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domenica, luglio 24, 2022

Lutto nel mondo della musica: se ne è andato, a 72 anni, Vittorio De Scalzi, fondatore dei New Trolls

 * Genova, 4 novembre 1949 – Roma, 24 luglio 2022 


De Scalzi era stato colpito da fibrosi polmonare un mese dopo essere guarito dal Covid e, negli ultimi giorni, le sue condizioni di salute si erano aggravate.






  New Trolls - mix di brani


venerdì, aprile 01, 2022

Il rock sinfonico degli inglesi Drifting Sun

 Probabilmente il miglior album progressive del 2021

                         Forsaken Innocence degli inglesi Drifting Sun


#rock #artrock #prog #progrock #progressive #progressiverock #music #musica



... 
Forsaken Innocence
       by Drifting Sun

 
1. "King of the Country" (11:37)
2. "Insidious" (8:10)
3. "Dementium" (9:12)
4. "New Dawn" (6:48)
5. "Forsaken Innocence Part I" (10:51)
6. "Forsaken Innocence Part II" (14:52)
7. "Time to Go" (2:28)
8. "Hand on Heart" (Bonus Track) (4:48)


"More adventurous and daring than anything Arena, IQ or Pendragon."

Released October 27, 2021


 

 Drifting Sun nel 2015...

... e oggi


 


   La formazione dei Drifting Sun:

Jargon - Vocals; Keyboards on track 6
Mathieu Spaeter - Guitars
Pat Sanders - Keyboards
John Jowitt - Bass
Jimmy Pallagrosi - Drums

  Eric Bouillette - Violin on tracks 1 & 5; Guitars on track 7
  Ben Bell - Hammond solo on track 3
  Gareth Cole - Guitars on track 4

Mixed and mastered by Leonidas Petropoulos
Artwork by Dimitris Tzortzis


 



  Breve storia di questo gruppo


La band - inizialmente chiamata "Drama" - venne formata a Chesham, UK, nel 1994 ca. da due francesi emigrati in Inghilterra: Pat Sanders (tastiere) e Manu Sibona (basso; poi sostituito allo strumento da John Jowitt). Dopo uno iato di ben 14 anni (dal 1999 al 2013), il gruppo è stato rifondato nel 2014.

Una delle caratteristiche è che, agli esordi, il cantante era un americano: Rafe Pomeroy prima, Chris Martini subito dopo di lui. Per l'ultimo, grandioso album, Sanders ha optato per un vocalist di origine greca: Jargon (nome d'arte di John Kosmidis), attivo soprattutto nel proprio progetto Verbal Delirium.


Trent'anni di attività e sette album in studio per i Drifting Sun, ensemble prog semplicemente superbo!




Drifting Sun su Bandcamp 


venerdì, giugno 25, 2021

The Moody Blues... alla ricerca dell'accordo perduto

 I Moody Blues non sono mai stati inseriti nella Rock and Roll Hall Of Fame. Strano. Forse perché erano popolari (e.. pop)? Tuttavia, i loro album (almeno quelli più "impegnati", come In Search Of The Lost Chord - un disco del 1968: 53 anni fa!) fanno parte della colonna sonora di una generazione... e forse di più di  una generazione.




1. "Departure": un intro di appena quarantacinque secondi, ma molto bello con il rumore del jet.

2. "Ride My See-Saw": il pezzo certamente migliore dell'album e uno dei cavalli di battaglia dei Moody Blues. Il testo dice:

"Left school with a first class pass
Started work but as second class"

("Ottenni a scuola i voti migliori / ma iniziai a lavorare dal gradino più basso")

E' una canzone sulla voglia di lasciare un mondo confuso, falso, una realtà che a una persona giovane non offre nessuna prospettiva.




3. "Dr. Livingstone, I Presume": chiaramente, è sul senso della vita. Livingston, Scott e Colombo hanno viaggiato per il mondo esplorandolo, trovando piante, bestie e uomini esotici...

La riga-chiave del brano è:

"We're all looking for someone..."

("Tutti quanti stiamo cercando qualcuno..") Be', è maledettamente vero!





4. "House Of Four Doors (Part 1)": L'esempio tipico che i Moody Blues non crearono le canzoni di quest'album pensando che dovevano essere trasmesse alla radio. La maggior parte delle tracce di In Search Of The Lost Chord erano ideate perché i giovani le ascoltassero dentro le loro camerette.



5. "Legend Of A Mind":

"Timothy Leary's dead 
No, no, no, he's outside looking in"


Apoteosi in forma musicale di un famoso intellettuale che teorizzò la "positività" delle droghe... e che portò - anche pubblicamente - esempi concreti. Durante gli Anni Sessanta e Settanta venne arrestato spessissimo. Secondo i suoi biografi, fu "residente" di ben 29 prigioni sparse per il mondo... 
Il brano dei Moody Blues dedicato a Timothy Leary (una vera e propria mini-opera dove il flauto è lo strumento più importante) è celebre quasi quanto il loro "White Satin". 


6. "House Of Four Doors" (Part 2)": Scrive Bob Lefsetz:

A reprise, after "Legend Of A Mind." When this came on you felt like you came back from an acid trip, you were glad to be on terra firma, in recognizable company.





