in memoria
Nel suo "obituary", il Liverpool Daily Post ricordò quanto Liana fosse addolorata per la morte del marito, avvenuta nel 1993 per cancro ai polmoni, e per quella del figlio, spentosi nel 2002 a soli 37 anni. Liana Burgess, traduttrice e agente letteraria, si chiamava in realtà Liliana Macellari e, dopo una vita trascorsa a fuggire dall'Italia ("e dal Vaticano"), è andata a morire proprio nel suo Paese natìo, in quel di Sanremo.
Io e Liana
Nel 2000 ebbi la sorpresa di essere contattato da "Mrs. Burgess", la vedova italiana del romanziere Anthony Burgess, al quale avevo dedicato una monografia online. Al nostro scambio di e-mails si aggiunsero le telefonate. Era sempre lei che telefonava, e lo faceva non solo per chiedermi consigli su editori, studiosi e università cui potersi rivolgere per continuare a propagare l'opera del marito, ma anche per conoscere il mio parere sulle traduzioni in tedesco di romanzi e saggi burgessiani. A questo proposito potei rassicurarla: "Qui in Germania hanno sempre fatto un ottimo lavoro. I libri di Anthony non sono stati affatto maltrattati; anzi! La traduzione di Earthly Powers [Gli Strumenti delle tenebre], ad esempio, è un capolavoro a sé".
A volte mi chiamava da Londra, altre dal Principato di Monaco. Erano telefonate che potevano durare addirittura ore, ed era quasi sempre lei a parlare. Parlava soprattutto dei libri del marito, ma le piaceva anche riferirmi particolari su come passava i giorni, o quali programmi televisivi seguiva (amava la serie Un medico in famiglia) e quali fossero i suoi pensieri sulla situazione politica del Belpaese.
"Io mi considero una fuggitiva" mi disse a più riprese.
Ce l'aveva a morte con gli editori, soprattutto con quelli nostrani, i quali, a suo parere, non erano in grado di apprezzare i lavori di Anthony. Spesso appariva in stato confusionale, ma quando le capitò la disgrazia di perdere anche l'amato "Andrea" (Andrew Burgess Wilson), divenne laconica, non trovava le parole. Pur attraverso il telefono, la sua afflizione era palpabilissima. Come potere infondere coraggio a una Mater dolorosa?
Infatti: è impossibile.
E a questa donna dall'animo spezzato io preferivo di gran lunga la Liana di prima: nevrotica e vivace, sempre alla ricerca di una casa editrice seria che non lasciasse cadere nel dimenticatoio le opere dell'uomo al cui fianco era stata per un quarto di secolo.
Nel 2001 io e mia moglie andammo a New York e, seguendo il consiglio di Liana, ci spingemmo fino ad Harlem, esplicitamente per vedere la casa in cui Anthony Burgess aveva abitato quando era guest professor all'università di NY. Il palazzo sembrava ora popolato unicamente da latinos. Scattammo alcune foto per mandarle a Liana, che le apprezzò tantissimo. Un'altra volta ci recammo al Principato di Monaco ma, per qualche ragione, non le facemmo visita. Ignoravamo del resto se lei fosse veramente lì oppure se a quell'indirizzo avessimo trovato soltanto la sua segretaria e collaboratrice, la fedele - e paziente! - Caroline Langdon Banks (la stessa Caroline che frequentemente mi telefonò e mi scrisse e-mails pregandomi di mettermi in contatto con "Mrs. Burgess"). Nella sua innata irrequietezza, Liana era solita fare la spola tra i suoi due principali luoghi di residenza ed era arduo starle dietro.
Negli ultimi tempi aveva preso ad aloggiare sempre più spesso a Londra, in un quartiere felicemente multiculturale. Probabilmente nella capitale inglese si sentiva molto più a proprio agio che altrove. Il suo appartamento londinese era piccolo ma confortevole e lì lei era circondata da pile di giornali (non li buttava mai via!) e da piccole comodità domestiche che a Montecarlo non esistevano o che avevano un costo proibitivo.
Non raramente la sentii lamentarsi del lusso e dei fasti che nel minuscolo Stato monegasco è quasi un obbligo sventolare, e almeno una volta all'anno si sentiva oltremodo disturbata dai clamori del Gran Premio di Formula Uno. No, meglio Londra, quindi, dove c'era un ragazzo pakistano che la aiutava a usare il computer e dove, appena dietro l'angolo, spuntavano come funghi i negozietti alimentari, che sono sempre un bel vantaggio per una persona ultrasettantenne non più agile sulle gambe.
