANNO RIPORTATI ALCUNE TESTATE:
"La sera prima, il giovane accampato assieme ai tanti drop out stranieri che vivono sotto le arcate del ponte, all'altezza di Largo Arenula, era stato protagonista di una lite piuttosto accesa con la fidanzata. Peggy, forse stordita dall'alcol, si era poi allontanata per sdraiarsi sul muraglione. Il diverbio sembrava essersi placato, quando Pedro ha ricominciato a inveire a distanza contro la ragazza: attimi di tensione, con l'aggravante degli eccessi etilici, e Peggy è precipitata sulla banchina, di fronte agli stand dell'Estate Romana sul Tevere."
GLI AMICI PERÒ DICONO ALTRO:
Gli amici della vittima: "No, Peggy non aveva bevuto molto. Si è addormentata: ecco perché è precipitata."
Lui, Pedro (un giramondo con lunghi dreadlocks rasta, piercing sul naso e sul capezzolo sinistro, due "divaricatori" ai lobi degli orecchi), ieri pomeriggio piangeva ancora. "Era una bambina" diceva. "Ci dovevamo sposare..." Precisa una ragazza: "Sposare sì, ma senza prete: una cerimonia simbolica. Due-tre di noi avrebbero fatto i testimoni e un cane avrebbe svolto il ruolo del sacerdote...". Pedro aveva saputo che i giornali riportavano che la sua Peggy era caduta perché stava litigando con lui. E non ci stava: "Non è vero. Si stava addormentando, per questo è venuta giù. E non si sarebbe mai buttata di sotto spontaneamente. Stavamo insieme da un anno, era una settimana che dormivamo qui. Saremmo rimasti a Roma un mese e poi volevamo andare in Sicilia..."
Fatto sta che lei è morta. Il suo viaggio si è fermato a Roma caput mundi; anzi: kaputt mundi. Lui, Pedro, forse la seguirà presto. Leggi l'articolo su Il Tempo