Questo è un libro che si deve leggere e far leggere. Io personalmente ne ho regalato una copia a mio fratello e l'ho raccomandato a molti miei conoscenti. Together we stand, divided we fall (che Randone ha scritto con il contributo di Nino Gatti) è un'analisi critica compiuta da un musicista; dunque abbiamo da una parte molti dettagli tecnici interessanti, tuttavia il grosso del volume è costituito dalle osservazioni di un grande fan dei Pink Floyd e del rock in generale, perciò possiamo stare certi che qui c'è dell'entusiasmo genuino, c'è il cuore, c'è la sensibilità di chi sa cogliere sentimenti e sfumature poetiche.
La storia la sappiamo: il film diretto da Alan Parker uscì nel 1982 e fu immediatamente un successo, sulle ali della fama del 'concept album' The Wall. L'ispirazione è ovviamente quella della straordinaria narrazione su pentagramma incisa sul doppio disco pluripremiato; inoltre ci si serve qui dell'interpretazione sentita e dunque credibile di Bob Geldof nei panni di una rock star in forte crisi. È un film tradizionale? No, come sappiamo. È un insieme - un vero mix - di linguaggi espressivi. Pink Floyd The Wall visualmente è basato in gran parte sulle animazioni di Gerald Scarfe, costruite su disegni iconici che nel frattempo hanno fatto scuola. (La scelta cadde su Scarfe non in maniera casuale: nel Regno Unito, era già noto come fumettista satirico.)
Nicola Randone fa un lavoro anche di ricerca linguistica, illustrandoci le espressioni idiomatiche e quelle inconsuete (per noi non-inglesi) contenute nell'opera.
>> A proposito dell'uso dei "modi di dire" in THE WALL, che abbiamo già avuto modo di riscontrare In the Flesh? nell'espressione "space cadet glow", è chiaro che l'autore Roger Waters non sia il classico paroliere che gira sempre intorno alle stesse parole ma che, da uomo inglese tutto d'un pezzo, ami servirsi della tradizione linguistica della sua terra proprio come uno scrittore colto. Non a caso, chi mastica un po' d'inglese e non ha alcuna difficoltà a comprendere il testo cantato di gruppi come i Led Zeppelin o i Deep Purple, quando si trova davanti a un testo di Roger deve spesso ricorrere al vocabolario. <<
Per questo motivo Randone ha analizzato anche l'etimologia dei modi di dire: per arrivare a una più profonda comprensione dell'opera. Oltre alla descrizione dei singoli capitoli, anzi: delle singole scene della pellicola, ci sono un mucchio di informazioni particolareggiate sul periodo in cui le singole canzoni sono state composte, per quale occasione, in quale situazione esistenziale di questo o quel componente della band, cosa vogliano dire veramente e, come c'è da aspettarsi, vengono scandagliati i retroscena dietro alle sequenze del film, gli incidenti sul percorso, le curiosità, i contributi di questo o quel membro della troupe, le scelte artistiche e di montaggio fatte da Alan Parker e dai suoi collaboratori...
Il lettore può così "gustarsi" Pink Floyd The Wall anche se non ha il DVD sottomano, rivivendo nel proprio spirito il racconto in tutte le sue nuances e persino imparando qualcosa di più circa i Pink Floyd. All'interno del gruppo, infatti, si erano già innescati quei meccanismi che avrebbero ben presto portato alla separazione di/da Waters...
I R.E.M. (la sigla sta per "Rapid Eyes
Movement", una fase del sonno in cui le pupille si muovono) avevano già
debuttato con Chronic Town, un EP molto interessante, ma ogni
cosa ebbe veramente inizio nel 1983, quando Peter Buck, Michael Stipe, Mike Mills e Bill Berry (il batterista, che lascerà la band nel 1997)
registrano Murmur. L'album, caratterizzato da atmosfere cupe e
misteriose, catapulta i R.E.M. nel Parnaso delle band più significative degli Anni
Ottanta. I critici scambiano frasche per fiaschi e li paragonano ai Byrds,
non avendo altri cassetti in cui riporre il suono innovativo del quartetto di Athens.
Buck, Mills e Berry sono musicisti in gamba che, come i componenti di tutti i grandi
gruppi della storia della musica, sanno bene armonizzare le loro spiccate individualità.
La chitarra di Buck, in particolare, ha un riverbero "di campana" (o, meglio,
"di glockenspiel") che - non lo si nega - ricorda le magiche proprietà della
Rickenbacker a 12 corde di Roger McGuinn (attenti a non
pompare il volume: pericolo di tinnitus!).