Insieme iniziammo un progetto per un "running commentary" dell'esilarante Honey for the Bears, quel resoconto romanzato di un viaggio nell'URSS (l'impero comunista russo) che Anthony compì insieme alla sua prima moglie e che gli servì tra l'altro per forgiare il "nadsat", lo slang che viene parlato dai protagonisti di Arancia meccanica. Però, come molte altre idee scaturite dal vulcanico cervello di questa donna, il progetto rimase incompiuto.
A proposito di Russia: la stessa Liana si aggregò a una comitiva turistica e andò a visitare San Pietroburgo, non mancando di inviarmi alcune foto di quel suo viaggio.
 
Honey for the Bears era uno dei romanzi del marito che lei avrebbe voluto rilanciare e che, per le oscure leggi che governano l'editoria mondiale, continuava invece a vivere nel limbo delle opere a rischio d'oblio.
Fu comunque certamente grazie ai suoi sforzi che altri romanzi di Anthony Burgess vennero ristampati: Il seme inquieto, Enderby, L'uomo di Nazareth, la Trilogia Malese, almeno uno dei lavori di lettura critica dell'opera di James Joyce, tutte le rivisitazioni - romanzesche e saggistiche - della vita di Shakespeare, ecc.
Nel 2002, una telefonata desolante: la signora Burgess, questa donna altrimenti così fiera, di nobili origini (portava il titolo di "contessa"; apparteneva alla casata della Pergola e vantava una discendenza da Attila, re degli Unni) ma che aveva sempre nutrito principi sinistrorsi, si dolse con me della morte dell'unicogenito. Dalla sua voce, ma anche dai suoi inediti silenzi, capii che si trovava ancora in stato di choc. Io medesimo non trovavo quasi parole. Le chiesi ad ogni modo come Andrew fosse deceduto, e non ottenni risposta. Suicidio? Rimase una questione mai chiarita; persino i migliori biografi di Anthony Burgess (e di Liana) non l'hanno ancora risolta.
[Nota aggiuntiva: la versione ufficiale parla di emorragia cerebrale, io l'ho appreso solo molto dopo aver compilato le presenti righe.]
Da questo tragico evento in poi, le sue telefonate iniziarono a diradarsi. Io non potevo darle conforto, naturalmente, e nei pochi anni che seguirono Liana fu sempre più avvolta dalle nebbie di una disperata pazzia: pareva che, insieme al suo corpo, le si rimpicciolissero anche anima e mente.
Quando a metà del 2008 appresi, spulciando l'archivio di The Guardian, che Liana Burgess si era spenta nel dicembre 2007, stavo ancora piangendo per la morte di mio figlio adottivo (Andreas Grassl, 6/10/1975 - 24/11/2007), e solo a poco a poco la portata di quest'altra notizia funerea poté penetrare nel mio spirito, facendomi molto riflettere sui casi della vita (Andrew / Andreas; novembre 2007 / dicembre 2007...). Non fu un caso neppure il fatto che avessi saputo della morte di Liana con mesi di ritardo: questa donna, da molti giudicata "invasiva", in realtà visse sempre all'ombra dei suoi due mariti (il primo, Benjamin Johnson, era un afro-americano che tradusse tra l'altro i racconti brevi di Italo Svevo). Non le mancavano le qualità intellettuali, ma a dispetto del suo carattere ribelle - "fui una delle prime femministe" - finì per ricoprire il ruolo di brava mogliettina, facendo sì che Anthony Burgess ci regalasse alcune tra le sue opere migliori.
Tappe di un amore
Quando la cirrosi epatica si portò via Lynn (vero nome: Llewela), ovvero la moglie gallese di Anthony Burgess (i due andavano a ubriacarsi nei pub e lei lo tradiva volentieri), lo scrittore, vedovo ma non più disperato (il film di Stanley Kubrick Arancia meccanica lo rese ricco e famoso), si ritrovò padre: davanti a lui si presentò infatti un'italiana con la quale aveva trascorso una sola notte d'amore, tale Liliana o Liana, Contessa de' Macellari (al secolo poi divenuta Liana Burgess), sposata Johnson e in attesa di ottenere il divorzio dal poeta-traduttore di estrazione caraibica. La giovane donna fece conoscere ad Anthony uno scricciolo di tre anni, Andrew o Andrea, dicendogli appunto che trattavasi del loro "spermium", insomma del frutto dell'unica notte che avevano trascorso insieme.
