domenica, settembre 30, 2012

Recensione di 'Waterworld'

(USA, 1995)

 
Un film che vedo solo ora (sì, per la prima volta!) e che mi fa comprendere in che modo la propaganda può aiutare una pellicola ma anche rovinarla, facendola fallire al botteghino. Waterworld, prodotto dalla Universal, subì le angherie della critica e anche di gran parte di pubblico (quello che non ama molto la fantascienza, evidentemente) e ciò segnò la fine del connubio artistico tra Kevin Costner e il regista Kevin Reynolds. Quest'ultimo (Balla coi lupi, Robin Hood) ebbe vita tutt'altro che facile a dover realizzare una megaopera cacotopica - tipo Mad Max - ambientata unicamente sull'acqua, e, com'era prevedibile, dovette forare (anzi: straforare) il budget. Qualcuno ha fatto i calcoli: Waterworld arrivò a costare, in totale, circa 3 milioni di dollari per ogni minuto di pellicola - e i minuti sono ben 135...
Una maledizione sembrò gravare sulle riprese, che vennero flagellate da tifoni (si girò alle Hawaii) e da una sequela di incidenti alle comparse; diversi set da migliaia di tonnellate d'acciaio sprofondarono nel mare... ;e la superstar Costner si lasciò andare ad assurdi quanto costosi capricci erotico-sentimentali. Tutto ciò ce lo comunicano i diligenti recensori italiani e no, i quali sembrano spiarsi e copiarsi l'un l'altro. Il problema è che il film in sé, quale puro spettacolo d'intrattenimento, è semplicemente geniale. I sopravvissuti dell'immane catastrofe ecologica (per chi non lo sapesse: siamo nel 2050 o giù di lì e i ghiacci dei poli si sono liquefatti) possono tenersi a galla solo tramite conoscenze nautiche nonché di elettromeccanica e idraulica applicate. I congegni da loro ripescati/reinventati sono fantasiosi almeno quanto quelli visti in Wild Wild West (altro kolossal incomprensibilmente stracciato dalla critica)...  
 
  

La storia:
L'intero pianeta Terra è stato sommerso dalle acque. Kevin Costner è Mariner, mutante palmipede e con le branchie che vive su un catamarano di propria costruzione. Il suo nemico per la pelle è Denis Hopper, capo degli "Smokers", che sono una specie di operai metallurgici-terroristi la cui base è il relitto di una petroliera. Altri gruppi di sopravvissuti vivono invece su atolli improvvisati. Ovviamente, ogni cosa, al di sopra del blu oceano, è sporco, rappezzato. Inoltre, come si può facilmente pensare, il lusso più grande è l'acqua potabile. In questa costellazione disperata, tutti quanti sognano "Dryland", la "terra asciutta". Ma dove si trova? E, soprattutto: come poterla raggiungere?
L'ubicazione approssimativa di quel leggendario rimasuglio di terra firma è tatuato sulla schiena di una bambina (Tina Majorino), la quale si ritrova così a essere una sorta di mappa vivente contesa da più parti. In quanto al modo in cui appressarsi a Dryland, no problem: i nostri eroi voleranno alla fine su un rudimentale mongolfiera... e noi scopriremo che l'ultima spiaggia dell'umanità è costituita dalle cime montuose della Svizzera.
 

 Dennis Hopper
 
Certo, nel film un paio di momenti sciocchi ci sono, e anche diverse incoerenze della sceneggiatura (il copione è stato scritto e riscritto dozzine di volte), ma non bisogna perdere di vista la natura delle cose e tenere in mente che abbiamo a che fare solo con un fumettone di lusso. Dalla visione di Waterworld ci resta quantomeno una speranza, e cioè che anche in un'era post-apocalittica ci si possa imbattere in donne appetibili come Helen, alias Jeanne Tripplehorn.
 
 
Regia: Kevin Reynolds
Con: Kevin Costner, Jeanne Tripplehorn, Dennis Hopper, Tina Majorino, Jack Black, R.D. Call, David Finnegan, John Fleck, Neil Giuntoli, Michael Jeter, Robert A. Silverman, etc.



 
Uno dei rari commenti positivi in Italia:
"(...) Il "flop" annunciato della coppia Kevin Costner-Kevin Reynolds è una sorpresa: discontinuo, non di rado inutile, un po' demenziale, ma con sprazzi di grande cinema (...)". (Roberto Nepoti da Rivista del Cinematografo)
 
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