Zerovirgolaniente

Il blog di Peter Patti

domenica, maggio 12, 2013

Cecilia Bartoli: "La crisi in Italia? Colpa di Berlusconi"

Intervistata a Salzburg da Die Zeit, Cecilia Bartoli, direttrice dei Pfingstfestspiele 2013 nella città austriaca, dove andrà in scena la Norma , ha tra l'altro detto:

"A me Wagner ha dato molto, ho imparato parecchio da lui... Che cosa possono imparare i tedeschi oggi dall'Italia? Non molto, temo! La lirica in Italia non fa più testo, almeno a credere ai nostri politici e a vedere come vengono tagliati i fondi per la cultura. Ma ciò non significa che non esiste più un pubblico, che la gente non vogliaa più andare ad assistere a un'opera! Il fatto è - ed è questa la cosa tragica - che solo pochi grandi teatri rimangono attivi, e che lì vengono inscenate quasi sempre La Traviata, La Bohème, Madame Butterfly e la Turandot. Verismo, verismo, verismo: una vera e propria dittatura! E' un impoverimento. Che fine hanno fatto Monteverdi, Pergolesi, Vivaldi, Rossini, Caldara? Un tempo eravamo la nazione della musica lirica..."



Giornalista: "La politica non potrebbe imparare da certe opere? Se si mandasse l'intero parlamento italiano a gurdare la Norma qui a Salisburgo..."

Cecilia Bartoli: "...allora forse alcuni di loro capirebbero che dobbiamo cambiare il modo di vivere! Non possiamo continuare come abbiamo fatto finora. E' irresponsabile che in una famiglia ci siano cinque automobili e cinque computer, solo perché quella famiglia consta di cinque elementi. Dobbiamo imparare a rinunciare. Ed ecco che siamo al tema della 'rinuncia', dei 'sacrifici', o Opfer come si dice in tedesco. [E' il tema di questa parte "pentecostale" del Festival di Salisburgo.] Dobbiamo fare sacrifici per superare la crisi, crisi in cui siamo scivolati anche per via di questi vent'anni sotto Silvio Berlusconi. E' una crisi non solo economica: è soprattutto spirituale, una crisi della cultura. [In italiano:] L'Italia appartiene agli italiani, capisce? [E le salgono lacrime agli occhi.] Non appartiene ai politici: appartiene a noi. Dobbiamo capire che noi stessi dobbiamo iniziare a occuparci della nostra aiuola. Solo così un giorno potremo essere utili all'Europa."


...........
La Bartoli è non solo uno dei più grandi mezzosoprani di oggi, ma anche un'apprezzata musicologa. Dopo essersi avvicinata al repertorio barocco, rese di nuovo popolari compositori quali Antonio Salieri e Agostino Steffani. Ha inoltre ricercato tracce biografiche della leggendaria Maria Malibran (stella della lirica del XIX secolo, morta in Inghilterra a soli 28 anni). La Bartoli ultimamente si dedica anima e corpo al "Belcanto" e in particolare a Bellini: dopo La Sonnambula, ha iniziato lo studio della Norma. Il prossimo venerdì, 17 maggio, debutterà ai Festspiele di Salisburgo nel ruolo principale, sotto la direzione di Giovanni Antonini e con l'accompagnamento dell'Orchestra La Scintilla (specializzata in strumenti musicali storici).

Pubblicato da peter patti alle 8:38 AM Nessun commento:
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sabato, maggio 11, 2013

'Dossier Qonk' pubblicato...

... da LilliBook.

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sabato, maggio 04, 2013

I 10 Paesi del mondo dove si vive meglio

L'Italia non c'è, ma ciò non ci sorprende


Primo posto: Svezia 


Prima nel ranking per sicurezza personale, terza per aria, acqua e igiene, quarta per nutrizione, e cure mediche; seconda per opportunità; prima per libertà personali e di scelta e per diritti della persona; quinta nell’accesso all’istruzione secondaria, settima per equità e inclusione.

2. Regno Unito
Si vive ancora bene nel Regno Unito. Al primo posto per acqua, aria e igiene, e al primo posto anche per salute e benessere e diritti personali. Può migliorare sul fronte della libertà personale e di scelta, è nona, ma anche su quello dell’accesso all’istruzione secondaria dove figura solo come dodicesimo. 
Per essere tra i primi Paesi al mondo, non basta avere certo una gran crescita economica: lo prova il Social Progress Index, l’indice creato da un team dell’Harvard Business School guidato dall’accademico Michael Porter, che misura il benessere dei Paesi del mondo in base ai bisogni umani fondamentali (nutrizione e cure mediche di base, aria, acqua e igiene, protezione, sicurezza personale), alle infrastrutture sociali (accesso alle informazioni, alle conoscenze, alla salute, alla sostenibilità) e alle opportunità (accesso all’istruzione, inclusione sociale, diritti personali, libere scelte).



3. Svizzera
Il problema è passare i confini, ma una volta dentro la Svizzera vi mostrerà il suo volto illuminato e progressista: la terra della perpetua neutralità ha un primo posto di prestigio assoluto nell’accesso alle informazioni e alle comunicazioni, è terza per salute e benessere, prima per sicurezza personale. E’ solo dodicesima in inclusione sociale e sedicesima nell’accesso all’istruzione superiore.

4. Canada
Natura, bilinguismo e miti dell’hockey la immortalano nell’immaginario mondiale, ma il Canada è una terra eccellente anche per la sicurezza personale, da primissimo posto, per le cure mediche e la nutrizione (come ottava), è quarta assoluta per “opportunity” e nona per l’accesso all’istruzione secondaria. Se il bilinguismo fa per voi e non vi spaventa il freddo polare, potete farci un pensierino.

5. Germania
La Germania ha ottime performance nel campo dei diritti umani, è al primo posto per nutrizione e cure mediche di base, seconda per aria, acqua e igiene. Stranamente risulta solo 39sima per ecosostenibilità, malgrado abbia una natura splendida.

6. America
Altra grande terra, Paese dei sogni di molti, ancora oggi. Gli USA sono primi in assoluto per le opportunità connesse all’alto sistema educativo e accademico. In leggera discesa le libertà personali, resta di alto livello l’equità e l’inclusione sociale. Male l’apporto dato alla sostenibilità dell’ecosistema (quarantottesima) e i diritti umani: chiudere Guantanamo aiuterebbe certo la causa. Ed essere meno guerrafondai.

7. Australia
Veramente un altro mondo, quasi un altro pianeta. L’Australia, patria dei koala, dei canguri e degli aborigeni si piazza al primo posto nell’ambito dei diritti della persona, è terza nell’accesso all’istruzione superiore e nel segmento opportunity complessivamente. Non figurano male nemmeno aria, acqua e igiene, nutrizione e cure mediche di base, entrambe in top ten. 

8. Giappone
Nell’Impero del Crisantemo, il progresso sociale ha le sue ragioni: si va dal primo posto nell’accoglienza, al quarto nella sicurezza personale, al decimo nella salute e nel benessere, all’ottavo nei diritti alla persona. Più in basso equità e inclusione sociale e accesso all’istruzione superiore. Se non permanesse l’eterno rischio terremoto e tsunami, chi non amerebbe approdare almeno una volta nella terra degli shogun?
  
9. Francia
I francesi festeggiano il nono posto, freschi anche di legalizzazione delle unioni omosessuali, una battaglia che spinge in avanti i diritti nella Republique. Resta all’undicesimo posto per opportunità, all’ottavo per la libertà personale, al quattordicesimo per accesso all’istruzione superiore. Può far meglio anche nell’ambito della sostenibilità dell’ecosistema, dove è trentaseiesima ma in compenso è tra i primi dieci per aria, acqua e igiene.

