sabato, dicembre 25, 2010

"Erano pezzenti prima, sono pezzenti anche ora"

IL CUGINO POVERO


Io Hans Kunze me lo ricordo. Oddio, proprio bene bene no, ma in fondo era mio cugino e ha vissuto sotto il mio tetto per quasi due mesi prima che riuscissi a procurargli un lavoro e un appartamento. L’appartamento era locato nella parte opposta della città: in questo fui assai furbo.
Hans aveva le lacrime agli occhi quando nel marzo 1990 bussò alla mia porta. Era vestito come un pezzente ma la sua faccia era allegra e amava parlare molto. Dopo appena due ore mi sentivo i nervi a pezzi e finii per odiare il suo dialetto, che sulle prime avevo trovato tanto buffo. Mi raccontava di cose che non capivo del tutto e che a dire il vero mi interessavano poco: “Honi” (Honecker, il loro Grande Capo), le riunioni di fabbrica, la Stasi (la polizia segreta), ecc. Nel tentativo - vano - di ammortizzare la sua loquacità, lo portai a spasso con la Mercedes e lo rivestii da capo ai piedi, godendo delle sue esclamazioni di meraviglia per questo nostro bel mondo, tanto ricco di merci, insegne colorate, vetture di tutte le marche, semafori funzionanti e prati curati.
Dopo un paio di giorni ero già stufo di lui e perciò provai un gran sollievo quando potei finalmente scaricarlo.

         
Iniziò a fare l’aiuto-magazziniere in un supermercato e, ogni volta che mi telefonava per lamentarsi del principale e dei colleghi (“Qui è peggio che da noi! Fanno le spie come agenti della Stasi…”), non mi lasciavo sfuggire il piacere sadico di mozzargli la lingua con un: “Benvenuto all’Ovest!”
Volevi il capitalismo? Volevi abbondanza, libertà di muoversi e viaggiare, una televisione con cinquanta canali? Ebbene, tutte queste cose devi imparare a guadagnartele!
Hans Hans Hans… Che ne sapevo io che era un artista! Per me era solo il tipico parente dell’Altra Parte. E ora voi venite qui e mi chiedete di lui, dite che volete scrivere una biografia… Io so solo che aveva un accento della Sassonia da potersi tagliare con il coltello e che era privo di stile, sia nel vestirsi che nel comportarsi. Guidava un Trabant che poi sono riuscito a vendere a un francese in caccia di reperti del Realsozialismus, e un po’ di tedesco come si deve glielo ho insegnato io. Come? Voi dite che è stato un grande scrittore? Non lo so… Ho i miei dubbi, sinceramente. Io so solo che cambiava un posto di lavoro dopo l’altro perché si sentiva sfruttato, preso in giro, e non andava mai d’accordo né con i superiori né con i compagni di reparto…

A questo punto devo aprire una parentesi per rinfrescare la memoria storica di tutti noi.
Il 7 ottobre 1989 la DDR compiva quarant’anni. Circa un mese dopo i cittadini della DDR prendevano d’assalto il Muro e lo scavalcavano, passando da quest’altra parte.


                                     



Noi del “ricco e dorato Ovest” guardavamo lo spettacolo live con stupore misto a sgomento. Certo, anche loro erano tedeschi ed era giusto quindi che ci raggiungessero, visto che ne avevano così tanta voglia. Ma non così numerosi, non tutti in una volta e, per Dio, non a costo dell’annientamento dello Stato comunista, che tipi come me hanno sempre considerato una salutare controparte del nostro sistema economico.
Carovane di Trabant, macchinette costruite nell’Altra Parte, intasarono le nostre autostrade, le strade statali, le provinciali. In ogni singolo Bundesland ai nostri dialetti se ne mescolarono di nuovi che i più giovani di noi non avevano mai sentito.
Questo esercito di parenti poveri era disarmante nel suo ingenuo e incontenibile entusiasmo. D’accordo, si trattava di persone cresciute in condizioni molto particolari, ma venendo qui si aspettavano chissà che cosa!
Prima ancora che i “picchi muraioli”, ovvero i venditori di souvenirs, distruggessero completamente il Muro per smerciante i frammenti più colorati, molti tedeschi della Sassonia, della Turingia, del Brandenburgo ecc. piantarono le tende nei nostri liberi territori, illudendosi di potervi mettere radici.
Se ora li odiamo è anche perché, con la Caduta del Muro, ci è venuta a mancare un’utopia fondamentale. A parte ciò, anche i pesci hanno qualcosa di magico e misterioso, finché non li teniamo tra le mani e scopriamo che puzzano.
D’altro canto, però, noi abbiamo potuto invadere l’Est con i nostri innumerevoli prodotti, che ormai non sapevamo più a chi appioppare. Un sacco di altra gente era lì che aspettava con il becco spalancato, similmente a uccellini che hanno appena spaccato il guscio dell’uovo. Che amara sorpresa che hanno avuto quando gli è caduta addosso una valanga di merda!
Video World, Hair Boutique, McDonald’s… l’omologazione è incominciata fin da subito. Almeno per quanto riguarda le insegne e le cose da bere e da mangiare, li abbiamo occidentalizzati immediatamente. Per il resto, come detto: “mission impossibile”.
Erano pezzenti prima, sono pezzenti anche ora. Solo che oggi almeno vanno in giro vestiti come i nostri poveracci e non come quelli della Bucovina o di Vladivostock!    