Lo scrittore inglese acconsentì subito di provvedere ai bisogni del bambino e, anzi, dato che la propria vita era sempre stata un caos, si disse d'accordo a una convivenza. Fu però subito palese che non sarebbe certo stata Liana a rimettere ordine all'esistenza di Anthony: lei stessa conduceva una vita tutt'altro che borghese... Ma il pregio di Liana era proprio quello di essere una donna esuberante e combattiva, nonché dotata di un grande senso pratico; ed ecco che si siede al volante di uno sgangherato camper e, insieme al tranquillo, sedentario Anthony e al piccolo e sempre agitato Andrew, inizia un pellegrinaggio attraverso l'intera Europa. Lo scopo dichiarato è quello di sfuggire al terribile fisco britannico (cosa che in quegli anni facevano tanti; vedi i Rolling Stones, che erano andati a rifugiarsi nella Costa Azzurra). I tre abiteranno a Malta, in Italia, in Francia, in Svizzera e negli USA e più esattamente a New York (dunque non solo in Europa, a conti fatti!), approdando infine nel Principato di Monaco. Nell'autobiografia You've Had Your Time, Burgess decanta i pregi della sua nuova moglie pur crucciandosi nel contempo di non trovare il tempo di scrivere. Ma Liana fa di tutto per togliergli di dosso gli impacci della quotidianità e, in effetti, anche negli ultimi trent'anni della sua vita lo scrittore sarà prolificissimo, producendo tra l'altro quello che secondo me è il suo autentico capolavoro, ovvero Gli strumenti delle tenebre (noto anche come I poteri delle tenebre).
In un certo qual modo, grazie alla moglie italiana Burgess raggiunse una dimensione felice, anche se non si può propriamente definirla una "felicità equilibrata", dato lo stile di vita. Fu molto attivo e sempre più spesso veniva invitato nei talk shows, dove dava spettacolo facendo mostra di tutta la sua cultura e dove si lanciava in aspre polemiche soprattutto contro il protestantesimo.
Paolo Andrea Macellari, poi divenuto Andrew Burgess Wilson, e quindi il pargolo cresciuto a rimorchio di tale coppia zingaresca, felice sicuramente lo fu soltanto nei primissimi anni. Costretto a imparare in fretta i prodromi di diversi idiomi (inglese, italiano, maltese...), conobbe la situazione dell'emarginato; dovunque andasse, veniva considerato uno straniero e come tale trattato. Negli ultimi anni lo ritroviamo in Scozia con il classico 'kilt' a suonare in un'orchestra classica; fu, quello, un tentativo estremo di appigliarsi a una "patria" (dalla Scozia provenivano gli avi del presunto padre) e di crearsi un'arte. Similmente a molti individui fondamentalmente apolidi, gli mancava la sicurezza, e morì "nel mezzo di sua vita"; qualcuno dice per una malattia, altri giurano sul suicidio...
["Emorragia cerebrale".]
Ad Anthony Burgess, andatosene prima di lui, fu dunque risparmiata la sofferenza per la morte di un figlio. Diciamo "figlio" anche se i dubbi sulla paternità sono giustificati: Andrew era di carnagione piuttosto scura, un particolare già ampiamente trattato in un paio di biografie "cattive" sullo scrittore (Liana era particolarmente arrabbiata per quella di Roger Lewis, che tra l'altro sostoene che il vero papà di Paolo Andrea fosse Roy Lionel Halliday, un insegnante, ex compagno della donna).
Chi era Liana
(biografia semi-stereotipata)
Liliana Macellari (nata a Porto Civitanova nel 1929) tradusse due opere di Thomas Pynchon (V e The Crying of Lot 49) e altrettante di Anthony Burgess (Malayan Trilogy e The End of the World News). Aveva inoltre in cantiere un'ambiziosa traduzione del Finnegans Wake di Joyce, da lei reintitolato pHorbiCEtta, e per anni coltivò la fotografia, altra sua grande passione.