10. Spagna
La disoccupazione ha raggiunto livelli stellari, eppure, nel paese della monarchia borbonica, non si sta così male se gli iberici figurano al decimo posto dell’index. La Spagna brilla ancora per opportunità, piazzandosi al sesto posto generale; è quarta nell’accesso all’educazione, terza per equità e inclusione. Peccato per i troppi giovani disoccupati.

L’index dimostra che "Paesi con livelli simili di PIL possono avere livelli molto diversi di progresso sociale" spiega Michael Green, direttore esecutivo del progetto The Social Progresse Imperative.

Pubblicato da peter patti alle 6:27 PM Nessun commento:
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sabato, aprile 20, 2013

Germania - Il caso Mollath

Mantenere la "democrazia" in Germania costa troppe vite, troppi destini umani. Ecco il punto della situazione




- L'utopia di una Nazione libera distrutta dalla sete di potere delle lobby bancarie, burocratiche e politiche.
- L'"Agenda 2010" e il cammino verso gli inferi di larghi strati della popolazione: fin dallo smantellamento dello Stato sociale, in Germania cresce il baratro tra ricchi e poveri. C'è tanto lavoro ma il lavoro non basta per campare e - curiosamente - c'è anche fin troppa manodopera in cerca di sistemazione. Ma la sistemazione vera, definitiva, non arriva mai. E' il trionfo delle famigerate agenzie interinali...




- Quanto, o quanto poco è cambiato dai tempi della Repubblica di Weimar?
- Spicca la mentalità piccolo-borghese, bacchettona, largamente diffusa - una particolarità comunque non di oggi ma di sempre, "typisch Deutsch" (tipicamente tedesca).
- Invidia e cattiveria: i motori della Germania "moderna"...



La Germania ha appena ricevuto la "Triple A" (AAA) da un'importante agenzia di rating americana: segno di ricchezza, di stabilità politica ed economica.
Ma... anche segno di democrazia?
No di certo. Le agenzie di rating si occupano primariamente dei fattori economici, e il corso attuale della Germania è pienamente compatibile con gli standard di "globalizzazione" voluta dall'alto, dai Potenti della Terra. Dunque: ricchezza sì, ma ricchezza dello Stato, delle banche tedesche; ricchezza dei ricchi, e non certo della cittadinanza!


Democrazia? Solo un pezzo di carta straccia. "Siamo alle solite": così si dovrebbe dire ricordando i tempi della Repubblica di Weimar. Da Berlino a Monaco di Baviera, da Amburgo a Stoccarda, nelle lande tedesche chi esce fuori dal coro, chi dimostra un quantum di coraggio civile, viene isolato, ucciso o - forse peggio - recluso in una prigione o casa di cura. I casi "sospetti" sono tanti; i deceduti in ospedale, in cella, nei manicomi... non si contano più. A parte gli "ordinari" casi di razzismo (che avvengono quotidianamente, per strada, nelle caserme del lavoro...), e di povertà più o meno indotta (vedi il famigerato Hartz IV, la legge massimamente responsabile della perdita della dignità del lavoro e dell'impoverimento dei lavoratori), e di indubbie ingiustizie politiche e ideologiche (in Germania il comunismo è vietato mentre non lo sono i partiti nazisti!), e di rincretinimento popolare tramite i soliti mass media (RTL, SAT 1 e via televisionando; la Bild Zeitung e via giornalando)... si registrano episodi semplicemente sconcertanti che troverebbero benissimo posto in un'edizione rinnovata dell'orwelliano 1984.



Gustl Mollath ha 56 anni e dal 2006 è rinchiuso in un manicomio. A torto, come dice lui - e come ormai è accertato. L'ex marito metalmeccanico di una funzionaria di banca, sette anni fa venne giudicato "pazzo" dopo che denunciò casi di riciclaggio di denaro sporco da parte dell'Hypo-Vereinsbank di Norimberga, datrice di lavoro della sua dolce metà.

Della sua "ex" dolce metà occorre dire. Infatti, è stata lei ad accusarlo. Dapprima di violenza nei suoi confronti, poi anche di pazzia... Ma ci sono le prove che questa donna (non troppo stabile di carattere) abbia una volta affermato: "Se Gustl denuncia me e la mia banca, io lo distruggo!"

C'è riuscita, sembra.





Presto ci sarà l'annuale udienza per decidere della pazzia o meno del "paziente" Gustl Mollath. Ma non è un esame di routine: nel frattempo le accuse di Mollath contro l'Hypo-Vereinsbank si sono rivelate veritiere, e da più parti si sollevano voci di protesta contro il Ministero della Giustizia bavarese. Il giudice Otto Brixner, in particolare, è nel mirino degli accusatori. Brixner è colui che ha giudicato Mollath un folle e che ha più volte respinto la sua richiesta di revisione del processo. Si sa oggi che Brixner è un "buon conoscente" del nuovo coniuge dell'ex Frau Mollath... Già: l'individuo che ha risposato la
consulente finanziaria dell'Hypo-Vereinsbank era, attorno al 1980, un giocatore della squadra di pallamano FC Norimberga; di cui il giudice Otto Brixner era allenatore...



Settarismo, nepotismo, attaccamento al clan, cinismo reazionario, bacchettonismo e... pallamano. Willkommen in Deutschland!

L'accusa di Mollath e dei suoi avvocati è che nel 2006, quando vi fu il processo per decidere del suo destino, il giudice in questione non lo lasciò neppure parlare. Anzi: lo minacciò di farlo allontanare dall'aula se non avesse smesso di accusare l'ex moglie di stipulare affari dubbi.

Mollath aveva tentato di spiegare il motivo per cui lei lo accusava: si trattava di soldi "a nero", soldi fatti passare attraverso le maglie del controllo fiscale e probabilmente anche di quello della giustizia penale... ma inutilmente. Il giudice affermò in seguito di aver trattato l'imputato in maniera corretta... Certo è che oggidì la procura di Regensburg ritiene alquanto sospetto il comportamento del cadì, e inconcludenti le accuse dell'ex Frau Mollath nei confronti di Gustl. 





Gustl Mollath e sua moglie si conobbero nel 1978; lui aveva 22 anni, lei 18. I due andarono a convivere, lui intraprese gli studi  tecnici per iniziare poi a lavorare presso la MAN... finché non si rese autosufficiente in qualità di "Oldtimer-Restaurator" (meccanico di automobili d'epoca). Sua moglie intanto era entrata nell'Hypo-Vereinsbank. Una coppia che sembrava andare d'amore e d'accordo...
Il dramma inizia nell'agosto 2001. Secondo lei, nel loro nido d'amore scoppia una forte lite. Una lite durante cui Gustl avrebbe addirittura cercato di strangolarla. L'uomo giura che non è vero; e del resto non ci sono testimoni. Lui dice, al contrario, che le loro liti - sempre più frequenti - erano meramente verbali e causate dal fatto che lui la criticava. La criticava perché lei, la consorte, gestiva affari con denaro sporco, e li gestiva usando spesso, come base operativa, il loro appartamento. 


Maggio 2002: la moglie lo abbandona e va ad abitare per conto proprio. Apparentemente, un mese più tardi Gustl Mollath l'avrebbe rinchiusa per circa 90 minuti, contro il suo volere, in quella che era stata la loro comune abitazione. Segregazione di persona: un reato non da poco in qualsiasi nazione che si reputa civile; anche se questa segregazione sarebbe durata solo per un'ora e mezzo.
In quel periodo Gustl Mollath si impegna nei movimenti pacifisti, è spesso nei cortei, e parla nelle chiese, ai fedeli presenti per la messa, circa l'importanza di mostrare coraggio civile, impegno, umanità, amore per il prossimo.
Contemporaneamente, la "guerra delle rose" tra i due raggiunge l'apice. Un ambulatorio medico rilascia un attestato secondo cui Frau Mollath presenterebbe evidenti segni di percosse. E' un documento dubbio: l'attestato è del 2002, ma Mollath ha (avrebbe) picchiato la moglie ben nove mesi prima, nel 2001...
(Nella fatidica udienza del 2006 al tribunale regionale, è presente la dottoressa che è titolare dell'ambulatorio in questione; ma l'attestato reca la firma dal figlio di costei, allora suo assistente...)




