venerdì, dicembre 06, 2019

Le "parole naufraghe" di Anna Murabito


Anna Murabito
Parole naufraghe
poesie







La chiave di lettura di questo libro si trova a pagina 45.
"Voglio l'irragionevolezza / gentile / dopo l'acciaio della ragione."

La poetessa, colta, nonché dotata di un pensiero strutturato, di Logica, vorrebbe di tanto in tanto mollare gli ormeggi, perché stanca, delusa, e perdersi nel sogno, nella fantasia, nei gesti liberi. Ma il mondo in cui vive - e viviamo - è già abbastanza disarmonico, oltre che insulso; è noioso e imperfetto. E a che cosa serve la scrittura, se non - anche - a individuare un ordine e addirittura a crearlo? Qui, il verseggiare determina e anzi produce un motivo di vita, il Senso stesso...

Proviamo a riflettere su quello che è il ruolo dei poeti, oggi. Soffermiamoci a considerare il loro sforzo, pensiamo al lavoro che svolgono scrivendo, al servizio che ci rendono! Giusto che una buona silloge, come questa, venga edita; giusto che trovi nella forma libro il suo scrigno. Parole naufraghe - il volume in sé - può vantare una buona foggia, pur se ci si augura che, nella sua fattezza, perda la sua rarità (trattasi di edizione limitata) e possa trovare lo sbocco verso l'oceano della moltitudine.

Sono cinquantaquattro occasioni, come recita il sottotitolo.

Dico che è un "bel libro" perché è un bel colpo d'occhio dal punto di vista estetico. Ma davvero ci sono ancora editori che amano (e conoscono) la loro arte? Fantastico. Tuttavia (come si intuisce), il merito maggiore va a chi ha commissionato la stampa. Alla cura impiegata nell'affidare queste parole alla pagina tradizionale.

E i contenuti...!
Anzitutto l'amore. Ma non tanto l'amore muliebre quotidiano, quanto più l'unione - felice quanto travagliata - di due persone che hanno scelto liberamente di instaurare un legame, e che provano ardore e affetto, nonché stima. Amore come rito quasi "alternativo", "antiborghese", già echeggiante di antichità classica nella sua rude, diciamo pagana nudità. Pare a tratti di risentire la voce di Sylvia Plath e ancor più quella di Anne Sexton.
"Nessuna donna mai ti ha detto: / ti amo alla follia. / E neanch'io. / Ti dirò altre cose." (Pag. 59.)
E inoltre il recupero dei momenti belli, sempre nel tentativo di liberarsi dalle catene e dai pesi della razionalità.
"Rimuovo piano / gli ingombri della ragione / pesanti / come gravide bisacce / tenaci / come la polvere." (Pag. 39.)

Parole naufraghe raccoglie liriche recenti: sono state scritte infatti nel 2018 e nel 2019. Ma i versi sembrano essere di gran lunga progettati, ci si presentano come idee e riflessioni cariche d'anni, "ragionate" e, finalmente, sprigionate con inchiostro.
Scrittura senza pari per bellezza e unicità. Lo stile è chiaro, la sostanza va "spilluzzicata" quotidianamente. In Parole naufraghe ci imbattiamo in una realtà descritta attraverso la sua mimesi. Eppure: le pagine trasudano più realtà che fantasia. E più procediamo, più si comprovano le tematiche principali: il tempo infuocato e incalzante dei sentimenti, degli slanci, e il tentativo di chiudere il cerchio, facendo combaciare (quasi) le memorie con il presente.

Ritorniamo a quella lirica centrale tanto significante:

"Voglio l'irragionevolezza
gentile
dopo l'acciaio della ragione.
Voglio i sentieri di nebbia
le inconsistenze di luce
le conchiglie di vetro
innocenti
dove si sente l'estate
del mare.
Il muschio trasparente di rugiada
e granelli di fuoco
minuti come sabbia
a sciogliere il mistero
della notte."