Erano dei ritardati dell’Economia, mentre noi avevamo perso di gran lunga ogni traccia di moralità. Abbiamo scaraventato sulle loro teste montagne di cose inutili, ingoiando solo qualcosina dell’immondizia socialista: scorie carbonifere e scarti tessili che una volta andavano a ruba in Bulgaria, in Cecoslovacchia, in Jugoslavia. Lo abbiamo capito sull’istante: “Di questi qui ne facciamo un sol boccone!”
Chi aveva zii e cugini dell’Altra Parte ha dovuto dapprima accoglierli e, dopo tre giorni, spalancare la finestra per fare uscire il cattivo odore. Un mucchio di seccature, come trovargli al più presto un alloggio e un lavoro; insomma: la mia esperienza con Hans è tipica di molti altri tedesco-occidentali.
Avevano tutti imparato una professione a spese dei Rossi. Erano tutti ingegneri e professori, e chi non lo era, sapeva quantomeno montare e smontare aggeggi oppure imbiancare una parete. Purtroppo c’era questo problema della lingua. Con la bocca erano addirittura più imbranati degli stranieri. E, poco dopo la cosiddetta Riunificazione, i loro rampolli hanno preso a bruciare le case dei turchi e ad ammazzare per strada negri e asiatici, che fino ad allora erano stati i nostri fedeli schiavetti. Abbiamo avuto davvero un sacco di grane per colpa loro!
 
No, Hans figli non ne aveva, a quanto ne so. Voi mi dite che non si è mai sposato… Beh, lo ignoravo. I nostri contatti sono andati via via allentandosi, fino a interrompersi del tutto. Ma com’è morto? Ah, crepacuore. Peccato: lui che era sempre così vivace, così entusiasta…! Ma solo nei primi tempi, chiaro. E che libri scriveva? Romanzi? Okay, vi prometto che ne comprerò uno e cercherò di… Come dite? “La più importante voce dell’Unità Tedesca”? Mah, sentite: se proprio vogliamo parlare di “voce”, la sua ce l’ho ancora nelle orecchie e anche dopo tutti questi anni continua a risuonarmi dentro la scatola cranica e vi assicuro che non è affatto una sensazione piacevole. No, non criticate il mio atteggiamento e statemi ad ascoltare! Ora abbiamo la crisi e di chi è la colpa? E’ di chi ha voltato le spalle al comunismo! Stavamo meglio prima, con il presunto nemico dietro l’angolo. Eravamo in competizione con un altro sistema e i politici dovevano dimostrare che il nostro era più umano. Come? No, certo che non sono comunista! Io credevo nel liberalismo. Ma guardate che cosa hanno fatto i padroni del vapore e i loro manager fighetti da quando sono crollate le barriere! E inoltre la Cortina di Ferro serviva per farci sognare. Era come un film in cui ciascuno di noi sapeva di poter entrare in ogni momento, se solo avesse avuto un pizzico di coraggio: un passettino da questa parte all’altra, ed ecco sbocciare una storia d’amore con qualche bella russa o ungherese, che ora invece fanno quasi tutte le puttane da noi. Era come ne La spia che venne dal freddo, se è questo il titolo giusto. Perché tanta ilarità? Sto forse dicendo sciocchezze? Io Hans l’ho aiutato a sistemarsi anche se nessuno mi costringeva a farlo. Tutto il “senso di solidarietà” di cui si faceva un gran parlare io non l’ho mai posseduto. E’ stato Kohl, quel grassone d’un cancelliere, a combinare il pasticcio. Potevano aprire i confini pur mantenendo due Stati differenti, e invece l’ingordigia ci ha fregati, come al solito. Kohl ha incorporato la DDR per aiutare i suoi amici ricchi. Dirò di più: lui, Kohl, in qualche modo era più furfante di Honecker e di tutti gli altri alti funzionari della SED messi insieme… Oh Dio, sto usando la stessa terminologia di Hans… Comunque sia: guardatemi ora! Alla mia età mi ritrovo disoccupato e senza sapere dove andare a sbattere la testa! E di chi è la colpa, se non… ?
Eh? Diritti d’autore? Sì, sono l’unico parente che Hans Kunze aveva, credo. Il copyright sui suoi libri? Davvero? Spetta a me? E questi libri si vendono? Ah, ora che è morto si vendono bene. Capisco. Beh, fortunato non lo è stato mai…
Oh, sicuro: io Hans me lo ricordo, me lo ricordo bene. Un bravissimo ragazzo, con tante, tantissime qualità. Non mi sono mai pentito di avergli dato una mano. Ma… a quanto ammonta la cifra?
(…)
Un ragazzo perbene, anzi perbenissimo, sul serio.