Tra la fine del 2002 e l'inizio del 2003 Mollath scrive diverse lettere di protesta al datore di lavoro della moglie, l'Hypo-Vereinsbank appunto, lamentandosi in esse del riciclaggio di denaro sporco. La sua è, a un tempo, l'indignazione di un cittadino onesto e la preoccupazione di chi vede la propria consorte traviarsi... o venire traviata. La banca non ignora quelle lettere: mette in azione i revisori interni, i quali nello stesso anno 2003 rilasciano un documento tramite cui confermano la veridicità delle accuse di Mollath.

Maggio 2003: Frau Mollath denuncia Gustl per violenza e percosse. Lui l'avrebbe colpita almeno venti volte con i pugni e avrebbe tentato di strangolarla fino a renderla incosciente.

Settembre 2003: processo al tribunale civile di Norimberga. Poco dopo, Mollath spedisce alcune lettere a vari rappresentanti della Giustizia di Norimberga dicendo che gli vogliono chiudere la bocca per via delle sue rivelazioni sugli affari illegali condotti dall'Hypo-Vereinsbank.
(Otto anni più tardi, un conoscente di entrambi i coniugi rafforzerà questo teorema. Durante una conversazione, la signora Mollath gli avrebbe detto: "Se Gustl denuncia me e la mia banca, io lo distruggo!" Questo testimone - dentista di professione -, mai convocato in aula, farà le sue dichiarazioni per via epistolare, indirizzandole alla procura di Norimberga e al ministro della Giustizia di Baviera, signora Beate Merk.)

25 settembre 2003: Gustl Mollath consegna al tribunale civile di Norimberga un bizzarro faldone. Sono carte alla rinfusa, una sorta di diario - anzi: zibaldone - che reca il titolo "Ciò che ha influenzato le mie scelte". Il materiale viene attentamente esaminato, ma non sempre si capisce che cosa voglia esprimere il soggetto. Su quei fogli Mollath racconta della morte per cancro del proprio genitore, del massacro di My Lai (durante la guerra in Vietnam, dove numerosi civili inermi persero la vita ad opera di soldati americani), l'uccisione di Martin Luther King, il momento in cui il primo uomo posò piede sulla Luna, il putsch di Idi Amin, la manifestazione di protesta di 200 indiani Sioux... fino alla misera fine del proprio matrimonio.  Ma racconta anche degli affari più che dubbi che la moglie concludeva per conto dell'istituto bancario; e queste sono informazioni importanti (corredate da fotocopie di lettere, e con tanto di date e di nomi), che tuttavia vengono ritenute "insufficienti" per aprire un fascicolo contro l'Hypo-Vereinsbank. 

Settembre 2004: Mollath viene mandato in un ospedale psichiatrico. "Ma solo per cinque mesi", in modo tale da farlo esaminare da esperti scrutatori della psiche umana. Insomma: occorre decidere se sia pazzo o meno.




Gennaio 2005: apparentemente, Gustl Mollath si è messo a "tagliare pneumatici" come un qualsiasi ragazzaccio di strada, come un qualsiasi teppista. Pneumatici di automobili appartenenti a persone coinvolte col suo caso. Non ci sono prove, ma lui è il sospettato numero uno. Chi altri dovrebbe fare una cosa del genere, sennò? L'uomo nega, ma gli inquirenti ignorano tutti i minimi indizi che potrebbero discolparlo...

Agosto 2006: Mollath viene scagionato dall'accusa di danneggiamento di proprietà altrui, però un'"expertise" (preparata senza nemmeno avere esaminato il soggetto direttamente!) attesta che "l'accusato soffre di manie di persecuzioni paranoidi" incentrate su un "complesso di denaro sporco". Così, viene internato.

A giudicarlo paranoico è stato il primario del reparto forensico dell'ospedale di Bayreuth (lo stesso in cui il malcapitato viene rinchiuso); e due esaminatori esterni lo giudicheranno altresì pazzo: nel 2008 (senza però esaminarlo di persona! E c'è da aggiungere che appena un anno prima, nel 2007, un altro esperto, dopo ore di colloquio, aveva affermato che il paziente era perfettamente sano...) e nel 2011, dopo che Mollath aveva insistito ad accusare l'Hypo-Vereinsbank di ricavare profitto con soldi di provenienza illegale.



Per tutto questo tempo dunque è dentro il manicomio e semi-impossibilitato a difendersi... questo, nonostante ci siano ormai dozzine di dichiarazioni di psichiatri, psicologi e medici di varie discipline che ritengono ingiusto il trattamento cui è sottoposto Gustl Mollath. Esiste peraltro il documento di un docente di Psichiatria di Bonn che critica l'operato degli esaminatori incaricati dalla Giustizia, degli esperti, dei periti: i loro metodi contraddirebbero i più elementari criteri scientifici...

Il 13 novembre 2012, la Süddeutsche Zeitung e la trasmissione televisiva "Report Mainz" rendono noti i risultati del lavoro di revisione interna (risalenti al 2003) della Hypo-Vereinsbank: le accuse di Mollath sono fondate! Solo che la banca aveva segregato quelle carte... Non vi si parla soltanto di riciclaggio di denaro sporco: l'esimio istituto bancario aveva operato anche compravendita illegale di azioni e si rendeva colpevole di aiutare certi suoi clienti straricchi ad aggirare le "trappole" fiscali... Il rapporto rivela che le filiali di Norimberga formavano una vera e propria rete per giri loschi di denaro: affari clandestini portati avanti da anni, anche a rischio di danneggiare lo stesso istituto bancario.

Tali rivelazioni giornalistiche risvegliarono l'interesse generale per la vicenda di Gustl Mollath. Si scopre che alcuni testimoni che potevano scagionarlo non sono nemmeno stati convocati in tribunale; si scopre che il giudice è "inciuciato" con l'ex moglie dell'imputato - tramite il suo di lei nuovo coniuge -; un impiegato del tribunale rivela che nel processo del 2006 il giudice (Otto Brixner il suo nome, non dimentichiamolo!), non permise all'imputato di difendersi veramente, né gli permise di fare accenni al denaro sporco... Si fece sentire anche un docente di Giurisprudenza - esperto di processi civili - che elencò i vari errori e le varie mancanze contenuti nei verbali di quell'udienza. Ad esempio, i presunti maltrattamenti a Frau Mollath vennero datati 2004 anziché 2001; e, nella sua presunta pazzia, Mollath avrebbe incluso anche "persone qualunque", "persone terze"... insomma, persone che non c'entravano nulla e che lui coinvolgeva nella sua mania di persecuzione... ma
il nome dei "terzi" indicato negli atti era uno solo: quello di un perito del tribunale che, interpellato a posteriori, disse che non era vero di essere mai stato tirato in ballo dall'imputato.
Vennero fuori anche le denunce fatte da Gustl Mollath nei confronti della banca e bellamente ignorate dai responsabili della Giustizia. Beate Merk, ministro della Giustizia, viene oggi confrontata con queste critiche, ma tenta ogni volta di svicolare, sentendosi le spalle abbastanza ben coperte dal suo partito (il CSU - i Cristiano-Sociali).