7. "Voices In The Sky": Un brano molto leggero ma adatto a iniziare la seconda parte del disco. Punto e accapo, per così dire... Gli album su vinile a un certo punto si dovevano "girare" e spesso le due facciate avevano ciascuna un senso proprio, anche se (come nel caso di quest'opera) erano complementari. I CD, invece, in qualche modo ignorano l'importanza della "Part One" e "Part Two" che contraddistinguevano i dischi.




8. "(Thinking Is) The Best Way To Travel":


"And you can fly
High as a kite if you want to
Faster than light if you want to
Speeding through the universe
Thinking is the best way to travel"


Il fine della vita non è il denaro ma il sogno. ("Puoi volare in alto come un aquilone [...] Più veloce della luce...") Un brano decisamente psicheelico, come l'ultimo in questo disco ("Om").


http://beta.deadout.com/the-moody-blues/visions-of-paradise/

9. "Visions Of Paradise": Il ritmo rallenta e qui cadiamo in atmosfere progressive da primissimi Genesis ("Visions Of Angels" e dintorni: e dunque un prog rock di una classicità misticheggiante). Una canzone talmente bella (e, a modo suo, trasgressiva) che trovarne su Internet un video non-oscurato è impresa assai ardua!




10. "The Actor":

"The curtain rises on the scene
With someone shouting to be free
The play unfolds before my eyes
There stands the actor who is me"


Sì, siamo tutti attori nella grande rappresentazione dell'umana esistenza e la musica (e l'arte in generale) ci accompagna rivelandoci verità che noi prima sospettavamo o avevamo appena intravisto.





11. "The Word": E la porta si apre su...

12. "Om": E' questa la parola!


"And the word is... OM". (Per gli ignari: si pronuncia "aum"!)

Un grande finale per uno dei migliori album di tutti i tempi. 


"The rain is on the roof
Hurry high butterfly
As clouds roll past my head
I know why the skies all cry
OM, OM, heaven, OM"






LINKS



giovedì, luglio 30, 2020

Chiummento - 'Il Viaggio'. Album del mitico artista punk-sperimental, qui con qualche ballata prog più "accessibile"

Novità da uno dei cantautori italiani più sperimentali e "fuori di testa"!
musica #sperimentale #rock #progrock #punk #metal #hardrock




 È uscito Il Viaggio, di Francesco Chiummento. 


A breve, recensione su Prog Bar Italia


 #musica #Bandcamp produzioni indipendenti


Sto ascoltando e sono emozionato nonché contentissimo per questo mio amico. Finora mi trovo al quinto pezzo dell'album digitale, anzi al sesto ormai; sto usufruendo di questa musica direttamente da Bandcamp - dove 'Il Viaggio' si può ascoltare e acquisire direttamente dall'artista. Francesco Chiummento stavolta ha fatto non centro ma centrissimo. Il cantautore ed ex frontman dei Forza Maggiore si è servito di fior fiore di musicisti (provenienti dal mondo jazz, jazzrock, musica sperimentale ed elettronica...), tutti o quasi tutti residenti e attivi nel Torinese. Alcuni li avrete di certo già sentiti nominare...


Un piccolo sguardo all'equipe che ha lavorato con Chiummento:

francesco chiummento - voce e flauto
paolo ricca - computer programming. fonico, keyboards
riccardo moffa - guitars electric e acustic tracce 1,4,6,7,8,9,11,13
alex catania - guitars e keyboards tracce 3,5
stefano priola - guitar traccia 5
marco roagna - guitar traccia 12
valter valerio-  tromba traccia 2
 
"the supreme" e' un brano realizzato con ottone pesante
 "i fiori del mare" scritta con giorgio bonino
 
cover: cosimo malorgio
grafica: gaia chiummento
tracce realizzate tra il gennaio 2019 e il maggio 2o20 negli studi liquid air di torino

 
 




Sullo stesso artista: recensione di Segnali di Pace

venerdì, luglio 17, 2020

Gli Amazing Blondel

          England + Blondel

Nessuno, ascoltandoli la prima volta, si sognerebbe di catalogare gli Amazing Blondel come gruppo rock, né tantomeno "progressive". Eppure il loro nome compare in diversi registri, elenchi e libri dedicati proprio al prog. Sarà perché furono attivi principalmente in un decennio (gli Anni Settanta) in cui nascevano numerose band "anomale" e ciò che non era musica di puro consumo veniva solitamente considerato "fuori di testa", sperimentale, obliquo... e spesso - appunto - "progressivo". Io comunque imparai a conoscerli e amarli ascoltando l'unico loro album che sembra accennare a una svolta, a un avvicinamento ai canoni delle canzoni pop, e che quindi fece storcere la bocca ai puristi del folk. Blondel, il titolo.

Ripropongo qui un articolo già pubblicato su Topolàin e che prendeva lo spunto da una loro canzone (contenuta in Blondel) da me particolarmente apprezzata: "Depression".






Gli Amazing Blondel sono una macchina folk di atmosfere prevalentemente medievali-elisabettiane. 