lunedì, dicembre 20, 2010

San Martin Texmelucan, Messico: inferno sulla Terra


Ancora un disastro ambientale, ancora una prova che dobbiamo completamente cambiare modus vivendi se vogliamo ancora offrire ai nostri figli uno scampolo di natura.


L'esplosione nel cuore del Messico ha distrutto una trentina di edifici. 52 persone sono morte; tra di loro, 13 bambini

Gli squali del profitto non investono in sicurezza, forti delle leggi che si sono fatte fare su misura, e, a parte la perdita di vite umane (già preventivata da qualsiasi multinazionale e dai governi corrotti, loro "pendant"), siamo certi che il nostro pianeta è già "gonfio". Quanto altro veleno possono assorbire le nostre terre? Quanto altra merda possono ingoiare i nostri mari? Tocca alla semplice gente alzarsi e protestare ogni volta che vedono arrivare una colonna di mezzi di costruzione appartenenti a compagnie come la Pemex.

L'incidente di San Martin Texmelucan è ancor più grave in quanto provocato da una banda di ladri di greggio, altro segno che la cosiddetta "crescita economica" lascia molta gente a bocca asciutta.


(Leggi l'articolo di
Guido Olimpio sul Corriere.)



sabato, dicembre 18, 2010

Inter Campione del Mondo!



Ad Abu Dhabi, sotto uno splendido sole e con una temperatura di 21 gradi centigradi,


TP Mazembe - Inter 0-3

Marcatori:
Pandev 13’
Eto'o 17’
Biabiany 85’



L’Inter vince così per la terza volta il titolo mondiale, dopo gli exploit leggendari del 1964 e 1965 contro l’Independiente (allora la competizione si chiamava Coppa Intercontinentale).
Questo è il quinto titolo dei Nerazzurri conquistato nel 2010, dopo lo Scudetto, la Coppa Italia, la Champions League e la Supercoppa Italiana. Soltanto uno in meno dal record del Barcellona che un anno fa vinse anche la Supercoppa Europea.


Il Mazembe sperava nel miracolo, che non si è però verificato. A nulla sono infatti servite le preghiere eseguite, come al solito, sulla linea di porta dagli undici giocatori del "Tout Puissant".













domenica, dicembre 05, 2010

Peter Kolosimo, in cosmica memoria

Fu uno degli autori della mia gioventù e tra i precursori della "fantarcheologia", perciò gli dedico qualche riga. Gli alieni? Esistono, eccome!

A oltre venticinque anni dalla sua morte, resta tra gli autori italiani più venduti all'estero. Tutti i ragazzi e tutti gli appassionati di "misteri spaziali" non possono non amare i suoi libri. Peter Kolosimo, modenese, si chiamava in realtà Pier Domenico Colosimo; di padre italiano e madre americana. Crebbe a Bolzano, e dunque conosceva benissimo il tedesco. Si laureò in Germania ma già allora la sua mente era tutt'altro che freddamente scientifica: la sua fantasia galoppava. Tornato in Italia, iniziò a scrivere racconti di fantascienza con lo pseudonimo "Omega Jim"...



