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domenica, agosto 16, 2020

Corona program




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martedì, aprile 14, 2020

Razzismo in Cina! Scene odiose

Secondo un servizio della CNN riportato dal quotidiano tedesco TAZ (ma sono diverse le emittenti anche africane che hanno trasmesso una documentazione a proposito), nella città di Canton la popolazione di pelle nera viene sistematicamente perseguitata e picchiata. È xenofobia sotto il cielo aperto in quella che viene altrmenti chiamata Guangzhou, capoluogo della popolosa provincia di Guangdong, nel Sud-Est cinese.








Nei McDonald's di Canton l'ingresso è "Vietato ai Neri". Gli africani vengono addirittura gettati fuori dalle loro abitazioni come fossero degli appestati. Le segnalazioni di insofferenza, ostilità e persino violenze (non più solo a Canton, purtroppo) si sono ripetute negli ultimi giorni: persone di chiara ascendenza africana sono state espulse dall'albergo in cui risiedevano, persino nottetempo, i loro passaporti sono stati ritirati e i malcapitati mandati a quarantena coatta. 




Il governo cinese ha totalmente respinto le accuse, come d'altronde fa in ogni controversia. "Noi non discriminiamo mai i nostri fratelli africani" ha affermato un portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino. "Tutti gli stranieri che si trovano da noi vengono trattati allo stesso modo. L'allarme di razzismo proviene dall'ambasciata statunitense e serve solo a piantare un cuneo tra la Cina e l'Africa." 

Ma, nel frattempo, nei Paesi africani - sia nei media ufficiali, sia sul social network - si è sollevata un'ondata di indignazione.




Il giornalista e commentatore ugandese John Njoroge chiede su Facebook: "Noi africani dovremmo comportaci allo stesso modo di loro?" Lui stesso si risponde: "No, affatto. Ma i nostri governi e le alte sfere della politica dovrebbero urgentemente rivedere i loro rapporti con i governanti cinesi... e mandare aerei per riportare a casa i nostri fratelli!"

In Cina soggiornano molti studenti africani e, già all'inizio della pandemia - da gennaio in poi -,  non pochi politici del Continente Nero dibatterono se fosse il caso o meno di organizzare speciali voli per riprenderli. Sudafrica ed Etiopia decisero affermativamente, l'Uganda si dichiarò contraria. Il presidente ugandese Yoweri Museveni temeva che qualche connazionale infetto avesse potuto portare il virus in patria. Ma adesso è più che palese che gli africani non possono restare in seno al colosso asiatico. Per la prima volta, anche alti politici africani reagiscono con parole dure contro "la stigmatizzazione e la discriminazione" in corso in Cina. È evidente - dicono - che si vuol dare l'impressione che il contagio sia partito dagli africani. Ambasciatori cinesi in servizio in vari Paesi africani (Uganda, Kenya, Nigeria, Ghana, Sudafrica) sono stati convocati per un'interpellanza... o per subire direttamente una lavata di capo.





È caccia al capro espiatorio

La Cina ha da poco riaperto il focolaio di coronavirus del Paese, Wuhan, e sta allentando le misure restrittive un po' ovunque. L'elemento scatenante di tanta rabbia razzista è quanto successo a Guangzhou, dove un nigeriano risultato positivo ha violato la quarantena andando in un ristorante e infettando - a quanto pare - il proprietario e la figlia di 8 anni. 

Si stima siano tra 30.000 e 300.000 gli africani che vivono a Canton. I quartieri dove risiedono sono noti come “Little Africa”. Secondo Asia Times, le autorità locali hanno cercato di rintracciare e isolare quanti erano entrati in contatto con alcuni africani arrivati in città e risultati positivi al Covid-19, per scongiurare una nuova impennata di contagi dopo la riduzione registrata a marzo. Ad oggi la città ha avuto complessivamente 365 contagi. Il vicesindaco di Canton ha riferito di 111 africani risultati positivi alla data di ieri, tra cui si contano 19 casi importati, a fronte delle 4.533 persone sottoposte a test dal 4 aprile scorso. Tutti loro, ha aggiunto, anche gli asintomatici, vengono curati. Gli africani sarebbero stati messi in quarantena "senza alcuna discriminazione razziale o nazionale".