In tutto questo caos, sono "stranamente" andati persi i beni e gli oggetti personali di Gustl Mollath: le sue carte private, i ricordi di tutta una vita, e persino la sua casa (ereditata dai genitori e messa all'asta - senza il suo beneplacit - dall'ex moglie). La casa, che sorge in uno dei quartieri più eleganti di Norimberga, è stata venduta, insieme al terreno circostante, per 226.000 euro: somma decisamente ridicola per quel che è il valore reale della proprietà. Possibilmente, la fu Frau Mollath, in concomitanza con l'Hypo-Vereinsbank, ha concluso un ennesimo affare per fregare il Fisco e guadagnare soldi "a nero"...

Gustl Mollath si lamenta che in clinica non ha neppure una foto-ricordo di sua madre per potersi consolare nei momenti di sconforto. E ormai non lo si può più accontentare: ogni cosa è andata "misteriosamente" perduta insieme alla casa: le foto, i diplomi, tutto ciò che lo legava col proprio passato e che aveva gelosemente custodito entro le proprie quattro mura.

Inoltre: il paziente si lamenta di non poter dormire in manicomio. Il personale lo sveglia, nottetempo, ogni due ore! Gli dicono che è "per la sua sicurezza"... Ma è davvero così? Questa non risulta essere una procedura normalmente consentita! Neppure in quell'unico, enorme manicomio chiamato Germania, dove di normale - ormai - c'è veramente ben poco. 

La clinica conferma la veridicità dei frequenti controlli notturni; "ma la regola è quella di disturbare il paziente il minimo possibile"...
Mmmm.
E che cosa dicono a proposito delle radicali restrizioni di usare il telefono?

"Fino a quattro volte al giorno è permesso", affermano candidamente.

Strano. Secondo Gustl Mollath, per lui telefonare era - e rimane - pressoché impossibile...





Il processo si rifarà

Anche a causa dell'immensa pressione mediatica, il ministro Beate Merk ha concesso una ripetizione del processo nei confronti di Gustl Mollath. Tra le tante cose saltate fuori nel frattempo, c'è quel nuovo, credibilissimo testimone del quale abbiamo già detto: Edward Braun, dentista. Il signor Braun riferisce di una telefonata ricevuta dalla già signora Mollath, durante la quale la donna (con tono quasi isterico) gli disse che avrebbe distrutto suo marito, grazie "alle mie conoscenze molto in alto", e gli avrebbe inoltre riferito che aveva promesso al coniuge 500.000 euro se avesse tenuto "chiuso il becco" sui rapporti che la banca intratteneva con i suoi ricchi clienti (clienti domiciliati perlopiù in Svizzera). 

Evidentemente però Gustl Mollath è troppo onesto, e/o troppo ingenuo, e aveva ugualmente insistito a spifferare il tutto... 

Probabile che ingenuità e onestà siano gli ingredienti principali di quel dono (raro, purtroppo) conosciuto come
coraggio civile.


Pubblicato da peter patti alle 12:44 PM Nessun commento:
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venerdì, aprile 12, 2013

Ciao ciao Maggie - 'The bitch is dead'

Tra la gioia di tanti britannici (e non solo), se n'è andata quella strega di Margaret Thatcher, reazionaria cretinetti che, insieme a un altro notorio malato di mente - l'americano Ronald Reagan - negli Anni Ottanta contribuì a fare del nostro mondo quello che è oggi, promuovendo il liberismo sfrenato e smantellando lo Stato sociale.



La canzone "Ding dong! La strega è morta", inclusa nel film Il mago di Oz , diventata l'inno degli oppositori della Thatcher dopo la sua scomparsa, viene in questi giorni censurata dalla BBC...

Ding dong the witch is dead,
which old witch?
The wicked witch





Non mostrò mai un briciolo di simpatia per la gente comune; era amica solo dei ricchi. Definì Nelson Mandela un terrorista (perché combatteva l'apartheid!) mentre non fece che tessere elogi per quel macellaio di Pinochet. Era una psicopatica di ghiaccio. A ogni rave party, mandava i poliziotti a picchiare a sangue i partecipanti. Mandò i soldati di Sua Maestà a combattere sulle Isole Falkland... Sacrificò l'industria e le miniere per il settore finanziario (dove c'erano numerosi suoi "protetti"), rovinando la vita di numerose famiglie britanniche (disoccupazione e non solo).
E' morta all'Hotel Ritz. E i funerali di Stato devono pagarli i contribuenti britannici... 
Marcisci all'inferno, bitch!



Il musicista Billy Bragg ha spiegato in più di un'intervista che, se è diventato "socialist" (noi diremmo: di Sinistra), è stato grazie alla Thatcher. E i Pink Floyd le hanno dedicato la canzone "The Fletcher Memorial Home" (album The Final Cut). Ma loro e Bragg non sono stati gli unici a protestare contro la politica di Destra di Maggie Thatcher. A questo link sono elencati alcuni artisti e songs dedicati a tale triste icona del declino del mondo civile (ma i responsabili del sito hanno dimenticato i Genesis di "Land of Confusion", canzone+videoclip che criticano non solo Reagan ma gli Anni 80 in generale). Da vedere inoltre codesta website, ove, oltre a 5 canzoni dedicate alla "Iron Lady", sono riportate 5 citazioni letterarie che hanno lei come "protagonista".


Nel video sottostante, ecco come Brixton celebra la morte dell'ex premier britannico, conosciuta come "Lady di Ferro":






LINKS

Scomparsa Thatcher - a Brixton si brinda (Euronews.it)

Gioia nel quartiere londinese di Brixton (Giornalettismo)



The song "Ding dong!..." hits No. 1 of the UK Charts! (Reuters UK)



Pubblicato da peter patti alle 7:02 PM 3 commenti:
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domenica, marzo 24, 2013

Italia Paese di poveri... ma anche di furbetti

Il Ministero dell'Economia ha reso noti i dati IRPEF del 2012 (per l'anno fiscale 2011). Prima considerazione: l’evasione è endemica e incancrenita: fa parte dell'esperienza quotidiana di molti concittadini



Chiamatemi fascista, chiamatemi comunista... ma ci vuole uno Stato più forte, e una maggiore centralizzazione del potere! Occorre andare controcorrente, re-instaurare il controllo e il monopolio statale (poste, acque, telefoni, ferrovie... anche affinché finalmente funzionino) e togliere le ditte esterne, le consulenze d'oro & magna-magna associati. E occorre in primo luogo... uno Stato fiscale.


Meno tasse, più guerra all'evasione... e regolarizzazione del mercato

È evidente che solo metà degli italiani paga le tasse, anche per l'altra metà. Intanto però arriva la Pasqua e si scopre che, nonostante il calo palese della domanda, uova di cioccolato e colombe pasquali sono rincarati: segno che è il mercato, in primis, a essere malato. Anche nel turismo è così: si segnala il crollo delle prenotazioni alberghiere, ma avete visto quanto costa una camera??? Tutti i mali del liberalismo economico prima o poi vengono al pettine...



IRPEF: metà degli italiani sotto i 16.000 euro


Solo un contribuente su 10 dichiara più di 34.600 euro

L'80% dell'IRPEF arriva da dipendenti e pensionati


La metà dei contribuenti IRPEF dichiara al fisco un reddito inferiore ai 15.723 euro lordi, cioè meno di 1.300 euro al mese.

Mentre il reddito medio degli italiani è di un reddito medio di 19.655 euro.

È il quadro che emerge dalle dichiarazioni 2012 (redditi del 2011) nelle elaborazioni del Ministero dell'Economia. Ne esce l'immagine di un Paese dove cresce la distanza tra i più ricchi e il resto della gente, ma nel quale elusione ed evasione lasciano sempre dubbi sulla corrispondenza effettiva tra i dati e la realtà.

