La città di Calcutta, in India, si ritrova a doversi difendere dall'accusa di "infrangimento di copyright" che le costerebbe 50.000 dollari se il giudice darà ragione alla scrittrice J.K. Rowling e alla Warner Bros., che si sono costituiti come "parte lesa".
Il motivo? Al Durga Puja Festival è stato riprodotto, per la gioia dei bambini, l'"Hogwarts Express", insieme ad alcune figure della saga di Harry Potter. Un portavoce del comune ha detto che al processo i responsabili cercheranno di dimostrare che hanno agito senza scopo di lucro.
A propos del copyright
I diritti d'autore - anche se allora non si chiamavano così - ebbero le loro origini nella Venezia del Cinquecento. Nel 1710, in Inghilterra il copyright era fissato a 14 anni, rinnovabile per altri 14 anni nel caso l'autore fosse stato ancora in vita. Nel 1769 gli editori chiesero, e ottennero, che i diritti venissero prolungati ab aeternum. Nel 1774 tale emendamento fu revocato: il copyright era un diritto da considerarsi limitato nel tempo.
Negli Stati Uniti d'America, la durata del copyright era di 42 anni nel 1831 e di 56 nel 1909 (28 anni, più altri 28 se l'autore voleva prolungare i termini). Nell'ultimo quarantennio la legge è stata cambiata ben 11 volte: nel 1976 la durata era di 50 anni dopo la morte dell'autore, nel 1988 (l'"extension act", noto più precisamente come "Sonny Bono copyright term extension act") di 70 anni dopo la morte dell'autore. Questo termine fu ripreso anche dalla Gran Bretagna nel 1995.
Dunque, se io compro l'Ulysses di Joyce, non posso leggerlo impunemente ad alta voce (se non, forse, a una cerchia di amici e solo entro le quattro mura di casa mia). E anche chi scrive una recensione deve stare ben attento a non esagerare con le citazioni. Questa delle letture e delle citazioni è una situazione certamente paradossale, in quanto più si propagano i contenuti e le idee di un'opera e più c'è la possibilità che quest'opera venda maggiormente. A ben vedere, chi fa pubblicità a un libro (o a una canzone, o a un quadro...) dovrebbe incassare qualche soldo anziché pagare.
Ma ancora più paradossale è che tale situazione non è circoscritta ai soli prodotti artistici. Anche un'invenzione patentata e ormai inattuale difficilmente si lascia sviluppare senza pagare "l'obolo" di turno agli eredi dell'inventore. Conosco un tizio che annovera tra i suoi antenati l'ideatore di una speciale cerniera per porte. Ogni volta che si vende quel tipo di cerniera, lui incassa qualche euro; e ciò senza aver fatto nulla per meritarsi tanto onore. E pensiamo ai discendenti di Levi Strauss, l'ebreo tedesco che inventò i jeans: ogni qualvolta qualcuno da qualche parte nel mondo compra un paio di queste brache di tela azzurra (qualsiasi sia la marca), gli eredi di Levi Strauss vedono accrescere il loro conto in banca...
Pietrificus totalus! Anche la Rowling ha plagiato
Chi ha scheletri nell'armadio non dovrebbe frugare nelle case altrui. Da quando fu chiaro che il maghetto con gli occhiali avrebbe rappresentato per loro una vera e propria miniera d'oro, l'autrice inglese e il suo entourage editoriale stelle-e-strisce hanno difeso con i denti la presunta "proprietà spirituale" del fortunato personaggio. Ciò che molti ignorano è che la stessa Rowling è una plagiatrice. Ha infatti ricavato il personaggio di Harry Potter da alcuni libri dell'americana Nancy Stouffer: The Legend of the Rah and Muggles e Larry Potter and his best friend Lilly (quest'ultima serie consta di dodici volumi).
Quali sono le coincidenze incriminate?