Da settimane ormai il governo di Pechino esalta la presunta vittoria contro il virus e sottolinea che l'epidemia è provenuta da "casi importati", che i responsabili sarebbero individui "arrivati dall'estero". Al medesimo motivo il governo imputa l'attuale parziale rinfocolarsi della crisi. Nei media statali viene taciuto che, in realtà, i contagiati d'importazione sono, per il 90%, cittadini cinesi. 


domenica, marzo 15, 2020

Autoformazione e crescita individuale nei giorni di quarantena

Come cercare di sfruttare al meglio il tempo che ci dona (o ci ruba) questa maledetta #pandemia causata dal #Coronavirus, o #Covid19


"... occorre imparare ad allietarsi lavorando. Facendo lo shaping della propria esistenza.Energici costruttori di un nuovo presente. Ma rispettando i nostri propri tempi."

Quella qui sopra è una citazione da un libretto (in forma di eBook) scritto da me sotto lo pseudonimo Peter Parisius. Ne La vera piramide della felicità, Parisius (sì, io!) ci invita a iniziare una sorta di rivoluzione personale, di autoformazione, partendo dalle quattro pareti di una stanza...




La quarantena viene da molti vista come una disgrazia ma, per certi versi, può rappresentare la chance di un ritorno a se stessi e/o l'inizio di una crescita individuale. 
Non si deve per forza stare a mangiare per tutto il tempo, sapete? Si può approfittare del tempo libero e dello stare reclusi per intraprendere un percorso di crescita personale.
In questo eBook (scritto ben prima del #Coronavirus), tra le altre cose si invita a riprogrammare la propria vita... partendo proprio dai recessi della nostra abitazione.


Parole-chiave: #autoformazione, #formarsi, #autorealizzazione, #quarantena

 (autoformazione, formarsi, autorealizzazione, quarantena)





La vera piramide della felicità
ovvero: come rendere vincenti le nostre nevrosi


(l'inizio)


Su Internet mi sono imbattuto in svariate "piramidi della fortuna" e "della felicità". Trattasi di talismani che vengono offerti a prezzi variabili.
La nostra piramide non costa nulla. Non è un oggetto. Non viene né fabbricata né smerciata in alcun luogo. Come già illustrato in NO SMOKE – Le sigarette sono nazi, un piano determinato, una programmazione, necesse per il raggiungimento di uno scopo. Sì, di astrazioni, teorie, proposte ecc. ce ne hanno già inculcate tante, ma è bene (e va tutto a nostro vantaggio) intendere la vita come progetto.
Magari anche come opera d'arte; perché ciò che non può fare la vita, può farlo l'arte, ovvero: realizzare il sogno di un'esistenza piena.

È bene intendere la vita come una piramide a spicchi da riempire, come una serie di piani da realizzare.

Va tutto a nostro beneficio l'azione; agire. Agire non tanto d'impeto, scagliandoci a testa bassa contro un muro, quanto più usando il metodo "step by step".


 NOTA : In questo scritto appaiono, inserite in capitoli pertinenti, alcune questioni sollevatemi da persone di svariata età e condizione sociale, persone alle quali ho cercato di dare sostegno personalmente o via Internet. In tali inserti (che seguono lo schema della "Domanda" e "Risposta"), il tono è spesso colloquiale, confidenziale; per forza di cose: trattasi di documenti di vita vera.



Contenuti:

1. Ragioniamo sul senso della vita
2. La piramide
3. Realtà e apparenza
4. Un atto di credenza
5. Aprire e dischiudere il mondo
6. Troppa filosofia per un manuale "pratico"?
7. Felicità, infelicità 
8. Il bel gioco
9. Ultimi dubbi e ultime obiezioni
10. I punti principali (sunto)





1. RAGIONIAMO SUL SENSO DELLA VITA


"L'uomo diventa spesso ciò che crede di essere. Se io insisto a dire che non riesco a fare una certa cosa, è possibile che alla fine sia realmente incapace di farla. Al contrario, se ho fiducia di poterla fare, acquisterò sicuramente la capacità di farla, anche se, all'inizio, magari non ne sono in grado."

  (Mahatma Gandhi)


La vita nasce come casualità e tocca a noi darle l'importanza di un dono prezioso.
L'esistenza deve essere interpretata come una missione e, se pur è vero che soffriamo (e non occorre essere buddhisti per sapere che esistere è "anche" soffrire), è altresì vero che il nostro compito principale è di dare, e dimostrare, amore.
Perché questo nostro essere al mondo, questo stare al mondo, un giorno finirà, e in complesso di una persona si ricordano soprattutto le gesta, gli atti compiuti durante la sua permanenza terrena. Tra le due parentesi che segnano la nascita e la morte, dobbiamo scrivere il romanzo – o film – nostro personale. Autorealizzazione: questa la meta. In tale fase formativa, che in sostanza non finisce mai, occorre che trasciniamo con noi, sul nostro sentiero, un discreto numero di nostri contemporanei, per "contagiarli" con il germe della gioia e dell'Amore.

