domenica, maggio 28, 2023

L'amore di Luciano Spalletti per Napoli e i napoletani

Quest'oggi a Bologna sono saliti i neo-campioni d'Italia del Napoli e hanno pareggiato, 2-2. Dopo la doppietta dell'asso d'attacco degli Azzurri, Osimeh, i Felsinei di Thiago Motta ("un'ottima formazione", riconosce Spalletti) hanno dapprima accorciato con Fergusson e poi reso la partita in parità con De Silvestri.

 Victor Osimeh, che in questa occasione non porta al volto la mascherina nera ma la tiene in mano


Ambedue le squadre avevano e hanno ormai poco da chiedere al campionato, senonché il Napoli adesso non potrà ottenere il suo record di punti. Dopo il convincente 3-1 contro l'Inter della scorsa settimana, questo 2-2 degli Azzurri sa di aria di soddisfazione, di stanchezza felice, di atmosfera rilassata all'interno del team. E, per quanto riguarda l'allenatore, lui, Lucianone, con questi 87 punti eguaglia il proprio record personale in Serie A (di quando allenava la Roma).



Sulla Gazzetta è ora uscito un articolo di Salvatore Malfitano intitolato:

    Spalletti: "De Laurentiis? Non commento le sue parole. Mi rimangono tante cose"


Il Presidentissimo dei Partenopei aveva lanciato la seguente frecciata amara nei confronti del tecnico: “Stare a Napoli è un privilegio, non un obbligo!”

D'accordo, caro Presidente, ma se lei ha voluto lasciare intendere che è l'allenatore che non vuole continuare il rapporto con la società, perché, con i potentissimi mezzi che si ritrova, non ha cercato di convincerlo a rimanere? O ci ha provato invano? A noi, sinceramente, non sembra così...



Fatto sta che Luciano Spalletti lascerà la panchina degli Azzurri al termine della stagione. Il pari col Bologna è, per lui, un’occasione per tirare le somme di quest’ultima stagione: "Siamo stati molto, molto bravi..."

E qui nessuno ha dubbi! Un titolo conquistato già da settimane e che verrà cementato, dopo la prossima giornata, la 38sima (match in casa contro la Samp, squadra già retrocessa), con almeno 15 punti di vantaggio sulla seconda classificata. Una mostruosità!

Il fautore massimo del successo è di certo De Laurentiis, il quale, dopo aver avuto come trainer Ancelotti e dopo Gennaro Gattuso, ha saputo ben orchestrare la compravendita di giocatori, liberandosi di quelli da lui considerati "poco motivati" e andando a pescare gioiellini niente male da posti anche lontanissimi. 

Peccato però che non possa rimanere più a lungo l'altro responsabile (certo: insieme a Capitan Di Lorenzo e al resto della truppa) di tale trionfale progetto: Luciano Spalletti!



Il tecnico di Certaldo (presso Firenze) lascia Napoli, definitivamente. Ma di questa esperienza gli rimangono tante cose, come afferma lui stesso. "Per costruire un campionato così, ci vuole la partecipazione di tutte le componenti e noi siamo stati bravissimi. Il sentimento della città verso il calcio è quello che fa la differenza, che motiva, dà qualità, risolleva dalla depressione. Basta incontrare la gente di Napoli e diventa tutto più facile."



Lucianone ha inoltre rimarcato di non volersi calare in ambiti di... negatività. Non adesso. "Sono organizzato mentalmente per festeggiare con il popolo e i miei giocatori, che meritano tutto il meglio e che anche oggi hanno fatto una grande partita", ha detto nell’intervista concessa a DAZN al termine della gara di Bologna.



Negli scorsi giorni, il tecnico si è fatto tatuare lo scudetto del Napoli e il tricolore sul braccio sinistro. "Valentino [Russo, il tatuatore, N.d.R.] è molto bravo, può essere che io vada da lui a completare tutto il braccio, ci sono altre cose che farei", ha proseguito Spalletti. 

 Il georgiano Khvicha Kvaratskhelia


"Osi" E "Kvara" sono state due pedine fondamentali di questo Napoli, con il primo che continua a sfondare porte avversarie e Khvicha Kvaratskhelia che viene definito dal suo allenatore (ormai ex, si può dire) "un ragazzo eccezionale, che vuol bene ai compagni, ai quali risolve le situazioni. (...) Diventerà ancor più un top player!"