Innanzitutto i nomi di alcuni personaggi, a partire da quello dello stesso protagonista: Harry nella saga della Rowling, Larry nei libri della Stouffer. Anche Lily Potter, la madre di Harry morta in un incidente, ha una quasi omonima in Lilly Potter (!). E i "guardiani dei giardini" della Stouffer diventano i più famosi "guardiani delle chiavi" della Rowling.
Nei libri di Nancy Stouffer appare inoltre un personaggio di nome "Nimbus", che è capace di volare. E "Nimbus" è la denominazione di diverse scope volanti che Harry Potter cavalca nel corso delle prime avventure. "So molto bene che ogni tanto in libri diversi ci sono frasi, nomi e situazioni simili" dice la scrittrice della Pennsylvania, "ma quando le somiglianze sono talmente numerose, è ovvio che non posso più credere a una semplice coincidenza."
In gioco c'è anche una questione di copyright sulla parola "muggles", che la Stouffer sostiene di avere inventato: nel suo libro, i Muggles sono i nani che si prendono cura di due orfani dotati di poteri magici; nella saga della Rowling, invece, i maghi chiamano Muggles (in italiano tradotto con "Babbani") gli umani.
(Il vocabolo comunque non è farina del sacco né dell'una né dell'altra autrice: è un termine gergale per definire la marijuana e figura tra l’altro in una canzone di Louis Armstrong.)
I libretti della Stouffer non ebbero fortuna e furono messi in commercio solo sulla costa orientale degli Stati Uniti. Era la fine degli Anni Ottanta, e la Rowling nel 1988 si trovava a Baltimora: potrebbe quindi averli letti là.
Se il plagio consiste nel copiare idee tratte dal lavoro di altri artisti e usarle per creare una propria opera, Joanne K. Rowling è colpevole. E invece che cosa accade? Accade che la scrittrice inglese non solo ha vinto - come per magia! - la causa intentatale dalla Stouffer, ma ha pure ottenuto che questa, oltre a pagare le spese processuali, venisse a sua volta accusata di essere una volgare Babbana... ehm... contraffattrice. Già, già: chi è potente, ha la ragione dalla sua parte.
Ma ecco che altre accuse a J.K. Rowling arrivano dal fumettista Neil Gaiman. Il suo personaggio Timothy Hunter (un ragazzino che apprende di essere il mago più potente mai esistito) vive avventure non dissimili da quelle di Harry Potter. Inoltre, anche Timothy Hunter - così come il Larry Potter di Nancy Stouffer - porta occhiali identici a quelli del più celebre maghetto e (solo una coincidenza?) ha come unico compagno un gufo. Le tavole illustrate di Gaiman (The Books of Magic) uscirono la prima volta all'inizio degli Anni Ottanta. La serie venne successivamente curata da John Ney Rieber e diversi collaboratori. Moltissime le "strane analogie" tra il bestseller planetario e il fumetto della DC Comics/Vertigo individuate dagli attenti fans di quest'ultimo.
Anche qui si dirà: la romanziera si è soltanto "ispirata" a questi fumetti. Bene, ma allora che cos'è il plagio?
Saranno solo aspetti esteriori, però il sospetto che la Rowling non sia del tutto "illibata" è lecito.
Forse il vero plagio letterario l'ha compiuto l'autore russo Dmitri Yemets, che ha creato la maghetta (anche lei miope) Tanya Grotter. La Rowling e la Warner Bros. sono stati svelti ad alzare la voce, trascinando davanti a un tribunale olandese Yemets e la Eskimo, sua casa editrice. I quali, con aria innocente, hanno replicato che le vicissitudini della maghetta (che in Russia hanno più successo di quelle di Harry Potter) vogliono in realtà essere una parodia e un omaggio al corrispondente eroe anglosassone (un po' come la "fan-fiction" che prolifera sul Web)... Spiegazione toccante, che ha in parte convinto la corte olandese. Tanya Grotter continuerà a esistere; solo, le è stato interdetto il diritto di agitare la bacchetta magica al di fuori della sua patria.
1 commento:
ma suvvia tanti miliardi di guadagni sul libro e sul film e ora voglioni citare quei poveracci? mah!
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