In Italia a dichiarare oltre 300.000 euro lordi all'anno sono infatti soltanto 28.000 soggetti su 41,3 milioni di contribuenti. Sono quei 28.000 che hanno pagato per questo un ulteriore contributo di solidarietà complessivo (aliquota 3%) di 260 milioni di euro (poco più di 9.000 euro a testa in media).

100.000 invece i contribuenti che hanno dichiarato case all'estero versando la nuova imposta IVIE(ha fruttato 21 miliardi di euro) e 71.000 quelli che hanno dichiarato attività finanziarie estere per un ammontare di 18,5 miliardi (anche questi tassati con una nuova specifica imposta IVAFE). D'altra parte, però, risulta che il 90% degli italiani dichiara un reddito lordo inferiore a 34.600 euro.

RICCHI E POVERI - Il divario appare evidente da un rapporto: il 5% dei contribuenti più ricchi possiede il 22,9% del reddito complessivo dichiarato, pari a quello del 55% dei contribuenti più poveri.

ZERO IRPEF PER 9,7 MLN - Gli italiani che pagano l'IRPEF sono il 76% del totale di coloro che inviano la propria dichiarazione all'Erario. Pagano in media 4.820 euro di IRPEF a testa. Ma ci sono anche 9,7 milioni di contribuenti italiani che - scritto nel linguaggio fiscale - «hanno imposta netta uguale a zero». In pratica non pagano l'IRPEF o perché hanno redditi troppo bassi, o perché abbattono l'imponibile con detrazioni e deduzioni.

AUTONOMI, IMPRENDITORI
e DIPENDENTI - I lavoratori autonomi hanno il reddito medio più elevato (42.280 euro) mentre il reddito medio dei lavoratori dipendenti è di 20.020 euro e quello dei pensionati di 15.520 euro. Il reddito medio dichiarato dagli imprenditori è invece pari a 18.844 euro: 29.100 euro per le imprese in contabilità ordinaria e 17.480 per quelle a contabilità semplificata.

CIFRE ASSOLUTE - La maggior parte dell'ammontare IRPEF è versata dal lavoro dipendente (54,5%) e dalle pensioni (il 25,5%) per una percentuale complessiva dell'80%. Il lavoro autonomo contribuisce solo con il 6,7%.

TASSE LOCALI - Nel 2012 l'addizionale regionale sull'IRPEF ha fruttato 11 miliardi, con un aumento del 27% in un solo anno. L'IRPEF comunale 3,4 miliardi (+11%)

CEDOLARE SECCA - Sono stati circa 483.000 (pari al 2,3% di chi dichiara redditi da fabbricati) i contribuenti che hanno scelto la cedolare secca per dichiarare i redditi d'affitto. L'importo dichiarato - in pratica l'affitto - è stato in media di 8.370 euro: in testa la provincia di Bolzano (10.090 euro) seguita dalla Liguria (9.660 euro). Ai minimi Molise (4.060) e Basilicata (4.590 euro).
(Fonte: Ansa)


Berlusconi scende in piazza (una volta prerogativa del proletariato e del sottoproletariato) e annuncia lotta; annuncia una seconda campagna elettorale, o meglio il proseguimento di quella già fatta. Proprio lui. Proprio lui che ha rovinato il Paese semplicemente ignorando i problemi della gente (usava dire: "Ristoranti, teatri, voli aerei, crociere... dappertutto c'è il pienone!") preferendo occuparsi degli affari propri, dentro e fuori Villa Bunga-Bunga. Grazie, Cavaliere! Ora occorre rimboccarsi veramente le maniche e vedere chi e dove ruba.
Comincerei proprio da lui, dal caro Silvietto, e da tutti quegli altri che possono vantare possedimenti da Repubblica di Bananas. E via via scendere. Occorre colpire il patrimonio più che il reddito! Non tassare chi ha un'unica casa, ma mettere senz'altro le tasse sulla seconda, terza casa ecc., nonché su tutti gli altri immobili. Controllare inoltre cosa c'è dietro alle proprietà immobiliari: a immobili anche consistenti,  corrisponde spesso un reddito basso insufficiente non solo a giustificare gli acquisti, ma anche la sola gestione di tali proprietà.
Nel caso di proprietà superiori a quanto il reddito dichiarato possa far supporre, dovrebbe essere il tanto criticato redditometro a scovare i "furbetti".
E contemporaneamente: effettuare finalmente i tanti sospirati tagli radicali alla politica divora-soldi.




Incrociare i dati

Per chi non se ne fosse ancora accorto, viviamo nell'epoca del computer, dei calcolatori elettronici: che ci vuole a incrociare la dichiarazione dei redditi con il pubblico registro automobilistico, incrociando anche le auto di lusso intestate a società? Chi è veramente povero (o ha una società che va male) non può certo permettersi di comprare o solo di mantenere una costosa autovettura! Se la possiede, si vede che è un evasore. Stesso discorso con le proprietà terriere e immobiliari.



E poi: ovunque c'è un immobile (una casa) con un'utenza attiva, dovrebbe essere ipotizzato un reddito, o comunque il minimo che serve ad una famiglia per sopravvivere. E questo reddito dovrebbe essere giustificato: cosa fa il titolare del reddito (che invece ha dichiarato zero euro o giù di lì)? Come si guadagna da vivere? Forse commercia, ma allora evade anche l'IVA; oppure è lavoratore dipendente, allora ci sono contributi non versati... Attraverso un semplice controllo delle utenze associate agli immobili, si può individuare un reddito presunto. E fare emergere una gran quantità di sommerso: incassando più IVA per abbassare l'imposta sui consumi e più contributi INPS per abbassare l'età pensionabile.
Solo dipendenti e pensionati devono pagare le tasse? Si controllino più efficacemente commercianti, artigiani, salumieri, tabaccai...!
Recuperare evasione non è aumentare la tassazione! E le pensioni, checché ne dicano i "neoliberisti", non sono spesa improduttiva, ma un diritto dei lavoratori e degli anziani in generale!


Link correlati:
                      Campagna educativa contro l'evasione fiscale
                      Immigrazione e lavoro: evasione fiscale del 60% (Kairos)
                      GdF di Ancona scopre maxi frode fiscale e 3.700 lavoratori irregolari
                      Como - Evasione fiscale, un pozzo senza fondo
Pubblicato da peter patti alle 10:03 AM Nessun commento:
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sabato, marzo 16, 2013

Emigrare in Germania per lavoro è follia. Ecco perché





Quella degli operai tedeschi ben pagati è una balla colossale.

La Germania è diventata un inferno per chi deve guadagnarsi da vivere lavorando. Contrariamente a quanto raccontano le tivù italiche, un operaio tedesco (ma molto più probabilmente è russo e non tedesco: di russi - soprattutto dal Kasachstan - ne sono arrivati a milioni, dapprima grazie a Kohl, poi alla Merkel...) non guadagna più di 1500 euro al mese (e occorre vedere in che condizioni igieniche e di sicurezza deve svolgere il suo Scheissarbeit, il suo lavoro di m...!!), e se ti ritrovi ad essere commesso/a, parrucchiere, cassiere/a di supermercato et affini, devi ritenerti già fortunato se di euro te ne danno 800. 







Ho sentito giornalisti italiani raccontare inoltre dei "favolosi" aiuti ai disoccupati... Che bugiardi!

Un disoccupato in Germania per un anno prende ca. il 60% del suo ultimo stipendio (dunque: 700/900 euro in media se era operaio) e, dopo un anno, cade nel buco nero di Hartz IV, che sarebbe un "sostegno sociale" dal quale non esci più: è vero che ti pagano l'affitto, ma luce e telefono li devi pagare tu traendoli dai 350 euro mensili di "sostegno". (Oltre al fatto che ti pignorano tutti i tuoi risparmi, l'automobile, possibilmente l'apparecchio televisivo se è troppo "lussuoso", ecc.) Per entrare a far parte di questi "privilegiati" (che non so neppure come fanno a campare, come fanno a mangiare), occorre riempire un modulo che non capiscono nemmeno gli esperti ai quali occorre rivolgersi per lasciarsi aiutare. 

