I R.E.M. (la sigla sta per "Rapid Eyes
Movement", una fase del sonno in cui le pupille si muovono) avevano già
debuttato con Chronic Town, un EP molto interessante, ma ogni
cosa ebbe veramente inizio nel 1983, quando Peter Buck, Michael Stipe, Mike Mills e Bill Berry (il batterista, che lascerà la band nel 1997)
registrano Murmur. L'album, caratterizzato da atmosfere cupe e
misteriose, catapulta i R.E.M. nel Parnaso delle band più significative degli Anni
Ottanta. I critici scambiano frasche per fiaschi e li paragonano ai Byrds,
non avendo altri cassetti in cui riporre il suono innovativo del quartetto di Athens.
Buck, Mills e Berry sono musicisti in gamba che, come i componenti di tutti i grandi
gruppi della storia della musica, sanno bene armonizzare le loro spiccate individualità.
La chitarra di Buck, in particolare, ha un riverbero "di campana" (o, meglio,
"di glockenspiel") che - non lo si nega - ricorda le magiche proprietà della
Rickenbacker a 12 corde di Roger McGuinn (attenti a non
pompare il volume: pericolo di tinnitus!).
Il titolo dell'album sembrerebbe descrivere a pennello lo stile
vocalistico di Stipe, che "addolcisce" i suoi enigmatici testi con manierismi
vocali da cantante pop. Gli smash-hits di Murmur sono
"Radio Free Europe" e "Talk About The Passion" (da cui furono ricavati
altrettanti single), ma il resto del materiale ("Pilgrimage", "Perfect
Circle", "Catapult", "Shaking Through"...) è ugualmente di alto
livello, e legato da un filo conduttore non solo per lo stile musicale.
Più o meno con l'uscita di Murmur
scoppiava negli States il fenomeno delle "college radio", e i R.E.M., che furono
adottati da molte di quelle emittenti, furono subito collocati su uno dei versanti estremi
dell'ampio spettro di stili che imperversava nell'etere rivoluzionato; sulla sponda
opposta campeggiavano gli Hüsker Dü...
A distanza di 30 anni, Murmur
continua a proporsi come un capolavoro della scena più creativa dell'underground marca
South States, e molti addirittura sostengono che rimane il migliore lavoro della band, mai
più superato. Ascoltando il disco, saltano all'orecchio esplosivi passaggi
intermediari (i "bridges"), ritornelli esplosivi, e soprattutto la voce di Stipe
(la quale anch'essa assume in qualche modo la funzione di strumento),
"mormorante" testi tanto belli quanto spesso incomprensibili. Notevoli anche
l'orgasmatica coda di "Radio Free Europe," il bridge surreale di "West Of
The Fields," la sorprendente "Conversation Fear", i cori di
"9-9," la rockeggiante "We Walk" e il brillante sfumando di
"Shaking Through". L'insieme contribuisce a infondere nell'ascoltatore una
sottile euforia, come dopo una dose di "dope". A MUST!
RECKONING
Già l'anno successivo, con Reckoning (il
"road record" dei R.E.M.), giunge un più vasto successo di pubblico. Reckoning
è un tantino più rockeggiante dell'opera precedente; i testi parlano di amori perduti e
perduti luoghi... come si addice a una band "on the road". L'album venne
registrato intorno al Natale del 1983, per un totale di 16 giorni lavorativi. (Bisognava
affrettarsi anche per riguardo al budget, allora invero scarso.) Il "work title"
dell'album era "File Under Water", a voler sottolineare un senso di continuo
fluire, una sfuggevolezza d'identità; la stessa sfuggevolezza che creava difficoltà a
critici e ascoltatori ad appioppare un'etichetta alla band. (Stavolta li avrebbero
paragonati ai Beatles!) Le prime tre canzoni trattano proprio
- in maniera letterale - il tema del "fluire". Per esempio "So. Central
Rain (I'm Sorry)", che parla delle inondazioni di cui fu succube la città di Athens,
con tanto di linee telefoniche completamente fuori uso e i componenti della band - che si
trovavano in tournée - impossibilitati a prendere contatto con familiari e amici.
"(Don't Go Back To) Rockville" testimonia dell'abilità compositoria di Mike
Mills. La canzone, registrata in una sola "take", originariamente era stata
concepita in stile garage rock, ma all'ultimo momento fu deciso di rallentarne il ritmo e
ne risultò una ballata country rock. "(Don't Go Back To) Rockville" divenne
immediatamente un inno della scena underground americana. In "Pretty
Persuasion", invece, un semplice giro di accordi apre la strada verso una strofa
composta da armonie corali. Giusto "Rockville" e "Pretty Persuasion"
sono i due poli stilistici di Reckoning: si spazia da un gentile
country a un rock energico, il tutto arricchito da una poesia di immagini liquide.
A
MUST!
FABLES OF THE RECONSTRUCTION
Nell''85 è il turno di Fables Of The Reconstruction
(curioso ma non insensato capovolgimento di "reconstrution of the fables"),
risultato artistico del periodo londinese della band. Peter Buck una volta lo definì un
"misery album", ovvero "album di un'epoca di miseria"; una definizione
che potrebbe essere pure tradotta con "album miserabile" (!). Più tardi
comunque si rimangiò la parola:
"Fables Of The Reconstruction è un disco molto cool, come
ora mi tocca riconoscere. Il fatto è che ci trovavamo in tour da 5 anni ed eravamo ancora
dei morti di fame, e intendo dire proprio di quelli con le ragnatele in tasca! A Londra
alloggiavamo tutti quanti in un'unica camera d'albergo, che distava un miglio dalla più
vicina stazione dell'Underground e altrettanto dallo studio di registrazione. In quel
periodo pioveva a catinelle: l'acqua scendeva senza requie e noi... non possedevamo
nemmeno una giacca adeguata!"
