L'Accademia di Svezia ha preso nuovamente tutti in contropiede assegnando il Nobel 2009 a una scrittrice pochissimo nota... mentre nella lista dei candidati fiammeggiavano a lettere cubitali i nomi di Amos Oz e Philip Roth!
La 56enne Herta Müller
Di origine tedesco-banata (il Banato Svevo è una regione della Romania), la Müller vive a Berlino dal 1987. Su di lei pesa l'eredità di un padre collaborazionista dei nazisti e perdipiù iscritto nei ranghi delle SS ("la morte di mio padre è stata la fine di una malattia"); lei preferisce tuttavia raccontare degli obbrobri di quell'altra dittatura: il comunismo. La prosa della Müller riflette in maniera quasi asfissiante il dolore e i disagi non solo della minoranza cui lei appartiene, ma un po' quelli di tutti coloro costretti a vivere sotto il giogo del totalitarismo.
Ogni cosa molto interessante, soprattutto per chi detesta la cultura "di sinistra" (questa scrittrice si può tranquillamente porre nell'ambito moderato-reazionario; gli ultimi due Nobel di lingua tedesca, Günter Grass ed Elfriede Jalinek, si trovano quasi ai suoi antipodi...); ma sicuramente c'erano ben altri candidati meritevoli del Nobel - anche in Germania. Penso ad esempio a Christa Wolf, Volker Braun, Christoph Hein, che vissero nella DDR e hanno già scritto tanto su protesta civile, separazione, esilio. Ma, si sa, l'Accademia di Svezia segue le proprie - spesso oscure - vie.
Non solo in Romania, ma anche in Germania le reazioni alla notizia del Premio Nobel a Herta Müller sono state disparate. Così ad esempio Marcel Reich-Ranicki, padre della critica tedesca (e lui stesso esule, avendo conosciuto gli orrori del ghetto di Varsavia), ha liquidato i giornalisti con un lapidario: "Su questa persona non voglio parlare". Reich-Ranicki è, notoriamente, un grande estimatore di Philip Roth e non riesce a capire perché lo scrittore americano non abbia ancora ricevuto il prestigioso premio letterario.
Proprio in questi giorni della Müller è uscito il romanzo Atemschaukel ("Altalena del respiro"), che tratta della deportazione in Unione Sovietica di romeni di origine tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale (editore: Carl Hanser, Monaco di Baviera). Un altro grande critico tedesco, Helmuth Karasek, paragona l'importanza di Atemschaukel addirittura a quella di Arcipelago Gulag di Aleksandr Solzenicyn; ma anche Karasek, come Reich-Ranicki, si dice convinto che il Nobel per la Letteratura dovrebbe finalmente andare a Philip Roth.
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Chi ancora deve ricevere il Nobel (!)
Un mucchio di grandi autori: Chinua Achebe, "classico" della letteratura africana; Salman Rushdie (a proposito di emigrazione e dicotomia culturale); il peruviano Mario Vargas Llosa; e poi gli americani Thomas Pynchon, Don DeLillo, Cormac McCarthy... John Updike purtroppo è morto all'inizio di quest'anno, ma si potrebbe istituire un Nobel posthum; in tal caso, oltre a Updike io proporrei uno scrittore e una scrittrice inglesi: Anthony Burgess e Iris Murdoch. E - per tornare ai vivi - del nostro Umberto Eco non vogliamo parlare?
1 commento:
Ti ringrazio per il link. Ho ricambiato: troverai il tuo link nella sezione "News dai blog che seguo".
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