E poi non è che le istituzioni ti lasciano a casa a vegetare con i tuoi 350 euro (= solo 10 euro al giorno! e devi pure comprati il cibo...)! No: quotidianamente ti rompono le scatole trattandoti come un delinquente, e ti dicono: perché non ti cerchi un lavoro??





Chi è "a passeggio" dunque, ed entro un anno non trova una nuova occupazione (difficilissimo essere assunti anche come lavapiatti, in questo periodo, e non importa quante lauree hai...), oppure non può lavorare per problemi corporali o psichici, diviene, per lo Stato tedesco, uno dei milioni di "casi sociali" da trattare come criminali o appestati.
Molti di questi disgraziati si suicidano, o si lasciano morire, anche perché i soldi dell'"aiuto" non bastano per le sigarette, l'alcool e/o gli antidepressivi (le droghe dei poveracci).
Ditelo agli italiani: in Germania i morti di fame non si contano più; un bambino tedesco su 3 è povero...





         Ecco l'uomo che in Germania tradì la classe lavoratrice e rovinò gran parte della classe media


Tutto iniziò dopo la Caduta del Muro di Berlino: la Riunificazione con i Bundesländer dell'ormai ex DDR (Germania dell'Est, "comunista") arrecò da una parte nuovi spazi di conquista per gli squali della speculazione "liberista", ma dall'altra ci fu un aumento di disoccupati giacché nell'"altra parte" ogni singolo posto di produzione si presentò non solo non competitivo, ma anche ecologicamente non all'altezza degli standard dell'Ovest. Ci fu un vero e proprio esodo di tedeschi dell'Est in cerca di lavoro, i quali, insieme a tutti gli emigrati dai Paesi dell'ex Patto di Varsavia (che Kohl aveva attratto per fare assaggiare loro l'aria di "libertà" del "dorato" Occidente), formavano nella Bundesrepublik una sorta di Paese dentro il Paese; una presenza "aliena" avvertita dalla maggior parte dei tedeschi dell'Ovest più come un peso fastidioso che come un arricchimento culturale (dopo la Riunificazione, avvenne un aumento impressionante di omicidi e altri delitti di marca neonazista).  
La nomina di Schröder come Cancelliere apparve sulle prime come un atto di possibile risanamento della situazione confusissima che si viveva in quegli Anni Novanta-Duemila; ma i "compagni" socialdemocratici, e anche tutti gli altri che riposero fiducia in quell'uomo di origini proletarie, dovettero ben presto ricredersi. Tra lo scetticismo delle masse e il plauso (sia pure contenuto) del partito moderato CDU/CSU, si assisté a una serie di manovre di austerity - simili a quelle recenti in Italia ad opera di Mario Monti - istituite dal "socialdemocratico" Schröder, divenute famose con il nome "Agenda 2010". Il lavoro venne precariezzato, spuntarono come funghi le agenzie interinali (che, come si sa, guadagnano sfruttando la disperazione della gente) e l'allora efficiente Arbeitsamt (che originariamente era un ente utile, che aiutava i senzalavoro a re-inserirsi nel mercato) è divenuto un mostruoso apparatcnik che si limita a burocratizzare la miseria.

Emigrate, emigrate pure; ma troverete un deserto di odio e tantissimi accattoni per le strade di Berlino, Colonia, Dortmund e via tedeschizzando. La guerra dei poveri è di nuovo una realtà; e non da oggi ma da decenni.

Ai signori giornalisti made in Italy dico: imparate a fare bene il vostro mestiere; indagate a puntino prima di sparare belinaggini.


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************************



P.S.: Proprio in questi giorni cade il decimo anniversario della cosiddetta "Agenda 2010" varata nel 2003 dall'allora Cancelliere Gerhard Schröder. I media tedeschi son quasi tutti concordi nell'affermare che quel mostruoso piano messo in atto dalla coalizione SPD / Die Grünen ha impoverito larghi strati della popolazione, soprattutto per via della drastica riduzione dei contributi di disoccupazione e dei tagli alle pensioni. In Germania non si contano ormai più i poveri de facto (colpiti, in primo luogo, bambini e persone anziane). 

Le poste, i telefoni, le ferrovie e la sanità - i quattro pilastri della Germania socialdemocratica, che  funzionavano esemplarmente - sono ormai un ammasso di rovine, tramite la privatizzazione (totale o parziale) e la balcanizzazione in una serie di servizi collaterali e sottoservizi che, sia per chi vi lavora sia per i clienti, si rivelano un vero e proprio incubo. (Vedi i corrieri postali, sui quali il grande giornalista Günter Wallraff ha compiuto una delle sue celebri azioni investigative.) Asili nido, piscine comunali, ospizi... ogni cosa è andata in malora. Funzionano ormai solo quelle strutture riservate a chi può permettersi di pagare. 
Lo smantellamento dello Stato sociale ha comportato inoltre un livellamento verso il basso della classe proletaria e della classe media. I tribunali affogano sotto montagne di denunce da parte di "casi" di Hartz IV che si sentono trattati ingiustamente, ovvero che sono in disaccordo con la somma di "sostentamento" loro accordata; spesso si tratta di soli 20 euro in meno al mese, ma per questi individui persino pochi spiccioli possono rivelarsi di importanza vitale... 
Hartz IV è un vero e proprio cappio al collo per ogni lavoratore che ha perso il posto, e anche per chi non l'ha perso. La paura serpeggia in ogni ditta, e gli imprenditori ne approfittano e schiavizzano i dipendenti. (Vedi anche recente scandalo presso Amazon Deutschland.)

Da notare che l'ideatore primigeneo della "riforma Hartz", il manager della Volkswagen Peter Hartz, fu condannato nel 2007 per peculato... Un furbetto dunque. Un razionalizzatore pro causa sua.

Sui peccati di avidità di  Peter Hartz, vedi queste notizie (Wikipedia in inglese).

Sull'"Agenda 2010" che ha rimpinzato le casse dello Stato tedesco ai costi del popolo e peggiorando le condizioni di chi lavora, vedi invece qui (Wikipedia in inglese).




Nelle seguenti tre foto: "poveri in Germania"


Pubblicato da peter patti alle 6:51 PM 14 commenti:
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sabato, marzo 02, 2013

Eugenio Benetazzo: "Per favore, commissionate l'Italia!"

Volentieri riporto qui l'ultimo articolo dell'economista Benetazzo, apparso sul sul blog. E' un appello post-elezioni dal titolo

Fate presto

postato il 01/03/2013


Non aspettatevi da parte mia un commento sugli esiti delle recenti elezioni politiche, in rete e sui media nazionali non si parla d'altro, quindi basta che vi sbizzarite su chi, quando  e cosa ascoltare. Dal mio punto di vista, come contribuente italiano, sono amareggiato che non abbia stravinto il partito di Antonio Ingroia, Rivoluzione Civile, in quanto sarebbe stato l'unico partito potenzialmente in grado di far fallire il paese nel giro di qualche settimana e quindi tutto sommato in grado di poter ricreare velocemente le condizioni per una salutare ricostruzione della nazione in stile operazione tabula rasa. Purtroppo questo mio desiderio non si è verificato, rispetto a quanto confidavo che accadesse con le elezioni greche nello scorso giugno. Ora in considerazione di quanto è emerso dalle urne, esorto chiunque riesca a governare tramite una qualsiasi sorta di coalizione (purtroppo con una vita molto limitata) a fare presto e copiare letteralmente quanto stanno facendo nel Regno Unito, abbandonando i campanilismi e gli stereotipi della politica italiana. David Cameron oggi è forse l'unico leader che dovremmo augurarci di avere come Primo Ministro anche in Italia, quell'uomo forte sopratutti e sopratutto che sta riuscendo a risanare il Regno di Sua Maestà.