Le "lyrics" di Fables Of The Reconstruction
sono la prova della sempre maggiore maturità di Stipe, che qui narra - sia pure nella sua
solita maniera enigmatica - di una forte nostalgia di casa, trasmettendo le tristi
sensazioni che si provano nel trovarsi in un posto estraneo. ("We can reach our destination, / but it's still a ways away":
"Drive 8"). Tra le canzoni che risaltano per qualità musicale e/o poesia dei
testi ricordiamo "Drive 8", "Green Grow The Rushes" e "Can't Get
There From Here", quest'ultima trasmessa ripetutamente da emittenti radiofoniche
nazionali e internazionali e il cui suggestivo videoclip ebbe grande successo su MTV.
Fables of the Reconstruction è
sicuramente l'album più sperimentale - e comunque più cupo - dei quattro ragazzi di
Athens, e alcuni critici arrivarono ad asserire: "Con quest'opera, i R.E.M. hanno
oscurato la fama dei Joy Division".
LIFES RICH PAGEANT
Ancora un anno e ancora un album: Lifes Rich Pageant('86). A questo punto della loro carriera, i R.E.M. vogliono
solo divertirsi, e sfornano un disco che, a melodie volutamente poppeggianti, affianca
testi critici. Lo battezzano con una frase pronunciata da Peter Sellers nel film A Shot
In The Dark (della serie Pink Panther), frase da loro usata quando
si accorgevano che le cose si mettevano male: "Tutto questo fa parte del 'life's rich
pageant' " (ovvero: del carosello della vita) dicevano ironicamente, rifacendo il
verso all'Ispettore Clouseau. Era il loro modo di sdrammatizzare. Ma nessun incidente,
nessun imprevisto ostacolò il lavoro in studio, per cui impiegarono appena una settimana. Come già detto, Lifes Rich Pageant è un'opera più diretta,
più comunicativa delle precedenti, anche nei testi. L'album conferma il desiderio mai
sopito dei R.E.M. di aderire a sonorità rock senza cadere nella sindrome da arrangiamenti
elettronici (i famigerati "drum-delays") tipica di quel decennio. Per l'intera
la durata del disco, la voce di Stipe (con l'unica eccezione di "Superman", che
è cantata da Mills) si eleva nettamente sull'ordito strumentale. (Il contrario di quanto
accadde in Fables Of The Reconstruction e negli altri lavori
passati, dove i lead vocals erano spesso un "mormorio".) Lifes Rich
Pageant è un'opera decisamente assertiva ("I Believe"), e le
convinzioni politico-esistenziali del gruppo vengono fuori palesi quanto mai.
Anche qui, tutti i tracks possono fungere da "ispirazione
immaginifica" (chi fu ad affermare che i R.E.M. producono "music for
writers"?), come dimostra la bellissima "Full On Me". "Full On
Me" comincia con un accenno agli esperimenti di Galilei sulla forza di gravità
terrestre ("Feathers hit the ground / before the weight can
leave the air") per focalizzarsi successivamente su temi come la pioggia acida
e le multinazionali "che comprano e vendono il cielo".
Ma la vera canzone-capolavoro di Lifes Rich Pageant
è senz'altro "Cuyahoga", in cui un'innocua nuotata nelle acque rossastre
dell'Apalachee River richiama l'associazione (macabra, ma non gratuita) dei fiumi di
sangue versati dagli Indiani d'America: una carneficina che è una macchia indelebile
nella storia degli United States of America. Nei versi che seguono, a tale accusa se ne
sovrappone un'altra: quella che si riferisce al fiume Ohio, irrimediabilmente avvelenato
dagli scarichi industriali. I versi in apertura - "Let's put
our heads together, and start a new country up" - suonano come una chiamata
alle armi... ed è, di certo, l'invito a una militanza attiva contro tutte
le ingiustizie. A MUST!
DEAD LETTER OFFICE
Uscita nel 1987, questa raccolta contiene l'intero EP-debutto Chronic Town,
dell' '82, insieme a quindici "facciate B" e ad altri pezzi della band meno noti
o del tutto inediti, tra i quali alcune covers dei Velvet Underground. Consigliato solo ai fans più accaniti.
DOCUMENT
Document, sempre del 1987, è una polaroid
della "situazione della Nazione". Il titolo fu suggerito dallo stesso Stipe, il
cui scopo più alto rimaneva - e rimane - di riuscire comprensibile a tutti, ma che oggi
comunque non ha difficoltà ad ammettere di ignorare a cosa esattamente si riferiva in frasi come "tryin' to tell you
something we don't know" e "there's something going
on that's not quite right".
Perché "Document?" Presto spiegato: quell'anno i R.E.M.
erano impegnati a mixare le nuove canzoni usandole come un ideale soundtrack per
documentari storici e altre esperienze visuali, tipo le Olimpiadi di Berlino del 1936 e un
programma televisivo che illustrava la paranoia del Senatore McCarthy (quello che intentò
i famosi processi "anticomunisti"). Ma Document voleva
altresì proporsi come una sorta di diario dei dieci anni trascorsi assieme dai componenti
del gruppo e, parallelamente, come resoconto di quanto avveniva sul Pianeta Terra. Il
risultato finale fu uno degli album più "arrabbiati" della band; e ciò
nonostante che metà delle songs affrontassero apparentemente temi disimpegnati.
Alcuni tracks:
"The One I Love", come suggerisce il titolo
"convenzionalmente pop" (evento assai raro nella discografia del gruppo, così
ricca di titoli "ostici"), è una storia d'amore... e di tradimento. È
l'io-narrante, ovvero il cantante Michael Stipe, a tradire: nella canzone, cambia partner
senza rimorso alcuno e non mostra l'intenzione di giurare fedeltà alla nuova compagna
("a simple prop to occupy my time": "qualcuno
che serva da passatempo")...
"Finest Worksong" rispecchia invece "l'etica del
lavoro intrinseca nella mentalità degli americani", come Stipe dichiarò in
un'intervista al glorioso - e ormai deceduto - Melody
Maker. Ma è altresì la parabola della fatica che deve affrontare un
musicista "prof" per rimanere produttivo.