Il titolo dell'album sembrerebbe descrivere a pennello lo stile
vocalistico di Stipe, che "addolcisce" i suoi enigmatici testi con manierismi
vocali da cantante pop. Gli smash-hits di Murmur sono
"Radio Free Europe" e "Talk About The Passion" (da cui furono ricavati
altrettanti single), ma il resto del materiale ("Pilgrimage", "Perfect
Circle", "Catapult", "Shaking Through"...) è ugualmente di alto
livello, e legato da un filo conduttore non solo per lo stile musicale.
Più o meno con l'uscita di Murmur
scoppiava negli States il fenomeno delle "college radio", e i R.E.M., che furono
adottati da molte di quelle emittenti, furono subito collocati su uno dei versanti estremi
dell'ampio spettro di stili che imperversava nell'etere rivoluzionato; sulla sponda
opposta campeggiavano gli Hüsker Dü...
A distanza di 30 anni, Murmur
continua a proporsi come un capolavoro della scena più creativa dell'underground marca
South States, e molti addirittura sostengono che rimane il migliore lavoro della band, mai
più superato. Ascoltando il disco, saltano all'orecchio esplosivi passaggi
intermediari (i "bridges"), ritornelli esplosivi, e soprattutto la voce di Stipe
(la quale anch'essa assume in qualche modo la funzione di strumento),
"mormorante" testi tanto belli quanto spesso incomprensibili. Notevoli anche
l'orgasmatica coda di "Radio Free Europe," il bridge surreale di "West Of
The Fields," la sorprendente "Conversation Fear", i cori di
"9-9," la rockeggiante "We Walk" e il brillante sfumando di
"Shaking Through". L'insieme contribuisce a infondere nell'ascoltatore una
sottile euforia, come dopo una dose di "dope". A MUST!
RECKONING
Già l'anno successivo, con Reckoning (il
"road record" dei R.E.M.), giunge un più vasto successo di pubblico. Reckoning
è un tantino più rockeggiante dell'opera precedente; i testi parlano di amori perduti e
perduti luoghi... come si addice a una band "on the road". L'album venne
registrato intorno al Natale del 1983, per un totale di 16 giorni lavorativi. (Bisognava
affrettarsi anche per riguardo al budget, allora invero scarso.) Il "work title"
dell'album era "File Under Water", a voler sottolineare un senso di continuo
fluire, una sfuggevolezza d'identità; la stessa sfuggevolezza che creava difficoltà a
critici e ascoltatori ad appioppare un'etichetta alla band. (Stavolta li avrebbero
paragonati ai Beatles!) Le prime tre canzoni trattano proprio
- in maniera letterale - il tema del "fluire". Per esempio "So. Central
Rain (I'm Sorry)", che parla delle inondazioni di cui fu succube la città di Athens,
con tanto di linee telefoniche completamente fuori uso e i componenti della band - che si
trovavano in tournée - impossibilitati a prendere contatto con familiari e amici.
"(Don't Go Back To) Rockville" testimonia dell'abilità compositoria di Mike
Mills. La canzone, registrata in una sola "take", originariamente era stata
concepita in stile garage rock, ma all'ultimo momento fu deciso di rallentarne il ritmo e
ne risultò una ballata country rock. "(Don't Go Back To) Rockville" divenne
immediatamente un inno della scena underground americana. In "Pretty
Persuasion", invece, un semplice giro di accordi apre la strada verso una strofa
composta da armonie corali. Giusto "Rockville" e "Pretty Persuasion"
sono i due poli stilistici di Reckoning: si spazia da un gentile
country a un rock energico, il tutto arricchito da una poesia di immagini liquide.
A
MUST!
FABLES OF THE RECONSTRUCTION
Nell''85 è il turno di Fables Of The Reconstruction
(curioso ma non insensato capovolgimento di "reconstrution of the fables"),
risultato artistico del periodo londinese della band. Peter Buck una volta lo definì un
"misery album", ovvero "album di un'epoca di miseria"; una definizione
che potrebbe essere pure tradotta con "album miserabile" (!). Più tardi
comunque si rimangiò la parola:
"Fables Of The Reconstruction è un disco molto cool, come
ora mi tocca riconoscere. Il fatto è che ci trovavamo in tour da 5 anni ed eravamo ancora
dei morti di fame, e intendo dire proprio di quelli con le ragnatele in tasca! A Londra
alloggiavamo tutti quanti in un'unica camera d'albergo, che distava un miglio dalla più
vicina stazione dell'Underground e altrettanto dallo studio di registrazione. In quel
periodo pioveva a catinelle: l'acqua scendeva senza requie e noi... non possedevamo
nemmeno una giacca adeguata!"