Le sue doti linguistiche, la grande curiosità per paesi "esotici" come la Russia, la Cina e il Giappone e le sue simpatie per il comunismo lo portarono là dove molti - prima e dopo di lui - non sarebbero mai arrivati. Scrisse un articolo sullo Sputnik quando ancora tanti non avevano alcuna idea dell'imminente "corsa allo spazio" tra l'U.R.S.S. e gli U.S.A. Come corrispondente estero per L'Unità fu l'unico giornalista italiano presente alla proclamazione dello Stato della DDR (la Deutsche Demokratische Republik, ovvero la Germania Orientale). Divenuto poi direttore dell'emittente Radio Capodistria, si vide rimuovere dall'incarico dalle autorità iugoslave perché era di idee filosovietiche.
Nel 1969, il grande successo letterario con l'assegnazione del Premio Bancarella per Non è terrestre.
Questo libro ebbe immediata risonanza anche all'estero. (Nel mondo anglosassone è conosciuto come Not Of This World.)
Si trattava di scienza o di pseudo-scienza? Fatto sta che, con esso, Kolosimo diede la stura a tutta una serie di titoli in cui teorizzava suggestive ipotesi sulle origini del nostro pianeta. Oltre ai precedenti Terra senza tempo e Ombre sulle stelle (più volte ristampati), il pubblicista (pseudostorico e "fantarcheologo") avrebbe sfornato opere come Odissea stellare, Polvere d'Inferno, Civiltà del silenzio, Viaggiatori del tempo, ecc., sempre contesissimo da varie case editrici.


Scrive di lui il comitato di scrittori Wu Ming (www.wumingfoundation.com):

<< I libri di Kolosimo sono pieni di pezze d'appoggio di scienziati russi, bulgari, tedesco-orientali: “Il professor Alexei Kasanzev”, “Kardasev scrive”, “Il biologo sovietico A. Oparin” “Il sovietico Nikolai Brunov scrisse già nel 1937”, “Viaceslav Saitsev, il noto filologo dell'Accademia delle Scienze bielorussa” e via così. Oggi possono suonare grottesche, muovere al riso o a ipotesi estreme. Kolosimo agente del blocco orientale, incaricato di diffondere in occidente strane teorie, per loschi fini di guerra psicologica? Mah. Forse la questione è più semplice: leggeva quelle lingue, aveva accesso a quel materiale, e ai suoi lettori la cosa piaceva. Durante la guerra fredda, vista da qui, la scienza sovietica aveva un che di bizzarro, una vibrazione di esotica eterodossia, anche agli occhi di chi si batteva per l'altro modello, quello capitalista-americano. La curiosità per l'est fu un fenomeno trasversale, come lo sono oggi l'ostalgia e il modernariato del socialismo che fu.
A noi piace reputare Kolosimo un guerriero, uno che ha combattuto perché l'immaginario non si restringesse e, al contempo, la fantasia (anche quella più sbrigliata) tenesse le radici nella realtà, nel conflitto che senza pause muove la società. In fondo, nonostante il suo stalinismo, Kolosimo non era tanto distante da Radio Alice e dai giovani “mao-dadaisti” del '77.
Kolosimo colmò un buco, una lacuna, una gigantesca nicchia di immaginario e mercato editoriale. In quell'epoca iper-ideologizzata, gli intellettuali avevano decretato la “morte del romanzo”. Non per questo si era estinto il bisogno di romanzesco: in edicola, Urania, Segretissimo e Il Giallo Mondadori vendevano un numero di copie oggi impensabile. Tuttavia, erano pubblicazioni settoriali, rivolte a target di lettori specifici. C'era bisogno di un'operazione azzardata, che scavalcasse i recinti e andasse incontro ai bisogni di più lettori.
Kolosimo intercettò la voglia di viaggio e di mistero che pervadeva tutto l'occidente (gli UFO, il triangolo delle Bermude, Uri Geller che piegava i cucchiaini con la forza del pensiero) e la “dirottò” in una direzione inattesa. Camuffando da saggi divulgativi le sue narrazioni fantascientifiche, il vecchio Omega Jim creò un grande fenomeno di costume.
>>






sabato, dicembre 04, 2010

Mario Monicelli, tra neorealismo e commedia all'italiana


E' notizia dell'ultima ora: "Sarà intitolato a Mario Monicelli il binario della stazione di Santa Maria Novella famoso per una scena cult del film Amici miei ..."



Monicelli era un uomo gioioso, a dispetto del suo estremo gesto; un artigiano della cultura intelligente (anche se non sempre libera come lui avrebbe desiderato); un italiano della risma di Sandro Pertini, e dunque un pacifista impegnato, oltre che un progressista.