La trascinante "It's The End Of The World As We Know It (And I
Feel Fine)" rappresenta un po' la "Subterranean Homesick Blues" di Michael
Stipe. È una litania ossessionante di termini e luoghi comuni (similmente che nella
canzone di Dylan, per l'appunto) senza nessun altro
senso che quello di rendere il caos del mondo - felice o doloroso che lo si voglia
considerare.
L'ispirazione per questa song si può far risalire
all'assidua frequentazione degli ambienti hipster di N.Y. (con tanto di party alternativi)
da parte di Buck e Stipe: "... jellybeans, cheesecake, Lester Bangs ubriaco...".
L'elenco è "speziato" con l'aggiunta di nomi di personaggi celebri quali Leonid
Brezhnev, Leonard Bernstein e Lenny Bruce. "It's The End Of The World..." è,
insomma, il ritratto di un pianeta sul punto di ammattire definitivamente, come se
qualcuno avesse scoperchiato il Vaso di Pandora. Sul ritornello di Stipe, Mike Mills fa da
contrappunto con la frase "Time I had some time alone"
("È ora che me ne stia un po' per conto mio").
GREEN
"I'm very scared of this world" canta Stipe sui
mandolini di "You Are The Everything". Corre intanto l'anno 1988 e i
R.E.M. si sono proiettati nel firmamento del mainstream:hanno
infatti firmato un contratto fantascientifico con la Warner Bros.: 80 milioni di
dollari...(!) Green, che non avrebbe bisogno di presentazioni in
quanto è uno dei prodotti di maggiore successo commerciale della band, vede l'alternarsi
di canzoni "bombastiche" alle solite ballate dolci. Contiene tra l'altro
"Stand" (uscita anche come single), in cui si ripetono, come una litania
infantile, i versi:
Stand in the place where
you live
Now face North
Think about direction
Wonder why you haven't before...
"Turn You Inside Out" e "Get Up" sono i pezzi più roccheggianti di
Green, mentre "You Are Everything" è puramente
acustica. Altri highlights: "Pop Song 89" e "Orange Crush".
Molti fans, riferendosi ai miliardi elargiti dalla Warner Bros., gridarono allo
scandalo e "venduti!" In realtà la band continuò a seguire imperturbabile la
sua linea "attivista" - come se lavorassero ancora per conto della label
indipendente IRS -, con Michael Stipe impegnato più che mai sia sul fronte sociale che su
quello dell'ecologia. "Orange Crush" parla dell'Agent Orange, la velenosa
sostanza usata in Vietnam dall'esercito U.S.A.; "You Are The Everything" presta
la voce alla campagna antinquinamento; "Get Up" è un invito a farsi
attivisti; e "Pop Song 89" è carica di sana autoironia, essendo che tratta
della scalata del gruppo alla hit parade. Non c'è malaccio per dei "venduti"! Ovviamente, qui il suono è più limpido che in tutti gli album precedenti (il potere
delle major!), ma è anche alla creatività che bisogna guardare, e quella non è affatto
venuta meno. Green rocks! A MUST!
EPONYMOUS
Altro album-raccolta, ma di gran lunga più interessante di Dead Letter
Office. Racchiude il meglio degli anni con la IRS.
OUT OF TIME
Out Of Time, del '91, è stato definito da
Peter Buck "uno strano, piccolo disco". Contiene svariati hits, tra i quali
l'ormai leggendario "Losing My Religion". Inutile dire che è l'album marca "R.E.M." che ha fatto
registrare il maggiore numero di vendite. Uno dei dischi successivi sarebbe stato
battezzato "Monster", ma il loro vero "mostro" è Out Of
Time!
La copertina è senza dubbio tra le più brutte di tutta la carriera
della band, eppure racchiude songs sublimi, quali "Near Wild Heaven",
"Low", "Shiny Happy People"... oltre naturalmente a "Losing My Religion".
"Uno strano, piccolo disco": proprio! D'accordo: è più
pop che rock genuino; ma ascoltate "Texarcana"! Ascoltate "Belong"
oppure "Country Feedback"! E che ne dite di "Near Wild Heaven"?
Quest'ultima è forse più bella di "Losing My Religion" (la quale, come i
R.E.M. hanno poi confessato, inizialmente non era neppure stata scelta come single!)...
"Near Wild Heaven" ci offre splendide armonie vocali, con il lavoro
percussionistico di Bill Berry che penetra fin nella spina dorsale... D'altro canto,
"Radio Song" è giusto quel che si perita di essere: una canzonetta adatta alle
stazioni FM per i gusti easy. Ma quante ne sentite di canzonette così piacevoli, alla
vostra radio?
No, Out Of Time non è un album perfetto come Automatic
For The People, ma non si tratta neanche di "uno strano, piccolo
disco". È, piuttosto, un meritevole saluto di benvenuto agli Anni Novanta ancora
freschi di rugiada. A MUST!
AUTOMATIC FOR THE PEOPLE
Automatic For The People ('92) è una
raccolta di canzoni tutte bellissime, senza eccezioni: "The Sidewinder Sleeps
Tonite" (in cui c'è il richiamo a "The Lion Sleeps Tonight"), "Everybody Hurts" (chi non ricorda il
suggestivo video girato per questa song? È quello in cui Stipe & Co. escono da
un'automobile bloccata nel traffico e si mettono a camminare sui cofani e sui tettucci
delle vetture ferme), "Nightswimmer", "Man On The Moon" (eseguita a
ogni concerto)... per non scordarci di "Daysleeper", storia di un uomo costretto
a lavorare di notte e a dormire di giorno, e che si vede così sconvolgere il suo
bioritmo.
Una noticina a proposito del titolo: "Automatic
for the people" è uno slogan inventato dal ristorante di Athens Weaver
D's, che in questo modo, grazie ai R.E.M., assurse ai fasti di un'inattesa
popolarità.
Da molte riviste specializzate fu votato "miglior
album pop/rock degli Anni Novanta". A MUST!