Blondel è il loro album più ricco per creatività melodica (secondo Topolàin, bien entendu!) e contiene canzoni "classiche", contrariamente ad altre loro opere basate su ballate lunghe. Ogni volta che ascolto Blondel vengo invaso da una grande pace, mista a un'allegria intima e anche un po' esaltata: fa parte infatti delle mie "importanti" scoperte adolescenziali, tutte destinate a restare con me e ad accompagnarmi sull'intero percorso esistenziale (scoperte che non si limitano alla musica, naturalmente: anche prodotti letterari e film a iosa).


Fondati nel 1970 da John David Gladwin, Terence Alan Wincott  e Edward Baird, gli Amazing Blondel divennero ben presto celebri oltre i confini del Lincolnshire, acquisendo una discreta popolarità finanche in Italia e nei Paesi Scandinavi. I tre musici inglesi fanno uso di liuto, corno, spinetta, campane tubulari, tamburi e altri strumenti di origine medievale o comunque rinascimentale, pur non rinunciando a un'impronta musicale più moderna rispetto a bands analoghe - ad es. i Gryphon.



Gli Amazing Blondel su Prog Archives 


Dopo la registrazione dell'album England (1972) e l'ennesimo scarso riscontro commerciale, Gladwin decise di abbandonare il gruppo, che quattro anni più tardi, nel 1977, annunciò lo scioglimento.
Ma, come spesso accade nell'universo "progressive", la saga dei Blondel era destinata a non terminare ancora. Trascorsero due decenni e l'interesse del pubblico si risvegliò in maniera talmente vivace (grazie all'etichetta Edsel che ripropose tutti i loro lavori su CD) che il trio si riformò, quantunque, a conti fatti, non diede tantissimi concerti e benché in talune occasioni, per via delle defezioni di Gladwin, si ridusse a un duo (Wincott e Baird, e dunque i due che nel '73 realizzarono da soli Blondel, questo misconosciuto scrigno di piccoli gioielli).






La loro homepage ufficiale (http://www.amazingblondel.com) è stata chiusa, dopo che per anni ha mostrato un ultimo comunicato risalente al maggio 2008... Ma esistono diversi fan che mantengono ancora viva la fiamma. Un sito su tutti: http://www.gaudela.net/blondel/










                              





domenica, giugno 21, 2020

Gentle Giant - 'The Power and The Glory'





Gentle Giant: rock band britannica attiva tra il 1970 e il 1980, formata dai talentuosi fratelli Shulman e da un paio di amici. Di questo gruppo, ciò che salta subito all'orecchio è la loro sofisticata ricerca compositiva, molto sperimentale anche per i canoni più audaci dell'universo progressive. 
Con l'eccezione dei batteristi Malcolm Mortimore e Martin Smith, tutti i membri dei Gentle Giant erano multistrumentalisti:


Derek Shulman (nella band dal 1970 al 1980) - voce solista, sax, flauto dolce, tastiere, basso, percussioni, ukulele elettrico
Ray Shulman  (1970-1980) - basso, tromba, violino, canto, viola, percussioni, flauto, chitarra
Kerry Minnear (1970-1980) - tastiere, voce solista (solo in studio, non dal vivo), violoncello, vibrafono, xilofono, flauto, chitarra, basso, batteria
Gary Green (1970-1980) - chitarra, mandolino, canto, flauto, basso, batteria, xilofono
John "Pugwash" Weathers (1972-1980) - batteria, percussioni, vibrafono, xilofono, canto, chitarra 
Phil Shulman (1970-1972) - voce solista, sax, tromba, clarinetto, flauto, percussioni
Martin Smith (1970-1971) - batteria, percussioni
Malcolm Mortimore (1971-1972) - batteria, percussioni



The Power & The Glory è un "concept album" uscito nel 1974 che racconta la storia di un uomo che entra in politica deciso a conquistare un certo potere allo scopo di fare del bene e di non lasciarsi corrompere come i suoi predecessori, e che invece finisce per abusare della sua posizione e diviene duque proprio come quelli prima di lui, impersonando ciò contro cui prima aveva lottato.




Discografia Gentle Giant (solo album in studio)

Album in studio



The Power & The Glory è stato scelto come album odierno dal Prog Bar, gruppo di Facebook (in inglese) dedicato al progressive rock.


Ovviamente esiste anche un Prog Bar Italia, sempre su Facebook...

Il 'Prog Bar': un viaggio memorabile alla corte minacciosa del Re Cremisi 
(King Crimson), tra oceani topografici (Yes),in mezzo a giganti gentili 
(Gentle Giant) e navi fantasma, teiere volanti e armadilli cingolati 
(Genesis, Van der Graaf Generator, Magma, ecc.). 


venerdì, gennaio 17, 2020

Secondo album de Gli Aliante

Dopo il sorprendente Forme Libere (2017) e aver fatto aspettare forse un tantino più del necessario i loro non pochi apprezzatori, Gli Aliante se ne sono usciti, due anni dopo, con questa prova - anch'essa prettamente strumentale -  che a tratti sembra un tour de force meccanizzato da una certa urgenza, in altri un'opera meditata, ragionata, programmata con attenzione. Fatto sta che, così come per il primo album, abbiamo anche qui un misto di rock progressivo e jazzrock, tra pastelli un po' più relaxed - quasi ambient - e pennellate che virano verso il tempestoso.