Le "lyrics" di Fables Of The Reconstruction
sono la prova della sempre maggiore maturità di Stipe, che qui narra - sia pure nella sua
solita maniera enigmatica - di una forte nostalgia di casa, trasmettendo le tristi
sensazioni che si provano nel trovarsi in un posto estraneo. ("We can reach our destination, / but it's still a ways away":
"Drive 8"). Tra le canzoni che risaltano per qualità musicale e/o poesia dei
testi ricordiamo "Drive 8", "Green Grow The Rushes" e "Can't Get
There From Here", quest'ultima trasmessa ripetutamente da emittenti radiofoniche
nazionali e internazionali e il cui suggestivo videoclip ebbe grande successo su MTV.
Fables of the Reconstruction è
sicuramente l'album più sperimentale - e comunque più cupo - dei quattro ragazzi di
Athens, e alcuni critici arrivarono ad asserire: "Con quest'opera, i R.E.M. hanno
oscurato la fama dei Joy Division".
LIFES RICH PAGEANT
Ancora un anno e ancora un album: Lifes Rich Pageant('86). A questo punto della loro carriera, i R.E.M. vogliono
solo divertirsi, e sfornano un disco che, a melodie volutamente poppeggianti, affianca
testi critici. Lo battezzano con una frase pronunciata da Peter Sellers nel film A Shot
In The Dark (della serie Pink Panther), frase da loro usata quando
si accorgevano che le cose si mettevano male: "Tutto questo fa parte del 'life's rich
pageant' " (ovvero: del carosello della vita) dicevano ironicamente, rifacendo il
verso all'Ispettore Clouseau. Era il loro modo di sdrammatizzare. Ma nessun incidente,
nessun imprevisto ostacolò il lavoro in studio, per cui impiegarono appena una settimana. Come già detto, Lifes Rich Pageant è un'opera più diretta,
più comunicativa delle precedenti, anche nei testi. L'album conferma il desiderio mai
sopito dei R.E.M. di aderire a sonorità rock senza cadere nella sindrome da arrangiamenti
elettronici (i famigerati "drum-delays") tipica di quel decennio. Per l'intera
la durata del disco, la voce di Stipe (con l'unica eccezione di "Superman", che
è cantata da Mills) si eleva nettamente sull'ordito strumentale. (Il contrario di quanto
accadde in Fables Of The Reconstruction e negli altri lavori
passati, dove i lead vocals erano spesso un "mormorio".) Lifes Rich
Pageant è un'opera decisamente assertiva ("I Believe"), e le
convinzioni politico-esistenziali del gruppo vengono fuori palesi quanto mai.
Anche qui, tutti i tracks possono fungere da "ispirazione
immaginifica" (chi fu ad affermare che i R.E.M. producono "music for
writers"?), come dimostra la bellissima "Full On Me". "Full On
Me" comincia con un accenno agli esperimenti di Galilei sulla forza di gravità
terrestre ("Feathers hit the ground / before the weight can
leave the air") per focalizzarsi successivamente su temi come la pioggia acida
e le multinazionali "che comprano e vendono il cielo".
Ma la vera canzone-capolavoro di Lifes Rich Pageant
è senz'altro "Cuyahoga", in cui un'innocua nuotata nelle acque rossastre
dell'Apalachee River richiama l'associazione (macabra, ma non gratuita) dei fiumi di
sangue versati dagli Indiani d'America: una carneficina che è una macchia indelebile
nella storia degli United States of America. Nei versi che seguono, a tale accusa se ne
sovrappone un'altra: quella che si riferisce al fiume Ohio, irrimediabilmente avvelenato
dagli scarichi industriali. I versi in apertura - "Let's put
our heads together, and start a new country up" - suonano come una chiamata
alle armi... ed è, di certo, l'invito a una militanza attiva contro tutte
le ingiustizie. A MUST!
DEAD LETTER OFFICE
Uscita nel 1987, questa raccolta contiene l'intero EP-debutto Chronic Town,
dell' '82, insieme a quindici "facciate B" e ad altri pezzi della band meno noti
o del tutto inediti, tra i quali alcune covers dei Velvet Underground. Consigliato solo ai fans più accaniti.
