E' uscito l'ultimo capolavoro di / dei Randone. Il titolo è Linea di confine e l'etichetta, ancora una volta, Elecromantic Music (www.electromantic.com).
Il tema di quest'album è "quando finisce un amore", nella buona tradizione pop e non progressive. E difatti si tratta di un lavoro "poppeggiante" nel suo insieme, con punte massime di ispirazione compositiva nel brano che dà il titolo all'opera ("Linea di confine", veramente bello), in "22 aprile" - che magnificamente riprende il tema iniziale - e poi ancora nella straordinaria chansonette "La caduta della mia stella", e quindi in "Amori" e "Epilogo".
"Eravamo insieme, tutto il resto l’ho scordato." (Walt Whitman)
Non si può negare che i Randone abbiano un'impronta stilistica tutta loro e, anche se il lavoro della clava elettrica (Marco Crispi) è notevole, in confronto ad altri album qui la sinfonia vince sul rock. Le tastiere "vintage" di Beppe Crovella e il sintetizzatore di Nicola Randone sono pregevoli, ma il rischio, quando si hanno a disposizione così tanti mezzi e collaboratori, è quello dell'"overproduction". Difatti qua e là si avverte un effetto "Wall of Sound" à la Phil Spector, con crescendi bombastici da spaccare casse e miocardio: quasi un controsenso per dei testi dal carattere cantautoriale.
In definitiva però il CD si può tranquillamente far girare durante un viaggio in auto o nel corso di un grigio pomeriggio trascorso in casa, e non finiremmo mai di sorprenderci di quante ricche briciole ci siano da raccogliere a ogni nuovo ascolto.
La storia d'amore che va in frantumi si snoda tra citazioni musicali ed echi delle Orme e di Battiato, ma alla fin fine Randone cita se stesso - e non dobbiamo meravigliarci di sentire oggi versi come:
"Quanti amori delicati In pallido affetto tramutati...",
giacché abbiamo a che fare con la riedizione - uploaded in Sicily - dei Romantici tedeschi. Immaginatevi una recita di Novalis, il delicato poeta del "Fiore Azzurro", tra immersioni nelle onde dello Ionio ed effetti sonori degni dei Pink Floyd ma anche di Yellow Submarine!
Dritta nello spazio sfreccia già la stella che di te notizie porterà Corre ad una gran velocità ma la distanza è tanta e forse morirà Corri stella corri dritta verso questo cuore Portami ancora un po’ della tua scura luce Non temere il tempo che condanna le mie ore Non fuggire il sogno di tornare per restare qui con me Ghiaccio terra e fluorescenti gas e la tua scia che si dirige verso me La tua luce perde intensità il tempo ha dimostrato la sua crudeltà Stringo al petto i tuoi frammenti caldi L’aria che respiro ti ha reso pietra inerte Sulla terra nera affondo il viso triste, cade la mia stella a causa delle favole di un re Di un re che non ha più un regno, solo nel suo castello Di fumo e di parole Triste avvolto nel mantello Si ferma ad osservare il suo ricordo bello che giace in cenere
"eri la musica della mia vita... adesso tutto è silenzio" (Ignoto)
I Randone sono:
Nicola Randone - Lead vocal, piano, hammond, moog, mellotron, synths, acoustic guitar Marco Crispi - Lead electric and acoustic guitar Riccardo Cascone - Drums
Guests in Linea di confine:
Carlo Longo - orchestral arrangements Beppe Crovella - vintage keyboards Salvo (Dub) Giorgio - Bass and CBass Giuseppe Scaravilli - Bass Livio Rabito - Bass Federica Davola - Female vocal Veronica Cristaldi - Female backing vocal Fabrizio Javoca - Male backing vocal and acoustic guitar
<<I bianchi benestanti che fanno gli executive (dirigenti, funzionari o colletti bianchi ben pagati) si autoghettizzano da soli in quartieri residenziali che assomigliano a paradisi dentro a delle prigioni, con videosorveglianza e servizi di sicurezza privati degni del Pentagono. Di contrasto dai fast food, ai jet market, alle pompe di benzina, a qualsiasi altro retail service a buon mercato, trovate tutte le altre razze che ramazzano i pavimenti, servono ai tavoli, lavano le vostre auto, consegnano pizze a domicilio o guidano i taxi per uno stipendio discutibilmente decoroso. L'America per alcuni aspetti (opportunità di