In primis però curò la parte contrattuale dei lavori del marito, riuscendo a fargli avere alti compensi dai giornali che pubblicavano le sue recensioni e i suoi essays, nonché negoziando con i responsabili delle case editrici che, come abbiamo già visto, lei riteneva "una banda di ladri". Si calcola che, dopo la morte di Anthony, possedesse circa 3 milioni di dollari (grazie anche agli accordi con produttori cinematografici), oltre a una decina di case sparpagliate per il continente europeo. Parte delle ricchezze le donò all'Anthony Burgess Center dell'Università di Angers, in Francia, e all'International Anthony Burgess Foundation di Manchester (città dove lo scrittore era nato).
Lewis riferisce che Anthony Burgess spesso non aveva un solo centesimo in tasca e che ignorava l'ammontare del proprio conto bancario ("He never knew how much money he had in the bank and often had not a dime in his pocket"), ma non è strano né raro che gli artisti lascino alla propria consorte il compito di occuparsi delle finanze.
L'affaire tra Liana e il fantomatico Roy Halliday era sbocciato a Roma. La coppia si trasferì a Londra e lui annegò durante una regata sull'Atlantico. La donna ebbe poi a dichiarare che l'unica cosa rimastele da quella storia fu la macchina da scrivere di Halliday.
Sposò John Wilson (che scriveva sotto lo pseudonimo Anthony Burgess) nel 1963. Si erano conosciuti quando lei lo contattò perché incaricata dalla Bompiani a compilare un almanacco di letteratura inglese. Dopo aver letto A Clockwork Orange e Inside Mr Enderby (che Burgess pubblicò con il nom de plume Joseph Kell), credette di avere scoperto due nuovi autori geniali. E scrisse entusiasticamente ad entrambi, scoprendo, con grande stupore, che si trattava di un'unica persona.
Si diedero appuntamento in un ristorante di Chiswick e ben presto si innamorarono. "Ero in realtà innamorata delle sue opere" ebbe a dire Liana. "Anthony non era precisamente bello..."
Lo scrittore era restio ad abbandonare Llewela per non urtare la suscettibilità di suo cugino George Patrick Dwyer, arcivescovo cattolico di Leeds. Intanto (nel 1964) nasceva Paolo Andrea, all'insaputa di Anthony.
Nel '67, Liana divenne docente del King's College di Cambridge, e in quel periodo tradusse Pynchon.
Il gossip storico ci dice che lei poté rivedere Burgess solo dopo la morte della moglie di questi (marzo '68). Gli presentò il bimbo e sei mesi dopo erano marito e moglie. Liana aveva 38 anni, lui 53.
Determinati a non pagare le tasse (i professionisti erano costretti a dare il 90% dei loro proventi al fisco britannico), Anthony e Liana, con Andrew a rimorchio, iniziarono la loro odissea a bordo del vecchio e assai malandato Bedford Dormobile. Al volante c'era lei, mentre Anthony stava sul retro a scrivere romanzi e copioni cinematografici (uno di questi fu il Gesù di Zeffirelli).
Dopo un soggiorno nell'ostile - perché malata di bacchettonismo - isola di Malta, cominciarono un tour americano che durò quattro anni e li portò in svariate università. Burgess fu ospite tra l'altro di quelle di Chapel Hill, Princeton e del City College di New York.
Gli acquisti di case (per lo più semplici appartamenti) a Roma, Malta, Bracciano, Callian (sulla Riviera Francese), Siena, Lugano, Twickenham, Londra-centro e Monaco rappresentavano, nelle intenzioni di Liana, un modo sicuro per investire il denaro. Dietro alla sua anticonvenzionalità esisteva, dunque, una formale praticità.
Dal 1975 lei divenne ufficialmente l'agente letteraria per l'Europa di Anthony Burgess. Ma non era brava solo a contrattare: a testimoniare la sua bravura di traduttrice c'è il Premio Scanno, che le venne assegnato per la sua ingegnosa versione italiana della Trilogia Malese. Tradusse inoltre, dal romanesco all'inglese, molti sonetti di Giacchino Belli (poeta di cui Burgess era ammaliato); molti di quei versi sono stati inseriti in Abba Abba.
Nel 1977, è la stessa Liana che si trasforma in una figura romanzesca: la troviamo infatti in Beard's Roman Women nei panni della seducente e combattiva fotografa Paola Lucrezia Belli.
Diventata vedova, fece di tutto per promuovere non soltanto i libri ma anche la musica di Anthony: un'attività che la sorresse nel lutto. Ma poi arrivò anche la perdita dell'unico figlio e dal suo volto minuto svanì l'ultimo barlume di sorriso.
Morì di cancro ai polmoni (come il marito) il 3 dicembre 2007, a 78 anni.