Nato a Viareggio, crebbe in un'atmosfera da bohéme. Dopo aver diretto Totò, contribuì alle fortune di Vittorio Gassman, Alberto Sordi e tanti altri; soprattutto di Gassman, che fu protagonista de I soliti ignotiLa Grande Guerra e del fortunato binomio "medievale" dedicato al personaggio di Brancaleone.

Sordi indossò per Monicelli le vesti semi-inedite di attore drammatico, non solo ne La Grande Guerra ma anche in Un borghese piccolo piccolo e ne Il Marchese del Grillo. Ugo Tognazzi lavorò con il Maestro in Romanzo popolare e nei primi due "atti" di Amici miei (il terzo venne diretto da Nanni Loy)...

La sua scelta, l’ultima, quella che ha fatto tanto discutere, ha le sue fondamenta nel suicidio del padre, Tomaso Monicelli, giornalista e scrittore antifascista, avvenuto nel 1946. Il suicidio del filius (oltre sessant'anni dopo), uomo stanco della vecchiaia ma soprattutto ancor più stanco di non poter lavorare, è un esempio di coraggio, un gesto che riconferma il libero arbitrio, la piena volontà dell'individuo. Un volo da una stanza d'ospedale simile alla clinica del Professor Sassaroli; l'ultimo scherzo del Conte Mascetti. E... honni soit qui mal y pense.




I film di Monicelli su Amazon.it
 





La Grande Guerra (1959) (2 Dvd) con Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Bernard Blier, Folco Lulli, Romolo Valli ecc. (DVD - 2009)


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Il Marchese Del Grillo (Deluxe Edition) (2 Dvd) con Alberto Sordi, Camillo Milli, Cochi Ponzoni, ecc. (DVD - 2010)


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Amici Miei Trilogia (3 Dvd) con Ugo Tognazzi, Adolfo Celi, Alessandro Haber, Angela Goodwin, ecc. (DVD - 2009)


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Romanzo Popolare con Ugo Tognazzi, Alvaro Vitali, Michele Placido, Ornella Muti, ecc. (DVD - 2001)

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L' Armata Brancaleone con Vittorio Gassman, Catherine Spaak, Enrico Maria Salerno, ecc. (DVD - 2009)


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Brancaleone Alle Crociate con Vittorio Gassman, Adolfo Celi, Beba Loncar, Gianrico Tedeschi, ecc. (DVD - 2010)


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Le Rose Del Deserto con Alessandro Haber, Giorgio Pasotti, Michele Placido, ecc. (DVD - 2011)


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I Soliti Ignoti con Totò, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, Carla Gravina, Claudia Cardinale, Memmo Carotenuto, ecc. (DVD - 2010)


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I Picari con Bernard Blier, Blanca Marsillach, Claudio Bisio, ecc. (DVD - 2010)


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Facciamo Paradiso con Aurore Clement, Lello Arena, Margherita Buy, ecc. (DVD - 2010)


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Un Borghese Piccolo Piccolo con Alberto Sordi, Romolo Valli, Shelley Winters, ecc. (DVD - 2009)


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La Ragazza Con La Pistola con Monica Vitti,  Carlo Giuffre', Corin Redgrave, ecc. (DVD - 2010)


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Libri consigliati:



Cinema. Cent'anni di storia (I tascabili) [Brossura]

di René Prédal




       I film di Mario Monicelli (Effetto cinema) [Brossura]

di Ivana Delvino 




lunedì, novembre 29, 2010

Il cimitero di Praga


Ecco l'ultima fatica letteraria di quello che è senz'ombra di dubbio il migliore scrittore italiano: Umberto Eco. L’illustre semiologo è tornato a far parlare di sé (sollevando polemiche) con un romanzo storico ambientato a fine Ottocento. Il titolo, Il cimitero di Praga, lascia già da solo presagire un'atmosfera misteriosa, ombre sfuggenti, incontri clandestini. E infatti...


