Erano le quattro di una notte d'autunno del 2002 quando Svetlana Pusikova partorì per la rima volta: in una clinica di Kiev. "Ogni cosa si è svolta in fretta, senza problemi. Non mi hanno dato il bimbo da tenere in braccio, però l'ho visto mentre lo lavavano e lo pesavano. 'Complimenti', ha detto un'infermiera. Ero felice e confusa, certo, ma ho osservato bene una donna in camice bianco che lo prendeva, lo avvolgeva in un panno e lo portava via. Da allora non ho più visto mio figlio."
Sulla cartella clinica è registrata tutt'altra storia: non un parto a termine, ma un aborto spontaneo al sesto mese. Non un bimbo vivo di oltre 3 chili, ma un feto nato morto di 800 grammi.
Molti italiani vanno in Ucraina a curarsi con le cellule staminali. Ma le notizie d'horror che arrivano dall'ex repubblica sovietica dovrebbe far riflettere. Si parla di bambini venduti come pezzi di ricambio, traffico d'organi, chirurghi clandestini e, ancora, di feti frullati per infondere vitalità a vecchi e malati.
Grazie alla denuncia di Svetlana si è riusciti a far dissotterrare la cassa dove avrebbe dovuto essere il suo bimbo, a sequestrare i registri del reparto di ostetricia, dell'obitorio e della società di pompe funebri. Ne è uscito un quadro pazzesco: niente era come avrebbe dovuto essere. Nella piccola bara erano ufficialmente sepolti 28 aborti, ma c'erano 30 cadaveri. L'unico ad avere il braccialettino di riconoscimento era un feto di 800 grammi e guarda caso era proprio il braccialettino di Svetlana. Ma non solo. Erano tutti sezionati e privati degli organi mentre dalle carte dell'obitorio non risulta alcuna asportazione. In quella cassa c'erano anche i resti di un bimbo nato a termine che non avrebbe dovuto essere lì. "Resti", sì: erano stati risparmiati gli arti e poco altro... Qualcuno l'aveva fatto a pezzi con un bisturi.
Chi ha seppellito quelle creature dopo averne prelevato gli organi? Un barbone che dormiva al cimitero li ha visti. Ma, poco dopo aver testimoniato, è morto nel rogo della sua baracca.
La dottoressa Irina Bogomolova, incaricata dalla Procura generale di Kiev di indagare sui casi di feti rubati, è stata improvvisamente prepensionata e quindi costretta a interrompere le indagini.
L'infermiera dell'Ospedale numero 6 che confessò di aver falsificato la cartella clinica di Svetlana ha avuto un attacco di cuore. Lo stesso è capitato al dipendente della ditta di pompe funebri che trasportava i "rifiuti biologici", gli aborti, al cimitero. In un incidente d'auto è morta un'amica di Svetlana che era con lei alla visita pre parto.
Sul sito dell'Istituto di Criobiologia di Kharkov si legge: "Siamo specializzati in trapianti cellulari, preparati biologici in grado di stimolare naturalmente la guarigione grazie soprattutto al tasso di crescita notevolmente più alto garantito da cellule e tessuti fetali".
C'è anche una sorta di catalogo dei prodotti disponibili nell'Istituto: "cellule nervose embrionali, tessuti fetali di timo, tiroide, ossa, midollo spinale e milza".
Tra i clienti della clinica c'è un Istituto di Medicina Rigenerativa sito sulle Isole Barbados. Un roboante nome per indicare un ospedale privato di cui si ignorano i meriti scientifici mentre sono ben noti i prezzi per discutibilissimi trattamenti di ringiovanimento basati proprio sull'iniezione di cellule staminali embrionali.
Due anni fa, il ministro della Sanità ucraino Nikolay Palichuk aveva detto: "Non permetterò che i nostri bambini siano venduti a pezzi all'estero". Poche settimane dopo, un rimpasto di governo lo allontanò dalla sua poltrona.
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