DOCUMENT
Document, sempre del 1987, è una polaroid
della "situazione della Nazione". Il titolo fu suggerito dallo stesso Stipe, il
cui scopo più alto rimaneva - e rimane - di riuscire comprensibile a tutti, ma che oggi
comunque non ha difficoltà ad ammettere di ignorare a cosa esattamente si riferiva in frasi come "tryin' to tell you
something we don't know" e "there's something going
on that's not quite right".
Perché "Document?" Presto spiegato: quell'anno i R.E.M.
erano impegnati a mixare le nuove canzoni usandole come un ideale soundtrack per
documentari storici e altre esperienze visuali, tipo le Olimpiadi di Berlino del 1936 e un
programma televisivo che illustrava la paranoia del Senatore McCarthy (quello che intentò
i famosi processi "anticomunisti"). Ma Document voleva
altresì proporsi come una sorta di diario dei dieci anni trascorsi assieme dai componenti
del gruppo e, parallelamente, come resoconto di quanto avveniva sul Pianeta Terra. Il
risultato finale fu uno degli album più "arrabbiati" della band; e ciò
nonostante che metà delle songs affrontassero apparentemente temi disimpegnati.
Alcuni tracks:
"The One I Love", come suggerisce il titolo
"convenzionalmente pop" (evento assai raro nella discografia del gruppo, così
ricca di titoli "ostici"), è una storia d'amore... e di tradimento. È
l'io-narrante, ovvero il cantante Michael Stipe, a tradire: nella canzone, cambia partner
senza rimorso alcuno e non mostra l'intenzione di giurare fedeltà alla nuova compagna
("a simple prop to occupy my time": "qualcuno
che serva da passatempo")...
"Finest Worksong" rispecchia invece "l'etica del
lavoro intrinseca nella mentalità degli americani", come Stipe dichiarò in
un'intervista al glorioso - e ormai deceduto - Melody
Maker. Ma è altresì la parabola della fatica che deve affrontare un
musicista "prof" per rimanere produttivo.
La trascinante "It's The End Of The World As We Know It (And I
Feel Fine)" rappresenta un po' la "Subterranean Homesick Blues" di Michael
Stipe. È una litania ossessionante di termini e luoghi comuni (similmente che nella
canzone di Dylan, per l'appunto) senza nessun altro
senso che quello di rendere il caos del mondo - felice o doloroso che lo si voglia
considerare.
L'ispirazione per questa song si può far risalire
all'assidua frequentazione degli ambienti hipster di N.Y. (con tanto di party alternativi)
da parte di Buck e Stipe: "... jellybeans, cheesecake, Lester Bangs ubriaco...".
L'elenco è "speziato" con l'aggiunta di nomi di personaggi celebri quali Leonid
Brezhnev, Leonard Bernstein e Lenny Bruce. "It's The End Of The World..." è,
insomma, il ritratto di un pianeta sul punto di ammattire definitivamente, come se
qualcuno avesse scoperchiato il Vaso di Pandora. Sul ritornello di Stipe, Mike Mills fa da
contrappunto con la frase "Time I had some time alone"
("È ora che me ne stia un po' per conto mio").
GREEN
"I'm very scared of this world" canta Stipe sui
mandolini di "You Are The Everything". Corre intanto l'anno 1988 e i
R.E.M. si sono proiettati nel firmamento del mainstream:hanno
infatti firmato un contratto fantascientifico con la Warner Bros.: 80 milioni di
dollari...(!) Green, che non avrebbe bisogno di presentazioni in
quanto è uno dei prodotti di maggiore successo commerciale della band, vede l'alternarsi
di canzoni "bombastiche" alle solite ballate dolci. Contiene tra l'altro
"Stand" (uscita anche come single), in cui si ripetono, come una litania
infantile, i versi:
Stand in the place where
you live
Now face North
Think about direction
Wonder why you haven't before...
"Turn You Inside Out" e "Get Up" sono i pezzi più roccheggianti di
Green, mentre "You Are Everything" è puramente
acustica. Altri highlights: "Pop Song 89" e "Orange Crush".
Molti fans, riferendosi ai miliardi elargiti dalla Warner Bros., gridarono allo
scandalo e "venduti!" In realtà la band continuò a seguire imperturbabile la
sua linea "attivista" - come se lavorassero ancora per conto della label
indipendente IRS -, con Michael Stipe impegnato più che mai sia sul fronte sociale che su
quello dell'ecologia. "Orange Crush" parla dell'Agent Orange, la velenosa
sostanza usata in Vietnam dall'esercito U.S.A.; "You Are The Everything" presta
la voce alla campagna antinquinamento; "Get Up" è un invito a farsi
attivisti; e "Pop Song 89" è carica di sana autoironia, essendo che tratta
della scalata del gruppo alla hit parade. Non c'è malaccio per dei "venduti"! Ovviamente, qui il suono è più limpido che in tutti gli album precedenti (il potere
delle major!), ma è anche alla creatività che bisogna guardare, e quella non è affatto
venuta meno. Green rocks! A MUST!
