venerdì, novembre 30, 2007

Benigni: scintilla dell'eterno

"Forse non siamo fatti da Dio ma certamente siamo fatti di Dio"


 Spettacolo piritecnico fin dall'inizio: "Vorrei ignudarmi. Fare all'amore non con tutti voi ma con ognuno di voi. Perché, non dimentichiamolo mai, le persone hanno una cosa in comune: sono tutte diverse. E tutte uniche".


Due ore e mezza senza pubblicità. Un one man show emozionante, divertente e intelligente, snocciolato con scioltezza e a ritmo serratissimo, senza playback e senza bere un solo goccio d'acqua (vedi invece Celentano). Benigni riaccende in tutti noi il senso di appartenenza all'universo. E' un "sì" alla vita, della vita vissuta nel segno dell'Amore, forza che ci fa guardare dall'alto tutti i problemi del nostro tempo.


In diretta dagli studi di Papigno (Terni), il magico ed esuberante guitto di Vergaio esordisce sottolineando: "Noi a volte si crede di essere chissà che e invece siamo solo dei buffi che fan ridere".

Prima di regalare agli italiani il suo Dante (cui dedicherà anche i successivi 13 appuntamenti in seconda serata su RaiUno), Benigni si diverte a ironizzare sul teatrino della politica. Prodi e Berlusconi, Bindi e Bondi, Calderoli, D’Alema e Storace, Mastella e Casini, i Savoia... Ce n'è per tutti.

Si inizia dunque tra tante risate. Poi Benigni passa al V Canto dell'Inferno: Il girone dei lussuriosi, ovvero dei morti per amore. Ed è una piacevole lezione di Cultura e Umanità.

Nostalgia dell'infinito. Il regalo più bello che ci è cascato addosso. Quella ventata di annientamento che ci precipita addosso quando ci si innamora e che smantella il presunto ordine delle cose. Quella sensazione felice, pericolosa e rara che unisce due corpi, due anime e ci fa cadere "come corpo morto cade". Ce lo dice il piccolo diavolo parlando dell’urgenza dei poeti che tirano fuori le nostre storie e danno i nomi ai sentimenti che ci bollono dentro. Amor, ch'a nullo amato amar perdona. Amore che chiama Amore. Amore che è passione, sangue caldo, sofferenza e dolore che bisogna attraversare. Fragilità che bisogna coccolare, e lo dice soprattutto ai nostri giovani, ammonendo loro di non prendere droghe, di non smarrirsi in universi artificiali ("Lasciate ogni speranza voi che entrate: sta scritto all'ingresso di ogni discoteca") bensì di lasciarsi andare in piena coscienza dei sensi, affrontando, pur se  smarriti, impauriti, la visione del baratro. "Quel momento, ragazzi, non ve lo fate sfuggire mai." Con parole antiche che hanno attraversato i secoli, la storia di Paolo e Francesca torna a essere quel desiderio d’infinito che ti prende e ti (ri)porta via. Su quel banco del liceo. Nello sguardo colmo di desiderio. Nell’abbraccio più bello. Nulla di solenne, né di severo. Solo l’Amor che al cor ratto s’apprende e la voce leggera e commossa di un divino giullare. Non è mai troppo tardi per tornare a sognare. Con Dante.


Galeotto fu il libro... Galeotto fu Benigni.

3 commenti:

Caramon ha detto...

grande benigni!!!

Anonimo ha detto...

Perche non:)

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e