sabato, settembre 15, 2012

Bologna di nuovo in lutto. Stavolta è toccato a Roberto Roversi

ll signore della guerra

Il signore della guerra è
padrone del mondo. Il signore
della guerra è padrone del mondo? È
padrone del mondo?
Appoggio l'orecchio sulla terra
mi brucia il suo respiro misterioso
alzo gli occhi e un cielo turbato
grida sulle mie spalle come
una spada che cala.
Fra sabbie mari di onde
fra sole luna tempesta nebbia
               di neve
I'avventura dell'uomo non ha tregua
inquieta luce
ape inesorabile impazzita.
Rintanato nella caverna
ma salvato dalla speranza
ritornerà sui grandi fiumi con vele
gonfiate dalla voce di un bimbo
              bambina che ride.


(Da: Se tutti i mari del mondo fossero inchiostro.
Edizioni Cooperativa Culturale Centoggi, 1996)


Oggi, 15 settembre 2012, scrive Lorenzo Jovanotti su Twitter:
se n'è andato il grande Roberto Roversi un innumerevole poeta . Scrisse anche "chiedi chi erano i beatles".


Già. Se ne stanno andando tutti i migliori. Anche se Roversi, grande uomo di lettere, era alquanto vetusto e certamente stanco di trascinarsi in questo presente che sempre meno sa guardare al futuro, un futuro di cui lui auspicava una "visione larga". Si è spento nella sua Bologna, dove era venuto al mondo il 28 gennaio 1923.

"Quello che serve è una visione larga del futuro, che riconosca passato, che ce lo faccia leggere, e che lo voglia cambiare."



Oltre a essere scrittore e poeta, fu libraio: dall'immediato dopoguerra, e fino al 2006, aveva gestito a Bologna la Libreria Palmaverde, in via de’ Poeti, autentico fulcro della poesia giovanile della città, un eremo frequentato da Gadda, Bertolucci, Volponi, Calvino, Ungaretti.
La libreria era specializzata in antiquariato: conteneva non solo volumi antichi (20.302 libri solo dell'Ottocento e del Novecento!), ma anche manifesti del periodo risorgimentale, 282 testate di riviste sia storico-culturali che di attualità degli anni 1960-1980, carte geografiche del XVIII e XIX secolo, migliaia di opuscoli della Poesia Visiva italiana del Novecento e diversi ritratti incisi e litografati.

"Nessuno è mai solo con un libro in mano": è il motto che questo straordinario intellettuale forgiò per definire lo spirito della maratona di lettura "Ad alta voce", di cui fu il principale ispiratore.
Firmò inoltre molti testi di canzoni (per Lucio Dalla ma non solo) e diresse il giornale di estrema sinistra Lotta Continua.

 "Quando corre Nuvolari, quando passa Nuvolari, la gente arriva in mucchio e si stende sui prati." (Leggi: "Roberto Roversi, Nuvolari e la poesia")

Nel 1943 - a vent'anni - Roversi si arruolò tra i partigiani combattendo la Resistenza sulle colline piemontesi.  Grande amico di Tonino Guerra (anche lui scomparso quest'anno; così come sono purtroppo scomparsi quest'anno Lucio Dalla e lo scrittore e autore teatrale Stefano Tassinari), nel 1955 aveva fondato con Pier Paolo Pasolini e con Francesco Leonetti la rivista Officina. Nel 1961 diede alla luce una nuova rivista, Rendiconti. Di entrambe fu anche editore. Attorno alla metà degli Anni Sessanta compì una scelta destinata a segnare profondamente la sua attività letteraria: smise di pubblicare con i grandi editori, limitandosi esclusivamente a fogli fotocopiati distribuiti autonomamente e a collaborazioni con piccole riviste autogestite.
Agli Anni Settanta risale l'incontro artistico con il concittadino Lucio Dalla: Roversi collaborò come paroliere agli album Il giorno aveva cinque teste (1973), Anidride solforosa (1975) e Automobili (1976), molto apprezzati dalla critica, firmando i testi di canzoni come "Coyote", "Un'auto targata TO", "Tu parlavi una lingua meravigliosa", "Ulisse coperto di sale", "Anidride solforosa", "Nuvolari", "Due ragazzi" e "Il motore del 2000". Successivamente collaborò anche con gli Stadio (suo, ad esempio, il testo di "Chiedi chi erano i Beatles", ma anche le parole delle canzoni "Maledettamericatiamo" e "Doma il mare, il mare doma" dedicata a Maradona).
Nel 2006 la Libreria Palmaverde ha chiuso i battenti. Dopo oltre 50 anni di attività, Roberto Roversi e l'inseparabile moglie Elena hanno deciso di ritirarsi a vita privata. Tutti i libri sono stati acquistati da Coop Adriatica. Parte di essi sono stati venduti. Quelli invece di maggiore interesse sono stati donati a biblioteche.
Appena un anno dopo (nel 2007, dunque), i Roversi hanno subìto la tragica scomparsa, causata da un tumore, del figlio, Antonio, Sociologo e Professore Ordinario all'Università di Bologna.
Nel 2010 il poeta ha dato alle stampe - in cinquanta esemplari fuori commercio - la versione integrale del poema "L'Italia sepolta sotto la neve".
Recentemente, le edizioni Pendragon hanno ristampato tre dei suoi testi teatrali (Unterdenlinden, Il Crack e La macchina da guerra più formidabile) sotto la cura del professor Arnaldo Picchi, e hanno pubblicato il fino ad allora l'inedito La macchia d'inchiostro.
La famiglia di Roberto Roversi ha fatto sapere che per volontà del defunto non si terrà alcuna cerimonia funebre, neppure in forma privata, e non verrà allestita una camera ardente. 