MONSTER
Ehi! Questi quattro tipi della Georgia, nel profondo Sud degli
U.S.A., sanno bene come si "rocka"! Monster (1994) vede i R.E.M. abbandonarsi al gioco (coatto, per ragioni
contrattuali) di Doctor Jeckyll e Mister Hyde. Trasmutazioni psichiche e fisiche in
seguito - probabilmente - a stress da tournée; o a terremoti emozionali causati da
avvenimenti luttuosi nella loro sfera personale. Coerentemente al momento
"alienante", il sound è quello tipico dell'hard rock. È quindi l'opera più
"dura" mai sfornata dalla band. Monster contiene l'irresistibile "What's The Frequency,
Kenneth?", che
secondo una delle tante interpretazioni è dedicata a un DJ radiofonico picchiato a
sangue da alcuni sconosciuti; uno di questi sconosciuti, a ogni colpo inferto, ripeteva:
"Allora, Kenneth, di' adesso qual è la frequenza!" Ma alla song sono stati dati
anche altri significati.
Inoltre:
"Let Me In": omaggio riverenziale - e fraterno - all'appena deceduto Kurt Cobain; con la chitarra di Buck stupendamente distorta.
"Crush With Eyeliner", "Bang And Blame", "I Took Your Name"
e specialmente "Star 69" e "Circus Envy" sono suonate con gli
amplificatori al massimo, risultando dunque tra le canzoni più "energiche"
dell'intero catalogo dei R.E.M.
Ma anche i pezzi "lenti" ("I Don't Sleep, I Dream",
"Strange Currencies", "Tongue", "Let Me In") sono intrisi di
un'urgenza emotiva che solletica i nervi sensori del consumatore.
L'unica obiezione che posso muovere è che nella seconda parte dell'album Stipe sembra
divenire più etereo, meno "presente". Forse il motivo deve ricercarsi nella
scomparsa del suo amico intimo River Phoenix. Una nota
all'interno della copertina dice che il disco è dedicato proprio allo sfortunato attore.
NEW ADVENTURES IN HI-FI
New Adventures In Hi-Fi, del '96, è
l'album preferito di Michael Stipe. Forse anche perché è tra quelli che costarono meno
fatica per essere realizzato. La maggior parte delle canzoni furono registrate "on
tour", e dunque in condizioni semicaotiche; molte di esse addirittura durante il
soundcheck che precedeva le esibizioni della band. Da qui, la loro indubbia spontaneità.
Non proprio entusiasmante comunque gli incassi ricavati...
Highlights:
"E-Bow The Letter", una delle canzoni più interessanti in assoluto dei
R.E.M., con Peter Buck come ideale gregario e Patti Smith
- musa ispiratrice di Stipe - a fornire il background canoro. "E-Bow The Letter"
ha uno dei testi più suggestivi - quanto bizzarri - del repertorio di Stipe:
I don't want to disappoint
you,
I'm not here to anoint you,
I would lick your feet,
but is that the sickest move...
L'album raggiunge la vetta con "Leave", canzone epica
della durata di 7 minuti.
Altre songs:
"Low Desert," "Binky The Doormat" e "So Fast So Numb"
: pezzi dal sapore fortemente "on the road" che
richiamano reminiscenze di Dylan e dei Rolling Stones. "How The West Was
Won...", che ci immerge - come "E-Bow The Letter" - in un'atmosfera dark,
fa capire quale grado di saggezza e maturità abbia raggiunto la band.
"Electrolite" (il track conclusivo) lascia una porta aperta verso nuove
esperienze creative ed esistenziali, con il suo invito alla semplicità e alla chiarezza
di mente: "I'm not scared - I'm outta here".
UP
Copertina orribile, album non meno discutibile. Up ('98) è un'opera a suo modo coraggiosa che abbraccia diversi generi, dal folk acustico
all'elettronica. E proprio qui sta il cruccio: nell'elettronica... non sembra a volte di
udire l'eco di Enya? O le musiche da film di John Barry? Ma i gusti son gusti... C'è addirittura chi trova Up
un album ben riuscito... Intanto, però, l'unica vera song riconducibile ai livelli
"comuni" dei R.E.M. è "Lotus", che, guarda caso, è pure l'unico
pezzo realmente rock. Up è il primo lavoro dei R.E.M. senza Bill Berry. Contrari a voler
sostituire l'amico batterista, il gruppo usò per quasi tutti i tracks una "drum
machine". Purtroppo per loro, il disco fu pubblicato in un frangente poco propizio,
ovvero mentre in America imperversava il butt rock, ossia l'heavy metal più
monodimensionale che si possa immaginare. Come il precedente - ma ben più meritevole - New Adventures in Hi-Fi, anche Up, dunque, non fece andare
in tilt i registratori di cassa. Tranne che in Europa. Nel Vecchio Continente, infatti, la
band conta ormai più aficionados che in patria...
Come c'era da attendersi, l'assenza di Bill Berry si è fatta
sentire, eccome! Riusciranno i nostri (ridotti a "un cane a tre zampe") a
risolvere il gravoso problema?
REVEAL
Sìiiii! Il Nuovo Millennio comincia ottimamente.Reveal(2001) è, qualitativamente, senz'altro all'altezza di Automatic
For The People, pur se imbottito di idee musicali simili a quelle che
caratterizzano Up. Eppure, gli ingranaggi sono tornati a
funzionare.
"Se il nostro
ultimo album era Marte, Reveal è Nettuno."
(Michael Stipe)
"All The Way To Reno" e
"Summer Turns To High" (melodico tributo a Brian Wilson, così come lo è,
in maniera più palese, "Beachball") valgono già da sole il prezzo dell'intero
disco. Anche "Disappear", "Beat A Drum" e "Imitation Of
Life" sono splendidi tracks, sebbene somiglino a imitazioni di trascorsi successi (ma
forse è proprio per questo che riescono a piacere?). Sopra a tutti bisogna comunque porre
"I've Been High", "Chorus And The Ring" e "I'll Take The
Rain" (forse la più bella "sad song" dei R.E.M.), ballate dal ritmo
tranquillo che trasudano forte emotività.
I used to think, birds
take wing,
they sing through life,
so why can't we?
(Da: "I'll Take The Rain")
A MUST!