Da questo punto di vista dovremmo solo imparare dagli inglesi e rimango al tempo stupito di come nessuna forza politica italiano non abbia ancora proposto quanto messo in essere oltre manica per riformare strutturalmente il panorama bancario italiano specie con  lo scandalo MPS ancora in corso. Per farla breve, Cameron ha dato istruzioni a George Osborne, attuale Cancelliere dello Scacchiere (una sorta di Ministro delle Finanze e di Segretario del Tesoro al tempo stesso) di iniziare a redigere il disegno di legge che consentirà al Governo di poter obbligare le banche inglese a spacchettarsi qualora la loro attività o la loro situazione patrimoniale potesse compromettere la tutela e la serenità dei risparmiatori e correntisti inglesi. Sostanzialmente tra meno di un anno il Governo Britannico potrà disporre di un efficace strumento per esercitare pressioni e sanzioni alle banche che saranno considerate potenzialmente troppo rischiose, inducendole o meglio obbligandole a rompersi in una o più banche di modo che emergano  e siano distinte le attività caratteristiche di banca (depositi e servizi di pagamento) e le attività di investimento bancario non convenzionale.


Ricordo per chi non lo sapesse che sempre Cameron ha voluto la creazione del Merlin Project ad inizio 2011 (volgarmente conosciuto come Progetto Merlino) che poneva un tetto agli stipendi ed ai bonus dei manager di quattro grandi gruppi bancari di servizi retail (HSBC, RBS, Barclays, Lyods) oltre a precisi livelli di esposizione al rischio ed al credito per le piccole e medie imprese (small business enterprise). Fate presto dunque, chi potrà governare tra qualche settimana, proponga ed insista affinchè Banca MPS venga acquisita da HSBC, in questo modo avremmo l'ingresso di una grande e potente banca straniera in Italia che produrrebbe solo salutari benefici al mercato della concorrenza dei servizi bancari erogati dagli operatori italiani. Fate presto, chiunque governi si strutturi sul piano giuridico e istituzionale per avviare una riforma che porti alla separazione delle attività bancarie ordinarie da quelle non convenzionali, meglio se attraverso il commissariamento delle fondazioni bancarie italiane (come ho avuto modo di esporre già in precedenza) in modo da creare una nuova Super Bank italiana, nata magari dalla fusione obbligata di Unicredit e IntesaSanPaolo.

Il secondo fate presto lo voglio indirizzare invece oltre confine, verso gli organismi sovranazionali come BCE, MES e Commissione Europea, per cortesia, fate presto a commissariarci tanto quanto ho esposto sopra rimane solamente un sogno: noi italiani non siamo in grado per ottusità e individualismo nel trovare una soluzione sensata allo stallo dell'attuale panorama politico italiano. Mi vergogno quando vedo la copertina dell'Economist di questa settimana, fate presto commissariateci: usate la paura sul piano finanziario tanto con noi funziona, fateci capire che cosa significherebbe per consumatori, banche italiane, fondi pensioni e piccoli risparmiatori ritrovarsi in poco tempo con il governativo italiano considerato troppo rischioso per essere detenuto a medio/lungo termine. Fate presto non lasciate che passino altri mesi, o che siano concessi altri mesi per lasciarci tergiversare o concertare sul fronte politico, fate presto intervenite subito e risanate finalmente la nazione dall'italian way. Non possiamo tutti noi giovani mettere in cantiere l'idea di abbandonare per sempre il vecchio stivale, qualcuno in trincea ci dovrà sempre stare, fate presto non lasciate che oltre dodici anni di lavoro e sacrificio per tenere in piedi qualcosa di insensato si possa smaterializzare nel giro di poche settimane. Questa volta irrimediabilmente.


Pubblicato da peter patti alle 10:06 AM Nessun commento:
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venerdì, febbraio 15, 2013

Asteroidi e meteoridi


Una piccola lezione 'cosmologica'

Ogni giorno numerosi meteoridi entrano nella nostra atmosfera. Se raggiungono la superficie terrestre, li chiamiamo meteoriti.
Un asteroide invece è ben diverso... O no?



         Simulazione della NASA: l'asteroide "2012 DA14" sfiora il nostro pianeta  


Un meteorite si disintegra al di sopra delle montagne dell'Ural e i suoi spermii feriscono e spaventano gli abitanti di sei luoghi abitati. Qualche ora dopo, l'asteroide 2012 DA14 manca di poco la Terra... Due eventi troppo vicini per non causarci un'ansia da apocalisse fantascientifica. 
Ma tra i due fenomeni non c'è collegamento. 


Gli asteoridi
sono perlopiù corpi celesti innocui. Hanno un diametro che va dai 10 metri ad alcune migliaia di chilometri. Risalgono alla "preistoria" del nostro sistema solare e sono fatti della stessa materia primigenia dei pianeti.
La maggior parte degli asteroidi si muovono su un'orbita stabile tra Marte e Giove. Alcuni seguono tuttavia un percorso ellittico (l'ellisse, come si sa, è un circolo imperfetto), posseggono una sigla ben precisa giacché sono tutti catalogati e vengono continuamente "sorvegliati". Secondo la NASA, esistono al momento circa 500.000 asteroidi la cui orbita è "prossima alla Terra".
L'asteroide 2012 DA14 è in parte sfuggito a tale controllo assiduo; è stato infatti scoperto solo nel febbraio 2012. Ha un diametro di 45 metri e transiterà a 27.500 chilometri da noi e a una velocità di 8 chilometri all'ora.



Quando gli asteroidi si scontrano nello spazio, si creano "schegge" che si fiondano in diverse direzioni: i meteoridi (= le meteore). Lo stesso nome viene dato dagli scienziati ai "pezzetti" di pianeti (che si staccano per via della gravitazione) e ai - chiamiamoli così - "sassi ribelli" che si separano dalle code delle comete.
I meteoridi, o le meteori, penetrano quotidianamente nella nostra atmosfera, ma da essi non scaturisce nessun pericolo; quasi mai. Poiché sono velocissimi (fino a 100 km. al secondo), di regola si disintegrano ad alta quota. Ma i più grossi di questi bolidi possono arrivare a sopravvivere all'impatto con l'atmosfera terrestre e a creare danni seri... vedi i meteoriti di stamani nella regione di Cheljabinsk (Russia).

Accade raramente, ma accade.




Pubblicato da peter patti alle 6:52 PM Nessun commento:
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martedì, febbraio 12, 2013

Amanti dell'horror?

Comprate e fate comprare...




franc'O'brain - Antologia sborror Vol. 1, Skuro Connection - eBook Kindle

Le narrazioni ivi contenute spaziano da puro splatter a umorismo nero. franc'O'brain, svezzatosi più con la fantascienza che con Poe e Lovecraft, ci offre 19 racconti che potrebbero benissimo diventare la "stoffa" di altrettanti film...
E' horror? Chiaro! Ma lo stesso autore preferisce definire il suo genere "sborror" (TM)...
Pubblicato da peter patti alle 3:00 PM Nessun commento:
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sabato, febbraio 09, 2013

Remembering Asparokov

Chissà che fine ha fatto Saverio!
Questo mio cugino milanese venne in visita da noi, con i suoi genitori, nell'estate dei miei sedici anni. Non so che cosa si aspettava di trovare: forse un'accozzaglia di poveri ignoranti; e io naturalmente sarei stato il pulcino più dimesso e più deficiente della tribù. Invece quella fu per lui la stagione più sorprendente della sua vita; e forse la più bella.
Dopo aver appurato che non eravamo i "terún" che aveva creduto di incontrare, si spaparazzò nel nostro appartamento e saggiò subito le mie conoscenze culturali. Scoprimmo di avere tanti interessi in comune, e gusti non dissimili. La passione per i libri e per il rock, ad esempio. Lui mi iniziò alla musica di Neil Young, io gli fornii la chiave per entrare nell'universo dei Genesis. I Pink Floyd e Thomas Pynchon li scoprii grazie a lui, lui scoprì Henry Miller e Anthony Burgess col mio apporto.