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E infatti!
Al centro di tutta una serie di vicende ambientate non solo a Praga, ma anche a Palermo, Torino e Parigi, abbiamo la storia di Simonini, un falsario smemorato e dalla doppia personalità. E' l'unico personaggio del romanzo inventato di sana pianta: tutti gli altri, in effetti, sono realmente vissuti.
E' proprio il disturbo mentale (e dell'anima, diremmo) di Simonini a trasformare una tremenda bugia razzista (manipolata da altri già prima di lui e per i più svariati scopi) in qualcosa di "autentico" che diverrà il testo-base per tutti i successivi moti antisemiti.
Quest'uomo, che di mestiere fa il notaio, cavalca l'odio contro gli ebrei che, purtroppo, era assai in voga nel suo tempo (ancora; o di già). Ma ben presto capiamo che il suo disprezzo vale per l'umanità intera e che gli ebrei sono solo un bersaglio - vago e confuso - tra i tanti possibili. In effetti, lui di ebrei non ne ha mai conosciuti in vita sua!
La sua missione, foraggiata dai servizi segreti sabaudi, è quella di falsificare i documenti contabili in possesso del giovane attendente Ippolito Nievo, per nascondere il complotto massone che sta dietro all’unificazione dell’Italia. Ma la grande opera a cui dedica tutta la vita e che fa gola ai servizi segreti di mezza Europa - russi, prussiani, francesi, ma anche cattolici e gesuiti - sono i Protocolli dei Savi di Sion: appunto quella serie di testi cui accennavamo poco innanzi, tutti falsi e (ri)scritti di suo pugno, che attesterebbero l’avvenuto incontro di dodici Rabbini (a capo di tutte le comunità ebraiche) nel cimitero di Praga. Una riunione segreta che, sempre secondo i "documenti", avviene ogni cento anni e durante la quale gli ebrei complottano per rovesciare i governi del mondo e conquistare il potere assoluto a spese dei popoli.
Così, questa personalità distorta, mettendo insieme e confondendo anche una serie di leggende popolari, riesce a inventare uno dei falsi più diffusi e pericolosi del mondo...

In realtà, come dovrebbe essere noto a chiunque, I Protocolli dei Savi di Sion è un documento fabbricato dalla polizia zarista per giustificare l'antisemitismo.
Di tale vicenda Eco si è occupato specificatamente nel 2005, quando ha scritto l'introduzione al libro Il complotto. La storia segreta dei protocolli dei Savi di Sion (Einaudi) di Will Eisner. Nell'introduzione, Eco racconta come si arrivò ai Protocolli.
Tutto parte da Hermann Godsche, che nel proprio romanzo Biarritz, scritto nel 1868 sotto lo pseudonimo di Sir John Retcliffe, racconta che nel cimitero di Praga i rappresentanti delle dodici tribù di Israele si riunivano per preparare la conquista del mondo. Cinque anni dopo, la stessa storia venne riferita come vera in un libello russo (Gli ebrei, signori del mondo). Nel 1881 Le contemporain la ripubblicò asserendo che proveniva da una fonte sicura, ovvero dal diplomatico inglese Sir John Readcliff (!). Nel 1896 Francois Bournand usò di nuovo il discorso del Gran Rabbino (che questa volta si chiamava John Readclif) nel suo libro Les Juifs, nos contemporains. Ma quello di cui non ci si è accorti - osserva Eco - è che Godsche non fece altro che copiare una scena dal Joseph Balsamo di Dumas (del 1849), in cui si descrive l'incontro tra Cagliostro e altri congiurati massonici, per progettare l'affare della Collana della Regina e preparare attraverso questo scandalo il clima adatto per la Rivoluzione Francese...



Il cimitero di Praga è illustrato, proprio come lo erano i romanzi d'appendice dell'Ottocento.




Pagg. 240-244



 



>> Avevo per intanto ottenuto un colloquio col cavalier Gougenot des Mousseaux. Era un settantenne già debole di spirito, convinto delle poche idee che aveva, e interessato solo a provare l'esistenza del demonio e di maghi, stregoni, spiritisti, mesmeristi, ebrei, preti idolatri e persino "elettricisti" che sostenevano l'esistenza di una sorta di principio vitale.

Parlava in modo fluviale, e aveva cominciato dalle origini. Ascoltavo rassegnato le idee del vecchio su Mosè, sui farisei, sul gran sinedrio, sul Talmud, ma Gougenot mi aveva nel contempo offerto dell'ottimo cognac, lasciando distrattamente la bottiglia su un tavolinetto davanti a lui, e sopportavo.

Mi rivelava che la percentuale delle donne di malaffare era più alta presso gli ebrei che presso i cristiani...

[...]

Come per le prostutute, anche il numero dei malfattori era più alto presso i giudei che presso i cristiani: - Ma lo sapete voi che su dodici casi di furto giudicati dal tribunale di Lipsia undici erano dovuti a ebrei? esclamava Gougenot, e aggiungeva con un sorriso malizioso: - E infatti sul Calvario c'erano due ladroni per un solo giusto. E in genere, aggiungeva, i crimini commessi da ebrei sono tra i più perversi, come la truffa, il falso, l'usura, la bancarotta fraudolenta, il contrabbando, la falsificazione monetaria, la concussione, la frode commerciale, e non fatemi dire di più.