Nel 2002 i R.E.M. si aggregano al fitto coro antibellico
offrendo sul loro sito WEB la canzone "Final
Straw", "free to download".
"Final Straw", esplicita condanna del conflitto in Irak, recita: "Now I don't believe and I never did / That two wrongs make a right / If
the world were filled with the likes of you / Then I'm putting up a fight... / Then I
raise my voice up higher / And I look you in the eye / And I offer love with one condition
/ With convinction, tell me why."
Parole acide a Bush e alla sua politica. Con ciò, il gruppo si riallaccia direttamente
alla rabbia che aveva espressa nella metà degli Anni Ottanta in Lifes Rich
Pageant e in Document, due album che denunciavano
i giochi paranoici del potere ("Exhuming McCarthy"), l'ingordigia
("Hyena"), l'imperialismo stelle-e-strisce ("Welcome To The
Occupation"; "Flowers Of Guatemala"), l'inquinamento
("Cuyahoga")... Erano i giorni in cui Stipe cantava, in "These Days"
(nell'album Lifes Rich Pageant): "We
are young despite the years / We are hope despite the times..."
Dall'era Reagen a Bush junior, ben poco è mutatointorno alla band di Athens, Georgia.
Fino al 2011, anno del loro scioglimento ufficiale, i R.E.M. rimangono un trio, fedeli alla loro volontà
di non rimpiazzare Bill Berry; ma ovviamente si avvalgono di talentuosi support
musicians, sia nei concerti che durante le session in studio. Malgrado il crescente
proliferare di gruppi interessanti (Radiohead, Coldplay, Traves, Turin Brakes, Arab Straps, ecc.), Stipe & Co. riescono a mantenere una propria identità - o, più esattamente, uno stile ben
definito. Stile che, a conti fatti, si basa sulla personalità del loro lead singer e
"poeta" (Stipe, appunto).
Fin dall'inizio Stipe scrive testi che, impreziositi di termini colti, metafore ardite e
riferimenti a fatti e persone reali, possono considerarsi delle piccole composizioni
letterarie. Soprattutto i versi ermetici dei primi lavori della band hanno richiesto e
richiedono un intenso lavoro di ricerca - ed interpretativo - da parte di biografi e di
fans... E quanto, non può essere inteso subito, viene poi spiegato da Buck, Stipe e Mills
nelle loro tante interviste. Che sono sempre piacevoli e istruttive.
...A meno che uno non la pensi come Elvis Costello, il
quale arrivò ad affermare: "Ammiravo Stipe molto di più quando i suoi testi
rimanevano per me degli indovinelli. Poi si mise a rivelarne il significato, ed essi hanno
smarrito per me il loro fascino"...
Hanno detto di loro
"In certi momenti non si può fare a meno di pensare che a
questo mondo non ci rimane più alcun amico, nessunissimo alleato. Ma poi scopriamo che
esistono ancora i R.E.M.... Questi ragazzi di Athens, Georgia, non smetteranno mai, per
nostra fortuna, di esprimere continuamente la loro opinione." (Bill
Bragg)
"I R.E.M. mi piacciono perché sono affidabili al massimo, non
mentono mai e sono meritevoli di fiducia." (Mark Eitzel)
"È ammirevole la maniera in cui i R.E.M. si confrontano con la
propria popolarità: sono come santi..." (Kurt Cobain)
"Una volta per tutte: noi non useremo mai le nostre canzoni per
uno spot pubblicitario! Basta, chiuso, finito. Abbiamo ricevuto delle offerte
considerevoli per questa o quell'altra song, ma abbiamo un conto in banca abbastanza
congruo, quindi a che pro' venderle? Sarebbe ingiusto mettere a repentaglio
l'integrità della band." (Mike Mills, 1996)
Fu la cantautrice canadese Bonnie Dobson a scrivere "Morning Dew", canzone nota anche come "(Walk Me Out in the) Morning Dew".
Il testo, su melodia folk, racconta una conversazione immaginaria in un mondo post-olocausto nucleare.
Originariamente registrata dal vivo come esibizione da solista, abbiamo qui, nella perfetta tradizione delle canzoni di protesta di quell'epoca, la voce di Dobson e la sua chitarra acustica.
Nel 1962, "Morning Dew" fu inclusa nell'album Bonnie Dobson Live at Folk City. Successivamente, la canzone è stata registrata da altri musicisti folk e rock contemporanei, inclusi i Grateful Dead nel loro album di debutto, che l'hanno adattata utilizzando un arrangiamento rock elettrico.
Correva l'anno 1958 quando il fisico Leonard Reiffel fu avvicinato da alcuni ufficiali dell'Air Force degli Stati Uniti d'America che lo invitarono a collaborare a un nuovo progetto. Il progetto, rigidamente "top secret", recava la sigla A119 ed era pomposamente denominato A Study of Lunar Research Flights.
Il compito di Reiffel era di investigare sulle possibili conseguenze di una detonazione nucleare sulla Luna, e soprattutto di calcolare il tasso di visibilità del fungo atomico da qualsiasi punto del nostro pianeta.
"Si sarebbe trattato di una sorta di esercizio di public relation in grande stile" ha affermato nel 2000 Reiffel, che, al momento di "sbottonarsi", aveva ormai 73 anni. "L'Air Force desiderava un fungo atomico immenso, tanto da poter essere visto dalla Terra a occhio nudo. E ciò perché, nella corsa alla conquista dello spazio, gli Stati Uniti stavano perdendo terreno sull'U.R.S.S."
C'era anche un obiettivo tecnico dietro al piano: quello di risolvere alcuni problemi di astronomia ed esogeologia. Ma, soprattutto, lo "sfregiare" la faccia di Selene sarebbe servito ad alzare il morale dell'opinione pubblica statunitense, che cominciava a sviluppare un complesso di inferiorità nei confronti del gigante sovietico.
Lo storico inglese David Lowry commentò la notizia in questo modo: "E' semplicemente pazzesco pensare che il primo biglietto di visita degli esseri umani a un altro corpo celeste sarebbe stato... una bomba atomica! Se il progetto fosse stato realizzato, noi non avremmo mai avuto la romantica immagine di Neil Armstrong e del suo 'passo da gigante per l'umanità' ('one giant step for mankind')."