Il disco si divide in due parti: "Sul confine" (a sua volta suddiviso in sette parti, che sono comunque vere e proprie canzoni a sé stanti e non frammenti di una suite) e "Nel cielo", che, con i suoi "appena" 4 minuti e rotti - è un finale degno dell'album.





Troviamo qui il trio toscano alle prese con motivi vari ("La rana"... "Cigno nero"... quadretti fortemente impressionistici) che, tutti insieme, sembrano momenti e istantanee di un viaggio. È un viaggio, e, se l'album reca l'appellativo Sul confine, è proprio perché viene tematizzata una condizione - descritta come felice - tra due sponde, tra due terre, tra due o più culture. Vedere le note di copertina per approfondire. Non è difficile, ad ogni modo, ipotizzare anche un senso traslato del titolo: la musica stessa è musica di frontiera, con passaggi, transits, tra più mondi sonori, narrati dall'hammond e dal synth (Filippi), ben rincalzati dalla sezione ritmica (Giusti & Capasso). Cambi di tonalità ed effetti sonori ad hoc decorano le melodie portanti, e uno o più brani vengono sublimati grazie a gocce pianistiche (anche da new cool jazz).





Opera seconda da assaporare a lungo... andando a rispolverare magari Forme libere per capire appieno dove sono le corrispondenze e quale elaborazione ulteriore Gli Aliante si sono addossati per cercare di deliziare le orecchie amiche nonché i critici, sviluppando la propria arte in coerente progressione.


Brani preferiti da noi: "Metzada" e - davvero vertiginoso! - "Il quadrato"




Tracklist

  1 Sul confine 48:08

  1a Viaggio nel vento 8:50
1b Metzada 8:49
1c Ai confini del mondo 6:39
1d La rana 5:49
1e Cigno nero 7:00
1f Il quadrato 6:15
1g Tenente Drogo 4:46

  2 Nel Cielo 4:17

 Distributed By – G.T. Music Distribution

***

Gli Aliante sono:
Jacopo Giusti (batteria, percussioni)
Alfonso Capasso (basso, effetti)
Enrico Filippi (keyboards, pianoforte)

 Il violino presente nella traccia 1c, "Ai confini del mondo", è suonato da Marianna Vuocolo

Producer: Vannuccio Zanella


***


Sul blog Topolàin, in un "vecchio" post c'è un accenno a Forme libere e l'annuncio per il nuovo album


Gli Aliante su Amazon:





P.S.: Ammettiamo la nostra ignoranza! È stato necessario "googlare" le  parole "tenente Drogo" (vedi scaletta dei brani, brano 1g) per apprendere/ricordarsi che si tratta del personaggio principale del capolavoro letterario di Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari.
                                            (-:

martedì, febbraio 17, 2009

X-Factor: esce Ambra Marie

Giustificata la rabbia di Simona Ventura: "Questo programma ha preso una piega che non mi piace. Invece di votare i cantanti, si votano i giudici". E, dopo un "Porco Giuda!" nei confronti di Morgan, decide clamorosamente di eliminare Ambra Marie.


 Dopo Elisa e Serena, esce dunque un'altra ragazza con un altissimo potenziale discografico. Ovviamente Daniele Magro è una forza a sé stante (rimane il mio favorito), ma se avessi dovuto fare io la scelta estrema avrei escluso lui. Ambra Marie avrebbe infatti le chances migliori per sfondare sul mercato: possiede non solo la voce e una immagine strabilianti, ma anche quella carica trasgressiva in cui possono identificarsi tante girrrrlz.



La rosa si restringe sempre di più e sarà ancora più difficile per i giudici e per il pubblico esprimersi a favore dell'uno o dell'altro candidato. Grandi perplessità suscitano i Farias (pur se bravi) e lo stravagante Andrea, ma intanto loro sono ancora in gioco mentre altri certamente più quotati di loro hanno dovuto già fare le valigie. Fragile appare anche la posizione di Noemi.

Di contro, la new entry Juri, il sunnominato Daniele, Enrico Nordio (che ha magnificamente interpretato "Impressioni di Settembre"), Matteo Becucci e ovviamente i Bastard Sons Of Dioniso sono lanciatissimi verso la finale.

domenica, settembre 21, 2008

Popol Vuh

"La musica è il mezzo che mi aiuta ad avvicinarmi in modo realistico all'utopia".

                                (Florian Fricke, 1944-2001)
  




Fricke nacque il 23 febbraio 1944 in una cittadina sul Lago di Costanza, e più precisamente a Lindau, sul confine austro-svizzero. Iniziò a suonare il pianoforte a sette anni e, dopo gli studi al Conservatorio di Friburgo, lavorò come critico musicale e cinematografico per la Süddeutsche Zeitung, Der Spiegel e la Neue Züricher Zeitung. Mentre si ingegnava a girare alcuni corto- e mediometraggi, divenne amico dell'allora aspirante regista Werner Herzog. Fricke partecipò al primo film ufficiale di Herzog, Segni di Vita (Lebenszeichen): come assistente tecnico e come attore, nel ruolo di un soldato che suona Chopin.