EPONYMOUS
Altro album-raccolta, ma di gran lunga più interessante di Dead Letter
Office. Racchiude il meglio degli anni con la IRS.
OUT OF TIME
Out Of Time, del '91, è stato definito da
Peter Buck "uno strano, piccolo disco". Contiene svariati hits, tra i quali
l'ormai leggendario "Losing My Religion". Inutile dire che è l'album marca "R.E.M." che ha fatto
registrare il maggiore numero di vendite. Uno dei dischi successivi sarebbe stato
battezzato "Monster", ma il loro vero "mostro" è Out Of
Time!
La copertina è senza dubbio tra le più brutte di tutta la carriera
della band, eppure racchiude songs sublimi, quali "Near Wild Heaven",
"Low", "Shiny Happy People"... oltre naturalmente a "Losing My Religion".
"Uno strano, piccolo disco": proprio! D'accordo: è più
pop che rock genuino; ma ascoltate "Texarcana"! Ascoltate "Belong"
oppure "Country Feedback"! E che ne dite di "Near Wild Heaven"?
Quest'ultima è forse più bella di "Losing My Religion" (la quale, come i
R.E.M. hanno poi confessato, inizialmente non era neppure stata scelta come single!)...
"Near Wild Heaven" ci offre splendide armonie vocali, con il lavoro
percussionistico di Bill Berry che penetra fin nella spina dorsale... D'altro canto,
"Radio Song" è giusto quel che si perita di essere: una canzonetta adatta alle
stazioni FM per i gusti easy. Ma quante ne sentite di canzonette così piacevoli, alla
vostra radio?
No, Out Of Time non è un album perfetto come Automatic
For The People, ma non si tratta neanche di "uno strano, piccolo
disco". È, piuttosto, un meritevole saluto di benvenuto agli Anni Novanta ancora
freschi di rugiada. A MUST!
AUTOMATIC FOR THE PEOPLE
Automatic For The People ('92) è una
raccolta di canzoni tutte bellissime, senza eccezioni: "The Sidewinder Sleeps
Tonite" (in cui c'è il richiamo a "The Lion Sleeps Tonight"), "Everybody Hurts" (chi non ricorda il
suggestivo video girato per questa song? È quello in cui Stipe & Co. escono da
un'automobile bloccata nel traffico e si mettono a camminare sui cofani e sui tettucci
delle vetture ferme), "Nightswimmer", "Man On The Moon" (eseguita a
ogni concerto)... per non scordarci di "Daysleeper", storia di un uomo costretto
a lavorare di notte e a dormire di giorno, e che si vede così sconvolgere il suo
bioritmo.
Una noticina a proposito del titolo: "Automatic
for the people" è uno slogan inventato dal ristorante di Athens Weaver
D's, che in questo modo, grazie ai R.E.M., assurse ai fasti di un'inattesa
popolarità.
Da molte riviste specializzate fu votato "miglior
album pop/rock degli Anni Novanta". A MUST!
MONSTER
Ehi! Questi quattro tipi della Georgia, nel profondo Sud degli
U.S.A., sanno bene come si "rocka"! Monster (1994) vede i R.E.M. abbandonarsi al gioco (coatto, per ragioni
contrattuali) di Doctor Jeckyll e Mister Hyde. Trasmutazioni psichiche e fisiche in
seguito - probabilmente - a stress da tournée; o a terremoti emozionali causati da
avvenimenti luttuosi nella loro sfera personale. Coerentemente al momento
"alienante", il sound è quello tipico dell'hard rock. È quindi l'opera più
"dura" mai sfornata dalla band. Monster contiene l'irresistibile "What's The Frequency,
Kenneth?", che
secondo una delle tante interpretazioni è dedicata a un DJ radiofonico picchiato a
sangue da alcuni sconosciuti; uno di questi sconosciuti, a ogni colpo inferto, ripeteva:
"Allora, Kenneth, di' adesso qual è la frequenza!" Ma alla song sono stati dati
anche altri significati.
Inoltre:
"Let Me In": omaggio riverenziale - e fraterno - all'appena deceduto Kurt Cobain; con la chitarra di Buck stupendamente distorta.