 Certaldo, luogo di nascita di Spalletti


Ma andiamo a rivedere alcuni episodi della vita di Luciano Spalletti. Ci piace tornare per prima cosa al 2006, che fu l'anno d'oro dei fratelli Spalletti.


Marcello, il fratello meno famoso (purtroppo nel frattempo deceduto), aveva sette anni in più di Luciano e allenava - nei pressi di Empoli - a nove categorie di distanza. Però in panchina mostrava lo stesso temperamento e la stessa grinta di "junior". Se Luciano Spalletti in quel 2006 riportava ai fasti il calcio nella capitale sponda giallorossa, diventando l'idolo di una tifoseria ostica e assai svelta a disinamorarsi, il fratello più anziano, tornato al timone del suo Avane, ridava fiducia e serenità al'ambiente.

In una domenica settembrina, mentre Luciano Spalletti si godeva le magie di Alessandro Faiolhe Amantino, meglio noto come Mancini, e un rotondo 3-0 sul Parma, anche il fratello meno conosciuto poteva sorridere: al termine di un match epico, su un campo che non era circondato dalle mura di uno stadio vero e proprio bensì sito quasi in mezzo ai campi coltivati, alla periferia di Empoli, la Polisportiva Avane, con soli sette uomini, realizzava il gol-vittoria! E ciò malgrado la netta inferiorità numerica rispetto agli avversari.

Marcello Spalletti nell'intervista raccontava: "Ci hanno espulsi diversi uomini e non hanno voluto assegnarci due rigori netti. Nonostante questo, abbiamo segnato il gol-vittoria con tre uomini in meno di quegli altri! Ci hanno pure fischiato un rigore contro, alla fine... ma per fortuna abbiamo vinto lo stesso.".

 A destra: Marcello Spalletti, "il Komandante", amatissimo da Luciano 


Marcello era tornato ad allenare quella squadretta dilettantistica per esplicita richiesta dei suoi giocatori. Alcuni anni prima, costoro gli avevano regalato un asino... 

"Quell'asino ce l'ho sempre. La cosa più bella è che quando arrivo alla stalla mi riconosce e raglia. La storia è molto semplice. A forza di dire per scherzo ai miei giocatori 'siete ciuchi', il gruppo decise di regalarmi un asino, appunto, dicendomi che almeno mi sarebbe rimasto un fratello della squadra in casa. Da qui nacque anche l'idea di collocare dietro la nostra panchina, al campo di Avane, uno striscione che ripropone Gavri - questo è il nome dell'asino - con la scritta 'Occhio ragazzi, Gavri vi guarda!'."

Marcello è morto a 66 anni, nel 2019. Oltre a essere stato un iniziatore di eventi sportivi, gestiva la tenuta agricola della famiglia.

 Spalletti quando era all'Inter


Luciano, dopo la Roma (allenata due volte; in mezzo c'è stato lo Zenit San Pietroburgo con vittoria nella Coppa di Russia e nel campionato russo!), nel giugno 2017 approda all'Inter... dove verrà esonerato dopo un biennio. Quindi si concede due anni "sabatici" ed infine eccolo giungere nel capoluogo campano, nel maggio 2021, dove, nella prima stagione, conclude con gli Azzurri al terzo posto e, nella stagione successiva (quella appena conclusasi), conquista lo scudetto.



Uno scudetto che, alle pendici del Vesuvio, mancava da 33 anni!



Ovunque andrai e qualunque cosa farai (forse ti chiameranno ad allenare un nuovo club, o deciderai di occuparti della tenuta di famiglia...?), ti rivolgiamo tantissimi auguri, caro Lucianone!

Su Youtube: le interviste di Spalletti

Su Facebook: il video con gli screzi di Lucianone in conferenza stampa



...

Trentino. Caccia all'orso (alcune pagine di Camillo Boito)

 


Dalla novella "Vade retro, Satana" di Camillo Boito 
(Roma, 1836 - Milano, 1914), 
contenuta nella raccolta Senso. Nuove storielle vane (1883).