Di lui esistono poche fotografie, tanto era schivo. Una delle poche che fece inserire nelle copertine dei primi album lo ritrae durante un concerto in posa contemplativa.

E "contemplativa" è proprio l'aggettivo più adatto per descrivere la musica del gruppo formatosi intorno a questo notevole rappresentante della moderna avanguardia.

Il luogo era Monaco di Baviera e l'anno il 1969 quando, ad opera di Florian Fricke (tastiere), Holger Trülzsch (drums) e Frank Fiedler (sintetizzatore), nacquero i Popol Vuh. Fricke, appassionato di culture e religioni antiche, scelse come nome quello del libro sacro degli indiani Quiché del Guatemala.

[N.B.: c'è anche un gruppo progressive norvegese che scelse di chiamarsi così, e questa circostanza provocherà una certa confusione almeno fino al 1975, quando Florian Fricke minacciò di ricorrere a vie legali contro i "colleghi" nordeuropei. Questi altri Popol Vuh (autori, almeno ad inizio carriera, di un interessante rock psichedelico con influenze genesisiane), riconobbero di essere "arrivati secondi" e si ribattezzarono Popol Ace.]

Amante della musica elettronica, Fricke fu uno dei primi a voler sfruttare le potenzialità del moog, che allora pochissimi possedevano non solo perché costava una fortuna ma anche perché assai ingombrante.

 L'LP del debutto, Affenstunde, che i Popol Vuh pubblicarono nel 1971 per la Liberty (al tempo la label tedesca più progressiva - basti pensare che aveva sotto contratto Amon Düül II e CAN), consisteva in "Kosmische Musik" mista a percussioni etniche. A produrre l'album furono l’americano Gerhard Augustin (titolare della Liberty) con la moglie di Florian, Bettina, responsabile anche della maggior parte delle scelte grafiche nelle copertine dei dischi.

In Germania c'erano già diversi folletti siderali, tutti figli putativi di Karlheinz Stockhausen (Ash Ra Temple, Klaus Schultze, Tangerine Dream, i suddetti Amon Düül, e inoltre Jane, Neu!...), tuttavia i Popol Vuh si differenziavano per la componente misticheggiante. Se il loro tipo di musica rientrava nel Krautrock, ciò accadeva solo per via della locazione geografica. In realtà nel loro caso non si può parlare nemmeno di rock. Le sperimentazioni sonore dei Vuh  sembrano scaturire da una cattedrale sotterranea; come Haydn in un concerto onirico di formiche tibetane.

 Anche il secondo disco - In den Gärten Pharaos; per l'etichetta OHR-Pilz - ricorda perlopiù i Tangerine Dream dell'èra Alpha Centauri / Zeit (cosa che non deve sorprendere, dato che fu proprio Fricke a "presentare" il Moog III ai Tangerine, suonandolo come guest player in Zeit) o, come nota Piero Scaruffi, i Pink Floyd di A Saucerful of Secrets (soprattutto nel secondo dei due lunghi brani, "Vuh", registrato nella cattedrale di Baumburg).

Subito dopo i suoni diventano più eterei, gli accordi celestiali, in un'unità di antico e moderno, di sacro e profano. Fricke rinuncia all'elettronica. "Non voglio usare il sintetizzatore per riprodurre la musica religiosa cristiana" spiegherà in un'intervista del 1972. "Pur tuttavia, la nostra non può essere definita 'musica da chiesa', a meno che non consideriate il corpo come un tempio sacro e le orecchie come porte". Con lui ora collaborano il chitarrista/percussionista Daniel Fichelscher (ex Amon Düül II; Fischelscher parteciperà a oltre una dozzina di incisioni dei Popol Vuh) e la soprano coreana Djong Yun. Testi e suoni si ispirano non solo a passi della Bibbia e di altri testi sacri delle religioni mondiali, ma anche a visioni dei popoli dell'Himalaya e ai canti dei Curdi della regione dell'Eufrate.

La svolta minimalistica è segnata da Hosianna Mantra, a base di pianoforte (Fricke), violino (Fritz Sonnleitner), oboe (Robert Eliscu), chitarra (Conny Veit) e tamboura (Klaus Wiese). Come suggerisce il titolo, è un album in cui si fondano miti orientali e leggende cristiane.


 Il successivo Seligpreisung (Kosmische Musik, 1973) approfondisce lo studio intorno alle possibilità dei mantra pur avvalendosi di estratti dal Vangelo di Matteo, condendo la formula con maggiore dinamismo e un tocco di psichedelia grazie agli assoli di Fichelscher.

 Quindi è il turno di un’altra opera miliare a titolo Einsjäger & Siebenjäger (1974, per l’italiana PDU e per la tedesca Kosmische Musik), con veri e propri inni alla gioia ("King Minos") e ambiziose composizioni bagnate nel lago di un progressive mai fine a se stesso (i venti minuti della traccia di chiusura che dà il titolo all'album).