"Crush With Eyeliner", "Bang And Blame", "I Took Your Name"
e specialmente "Star 69" e "Circus Envy" sono suonate con gli
amplificatori al massimo, risultando dunque tra le canzoni più "energiche"
dell'intero catalogo dei R.E.M.
Ma anche i pezzi "lenti" ("I Don't Sleep, I Dream",
"Strange Currencies", "Tongue", "Let Me In") sono intrisi di
un'urgenza emotiva che solletica i nervi sensori del consumatore.
L'unica obiezione che posso muovere è che nella seconda parte dell'album Stipe sembra
divenire più etereo, meno "presente". Forse il motivo deve ricercarsi nella
scomparsa del suo amico intimo River Phoenix. Una nota
all'interno della copertina dice che il disco è dedicato proprio allo sfortunato attore.
NEW ADVENTURES IN HI-FI
New Adventures In Hi-Fi, del '96, è
l'album preferito di Michael Stipe. Forse anche perché è tra quelli che costarono meno
fatica per essere realizzato. La maggior parte delle canzoni furono registrate "on
tour", e dunque in condizioni semicaotiche; molte di esse addirittura durante il
soundcheck che precedeva le esibizioni della band. Da qui, la loro indubbia spontaneità.
Non proprio entusiasmante comunque gli incassi ricavati...
Highlights:
"E-Bow The Letter", una delle canzoni più interessanti in assoluto dei
R.E.M., con Peter Buck come ideale gregario e Patti Smith
- musa ispiratrice di Stipe - a fornire il background canoro. "E-Bow The Letter"
ha uno dei testi più suggestivi - quanto bizzarri - del repertorio di Stipe:
I don't want to disappoint
you,
I'm not here to anoint you,
I would lick your feet,
but is that the sickest move...
L'album raggiunge la vetta con "Leave", canzone epica
della durata di 7 minuti.
Altre songs:
"Low Desert," "Binky The Doormat" e "So Fast So Numb"
: pezzi dal sapore fortemente "on the road" che
richiamano reminiscenze di Dylan e dei Rolling Stones. "How The West Was
Won...", che ci immerge - come "E-Bow The Letter" - in un'atmosfera dark,
fa capire quale grado di saggezza e maturità abbia raggiunto la band.
"Electrolite" (il track conclusivo) lascia una porta aperta verso nuove
esperienze creative ed esistenziali, con il suo invito alla semplicità e alla chiarezza
di mente: "I'm not scared - I'm outta here".
UP
Copertina orribile, album non meno discutibile. Up ('98) è un'opera a suo modo coraggiosa che abbraccia diversi generi, dal folk acustico
all'elettronica. E proprio qui sta il cruccio: nell'elettronica... non sembra a volte di
udire l'eco di Enya? O le musiche da film di John Barry? Ma i gusti son gusti... C'è addirittura chi trova Up
un album ben riuscito... Intanto, però, l'unica vera song riconducibile ai livelli
"comuni" dei R.E.M. è "Lotus", che, guarda caso, è pure l'unico
pezzo realmente rock. Up è il primo lavoro dei R.E.M. senza Bill Berry. Contrari a voler
sostituire l'amico batterista, il gruppo usò per quasi tutti i tracks una "drum
machine". Purtroppo per loro, il disco fu pubblicato in un frangente poco propizio,
ovvero mentre in America imperversava il butt rock, ossia l'heavy metal più
monodimensionale che si possa immaginare. Come il precedente - ma ben più meritevole - New Adventures in Hi-Fi, anche Up, dunque, non fece andare
in tilt i registratori di cassa. Tranne che in Europa. Nel Vecchio Continente, infatti, la
band conta ormai più aficionados che in patria...
Come c'era da attendersi, l'assenza di Bill Berry si è fatta
sentire, eccome! Riusciranno i nostri (ridotti a "un cane a tre zampe") a
risolvere il gravoso problema?
REVEAL
Sìiiii! Il Nuovo Millennio comincia ottimamente.Reveal(2001) è, qualitativamente, senz'altro all'altezza di Automatic
For The People, pur se imbottito di idee musicali simili a quelle che
caratterizzano Up. Eppure, gli ingranaggi sono tornati a
funzionare.
"Se il nostro
ultimo album era Marte, Reveal è Nettuno."