Un'idea matta, senza dubbio, se il fine era quello di dimostrare alla nazione nemica e al mondo intero quanto fossero potenti gli Stati Uniti d'America. Certo è però che, al momento del concepimento del progetto A119, i giornali (The Pittsburgh Press in particolare) parlavano di una voce secondo la quale era l'Unione Sovietica a pensare di far esplodere una bomba all'idrogeno sulla Luna! Una fonte anonima, citata da un agente dei servizi segreti americani, affermava che la potenza comunista intendeva commemorare l'anniversario della Rivoluzione d'Ottobre provocando un'esplosione nucleare sul satellite della Terra in concomitanza con l'eclissi lunare del 7 novembre. Immaginiamoci quali grandiosi effetti scenici sarebbero nati!
Poi, per fortuna, né l'una né l'altra parte mise in atto il piano.
Lowry - esperto di energia atomica e delle sue conseguenze - ipotizzò che il progetto A119 potesse avere una certa rivelanza persino al giro di boa del Millennio, dato che in quel torno di tempo gli Stati Uniti sembravano più che mai determinati a impiantare un sistema di difesa missilistica attorno all'orbita terrestre. "Gli U.S.A. hanno sempre covato il desiderio di militarizzare lo spazio e alcune delle idee attualmente in corso di realizzazione non appaiono meno curiose e meno stravaganti di quella - risalente agli anni Cinquanta - con cui si proponevano di bombardare il nostro satellite naturale."
Il progetto A119 fu sviluppato dalla Armour Research Foundation di Chicago (poi ribattezzato Illinois Institute of Technology Research).
Reiffel racconta: "Era previsto di far esplodere l'ordigno sulla faccia nascosta della Luna, sulla 'dark side' dunque. Il fungo che ne sarebbe risultato, affiorando oltre l'orlo lunare, sarebbe stato illuminato in pieno dal sole, e quaggiù chiunque avrebbe potuto vederlo a occhio nudo."
La bomba in questione avrebbe dovuto avere la stessa potenza di quella sganciata su Hiroshima.
"Io feci osservare che l'esplosione avrebbe rovinato l'ambiente lunare. Ma l'Air Force non pensava certo in termini ecologici! A loro interessava soprattutto che i 'nemici' potessero vedere l'esplosione e rimanerne impressionati."
Secondo Reiffel, per la Terra non ci sarebbero state conseguenze dirette, ma di certo il corpo lunare sarebbe risultato "sfigurato" in eterno.
Sulla fattibilità del piano lo scienziato non nutriva alcun dubbio. Già a quei tempi la tecnica missilistica era abbastanza sviluppata, tanto che si sarebbe potuto centrare un bersaglio pur così distante "con uno scarto massimo di due miglia o poco più".
Ovviamente, se il progetto fosse stato reso pubblico si sarebbero sollevate proteste a livello globale; per tacere delle polemiche che ci sarebbero state dopo la sua messa in atto. Ma agli Stati Uniti importava solo di dimostrare la loro superiorità militare. Da un'idea praticamente "rubata" agli avversari, insomma, sarebbe risultato un atto intimidatorio senza precedenti.
Gli archivi del governo americano sono tuttora strapieni di documenti che risalgono agli anni della Guerra Fredda ed è lecito pensare che molti di quei dossier rimarranno sigillati e intedetti al pubblico per chissà quanto tempo ancora. Il progetto A119 è venuto alla luce soltanto perché lo scrittore Keay Davidson vi accennò in una sua biografia dello scienziato e astronomo Carl Sagan.
Sagan, morto nel 1996, aveva acquisito enorme fama scrivendo articoli e libri che rendevano accessibili a chiunque i grandi temi della scienza. Egli si dedicò inoltre allo studio delle possibilità di presenze biologiche su altri pianeti. All'Armour Foundation di Chicago fu contattato da Reiffel, il quale lo spinse a improntare un modello matematico sull'espandersi di una nuvola di polvere nell'orbita lunare. Questo modello era naturalmente la chiave per stabilire il grado di visibilità di una simile nuvola dalla Terra.
Sagan credeva (come molti scienziati di allora) che la superficie lunare pullulasse di microorganismi e, preoccupato, fece osservare che un'esplosione atomica avrebbe certamente distrutto ogni forma di vita. Tuttavia, secondo la testimonianza resa da Reiffel, alla fine fornì ugualmente i calcoli richiestigli.
Quasi trent'anni più tardi - nel 1987 -, i risultati di quegli studi furono distrutti dai dirigenti della fondazione di Chicago. Ma non è da escludere che alcune copie siano tuttora conservate nelle segrete blindate dell'Air Force.
Leonard Reiffel disse di ignorare come mai il piano fosse stato poi accantonato. Comunque, mostrò di esserne più che lieto: "E' terribile pensare che una pazzia del genere fosse stata ideata soltanto per impressionare l'opinione pubblica."
Quando la notizia scoppiò, più volte interrogati sulla veridicità o meno dell'esistenza del progetto A119, i responsabili del Pentagono non diedero nessuna conferma... ma neppure smentirono.
Einstein: scienziato di fama insuperabile ma anche personaggio della cultura pop, dal regista Nicolas Roeg celebrato nella tragicommedia Insignificance (La signora in bianco, 1985), dove la splendida Theresa Russell appare nelle vesti di Marilyn Monroe mentre Tony Curtis è un senatore maccartista.
Il volume di cui sopra raccoglie tre scritti: due in forma letteraria e il terzo che consiste in una dettagliata biografia. Le fonti della ricerca: seri manuali per comprendere il genio di Einstein e in più film, documentari televisivi e prodotti dell'arte popolare.
Albert Einstein: nell'immaginario collettivo, un antidivo dall'altissimo QI.
L'immagine più significativa che ci rimane di lui è quella in cui mostra la lingua...