[...]

- Spiegatemi perché, mi diceva Gougenot, gli ebrei sono stati quasi sempre risparmiati dalle epidemie di colera, anche se vivevano nelle parti più malsane e insalubri della città. Parlando della peste del 1346, uno storico dell'epoca ha detto che per ragioni misteriose gli ebrei non ne sono stati colpiti in nessun paese, Frascator ci dice che solo gli ebrei si sono salvati dall'epidemia di tifo del 1505, Degner ci dimostra come gli ebrei siano stati i soli a sopravvivere all'epidemia dissenterica a Nimega nel 1736, Wawruch ha provato come il verme solitario non si manifesti nella popolazione ebraica in Germania.

[...]

Sembrava spossato dal risentimento, tanto che ero stato tentato di offrirgli un bicchierino del suo cognac. Ma si era ripreso, così che, quando era arrivato al messianismo e alla cabala (e quindi disposto a riassumere anche i suoi libri di magia e satanismo), io ero ormai entrato in un beato stordimento, ed ero riuscito per miracolo ad alzarmi, ringraziare e accomiatarmi.

Troppa grazia, mi dicevo, se dovessi propinare tutte queste notizie in un documento destinato a gente come Lagrange c'è il rischio che i servizi segreti gettino me in una segreta, magari al castello d'If, come si deve a un devoto di Dumas. Forse avevo preso il libro di des Mousseaux alquanto sottogamba, perché ora che scrivo ricordo che Le juif, le judaisme et la judaisation des peuples chrétiens era poi uscito nel 1869 in quasi seicento pagine in corpo assai piccolo, aveva ricevuto la benedizione di Pio IX e ottenuto un grande successo di pubblico. <<


 



(Umberto Eco)





 

mercoledì, novembre 24, 2010

Amazon ha aperto anche in Italia

Evento importantissimo nel mondo del commercio online: Amazon è sbarcata sui nostri lidi (finalmente!) e debutta alla grande, offrendo oltre 2 milioni di libri (quasi tutti nella nostra lingua!) oltre a prodotti di elettronica, DVD, giocattoli, elettrodomestici, orologi, notebooks, programmi e giochi per computer, ecc.


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domenica, settembre 19, 2010

Un videomessaggio di cogitoergosud. Padania libera? Banania libera!



Ammettetelo: è fortissimo 'sto video! Io almeno trovo l'idea semplicemente geniale. Padania libera? E va bene! Jatevenn! Da oggi: Banania libera!


Propaghiamo il video (qua potete copiare il codice). E... amici, iscrivetevi anche voi a cogito ergo sud (The Sud Solving Network)! tre volte w, punto, cogitoergosud, punto, it .

venerdì, agosto 27, 2010

Trasloco - removal - Umzug

Nun steht bald unser Umzug an. We are moving to a new flat. It means: new strong emotions (plus stress!?) for me and Mary.


Io e Mary abbiamo deciso di lasciare il nostro appartamento (relativamente ampio) per andare a vivere in uno più piccolo, che però è situato nel cuore di Wasserburg... Lo sottolineo: mooolto più piccolo; ma anche dall'affitto più alto. Ovvio, no? Meno metri quadrati, più euro.  Logiche di mercato.


 


Our new home is a dwarfs' home. A small, clean flat in a new-built house. We have so many things to throw away!


Da die Wohnung so klein ist, können wir den alten Kram nicht mehr behalten. Schmerzliche Trennung.


 


Traslocare è un po' come morire. E io muoio, infatti. Mi sono buscato uno stramaledetto virus... Io muoio. Son morto.


Now that I'm dead I'm happy at last. I'm a Kensington squirrel. Peter Pan is watching over my sleep.


Niente messa funebre, per favore. Chiamate un indiano Hopi o un santone buddhista. E spargete le mie ceneri nei Giardini di Kensington o in Central Park.


Wenn ich sterbe, bitte keine Messe. Ruft einen Hopi-Indianer oder einen buddhistischen Mönch. Und verstreut meine Asche im Hyde Park.