Italia Italia Italia.
 Dice: il Che mi è caro e non è morto mai.
 Dice: in tanti lo fischiano io continuo a cantarlo.
 È il mio eroe di Alamo
 e la vita è battaglia all’ultimo sangue
 alle volte capita di dover fare
 di potere rischiare e di dover cadere.
 Hanno memorie rapide e leggere
 i mandarini di casa nostra.
[...]
Le miserie d’Italia maledizione d’Italia numero otto
 una volta gli aranci oggi una nuvola nera
 dove il mare ora l’onda si ferma nel rosso del fuoco tramonto
 dove la speranza intera e uomini pescatori di spade
 oggi pervade la landa un’idea di miseria dolore
 ho visto molte ombre nel corso di questa giornata
 ho potuto contare le orme
 ricordo in Italia minuetti sui piedi danzanti
 ariette napoletane in un cielo di Giove
 oggi crateri a Palermo vulcani a Milano
 con voli improvvisi di morte
 inesorabile fato questa antichissima Esperia
 nel fango non ha destino il futuro.
 Ammanettati con piccole catene d’oro
 simulacri di uomini tomba ridono liberi a Roma.
 Sono difesi da pietre porte di una città devastata.
 Solo il fucile d’oro è arbitro di queste contese
 se canta da usignolo
 sarà un nuovo mattino.

Da: Roberto Roversi,  Trenta miserie d’Italia
[Quarta parte de “L’ Italia sepolta sotto la neve”],
Sigismundus, Ascoli Piceno, 2011





Lettere d'amore a Diotima (sull'11 settembre 2001)

"20 settembre
Venti settembre partono/ i bombardieri di Bush per la giustizia infinita/
Dan Rather piange/ piange Dan Rather nello show in tivù/
Militari americani danno/ via libera alla partenza dei caccia/
per l'operazione giustizia/ giustizia finita infinita - Dan Rather/
piange/ È cominciata la giustizia infinita.

19 settembre
I Taliban: no a Bush/ Bush:prepariamoci a soffrire/ questa guerra non sarà breve/
Voglio Bin Laden vivo o morto

17 settembre
Cia: torna la licenza di uccidere/ Cheney: la guerra potrebbe durare anni/
L'incubo della guerra pesa sui mercati

16 settembre
Soldati d'America pronti a colpire

15 settembre
Bush prepara l'attacco/ Poteri di guerra al Presidente/ sapremo essere implacabili/
Blair: con quei nemici rischio atomico

14 settembre
Guideremo il mondo alla vittoria/ sugli aerei diciotto dirottatori

13 settembre
LA Nato dice siamo in guerra

12settembre
Attacco all'America/ L'Europa brucia 810mila miliardi
Adieu mon amour".


Roberto Roversi sull'infanzia:
"L'infanzia è come un'alba fresca e lucente, bagnata di guazza e toccata via via dal brivido del sole. Quanto straordinaria fantasia essa ci potrebbe offrire, e ci offre, per ripulire il nostro mondo; e noi, ripeto, la soffiamo via, con una frettolosa carezza, distratti e preoccupati".

E con ciò, torniamo a petardo al twitter di Jovanotti:
se n'è andato il grande Roberto Roversi un innumerevole poeta .
 

Del cantante, lo stesso Roversi aveva detto, in un'intervista all'agenzia stampa La Stefani:

"C'è un grande filosofo contemporaneo che ho già citato facendo ridere mezzo mondo. Ma l'ho citato con serietà in testi abbastanza seriosi: è Jovanotti che canta 'Penso positivo perché son vivo, perché son vivo': sembra Kant, Hegel, Leibniz, non oso dire Platone o Aristotele. Questa è la massima che i giovani dovrebbero portare con loro. Non con superficiale ottimismo, ma con generosa, drammatica volontà di superare le difficoltà".




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