A New York si costruirà la ruota panoramica più grande del mondo. Il consiglio comunale ha dato segnale verde per il megaprogetto che mira a stabilire un record, superando Londra e Singapore
Così sarà la New York Wheel
I lavori dovrebbero iniziare nella primavera del 2014 e l'apertura al pubblico è prevista per il maggio 2016.
36 le "gondole", che consentiranno a 1440 persone di godere contemporaneamente del paesaggio della Big Apple. Un giro dovrebbe durare 38 minuti e permettere di saziarsi la vista con la Statua della Libertà, il porto, lo skyline di Manhattan e Brooklyn.
Sono attesi 36.000 visitatori al giorno, circa 4.000.000 turisti all'anno. I costi finora calcolati: 320.000.000 dollari (236.000.000 euro).
Nelle due foto sottostanti: il Singapore Flyer (altezza: 165 metri) e il London Eye, noto anche come "Millennium Wheel" (160 metri).
Il progetto della Ruota di New York è della Starneth B.V., la stessa ditta che nel 1999 realizzò il London Eye.
La New York Wheel, che sorgerà sulla parte nord-orientale della costa di Staten Island, sarà alta 192 metri.
Saputo del progetto americano, Dubai non si dà pace, e ha già mostrato al mondo il modellino del Dubai Eye, destinato a superare la ruota newyorkese in altezza (210 metri!) e magnificenza.
Rimane da chiedersi perché intanto non si intaprende qualcosa per gli esseri umani che muoiono di fame, di sete e di malattie.
Si parla tanto di "American Dream"... si dice dell'America che sia "la terra delle mille possibilità".. Sì sì, ma soltanto un'infinitesimale parte della popolazione raggiunge il "success" - quello vero. Colleges e università costano un'occhio della testa. Dopo la laurea, tantissimi studenti si ritrovano a dover saldare un debito di decine di migliaia di euro... e ciò in una società dove il lavoro scarseggia già per i padri! Ovviamente, molti americani si chiedono a che pro studiare, sbattersi.
C'è una strana reticenza da parte dei media nostrani a raccontare ciò che sta avvenendo nel cuore di New York, in quella parte meridionale dell'Isola di Manhattan dove ha sede il più importante centro degli affari internazionali: Wall Street, a due passi da Ground Zero. Come mai non si racconta agli italiani che tantissimi uomini e donne stelle-e-strisce hanno acquisito coscienza, rivoltandosi contro i burattinai e i ricchi banchieri e business men che, per ingordigia, hanno cambiato in peggio il destino della cittadinanza americana, influenzando anche quello delle generazioni a venire?
A ritmo quotidiano si svolgono a New York marce di protesta e svariate altre manifestazioni (sono qui rappresentate diverse idee liberals, compresa quella che richiedeva la non-esecuzione di Troy Davis). Il malcontento è sfociato ieri nei "tumulti" sul Brooklyn Bridge...
Era in realtà un'ennesima protesta civile, una dimostrazione in chiave di pacifismo; evidentemente però anche l'America di Obama, per difendere i propri ricconi, non trova altri metodi che quello della repressione... La protesta di sabato sul Ponte di Brooklyn ha visto la polizia impegnata in una retata che ha "fruttato" 700 arresti. Ma i partecipanti a Occupy Wall Street reagiscono con la rabbia placida di chi ormai ha poco da perdere e hanno già annunciato un "presidio fisso" del quartiere della Borsa. 200-300 persone sono accampate da un paio di settimane allo Zuccotti Park, dov'è stata organizzata una cucina d'emergenza insieme ad altri servizi di fortuna.
Queste sono notizie che dovrebbero stare in primissima pagina su tutti i quotidiani, e invece da noi le nascondono... probabilmente per paura che anche i cittadini italiani più "neutri" decidano di accodarsi al popolo viola, rosso, blu o a strisce iridate.
A 65 anni dalla tragedia del bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, il blog www.luksemburg.it presenta delle interessantissime considerazioni, senza mai lasciare il sentiero storiografico e - giustamente - giungendo alla conclusione che il ricorso alle armi atomiche da parte degli USA fu semplicemente "criminale".
Cronologia (in breve) di quei tragici giorni
6 agosto. Giappone. Operazione “Centerboard”: intorno alle 9,30, un B-29 denominato Enola Gay e comandato dal col. americano Paul W. Tibbets, decollato alle 2,10 da Tinian nelle Marianne, sgancia sulla città di Hiroshima la prima bomba atomica. Il mitragliere di coda dell’aereo, che ha visto l’esplosione, esclama: “Dio mio! che cosa abbiamo fatto!”. 92.233 morti e 37.425 feriti, molti dei quali deceduti in seguito a causa delle radiazioni.
7 agosto. Filippine. Luzon. Alcuni ufficiali del quartier generale della 1.a Armata USA giungono a Luzon, in vista della prossima invasione del Giappone.
8 agosto. L’URSS dichiara guerra al Giappone.
9 agosto. Giappone. La seconda bomba atomica viene sganciata dall’aviazione USA su Nagasaki. L’aereo è un B-29 ribattezzato Great Artist e comandato dal maggiore Charles W. Sweeney. 23.753 morti e 43.020 feriti, molti dei quali deceduti in seguito.
Il Sud-Est degli U.S.A.: Alabama, Carolina del Nord, Carolina del Sud, Georgia, Kentucky, Maryland, Mississippi, Ohio, Pennsylvania, Stato di New York, Tennessee, Virginia, Virginia Occidentale
Scorci architettonici che non assomigliano affatto all'America del Nord come noi la conosciamo dalla tivù; facce smagrite che sono un'unica smorfia di delusione cocente; negozi chiusi, bidoni che a notte bruciano e interi quartieri dove sembra regnare il coprifuoco: proprio come al tempo della Grande Depressione, un'ombra gigantesca e putrida è calata sulla regione degli Appalachi. La polizia dei vari Stati Federali fa quel che può per salvare le apparenze, togliendo dalla circolazione qualche hobo, qualche wino e tutti gli altri vagabondi a portata di tiro; ma i senzatetto, i desperados, sono troppi, e ormai quella che agli occhi dei ricchi è "vermaglia umana" irrompe all'aperto da ogni buco, da ogni fessura. Se questo è il risultato dell'"American Dream" siamo proprio a posto! Se questa è l'"American Way of Life" che gli Stati Uniti vogliono imporre al resto del mondo, possiamo solo dire: "poveri noi!"