(Michael Stipe)
"All The Way To Reno" e
"Summer Turns To High" (melodico tributo a Brian Wilson, così come lo è,
in maniera più palese, "Beachball") valgono già da sole il prezzo dell'intero
disco. Anche "Disappear", "Beat A Drum" e "Imitation Of
Life" sono splendidi tracks, sebbene somiglino a imitazioni di trascorsi successi (ma
forse è proprio per questo che riescono a piacere?). Sopra a tutti bisogna comunque porre
"I've Been High", "Chorus And The Ring" e "I'll Take The
Rain" (forse la più bella "sad song" dei R.E.M.), ballate dal ritmo
tranquillo che trasudano forte emotività.
I used to think, birds
take wing,
they sing through life,
so why can't we?
(Da: "I'll Take The Rain")
A MUST!
Nel 2002 i R.E.M. si aggregano al fitto coro antibellico
offrendo sul loro sito WEB la canzone "Final
Straw", "free to download".
"Final Straw", esplicita condanna del conflitto in Irak, recita: "Now I don't believe and I never did / That two wrongs make a right / If
the world were filled with the likes of you / Then I'm putting up a fight... / Then I
raise my voice up higher / And I look you in the eye / And I offer love with one condition
/ With convinction, tell me why."
Parole acide a Bush e alla sua politica. Con ciò, il gruppo si riallaccia direttamente
alla rabbia che aveva espressa nella metà degli Anni Ottanta in Lifes Rich
Pageant e in Document, due album che denunciavano
i giochi paranoici del potere ("Exhuming McCarthy"), l'ingordigia
("Hyena"), l'imperialismo stelle-e-strisce ("Welcome To The
Occupation"; "Flowers Of Guatemala"), l'inquinamento
("Cuyahoga")... Erano i giorni in cui Stipe cantava, in "These Days"
(nell'album Lifes Rich Pageant): "We
are young despite the years / We are hope despite the times..."
Dall'era Reagen a Bush junior, ben poco è mutatointorno alla band di Athens, Georgia.
Fino al 2011, anno del loro scioglimento ufficiale, i R.E.M. rimangono un trio, fedeli alla loro volontà
di non rimpiazzare Bill Berry; ma ovviamente si avvalgono di talentuosi support
musicians, sia nei concerti che durante le session in studio. Malgrado il crescente
proliferare di gruppi interessanti (Radiohead, Coldplay, Traves, Turin Brakes, Arab Straps, ecc.), Stipe & Co. riescono a mantenere una propria identità - o, più esattamente, uno stile ben
definito. Stile che, a conti fatti, si basa sulla personalità del loro lead singer e
"poeta" (Stipe, appunto).
Fin dall'inizio Stipe scrive testi che, impreziositi di termini colti, metafore ardite e
riferimenti a fatti e persone reali, possono considerarsi delle piccole composizioni
letterarie. Soprattutto i versi ermetici dei primi lavori della band hanno richiesto e
richiedono un intenso lavoro di ricerca - ed interpretativo - da parte di biografi e di
fans... E quanto, non può essere inteso subito, viene poi spiegato da Buck, Stipe e Mills
nelle loro tante interviste. Che sono sempre piacevoli e istruttive.
...A meno che uno non la pensi come Elvis Costello, il
quale arrivò ad affermare: "Ammiravo Stipe molto di più quando i suoi testi
rimanevano per me degli indovinelli. Poi si mise a rivelarne il significato, ed essi hanno
smarrito per me il loro fascino"...
Hanno detto di loro
"In certi momenti non si può fare a meno di pensare che a
questo mondo non ci rimane più alcun amico, nessunissimo alleato. Ma poi scopriamo che
esistono ancora i R.E.M.... Questi ragazzi di Athens, Georgia, non smetteranno mai, per
nostra fortuna, di esprimere continuamente la loro opinione." (Bill
Bragg)
"I R.E.M. mi piacciono perché sono affidabili al massimo, non
mentono mai e sono meritevoli di fiducia." (Mark Eitzel)
"È ammirevole la maniera in cui i R.E.M. si confrontano con la
propria popolarità: sono come santi..." (Kurt Cobain)
"Una volta per tutte: noi non useremo mai le nostre canzoni per
uno spot pubblicitario! Basta, chiuso, finito. Abbiamo ricevuto delle offerte
considerevoli per questa o quell'altra song, ma abbiamo un conto in banca abbastanza
congruo, quindi a che pro' venderle? Sarebbe ingiusto mettere a repentaglio
l'integrità della band." (Mike Mills, 1996)
De Scalzi era stato colpito da fibrosi polmonare un mese dopo essere guarito dal Covid e, negli ultimi giorni, le sue condizioni di salute si erano aggravate.