 Il caso dunque era stato questo: i due ragazzi, nel principio della passata primavera, andavano a raccogliere sul monte della Malga, quello che manda la più lunga ombra nella Val della Castra, le radici di una certa erba medicinale. È uno dei piccoli guadagni dei montanari, i quali per un grosso peso di arnica, di genziana, di aconito, di lichene, o che so io, racimolati sulle roccie, alla cima dei dirupi, col rischio di rompersi il cranio nella voragine, pigliano qualche soldo. La neve al basso si andava squagliando, ma i due fanciulli, raspandola via via, senza pensare ad altro, salivano sempre più in un luogo che da otto mesi non vedeva anima nata. All'improvviso, sotto ad un pino, che il vento aveva gettato a terra e che su quel lenzuolo candido con il suo tronco ed i suoi rami secchi pareva uno scheletro, odono un fruscìo. Tendono le orecchie; il fruscìo si rinnova; s'avvicinano, ed ecco che sbuca una bestia bruna, simile ad un cane non grande. La bestia scappa e va a nascondersi di nuovo in una macchia di arbusti; ed i fanciulli dietro. Avevano due bastoni, e si mettono a picchiare con tutta la forza di cui erano capaci, l'uno di qua, l'altro di là della macchia di arbusti, la quale, sebbene priva di foglie, era folta. Volevano acchiappare il cane. La bestia, in fatti, spaurita, irritata, esce fuori, ma, invece di fuggire, avventandosi alle braccia di uno dei fanciulli, le addenta e ne fa uscire il sangue, che arrossa la neve; ma il fanciullo, niente paura, quanto più si sente mordere tanto più tiene saldo. Ed ecco l'altro che in buon punto dà con la mazza un forte colpo sulla testa dell'animale, ed un secondo colpo, e l'accoppa. Il ferito, più allegro che mai, tiene per un poco le braccia nella neve, poi, con il compagno, scende giù a sbalzi portando la sua preda. Erano incerti se fosse un cane o una volpe. Ma, prima di entrare nel villaggio, incontrano un vecchio di ottant'anni, alto, di corpo asciutto, dritto ancora come un fuso, svelto ancora come un cavriolo, che andava a passeggiare con la sua carabina ad armacollo. La fama di codesto vecchio esce dalla Val della Castra: Trento stessa lo conosce. Nella sua vita ha ucciso venti orsi; l'ultimo, dopo sbagliato il colpo del fucile, l'uccise abbracciandolo, e l'uomo cacciava all'orso il coltello nel ventre, e poi, sempre in un amplesso, arrotolarono un pezzo sulla china del monte, finché l'orso morì, e l'uomo di ottant'anni s'alzò dritto e placido. Ora quel vecchio chiamò i fanciulli, che gli passavano innanzi, e disse: — Figliuoli, dove avete pescato questa bestiola? — I ragazzi risposero: — L'abbiamo uccisa noi; ma è una volpe od un cane? 
— È un'orsacchiotta, fortunati figliuoli: fortunati che non avete trovato la sua madre, e fortunati che vi beccate trentasette fiorini belli d'argento. Fate l'istanza al Capitano —. Dette queste parole ripigliò il cammino, guardando i ghiacciai sul cucuzzolo delle montagne. 
Menico mostrò all'ombrellaio, tra la folla, un montanaro che soverchiava gli altri di quasi tutto il capo, e che guardava con serietà i due piccoli trionfatori: era il vecchio degli orsi. 
Per farla breve, i ragazzi avevano potuto dopo qualche mese riscuotere i trentasette fiorini, che il Governo dà quale premio per l'uccisione di un'orsa; e la festa era fatta a commemorazione e a rallegramento del caso. Bisogna aggiungere, per amore di verità, che era stata anche pensata da qualche cervello ingegnoso per avere una nuova scusa di ballar con la banda tutta notte nell'osteria e di scialacquare in istravizii e bordelli; e, perché il curato lo sapeva bene, non aveva voluto ingerirsi né con la sua chiesa, né con la sua persona in così fatta commedia. Dall'altro canto la caccia dell'orso aveva lasciato nell'animo del prete un rimorso non piccolo. S'era imbattuto un inverno anch'egli fra le nevi in un orsacchino da poppa; aveva pigliato l'orsacchino e, picchiandolo un poco, l'aveva fatto guaire, perché l'orsa, che non poteva essere lontana, lo udisse. Venne in fatti, e precipitò furibonda, mentre il prete mirava attento e colpiva giusto. L'orsa, ferita a morte, si trascinò accanto al suo piccino, che continuava a guaire, e lo leccava in atto d'infinito amore. Il prete tornò a casa pensieroso, lasciando nel bosco la madre morta e l'orsacchino libero. La sera scartabellò i volumi della sua piccola libreria per conoscere se l'inganno è innocente quando si volga contro le bestie feroci; ma non gli riescì di raccapezzar nulla che facesse al suo caso: solo nel secondo volume del Gury, Compendium Theologiae moralis, trovò che al sacerdote è lecita la caccia non clamorosa ‘cum sclopeto et uno cane’. Non trovò altro; ma non poté mai dimenticare la generosa, e sviscerata passione di quella madre morente, e, ripensandovi, sentiva nel cuore uno stringimento. 
Ripeté ancora al dottore: — Andiamo — ed uscirono, allontanandosi dal frastuono del villaggio in festa.