Appartamenti nel downtown di Welch, in West Virginia
Le miniere del Kentucky e della Virginia Occidentale sono i cadaveri di una società che promette tutto ma solo a pochissimi. Fabbriche abbandonate dovunque, o che, al contrario, lavorano a pieno regime continuando tuttavia a licenziare. La popolazione è diminuita non solo a causa della crescente mortalità, ma anche perché chi è giovane se ne va a cercare fortuna altrove. La California rimane il sogno di molti... Non che nell'Ovest degli U.S.A. si stia molto meglio, ma gli statunitensi di queste parti non hanno davvero più risorse e chi può, dunque, trasmigra: come quei bianchi Europeans che all'epoca dei pionieri andarono a colonizzare nuovi territori inesplorati, reinventandosi cowboys e pistoleros e depredando e trucidando gli indiani.
Foto dell'archivio Getty: New York, 30 novembre 2005. Una nuova Grande Depressione ha investito gli Stati Uniti d'America. Nell'immagine, un gruppo di disagiati sociali in fila per ricevere le giacche imbottite (un regalo dell'amministrazione della Big Apple) tramite cui dovranno cercare di resistere al gelo dell'inverno.
Memphis, Tennessee
Il vecchio ospedale di Williamson, West Virginia
La crisi del carbone e il rifiuto di Washington (sin dagli Anni Ottanta) di investire nelle più elementari infrastrutture (oltre che nella sanità e nell'istruzione), hanno messo in ginocchio l'intera regione degli Appalachi. I "baroni del carbone" e corporations assortite sono stati i beneficiari degli "incentivi" rilasciati dai governi del Kentucky e della Virginia Occidentale. In altre parole, si è fatto tanto per i ricchi ("gli amici degli amici") e nulla, invece, per la popolazione. Per le strade si incontrano individui sdentati... una grottesca abnormità per la "dorata" America, ma inevitabile: le spese dei dentisti non se le può permettere quasi nessuno. Molte persone sono anche incredibilmente emaciate: i rari grocery stores rimasti aperti fanno prezzi da paura e persino comprarsi da mangiare è un problema, soprattutto con un assegno sussistenziale di appena 200 dollari (ma molti non hanno neppure quello)... Nella contea di Harlan, Kentucky, la percentuale di persone che vivono sotto la soglia di povertà ha raggiunto il 34% (!). L'ignoranza, il fanatismo religioso e gli episodi di violenza cercano il loro pari nei Paesi del Terzo Mondo. E a tutto ciò si aggiunge purtroppo la devastazione ambientale: in parecchie città del Sud-Est degli U.S.A., l'acqua che esce dai rubinetti è inservibile persino per lavarsi, in quanto altamente contaminata.
Un nubifragio di portate spaventose ha flagellato lo scorso fine settimana il sud degli Stati Uniti e in particolare le regioni di Mississippi, Kentucky e Tennessee. Il livello del Cumberland River, che attraversa Nashville, continua a innalzarsi. Non soltanto il centro storico della "capitale della musica", ma anche un'attrazione come The Grand Ole Opry (celebre sala di concerti, con annessi hotel e sale di conferenze), sono stati invasi da svariati metri di acqua fangosa (vedi foto sotto; le immagini sono cortesia di MSN). Karl Dean, sindaco di Nashville, parla di un'alluvione quasi senza precedenti.
Migliaia di sfollati hanno trascorso la notte in vari rifugi; almeno 1.500 persone che si trovavano nel Gaylord Opryland Resort and Convention Center sono sfuggiti all'inondazione trascorrendo la notte tra domenica e lunedì all'interno di una scuola.
Purtroppo anche per i prossimi giorni sono previste piogge torrenziali e si attendono addirittura tornadi.
<<I bianchi benestanti che fanno gli executive (dirigenti, funzionari o colletti bianchi ben pagati) si autoghettizzano da soli in quartieri residenziali che assomigliano a paradisi dentro a delle prigioni, con videosorveglianza e servizi di sicurezza privati degni del Pentagono. Di contrasto dai fast food, ai jet market, alle pompe di benzina, a qualsiasi altro retail service a buon mercato, trovate tutte le altre razze che ramazzano i pavimenti, servono ai tavoli, lavano le vostre auto, consegnano pizze a domicilio o guidano i taxi per uno stipendio discutibilmente decoroso. L'America per alcuni aspetti (opportunità di lavoro per i giovani che hanno indiscusse capacità) può sembrare superficialmente un buon paese, ma se ti soffermi ad osservarla con un occhio critico, sotto sotto è un paese marcio e primitivo da far schifo, a me si è rivelato per quello che è realmente ovvero un calderone multirazziale con la maggior parte delle persone (bianchi compresi) che hanno il senso di autocoscienza di uno scarafaggio. L'americano medio (che sia un bianco, cinese, messicano o afroamericano) se ne frega assolutamente dei problemi ambientali del pianeta, della sofferenza inaudita degli animali nei loro allevamenti intensivi, delle carestie in Africa o dei conflitti in Medio Oriente, si interessa solo che possa ingozzarsi di hotdog, bere fiumi di coca cola, guardarsi il superbowl e guidare il suo megatruck dai consumi spropositati. Pur tuttavia, nel lungo termine sono piuttosto dubbioso che si possa riprendere dal processo di imbarbarimento ed impoverimento sociale che lo sta caratterizzando, per quanto potenziale bellico possa vantare, questo non lo sottrarrà dalla sorte che lo attende, prima il collasso economico e dopo quello sociale, scenario confermato anche da molte fonti di informazione indipendente che non si mettono a scimmiottare a turno a seconda della corrente politica che vince le elezioni, tipo la CNN o la FOX.>>
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