Con il successivo Das Hohelied Salomos (United Artist, 1975) si mettono in musica alcuni dei Salmi del Re Salomone. E' l'album in cui si registra il ritorno della soprano Yun. La proto-world-music di Fricke si inabissa nelle atmosfere di epoche e paesaggi remoti con l'ormai sperimentato connubio tra grandiosità wagneriana e momenti di raccoglimento meditativo (un rigore giustificato dalla sua passione per il medioevo e per il misticismo di origine soprattutto asiatica). In questo periodo il Nostro si decide a vendere il gigantesco e ormai inutilizzato moog modulare all’amico Klaus Schulze, che, come sappiamo, ne farà buon uso.

 Il primo concerto all'estero dei Popol Vuh avviene a Milano nel 1976. E' anche l'anno dell'uscita di Letzte Tage - Letzte Nächte (United Artists), con il quasi-pop ritmato della titletrack cantato da Renate Knaup degli Amon Düül II, e Yoga, registrazione di due jam sessions con musicisti indiani, pubblicata dall’italiana PDU dapprima illegalmente e poi ufficializzata (è riscontrabile infatti nel catalogo della band).

Dal 1978 il gruppo torna sotto la supervisione di uno dei loro primi scopritori, il produttore Augustin. Ma Fricke, già allora amareggiato nei confronti del mondo discografico, guadagna uno scampolo di indipendenza mettendosi a comporre colonne musicali insieme a Fiedler e intraprendendo con lui e altri amici fidati viaggi intorno al mondo.



Brüder Des Schattens, Söhne Des Lichts (Brain, 1978) sarà il punto di partenza per la realizzazione
della colonna sonora del Nosferatu di Herzog. L’omonima suite d’apertura è forse uno degli episodi più ispirati e riassuntivi di tutta la discografia frickiana: paesaggi metafisici e spaziali vengono solcati dal pathos primordiale proprio di tutti gli umani. Il passo successivo è l’oscuro e, sì, depressivo Die Nacht Der Seele - Tantric Songs (Brain, 1979), nel quale alcuni intravedono le prime stanchezze compositive dell'ensemble e del suo leader. Grazie alla magniloquenza delle cento voci della Corale dell’Opera Bavarese, Sei Still, Wisse Ich Bin (‘81, per la Innovative Communication di Schulze) fa sperare a un secondo decennio ricco di opere memorabili. Purtroppo il successivo Agape-Agape (Uniton, 1983) porgerà il fianco alle accuse di manierismo spirituale. Si
tratta di composizioni indianeggianti poco brillanti, buone giusto per esercizi di yoga casalingo: insomma, proprio quella New Age che Fricke sconfessò fin dall'inizio. Spirit Of Peace (Cicada, 1985) e For You And Me (Milan, 1991) seguono la stessa linea. Sono dischi in tutti i sensi lenti, sia pure immersi in una certa solarità bucolica.

 A metà degli Anni Novanta c'è un'impennata, una sorta di come back non privo di fascino, con City
Raga, album che utilizza l'angelica voce di Maya Rose, un'esperta delle tecniche di respirazione originaria dello Yucatan.

A questo punto inizia l'èra della "modernizzazione": nella musica dei Popol Vuh subentrano i suoni dell'universo techno, per via anche dell'apporto del nuovo componente, il tastierista Guido Hieronymus. Nel 1999 l'ultimo album: Messa di Orfeo (Spalax, 1999), risultato di uno spettacolo multimediale al festival d’Arte Contemporanea di Molfetta (Bari), con il recitato dell’attrice Guillermina De Gennaro e una serie di improvvisazioni d’atmosfera che inseguono utopiche estasi.

Il resto della discografia consiste in raccolte e in alcuni "mix" ad opera di Gerhard Augustin. Un posto di merito, in questa lista, occupano le colonne sonore per i film herzogiani.

Si parte con Aguirre, furore di Dio (il disco porta il titolo Aguirre; 1976, Cosmic Music), nel quale l'eternamente spiritato Klaus Kinski, "pallino" del regista bavarese, si cala in maniera naturale nell'identità di un caposoldato folle. Dopo è la volta del documentario La grande estasi dell’intagliatore Steiner, la cui colonna sonora non è mai stata ufficialmente pubblicata su CD. Vediamo indi un Florian che già mostra i segni dell'invecchiamento fisico apparire personalmente nella pellicola L’enigma di Kaspar Hauser, vestendo i panni di un pianista cieco in una lacerante interpretazione dell’Agnus Dei.

La collaborazione tra il regista e il compositore prosegue con Cuore di vetro (Herz aus Glas; 1976), Nosferatu (1978), lo stupendo Fitzcarraldo
(1979), Cobra Verde (1990) e Grido di Pietra (Cerro Torre: Schrei aus Stein; 1991).

Tra queste, Nosferatu è sicuramente l’opera più riuscita per quanto riguarda la simbiosi tra le immagini del film e lo stupore estatico di una musica mai, per fortuna, didascalica
.

Con la precoce morte di Florian Fricke avvenuta il 29 dicembre 2001 a causa di complicazioni dopo un infarto, termina la storia dei Popol Vuh; ma il seme delle loro idee prosegue a germogliare. Non è New Age; non è vera e propria World Music. "Chiamatela, se preferite, musica per lo spirito." 