lavoro per i giovani che hanno indiscusse capacità) può sembrare superficialmente un buon paese, ma se ti soffermi ad osservarla con un occhio critico, sotto sotto è un paese marcio e primitivo da far schifo, a me si è rivelato per quello che è realmente ovvero un calderone multirazziale con la maggior parte delle persone (bianchi compresi) che hanno il senso di autocoscienza di uno scarafaggio. L'americano medio (che sia un bianco, cinese, messicano o afroamericano) se ne frega assolutamente dei problemi ambientali del pianeta, della sofferenza inaudita degli animali nei loro allevamenti intensivi, delle carestie in Africa o dei conflitti in Medio Oriente, si interessa solo che possa ingozzarsi di hotdog, bere fiumi di coca cola, guardarsi il superbowl e guidare il suo megatruck dai consumi spropositati. Pur tuttavia, nel lungo termine sono piuttosto dubbioso che si possa riprendere dal processo di imbarbarimento ed impoverimento sociale che lo sta caratterizzando, per quanto potenziale bellico possa vantare, questo non lo sottrarrà dalla sorte che lo attende, prima il collasso economico e dopo quello sociale, scenario confermato anche da molte fonti di informazione indipendente che non si mettono a scimmiottare a turno a seconda della corrente politica che vince le elezioni, tipo la CNN o la FOX.>>
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Stavolta è accaduto a Saint Louis. Quattro i morti (tra di loro l'assassino)
Ennesimo tragico caso di violenza nell'ambiente lavorativo. E' accaduto ieri in una fabbrica del Missouri, quando un uomo, poco prima dell'inizio del turno di mattina (6:30), ha iniziato a sparare all'impazzata. Timothy Herndon, 51 anni, armato di fucile e pistola, è entrato nell'edificio della ABB Power e ha aperto il fuoco. Immediatamente si è scatenato il caos: alcuni operai hanno cercato rifugio sul tetto, altri dentro i bagni e nelle stanze degli impianti di riscaldamento. A causa della neve caduta su tutto il Missouri, le auto della polizia e le ambulanze non hanno potuto raggiungere la fabbrica celermente. L'Interstate 70 e tutte le strade per un raggio di circa due miglia dal luogo della sparatoria sono state chiuse. Dopo aver ucciso tre ex colleghi e feriti altri cinque, Timothy Herndon si è tolto la vita.
L'ABB Group ha base in Svizzera e produce motori, turbine, generatori di corrente e altre apparecchiature industriali. Impiega in tutto il mondo circa 120.000 persone.
Un portavoce della compagnia ha spiegato che l'uomo era stato licenziato da poco, dopo aver lavorato per l'ABB per 23 anni. La notifica di licenziamento indicava quale motivo: "ristrutturazione dell'organico".
Bella questa foto dell'agenzia Reuters, simbolo di un altro decennio trascorso con un "nulla di fatto". Hallo hallo! Qui Pianeta Terra, mi sentite? Emergenza rossa. Ripeto: emergenza rossa! I decenni passano, certo, e sempre più palese ci si offre alla vista una realtà che d'istinto avremmo dovuto - già da molto - appendere sul balcone; e questa realtà recita così: il presente non esiste.
Il presente non esiste, perché ce lo hanno rubato o perché non è mai esistito (questo è da decidere). E mai c'è stato un centro di gravità, a meno che non vogliamo eleggere come tale quella lucina in fondo al tunnel, lucina che noi chiamiamo "domani" e altri chiamano "Dio". La Storia? E' il contrario di quella che vi raccontano! Il '68, ad esempio, non fu destabilizzante, bensì uno dei pochi punti fermi del XX secolo; fidatevi. Ma, a parte le leggende ammuffite (Dylan, Woodstock... la Beat Generation... Henry Miller...), a cosa possiamo aggrapparci? A niente! La morte assurda di una persona cara, insieme alle grottesche teorie che risultano dalla visione del film Donnie Darko, più questa foto della Reuters che ci mostra un naufrago che si illude di essere approdato sulla sponda del Dorato Occidente mentre in realtà ha appena varcato la porta dell'Averno, sono prove a sufficienza: noi rimbalziamo come palline da ping pong tra futuro e passato, incapaci di trovare - o di inventarci - l'oggi.