Questo, secondo me, è il Senso dell'esserci.

Ora, noi tutti siamo pazzoidi, nevrotici, e quale potrebbe essere la migliore "posizione lavorativa", la migliore occupazione per un nevrotico? Ve lo dico io: la catena di montaggio! Certo, oggidì è arduo trovare un impiego qualsiasi, figurarsi dunque finire dentro una fabbrica e ottenere addirittura il compito di assemblare pezzi a una catena di montaggio (da tanti demonizzata, da me curiosamente decantata)! Ma occorre interpretare le mie parole anche in senso figurativo: così come "ci inventiamo" un'ideale piramide, dobbiamo inventarci un'ideale attività. Ciò ha a che fare con lo "step by step" cui accennavo in apertura, con la voglia di gesti reiterati, la brama di riempire fruttuosamente i giorni e le notti; con la passione per il dettaglio, con il plasmare noi stessi, il modellarci. Giacché vogliamo muoverci, renderci utili, essere produttivi. O al limite (oppure come estrema conseguenza) riuscire utili a noi stessi.

La vera piramide della felicità si basa sul concetto che, se siamo in forma e felici noi, possiamo aiutare anche gli altri. Il nostro successo può trascinare in alto anche altre esistenze.
Intanto però siamo scontenti, fremiamo, non intravediamo una via d'azione... siamo, chi più chi meno, squilibrati, appunto. E perciò disperati.
La nostra disperazione nasce dall'ozio. E occorre stare attenti a non sboccare nell'isteria, nella psicosi, a non unirci al coro di gesti inutili e teatrali, di voci ossessive, di azioni vane e controproducenti. La nostra è una missione: ricordiamocelo! Abbiamo qualcosa di vero e importante da fare, perché la vita val la pena di essere vissuta. Un interesse creativo, imprescindibilmente sano, dovrebbere risiedere in ciascuna nostra azione, addirittura in ciascuna parola. Ergo, il primo passo è: reagire, uscire dall'apatia.
Quel che non facciamo adesso, non lo faremo mai.

Non bisogna prendere però questo proponimento come un dovere, e dunque come un'ennesima spada di Damocle. Nella vita, l'unico imperativo vero è: "divertirsi". Non intendo con ciò "far baldoria". Intendo che occorre imparare ad allietarsi lavorando. Facendo lo shaping della propria esistenza.
Energici costruttori di un nuovo presente. Ma rispettando i nostri propri tempi.


Odo qualcuno obiettare: "Sì, ma non tutti possono. Ci sono certe condizioni, certe situazioni che ci tengono inchiodati alla vuota quotidianità..."
Qual è il problema? Noi dobbiamo essere più forti, e migliori, dei fattori contingenti. Dobbiamo sfruttarli o, se non possiamo sfruttarli, dobbiamo saltarli a piè pari. Il presente deve appartenere a noi!
O è forse il passato a essere una pietra al piede? Ebbene, noi viviamo nell'oggi, non nell'ieri! Non mi stancherò mai di sottolineare l'importanza di resettare tutti i dati, di fare tabula rasa e cominciare a riscrivere la propria vita. Beh, se non la propria vita (l'hardware e le impostazioni di base non si possono mutare radicalmente!), quantomeno il programma. Con un piano d'azione, precisamente.


Domanda:Tu hai parlato di passato, hai parlato di presente... Ma... il futuro? È quello alla fin fine che ci interessa.
Beh, sì e no. Che cos'è il futuro? Il futuro è l'oggi. Se adesso non fai nulla, poi non ottieni niente. Il tempo è un fattore primario e la maledizione del tempus fugit la si scongiura impiegando le ore utilmente.
Mentre i politici dibattono con animosità sul "decreto del fare" per poi magari non fare nulla, noi ci muoviamo in avanti, e in alto, eleganti e silenziosi come iguana. Non abbiamo bisogno di emettere decreti o emendamenti vari: dobbiamo solo scrivere su un foglio quali sono i valori ai quali crediamo e quali gli scopi che vogliamo raggiungere. Spesso, valori e scopi combaciano. A farci da guida è un astratto modello di piramide, un monumento teorico, immateriale. Un tempio non sepolcrale ma dedicato alla vita.
Possiamo benissimo prendere a esempio i cosiddetti "persuasori occulti", gli inventori di slogan pubblicitari, e forgiare il nostro proprio motto, da incidere a fuoco su un muro della nostra piramide.
Questo ad esempio:


'The world in my pocket!'


Qualsiasi detto, qualsiasi massima va bene, purché serva a motivarci.




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