POPOL VUH - Discografia essenziale

1970 Affenstunde (Liberty, Ger)

1971 In den Gärten Pharaos (Pilz, Ger)

1972 Hosianna Mantra (Pilz, Ger) 

1973 Seilegpreisung (Kosmische Musik, Ger)

1974 Einsjäger & Siebenjäger (Kosmische Musik, Ger)

1975 Das Hohelied Salomos (United Artists, Ger)

1976 Letze Tage - Letze Nächte (United Artists, Ger)

        Yoga (PDU, Ita)

1979 Die Nacht Der Seele - Tantric Songs (Brain, Ger)

1981 Sei Still, Wisse Ich Bin (Innovative Communication, Ger)

1982 Agape–Agape (Uniton, Nor)

1985 Spirit Of Peace (Cicada, Nor)

1991 For You & Me (Milan, Fra)

1995 City Raga (Milan, Fra)

1997 Shepherd's Symphony (Mystic Records, UK)

1998 Messa di Orfeo (Spalax, Fra)




Soundtracks, soundtrack-compilations

1974 Aguirre (OHR, Ger)

1976 Herz Aus Glas - Coeur De Verre (Brain, Ger)

1978 On The Way To a Little Way - Nosferatu (Egg, Fra)

         Brüder Des Schattens - Söhne des Lichts (Nosferatu) (Brain, Ger)

1982 Fitzcarraldo (Pilz, Ger)

1987 Cobra Verde (Milan, Fra)

1993 Best of Popol Vuh – From Films of W.H. (Milan, Fra)

1994 Movie Music (Weltbild Verlag, Ger) 

1996 Soundtracks from Werner Herzog (3 cd box) (Spalax, Fra)

2005 Coeur de Verre (SPV, USA)






lunedì, settembre 15, 2008

Morto Richard Wright dei Pink Floyd

Il tastierista e co-fondatore dei Pink Floyd Richard Wright è morto oggi di cancro. Aveva 65 anni.


Wright era nato a Londra il 28 luglio 1943. Negli Anni Sessanta, assieme a due altri studenti, il chitarrista Roger Waters e il batterista Nick Mason, fondò il gruppo Sigma 6, che venne poi chiamato Pink Floyd e sarebbe ben presto diventato uno dei più importanti del rock psichedelico (soprattutto ai tempi di Syd Barrett) e quindi del progressive.


Wright fu co-autore di cinque brani dell'LP Dark Side of the Moon, che, uscito nel 1973, è stato per 14 anni tra i 200 album della classifica di Billboard, diventando uno dei dischi più venduti di tutti i tempi.


Il tastierista lasciò la band dopo dissensi con Waters durante le registrazioni di The Wall, riunendosi nuovamente ai compagni nel 1987.



Gilmour, Waters, Mason & Wright


 


          Visita Atom Heart Mother, l'homepage sui Pink Floyd


 

martedì, settembre 09, 2008

Werner Herzog

 Vidi Werner Herzog aggirarsi per Monaco di Baviera agli inizi degli Anni Novanta. Era a bordo di un pulmino Volkswagen e tagliava le strade di Schwabing ("il quartiere degli artisti") come se fosse alla ricerca di qualcosa. Probabilmente era stordito per la morte di Klaus Kinski. Ancora più probabilmente cercava finanziatori per poter produrre Kinski, il mio nemico più caro, docuritratto sull'interprete di cinque suoi film (da Aguirre, furore di Dio del 1972 a Cobra Verde del 1988).

Herzog aveva conosciuto l'attore polacco-tedesco (vero nome: Nikolaus - "Klaus" - Günther Nakszynski) quando, tredicenne, aveva coabitato con lui a Monaco di Baviera, nell'appartamento dei propri genitori, i quali erano troppo poveri per permettersi di abitare da soli. Kinski, allora un giovanotto di ventisei anni, era già un personaggio folle e problematico, e si può capire che Werner Herzog, di per sé una personalità eccentrica, fosse rimasto affascinato dal leggendario e geniale attore, tanto da ricordarsi di lui quando si trattò di girare pellicole su eroi schizofrenici e psicopatici: in Perù e lungo il Rio delle Amazzoni (Aguirre, furore di Dio, e Fitzcarraldo), Africa (Cobra Verde), nonché Mitteleuropa (Nosferatu e Woyzeck). 


Alla "Herzog Connection" appartenne anche il musicista e compositore Florian Fricke, il quale alla fine degli Anni Sessanta partecipò come assistente tecnico e figurante pianista nel film Segni di Vita (Lebenszeichen), primo lavoro ufficiale di Herzog. Poco tempo dopo Fricke fondò i Popol Vuh, band votata a un progressive rock dai toni etnico-meditativi, e la particolarità di quella musica convinse il regista a sceglierla come colonna sonora di molte sue opere (tutte quelle con Kinski e in più Herz aus Glas, del 1976, oltre che per diversi documentari).