 


La casa, che consta di due blocchi uguali, è letteralmente a cavallo delle mura vecchie della città, alle spalle del Roter Turm ("Torre Rossa"). E' giusto l'antico muro a dividerla in due, o, più precisamente, a bipartirla. Belli gli scenari architettonici che si stampano sulle finestre. E il balcone-loggia libera lo sguardo sul cimitero, dove riposa il nostro Andreas.


Pochi giorni fa, il mio compleanno. Molto zombie-like. L'ho trascorso in mobilifici vari... con questa brutta tosse persistente. Saranno forse gli acari?... Se è così, il trasloco giunge nel momento più idoneo!


Wir müssen die Räume unseres neuen (zusammengeschrumpften) Lebens erkunden (Gnomenklo, Gnomenküche...) und neue (winzige!) Möbel kaufen.


My birthday! But no reason to party at all. I'm coughing my soul out of my old fookin body. Bastard virus!


 


 


Ma se non sono gli acari (con i quali del resto ho convissuto per decenni senza alcun problema), dove diavolo ho beccato questa tosse?!? Tre sono le possibilità: 1) la fabbrica, dove lavorano - o fanno finta di lavorare - oscuri tizi contorti, originari dall'ex UdRSS; 2) la Weinfest - Festa del Vino - di Wasserburg, una folla pacifica in una notte d'estate quasi italiana, dove certamente virus e batteri hanno potuto fare il bello e il cattivo tempo saltellando da un corpo all'altro senza scrupoli multiculturali; 3) il cimitero, dove ho accompagnato fino alla sua ultima dimora mio suocero, originario dell'Alto Adige, e dove i suoi parenti (saliti apposta da quella regione tra i monti, carina ma piuttosto bizzarra) non hanno versato quasi lacrima, lasciando a me il compito di congedare il povero vecchio con ululii strazianti...


Vor zwei Wochen habe ich meinen Schwiegervater auf den Friedhof begleitet. Nur zwei haben geweint: sein 10-jähriger Enkel und ich. Ansonsten: Aliens!

Und ein paar Tage zuvor: Beschwipst und nackt nach dem Wasserburger Weinfest. "Mein Gott, wie spät ist es jetzt? Und --- wer bist du überhaupt?" 


 


La nostra abitazione nuova, che stanno finendo di costruire... bella, anche gnomica. Scherzosamente, io e Mary la chiamiamo "Penthouse", ma è una sorta di grotta tecnologizzata scavata direttamente sotto il tetto.


Very expensive rent. But this new house lies in the heart of the old town and from our windows we have a view of nice antique buildings...


Unsere neue Wohnung liegt direkt unterm (Schräg-)Dach und alles ist sauberpoliert/fabrikneu. Wir zwei: zwei Zwerge im Herzen der Altstadt.


 


Rifacciamo il punto della situazione: sto per traslocare in un appartamento più piccolo (ma sito al centro di Wasserburg, e dunque vera Bohéme, e di conseguenza - ovvio - dall'affitto molto più caro di quello attuale) e stamani ho effettuato l'Operazione Ripulisti, ovvero la semitortura di selezionare i libri, CD e DVD che voglio/devo portare nella nuova abitazione (destinando il rimanente, oltre il 90%, alla Caritas o al macero).


Cleaning out the flat I'm leaving. Tons of books, CDs and DVDs to throw away. Only three boxes of them will make their final destination.


L'Operazione Ripulisti è durata non più di mezz'ora. Mi è riuscito di essere molto duro e di non piagnucolare: ho selezionato solo una ventina di film su DVD (Woody Allen, Lemmon & Matthau, Peter Sellers...), un centinaio di CD (butto via tutta la classica e il pop italiano, salvando il prog rock e certo rock angloamericano) e non più di 50 libri.


Ora, io nel corso degli anni, soprattutto nell'èra pre-Internet, facevo salti mortali per procacciarmi un determinato titolo; smuovevo acqua, cielo e terra per un romanzo o un film (ricordo le capriole, le telefonate e le corse per trovare la costosissima videocassetta di Arancia meccanica, il film di Kubrick ispirato al romanzo di Anthony Burgess, in versione tedesca... mentre oggi il DVD te lo sbattono in faccia quasi gratuitamente!). Molti libri dei quali mi sto liberando portano in prima pagina la dicitura: "Londra, Parigi, La Valletta, Palma di Maiorca, Roma, N.Y...." a seconda delle località dove li acquistai... Altri hanno la dedica di Mary e tanto di data e cuoricino... Ma niente! Nessun fremito emotivo, sorprendentemente: mi libero volentieri di tanta zavorra.


Un ripulisti dell'anima; e forse dello spirito.