Una dichiarazione programmatica. Senonché, come detto, la razionalità vince.
Sarebbe utile conoscere meglio la biografia di un poeta prima di affrontarne l'opera, ma finanche così si capisce il fuoco innato, l'energia, si intuiscono varie vicissitudini (relazionali, in primis). Anna Murabito è una donna dal carattere forte: è palese. Peraltro, non è la biografia che ci tocca giudicare, bensì l'opera. E il libro è convincente e non si può non propendere per una critica positiva.
Sappiamo bene che, per un prodotto artistico siffatto, ci si attende una valutazione a dir poco, se non arzigogolata, comunque ampiamente articolata. Il che è come rispondere, al gioco intellettuale dell'autrice (gli intrichi di parole, l'aggettivizzazione spesso sorprendente), con un gioco del tutto simile. Mi sono dunque messo d'impegno per rileggere tutte le composizioni da capo, per enuclearne in questo modo i concetti e le immagini più semplici allo scopo di potermi esprimere in maniera il più naturale possibile.

E pensare che non ci sarebbe neppure bisogno di elaborare una critica! La presentazione della stessa autrice a questa sua silloge, ad inizio libro, è di per sé garanzia di qualità. A me, queste note esplicative a mo' di introduzione sono piaciute tanto, rappresentando in qualche modo un lavoro letterario a sé stante... e una breve tesi di Letteratura.

Riavvolgendo il filo d'Arianna dei versi... si: sono parole. Ma non so quanto "naufraghe". Mi sembrano in realtà i pensieri, le immagini, di una persona erudita e ben ancorata nel mondo.
Il dualismo è sempre quello: fare - non fare; giacere - andare. Poiché viviamo nel tempo stesso nel corpo, nel cervello e nel cuore. Il nostro vero "io", l'"io" empirico, ha nel cervello la sua sede sensibile, ma scivola con facilità in direzione del corpo. Il cuore invece è la sede simbolica del Sé, il vero centro esistenziale e spirituale, e pertanto universale.

"Regioni immaginarie / dove l'ombra e la luce / non combattono."

La donna forte, che sa ribellarsi, significa pure parola che si fa azione, riuscendo a inchiodare flash del passato e intuizioni perennemente valide. L'ambientazione è già di per sé soggetto attivo: abbiamo qui il Sud situato in un tempo senza tempo, in un luogo non-luogo e, come la parola, anche i paesaggi sono rigogliosi. E c’è il rimando alla Francia (altri sud di altri Sud). Il tutto con passione e senza perplessità, in un incedere sicuro come la vita, o meglio come il tempo cui la vita (spesso deludendo[ci]) cerca di stare al passo. Tuttavia, tra tanto Meridione, i versi che probabilmente mi sono piaciuti di più sono quelli del sogno del bosco e delle more e del succo deterso dalle labbra ("col dorso della mano"). Una cartolina molto settentrionale, un riferimento a una natura alberata e lussureggiante, Trentino o giù di lì, nei giorni della gioventù.
Mi riferisco a "Ho sognato un bosco".

"Ho sognato un bosco
di tardo autunno
denso di frutti rossi
e di vigneti esausti
ignoranti del sole. (...)"
"Mi riempivo la bocca
di mirtilli e di more
e il succo bagnava le labbra
che asciugavo incurante
col dorso della mano.
Rapita contemplavo
gli ultimi grappoli
densi d'oro vecchio (...)"



e così via fino all'uomo "con il sorriso vuoto / ed impudente / di un giovane Bacco".


