seduti in fila contro una rozza parete
le facce immerse in schermi baluginanti
molti già gobbi, altri senza scarpe
tutti comunque accecati dal sistema binario
vestiti di cenci nei nudi scantinati
a pigiare sui tasti e accarezzare il mouse
al servizio della follia millenaria
con il freddo nelle ossa e le fiamme in testa
succhiando la pappa verdognola
dal tubo di gomma calante dall'alto
decisero d'un tratto di dare l'input
a un pensiero tante volte espresso
ma mai realizzato: sollevatisi in sincronia
staccarono le spine, sciamarono fuori
nelle strade buie, violando il coprifuoco
sfiorarono guardinghi facciate d'amianto
ruppero le insegne all'argon del potere
cavalcarono l'ipertesto del terrore imposto
sodomizzando la fiducia degli abbienti
e sverginando bambinelle Nintendo
un esercito di cenciosi senzasperanza
occhi e cervello rovinati, eppur felici
di inalare l'aria gelida della civiltà
di suggere jazz e scoppi di poesia
appostati dietro finestre blindate di club
rifiorenti almeno per uno scampolo di notte
a contemplare l'umana complessità
prima di tornare, all'alba, ai terminal
e, riattivatili, proseguire la protesta
nel fondo più nero del bunker materno
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