Questo ragazzo grasso di Dallas venne maltrattato dal padre e rimase orfano di madre ben presto. Dopo un debutto discografico di non grande conto, interpretò "Eddie" nel film di culto The Rocky Horror Picture Show (1975), dove cantò "Hot Patootie - Bless My Soul". E da lì iniziò la sua fama.
Il suo secondo album Bat Out of Hell (1977), prodotto da Todd Rundgren e contenente canzoni scritte da Jim Steinman, richiese quattro anni per essere realizzato. Bat Out of Hell è un disco di rock'n'roll con inserti da opera rock (Jim Steinman veniva dal mondo dei musical) che riscontrò un enorme successo commerciale: ha infatti venduto infatti più di 43.000.000 di copie, con una media di 200.000 esemplari all'anno.
R.I.P. Meat Loaf
"Bat Out of Hell"
#rock #music
Meat Loaf raggiunse presto una grandissima popolarità in Europa, soprattutto in Gran Bretagna - dove fu classificato 23º come artista più a lungo presente nelle classifiche settimanali... e il suo album non è mai uscito dalle classifiche! - e anche in Germania, dove raggiunse la massima popolarità dopo l'uscita di Bat Out of Hell II.
È apparso in almeno cinquanta tra film e spettacoli televisivi: oltre al Rocky Horror Picture Show, prese parte ai film Roadie - La via del rock (1980) di Alan Rudolph, Fight Club (1999) e Tenacious D e il destino del rock (2006, accanto a Jack Black).
"Paradise By The Dashboard Light"
Tra fallimenti economici, infortuni e malattie (venne operato al cuore per infarto, cadde dal palco durante un'esibizione...) e in più un divorzio, la sua vita fu come una corsa sull'otto volante: proprio come si addice al rocker "cattivo" che era solito interpretare sul palco.
Riposa In Pace, "Polpettone!"
Meat Loaf, live at Rockpalast (Frankfurt am Main, West Germany), 1978
01 Bolero
02 Bat Out Of Hell
03 You Took The Words Right Out Of My Mouth
04 All Revved Up With No Place To Go
05 Paradise By The Dashboard Light
06 Johnny B. Goode
07 River Deep Mountain High
08 REPRISE: Johnny B. Goode
09 2 Out Of 3 Ain't Bad
10 REPRISE: All Revved Up
Meat Loaf- lead vocals Jim Steinman - piano Bob Kulick - guitar Bruce Kulick - guitar Steve Buslowe - bass Joe Stefko - drums Paul Glanz - keyboards Karla De Vito - lead and backing vocals
Uno show epocale quasi quanto l'evento storico che segnò la Riunificazione delle due Germanie
Una guardia di sicurezza sorveglia i lavori di costruzione del palco sulla Potsdamer Platz, Berlino, 20 luglio 1990
Il Muro ("Die Mauer") era caduto solo nominalmente (poi venne smantellato; ma la sua ombra continua a gettarla tuttora) e già Roger Waters metteva su, a Berlino, nell'ex "zona franca" tra Est e Ovest, lo spettacolo indimenticabile dell'opera rock che aveva sancito il successo universale, definitivo, dei Pink Floyd:The Wall. In un'atmosfera ubriaca di nuova - e ahinoi illusoria - libertà.
Alcuni dei protagonisti sono tedeschi: la magia viene aperta dagli Scorpions ("In the Flesh") e subito si passa aUte Lemper(attrice teatrale, cantante) che è sul palco insieme a Waters per "The Tin Ice" - insieme all'orchestra e al coro della Radio tedesca (Deutscher Rundfunk).
Allo spettacolo partecipano almeno due dozzine di grandi nomi della musica internazionale...
Una celebrazione rock dovuta, per un evento epocale come la caduta del Muro di Berlino.
Che poi tale evento epocale abbia segnato il dilagare totale del neoliberismo più cinico... beh... è altra storia.
Alcuni commenti da Youtube:"I was in the US Army stationed close enough to this show that I could see the spot lights from my guard tower. Lousy luck of the draw that I pulled guard duty that night, and of course couldn't find anyone willing to take it who wasn't already going to the show.
Never let it be said I didn't sacrifice A LOT for my country. 😁😁😁🇺🇲🤘""My grandfather accidentally got to this concert without a ticket, such a lucky man""This is like the endgame of 80s musicians""I was there the most memorable night of my life""This is one of the coolest things I've ever seen and I wasn't even there""The amount of production, planning, rehearsals, etc, is absolutely amazing. The amount of musical talent is stunning. This is by far one of the best live music events captured on film."