**********


È una di quelle letture che io chiamo “reiterabili”, un’opera che si merita la rivisitazione, oltre che la full immersion. Perché questi sono versi pieni; in pochi lemmi sono contenuti concetti e immagini vari. Uso della parola (inutile ripeterlo) magistrale, e alquanto interessante l'uso degli aggettivi, l'accostamento ad esempio dei colori ai nomi di cose (o ai sostantivi di qualità) per rafforzarne la natura, la peculiarità. Già visto in altri poeti e scrittori, certo, ma qui ci si imbatte in binomi inediti e imprevisti. Un grande soffio di genialità e cultura scaturisce da queste pagine!
È l'arte che cerca di prevalere sul grigiore della vita, "dove il rancore vince" (pag. 85), dove "l'universo indossa le maschere del nostro teatro" (...) e "Tutto mi sembra inutile: la notte, il giorno, / il tempo ed il respiro." (Pag. 85.) (O anche: "Un'alba dopo l'altra, / i giorni si succedono / stenti e prevedibili.") Richiami colti, a luoghi lontani (persino il Mare del Nord) e a compositori quali Mahler, Mozart, Caikovskij, ancora Mahler, Händel...

C'è il tempo che passa inesorabile e c'è forse un troppo accanito tentativo di fermare l’istante, gli istanti, e non disperdere niente. La rivalsa avviene in solitudine, spesso. Di notte. La notte che, "(...) con il bisturi, / taglia le mie incertezze (...)".



Parole naufraghe si conclude con:

"Oggi è stato il vento dell'autunno
con la sua canzone
di nebbia e di rame.
Ha aperto il melograno
sulle alghe putride.
Ha mescolato il passato.
Ha disegnato la notte."


5 commenti:

Giuseppe ha detto...

Eccellente presentazione di versi davvero speciali. Quelli scelti dal presentatore sono talmente ricchi, densi e poeni di immagini impreviste , che fanno nascere la voglia di leggerne ancora e ancora. Cercano di ucciderla, ma la poesia non è morta!

peter patti ha detto...

Grazie per il commento. È vero: la poesia non morirà. Perché è parte della natura umana. È musica. È più di una forma d'arte.

Rimando a queste interessanti considerazioni (non mie): https://www.lettore.org/2017/12/23/riflessioni-ed-emozioni-che-cose-la-poesia/

Giuseppe ha detto...

RECENSIONE BLOG PP
Aggiungo poche parole al mio commento precedente. C’è un rinnovato interesse per la poesia oggi. Forse perché, di fronte alle esorbitante banale comunicazione consentita dalla tecnologia, si vorrebbe un po’ di verità. Ma molti tornano a scrivere poesie anche perché questa forma d’arte dà la illusoria impressione di essere composizione facile da confezionare. Così assai spesso è dato il nome di poesia all’esposizione di un concetto, di un pensiero (spesso un pensierino) e - lo affermo polemicamente - si dimentica che poesia è da sempre essenzialmente “parola”, fatica di scoprire il termine “giusto”, metafora folgorante come velo dell’idea, immagine imprevista e sorprendente, scultura linguistica… Raramente i versificatori attuali si ricordano di tutto questo. E considerano allegramente “verso” qualunque frase che va “a capo” prima che finisca il rigo. E fanno poesia che va a piedi e non vola. E invece, a leggere le poesie della Murabito, che è stata opportunamente ospitata dal blog, sembra che la stessa abbia fatto propria l’eterna qualità della poesia e offre al lettore composizioni in distillato di passioni, sentimenti e cultura. Ricchezza, in involucro di eleganza, che deriva, si avverte, da una felice sorgente di ispirazione a volte funambolica (v. “I sorrisi effervescenti delle feste / impiglitai al riflesso / dei bicchieri…”). Ora occorre che un vasto pubblico si accorga del valore di questa vera artista anche, ritengo, attraverso la raccolta di poesie dal titolo intrigante “Parole Naufraghe” citata nella presentazione. Noi lo speriamo per il bene della letteratura di oggi e di domani.

Gabriella ha detto...

Sono poesie stupende che entrano nel cuore e ti riempiono. "Parole Naufraghe" è uno dei libri di poesie più belle che io abbia mai letto.

peter patti ha detto...

Il volume 'Parole naufraghe' occupa il posto più importante sullo scaffale di libri... e spesso accanto al cuscino.