Purtroppo, Saverio aveva un qualche complesso di inferiorità che lo spingeva di continuo a doversi affermare sugli altri, perfino nelle occasioni meno opportune. Vedeva un avversario in chiunque: anche un bambinetto poteva risultare temibile ai suoi occhi. Si accaniva a voler dimostrare la propria presunta superiorità pure quando sarebbe stato più saggio mettersi in disparte lasciando un po' di respiro al prossimo. Gli insegnai le regole degli scacchi e, subito dopo averle fatte sue, pretese di vincere ogni partita. Se non ci riusciva, metteva su una faccia da funerale. Ogni cosa per lui si trasformava in una gara, in una sfida, in un confronto armato; la vita stessa era un'unica, interminabile battaglia. Da me imparò a rilassarsi un po', a sorridere, e a discutere come un essere umano invece che come un robot frigido; ma non sono sicuro che il mio esempio gli abbia modificato definitivamente il carattere. In fondo, lui abitava in una città in cui la competizione è ragione stessa di vita... Comunque, in me trovò qualcosa di più di un buon parente: trovò un amico. Gli prestavo gli albi di Alan Ford e non me la prendevo troppo se "dimenticava" di restituirmeli. Ogni giorno era per noi un giorno di felicità e di spensieratezza.

Quell'estate, ovunque fossimo - al mare o nel cortile della nonna -, fu costellata di episodi divertenti e risate a crepapelle. Saverio si cibava praticamente di solo parmigiano (ne mangiava a chili), io di aria e di... esprit artistique. Quando gli venne la varicella, gli altri lo evitarono come fosse un appestato, mentre io ero l'unico a tenergli compagnia, ignorando a bella posta il pericolo di contagio.
Dopo che se ne fu tornato al Nord, iniziammo una fantastica corrispondenza, che durò anni. (Dovrei avere ancora alcune delle sue lettere, da qualche parte.) Fondammo perfino una rivista dal nome Fall Out, piena di critiche d'arte, di recensioni e di articoli a sfondo filosofico (lui era seguace di Auguste Comte, io propendevo per Marx e Bakunin).
L'estate che seguì la sua prima, storica visita, ci recammo in campeggio a Linosa. Convinsi Roccus, il mio "gemello" degli anni d'oro, ad accompagnarci. Il nostro soggiorno sull'"Isola delle Tartarughe" (da Roccus ribattezzata, non a sproposito, "Isola dei Ramarri") fu tanto piacevole quanto, purtroppo, allucinante. Quasi un paradigma della nostra esistenza futura. Ma questa è un'altra storia.
Per tornare al mio primo incontro con Saverio: dopo che scoprimmo di possedere entrambi velleità calcistiche (anche il suo cuore era neroazzurro), ci dilettammo a usufruire di ogni spiazzo libero per giocare al pallone. Un giorno, su un litorale sabbioso, mentre ci scambiavamo passaggi da trenta metri, mi chiese a bruciapelo: «Lo sai chi è Asparokov?»
«Certo», ribattei. «Il centravanti della Bulgaria.»
Questo sembrò stupirlo piacevolmente, più di tutto il resto. «Però! Ma guarda il cugino...» esclamò. O, più precisamente: «Talèèèè 'u cusci'...»



Poco dopo aver compiuto il mio diciottesimo anno d'età, mi invitò a casa sua. Presi il treno e andai a Milano. Con mia sorpresa, scoprii che Saverio frequentava il circolo parrocchiale di quella sordida periferia («altrimenti non incontri nessuna ragazza») e che montava una moto di - suppongo - piccola cilindrata. Una 'Caballero'. Pazze corse per il centro della metropoli, con me in posizione precaria sul sedile posteriore. Una volta, mentre stavamo fermi a un semaforo, ci si accostò un'automobile con dentro tre burloni. Ci guardavano ridendo, e ad un tratto uno di loro interpellò mio cugino così: «Olà, Caballero! Tu spagnolo?» Inspiegabilmente, Saverio si oscurò in volto, e per tutta la giornata non ci fu verso di fargli passare il nervoso.

Non credo che fosse felice. Sua madre lo teneva sotto torchio, gli imponeva di abbassare il volume del radioregistratore (suonava fino allo sfinimento Déjà-Vu di Crosby, Stills, Nash & Young o Ummugumma dei Pink Floyd), di spegnere la luce, di lasciare in pace la sorella, ecc. Lo trattava alla stregua di un fannullone. Di questa mia zia mi è rimasto un ricordo indelebile soprattutto perché, alla vigilia della mia partenza, mi cacciò in mano, quasi a forza, una banconota, dicendomi di andare a comprarmi un paio di pantaloni nuovi (ero andato là con un solo paio di jeans). Il ricordo di quella scena riesce a imbarazzarmi ancora oggi.

Sono trascorsi eoni da allora, e io ho fatto - letteralmente - tanta strada, mentre mio cugino, che pure sognava di altre terre e addirittura di altri continenti («Frank, rasiamoci la testa e andiamo in un monastero del Tibet!»), è rimasto ancorato alla sua esistenza piccolo-borghese (dopo il diploma è andato a lavorare nella stessa fabbrica dei genitori...). Non sono state l'età e la distanza fisica a separarci, ma i destini differenti. Ancora oggi, ogni tanto, mi sorprendo a chiedermi, nei momenti più strani:

Chissà che fine ha fatto Saverio!



Pubblicato da peter patti alle 7:42 AM Nessun commento:
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domenica, febbraio 03, 2013

Sei Nazioni - L’Italrugby ripete l’impresa: Francia nuovamente abbattuta!

Grandissima prestazione della squadra di Brunel che come nel 2011 supera i Bleus per 23-18 nel match valido per la prima giornata del Sei Nazioni 2013. Le mete di Parisse e Castrogiovanni e i calci e le giocate di classe di Orquera (Man of the match) decidono una sfida in bilico sino all’ultimo minuto

La Gazzetta intitola: "L'Italia più bella di sempre"!

Pubblicato da peter patti alle 7:11 PM Nessun commento:
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venerdì, febbraio 01, 2013

Pensierino scurrile del venerdì pomeriggio

Oggi venerdì: come diceva Mozart, Leckt mich am Arsch! Leccatemi il cü!



Una ditta con così tanti idioti sopra come sotto dovrebbe esporre un cartello, per tenere lontano le persone capaci e oneste.

Questo (il lamentarsi di dover stare gomito a gomito con estranei dal QI sottozero e assolutamente insopportabili) è forse qualcosa che molti disoccupati non capiscono. Loro di sicuro reputano tale disgrazia un'inezia, al cospetto della possibilità di guadagnare un tot per sopravvivere mese dopo mese, anno dopo anno.
Il fatto è che bisogna in realtà rivalutare l'importanza del lavoro dipendente... (Dipendente da chi? da uno o più cretini che guidano l'azienda, dipendente dalla crisi locale e/o globale, dipendente dalle capriole del mercato, ecc.) Il lavoro dipendente può arrivare a uccidere; e, comunque, ci ruba la vita, ci sottrae tempo insieme alle risorse (fisiche e intellettive) nostre proprie. 
L'unico lavoro che andrebbe fatto è quello a base indipendente; e un lavoro che davvero serva alla comunità.



Pubblicato da peter patti alle 4:25 PM Nessun commento:
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