Sulla cartella clinica è registrata tutt'altra storia: non un parto a termine, ma un aborto spontaneo al sesto mese. Non un bimbo vivo di oltre 3 chili, ma un feto nato morto di 800 grammi.
Molti italiani vanno in Ucraina a curarsi con le cellule staminali. Ma le notizie d'horror che arrivano dall'ex repubblica sovietica dovrebbe far riflettere. Si parla di bambini venduti come pezzi di ricambio, traffico d'organi, chirurghi clandestini e, ancora, di feti frullati per infondere vitalità a vecchi e malati.
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Chi ha seppellito quelle creature dopo averne prelevato gli organi? Un barbone che dormiva al cimitero li ha visti. Ma, poco dopo aver testimoniato, è morto nel rogo della sua baracca.
La dottoressa Irina Bogomolova, incaricata dalla Procura generale di Kiev di indagare sui casi di feti rubati, è stata improvvisamente prepensionata e quindi costretta a interrompere le indagini.
L'infermiera dell'Ospedale numero 6 che confessò di aver falsificato la cartella clinica di Svetlana ha avuto un attacco di cuore. Lo stesso è capitato al dipendente della ditta di pompe funebri che trasportava i "rifiuti biologici", gli aborti, al cimitero. In un incidente d'auto è morta un'amica di Svetlana che era con lei alla visita pre parto.
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C'è anche una sorta di catalogo dei prodotti disponibili nell'Istituto: "cellule nervose embrionali, tessuti fetali di timo, tiroide, ossa, midollo spinale e milza".
Tra i clienti della clinica c'è un Istituto di Medicina Rigenerativa sito sulle Isole Barbados. Un roboante nome per indicare un ospedale privato di cui si ignorano i meriti scientifici mentre sono ben noti i prezzi per discutibilissimi trattamenti di ringiovanimento basati proprio sull'iniezione di cellule staminali embrionali.
Due anni fa, il ministro della Sanità ucraino Nikolay Palichuk aveva detto: "Non permetterò che i nostri bambini siano venduti a pezzi all'estero". Poche settimane dopo, un rimpasto di governo lo allontanò dalla sua poltrona.
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