sabato, maggio 20, 2023

Amazing Blondel (reprise)

Nel 1970 debuttava un gruppo che avrebbe dato un'impronta particolare al folk-rock: gli Amazing Blondel.



Molti non lo sanno o non se ne ricordano, ma John Gladwin e Terry Wincott suonavano entrambi in una band molto "elettrica": i Methuselah. 

I Methuselah erano un gruppo di hard rock tendente al rock progressivo... e al folk. Si inquadrano in un periodo in cui in Inghilterra diventava più forte l'interesse per sonorità rinascimentali (ne sono testimonianza "Lady Jane" dei Rolling Stones o anche alcune canzoni di Donovan). In seguito i Methuselah si trasformarono in Blondel e da lì in Amazing Blondel, producendo un LP in stile rock con influssi blues ed elementi di psichedelia. 

Fu Evensong, del 1970, a segnare la svolta, attraverso la quale gli Amazing Blondel (John David Gladwin, Terence Alan Wincott, Edward Blair) esplorarono il mondo delle ballate e dei madrigali medievali. Il trio familiarizzò con strumenti quali: liuto, oboe, cittern (una sorta di cetra), contrabbasso, organo a canne, armonium, flauti dolci, cromorno, chitarra, ocarina, percussioni. 

Nel successivo Fantasia Lindum (più vicino al rock progressivo) si sarebbero aggiunti la cornamusa, il dulcimer, la ghironda e il clavicembalo. 

Dall’album seguente in poi, gli Amazing Blondel abbandonarono le atmosfere elisabettiane per spostarsi verso sonorità simili a quelle degli Steeleye Span.




       Dal Medioevo: Amazing Blondel


       La dolcezza dei suoni "elisabettiani" degli Amazing Blondel

Forse i più giovani lo ignorano, ma ad inizio Anni '70 gli Amazing Blondel vennero spesso a suonare in Italia, dove si era formato un accanito gruppo di loro aficionados...

Quando nel 1973 gli Amazing Blondel rimasero in due per l'uscita di John David Gladwyn - che voleva continuare a indirizzarsi soprattutto verso la musica medievale -, pubblicarono, fra il 1973 e il 1976, quattro album con la formazione a due: Blondel ("l'album viola", il nostro preferito, con un certo Steve Winwood al basso!), Mulgrave Street, Inspiration e il pessimo Bad dreams.

Tornarono insieme, in tre, nel 1997, com'è testimoniato dall'album Restoration, che di nuovo tendeva più verso la musica delle origini della band.  

Poi nel 2010 arrivò The Amazing Elsie Emerald, di nuovo senza Gladwin, e quell'album fu una cattiva idea (lo mettiamo quasi al livello del deludente Bad dreams). Dopo, fu la fine definitiva.




>> Nessuno, ascoltandoli la prima volta, si sognerebbe di catalogare gli Amazing Blondel come gruppo rock, né tantomeno "progressive". Eppure [...] <<

           Un ricordo degli Amazing Blondel su Zerovirgolaniente



      Amazing Blondel - Fantasia Lindum (1971) 



Chitarre acustiche più strumenti antichi quali il liuto, il clavicembalo, l’harpsichord, l’oboe, il dulcimer, la cetra, il cromorno, l'harmonium, la ghironda...: ecco i tre musicisti degli Amazing Blondel che ci invitano nel loro salotto medieval-elisabettiano. 

Apre l'LP la suite "Fantasia Lindum", che occupa tutto il lato A. La voce di John Gladwin, leader della band, si svolge attraverso melodie e atmosfere rese ancora più suggestive dai cori degli altri due membri (anche loro polistrumentisti), Terence Wincott ed Eddie Baird.

Parte la seconda facciata e constatiamo che, pur restando fermo  l'orientamento folk-britannico, i brani si arricchiscono di spunti di influenza West Coast, con accenti un po' à la Crosby Still & Nash. 