Il vero nome del regista è Werner H. Stipetic (le sue origini sono croate; i genitori, Elisabeth e Dietrich, erano biologi). In Germania studiò Storia, Storia del Teatro e Letteratura, ma senza mai terminare gli studi. Si iscrisse alla Duquesne University di Pittsburgh, ma smise di frequentarla dopo pochi giorni. Nel 1961 si mise a lavorare in una fabbrica metallurgica per finanziare i propri film. Già nel 1963 fondava la sua casa di produzione. Nel 1966 venne assunto dalla N.A.S.A., ma diede quasi subito le dimissioni.


Herzog, che da anni vive a Los Angeles, è stato sposato più volte (l'utima sua moglie, Lena, è nata in Russia) e alla sua "connection", ovvero al suo gruppo di collaboratori fidati, appartengono anche i suoi familiari (in primo luogo il fratello Lucki Stipetic, produttore, e il figlio Rudolph, produttore e regista).


Diversi episodi della sua biografia sono diventati leggendari. Nel 1974 percorse a piedi i 500 km. che separano Monaco di Baviera da Parigi per visitare l'attrice Lotte Eisner, che stava morendo di una grave malattia (la Eisner riuscirà a sopravvivere per altri 8 anni; ma non si sa se il merito sia da ascrivere a Herzog). Un'altra volta apparve a Joaquin Phoenix, che aveva appena avuto un incidente d'auto nell'impervia regione dei canyon; Herzog bussò sul finestrino e disse alla nuova star del cinema americano di non muoversi, di stare rilassato, chiamò al telefono un'ambulanza e sparì misteriosamente, così come era spuntato; ancora oggi Joachin Phoenix ride quando racconta di quell'episodio. A uno studente di cinematografia, Errol Morris, Herzog disse che si sarebbe mangiato una scarpa se il giovane sarebbe riuscito a fare un film; Morris accettò la scommessa e subito dopo diresse un documentario su un cimitero di animali, Gates to Heaven (1978), che gli diede una certa nomea e gli permise di dirigere in seguito anche The Thin Blue Line (1988) e Fast, Cheap & Out of Control (1997); Herzog non volle mancare alla promessa e si mangiò in pubblico una scarpa (il tutto è documentato in Werner Herzog Eats His Shoe, diretto nel 1980 da Les Blank). L'ultimo strano episodio che lo riguarda è di più recente data (2005): durante un'intervista all'aperto con il giornalista della BBC Mark Kermode a proposito di Grizzly Man, che era appena uscito nelle sale, un anonimo cecchino (fenomeno purtroppo frequente negli U.S.A., e in specie a Los Angeles) sparò addosso al regista. Herzog volle a tutti i costi continuare l'intervista, sebbene sanguinasse dal basso ventre... 


Ripercorrendo la sua filmografia, abbiamo la conferma che la sua specialità sono i documentari, oltre ai film che mischiano realtà e finzione; e in quasi tutte le pellicole di Herzog (la cui ambientazione abbraccia tutt'e cinque i continenti) sono inserite lunghe, a volte lunghissime sequenze paesaggistiche. Herzog ha messo tra l'altro in scena diverse opere liriche (a Bayreuth, alla Scala di Milano, all'Arena di Verona, e inoltre a Tokyo, Houston, Bologna, Parigi, Bonn...). Innumerevoli i premi da lui ricevuti, in Europa come in America, anche se Hollywood lo ha spesso accusato di avere un modo di lavorare "semplicemente amatoriale". La famosa rivista Entertainment Weekly lo ha votato come il 35simo miglior regista di tutti i tempi.



 


WERNER HERZOG - I lungometraggi


Segni di vita (Lebenszeichen) (1968)

Fata Morgana (1970)

Anche i nani hanno cominciato da piccoli (Auch Zwerge haben klein angefangen) (1970)

Paese del silenzio e dell'oscurità (Land des Schweigens und der Dunkelheit) (1971) documentario

Aguirre, furore di Dio (Aguirre, der Zorn Gottes) (1972)

L'enigma di Kaspar Hauser (Jeder für sich und Gott gegen alle) (1974)

Cuore di vetro (Herz aus Glas) (1976)

La ballata di Stroszek (Stroszek) (1977)

Nosferatu, il principe della notte (Nosferatu: Phantom der Nacht) (1978)

Woyzeck (1979)

Fitzcarraldo (1982)

Dove sognano le formiche verdi (Wo die grünen Ameisen träumen) (1984)

Cobra Verde (1987)

Echi da un regno oscuro (Echos aus einem düstern Reich) (1990) documentario

Grido di pietra (Cerro Torre: Schrei aus Stein) (1991) 

Apocalisse nel deserto (Lektionen in Finsternis) (1992) 

Rintocchi dal profondo (Glocken aus der Tiefe) (1993) documentario

Il piccolo Dieter vuole volare (Little Dieter Needs to Fly) (1997) documentario

Kinski, il mio nemico più caro (Mein liebster Feind - Klaus Kinski) (1999) documentario

Invincibile (Invincible) (2001)

Kalachakra, la ruota del tempo (Wheel of Time) (2003) documentario

Il diamante bianco (The White Diamond) (2004) documentario

Grizzly Man (2005) documentario

L'ignoto spazio profondo (The Wild Blue Yonder) (2005)

Rescue Dawn (2006)

Encounters at the End of the World (2007) documentario

Bad Lieutenant: Port of Call New Orleans (2009), in produzione