Chiude il disco “Seige Of Yaddlethorpe", marcia militare con cornamuse e soprattutto con rullate di batteria ad opera di Jim Capaldi, batterista dei Traffic, gruppo anch'esso sotto contratto con la label Island.



Articolo su Prog Bar Italia

(con vari video e foto):

"Quando gli Amazing Blondel rimasero in due"




            Amazing Blondel - England (1972)  





"L'album viola" è forse il capolavoro degli Amazing Blondel, anche se la critica e molti fans non sono d'accordo. Secondo noi, è proprio qui, qui che i menestrelli inglesi si allontanano un po' dalle atmosfere medievaleggianti, pur restando in ambito di "musica antica", "tradizionale", quella musica che risalta l'arte, l'anima stessa del loro progetto. Canzoni dolci, bucoliche. Suoni pacati, voci "mellow" e, soprattutto, la bellezza delle melodie.

Certo: non erano più gli "Amazing Blondel": ora erano i "Blondel" e basta... Ma sapevano - e sanno - ben avvolgere l'ascoltatore e trasportarlo sulla piazza e nelle viuzze di un borgo inglese di 400, 500 anni prima!

'The Purple Album' è progressive folk, sicuramente. Con questo disco si lasciano alle spalle il sound elisabettiano pur gradevole e intraprendono lo stesso percorso che intrapresero i Gryphon già a partire dal secondo album per arrivare a destinazione con il quarto  Treason.




               La defaillance di Eddie Baird

Un vecchio giornale musicale: Sounds. Un articoletto  a pagina 3 del numero del 30 novembre 1974. Vi si parla dei (molti) concerti degli Amazing Blondel successivi all'uscita dell'album Mulgrave Street. Sul palco: i Roxy Music e i Blondel (questi ultimi accompagnati da un'orchestra): strano abbinamento, anche se si pensa che i Roxy Music erano sotto contratto presso Island Records mentre gli Amazing Blondel erano passati a un'etichetta minore, la DJM (Dick James Music Records, che venne poi chiusa nel 1986).



Da tempo gli Amazing Blondel avevano - parzialmente - rinunciato alla musica antica, cercando di produrre brani più "accessibili". Sarebbe stato questa scelta a causare vari strappi all'interno del terzetto, come sappiamo. Il conflitto maggiore era tra il desiderio dei manager, i quali premevano per organizzare un numero maggiore di concerti, e quello del gruppo, che invece voleva passare più tempo in studio di registrazione a produrre nuovo materiale. Alla fine, tale situazione portò, nel 1973, alla partenza di John Gladwin, colui che aveva scritto la maggior parte dei loro brani. I rimanenti due membri decisero di continuare come duo, accorciando il nome del gruppo in "Blondel" ed esibendosi  in compagnia di formazioni orchestrali.

Quello del 1974 fu un tour vario, sia in Europa che sull'Isola, con viaggi qui e là; a macchia di leopardo.

Nell'articolo si dice:

>> Eddie Baird ha avuto un mancamento poco prima di salire sul palco al Politecnico di Newcastle, la scorsa settimana. Trasportato all'ospedale, gli è stato riscontrato 'un esaurimento'. Sembrava essersi ripreso e difatti si è fatto trovare pronto, venerdì scorso, per esibirsi con la band al Goldsmiths College di Londra. Ma lunedì purtroppo è collassato nuovamente. << 

Al di là di questa "curiosità": spulciando i vari articoli d'epoca sugli Amazing Blondel, si nota l'atteggiamento altezzoso, a volte arrogante di tanta critica musicale, atta a seguire i generi alla moda ed escludere dai propri favori gli artisti che producevano suoni alia. Era quasi già un miracolo trovare qualcosa circa gli Amazing Blondel su una qualche rivista rock della metà degli Anni Settanta. Ricordiamoci tra l'altro che furoreggiava il punk...


#medieval #folkrock #progfolk 



Annie Barbazza at Club Giardino.

Covers di:

Amazing Blondel, Genesis, King Crimson, Yes.



 Il prog-folk acustico) degli Amazing Blondel sul palco del "Folkest" di Spilimbergo (Pordenone) nel 1998

Ci sono tutt'e tre i membri: John David Gladwin,Terry Wincott ed Eddie Baird. E la musica che a quel punto loro producono è ancora bella come lo era quasi 30 anni prima!