Quest'oggi a Bologna sono saliti i neo-campioni d'Italia del Napoli e hanno pareggiato, 2-2. Dopo la doppietta dell'asso d'attacco degli Azzurri, Osimeh, i Felsinei di Thiago Motta ("un'ottima formazione", riconosce Spalletti) hanno dapprima accorciato con Fergusson e poi reso la partita in parità con De Silvestri.
Ambedue le squadre avevano e hanno ormai poco da chiedere al campionato, senonché il Napoli adesso non potrà ottenere il suo record di punti. Dopo il convincente 3-1 contro l'Inter della scorsa settimana, questo 2-2 degli Azzurri sa di aria di soddisfazione, di stanchezza felice, di atmosfera rilassata all'interno del team. E, per quanto riguarda l'allenatore, lui, Lucianone, con questi 87 punti eguaglia il proprio record personale in Serie A (di quando allenava la Roma).
Sulla Gazzetta è ora uscito un articolo di Salvatore Malfitano intitolato:
Spalletti: "De Laurentiis? Non commento le sue parole. Mi rimangono tante cose"
Il Presidentissimo dei Partenopei aveva lanciato la seguente frecciata amara nei confronti del tecnico: “Stare a Napoli è un privilegio, non un obbligo!”
D'accordo, caro Presidente, ma se lei ha voluto lasciare intendere che è l'allenatore che non vuole continuare il rapporto con la società, perché, con i potentissimi mezzi che si ritrova, non ha cercato di convincerlo a rimanere? O ci ha provato invano? A noi, sinceramente, non sembra così...
Fatto sta che Luciano Spalletti lascerà la panchina degli Azzurri al termine della stagione. Il pari col Bologna è, per lui, un’occasione per tirare le somme di quest’ultima stagione: "Siamo stati molto, molto bravi..."
E qui nessuno ha dubbi! Un titolo conquistato già da settimane e che verrà cementato, dopo la prossima giornata, la 38sima (match in casa contro la Samp, squadra già retrocessa), con almeno 15 punti di vantaggio sulla seconda classificata. Una mostruosità!
Il fautore massimo del successo è di certo De Laurentiis, il quale, dopo aver avuto come trainer Ancelotti e dopo Gennaro Gattuso, ha saputo ben orchestrare la compravendita di giocatori, liberandosi di quelli da lui considerati "poco motivati" e andando a pescare gioiellini niente male da posti anche lontanissimi.
Peccato però che non possa rimanere più a lungo l'altro responsabile (certo: insieme a Capitan Di Lorenzo e al resto della truppa) di tale trionfale progetto: Luciano Spalletti!
Il tecnico di Certaldo (presso Firenze) lascia Napoli, definitivamente. Ma di questa esperienza gli rimangono tante cose, come afferma lui stesso. "Per costruire un campionato così, ci vuole la partecipazione di tutte le componenti e noi siamo stati bravissimi. Il sentimento della città verso il calcio è quello che fa la differenza, che motiva, dà qualità, risolleva dalla depressione. Basta incontrare la gente di Napoli e diventa tutto più facile."
Lucianone ha inoltre rimarcato di non volersi calare in ambiti di... negatività. Non adesso. "Sono organizzato mentalmente per festeggiare con il popolo e i miei giocatori, che meritano tutto il meglio e che anche oggi hanno fatto una grande partita", ha detto nell’intervista concessa a DAZN al termine della gara di Bologna.
Negli scorsi giorni, il tecnico si è fatto tatuare lo scudetto del Napoli e il tricolore sul braccio sinistro. "Valentino [Russo, il tatuatore, N.d.R.] è molto bravo, può essere che io vada da lui a completare tutto il braccio, ci sono altre cose che farei", ha proseguito Spalletti.
"Osi" E "Kvara" sono state due pedine fondamentali di questo Napoli, con il primo che continua a sfondare porte avversarie e Khvicha Kvaratskhelia che viene definito dal suo allenatore (ormai ex, si può dire) "un ragazzo eccezionale, che vuol bene ai compagni, ai quali risolve le situazioni. (...) Diventerà ancor più un top player!"
Ma andiamo a rivedere alcuni episodi della vita di Luciano Spalletti. Ci piace tornare per prima cosa al 2006, che fu l'anno d'oro dei fratelli Spalletti.
Marcello, il fratello meno famoso (purtroppo nel frattempo deceduto), aveva sette anni in più di Luciano e allenava - nei pressi di Empoli - a nove categorie di distanza. Però in panchina mostrava lo stesso temperamento e la stessa grinta di "junior". Se Luciano Spalletti in quel 2006 riportava ai fasti il calcio nella capitale sponda giallorossa, diventando l'idolo di una tifoseria ostica e assai svelta a disinamorarsi, il fratello più anziano, tornato al timone del suo Avane, ridava fiducia e serenità al'ambiente.
In una domenica settembrina, mentre Luciano Spalletti si godeva le magie di Alessandro Faiolhe Amantino, meglio noto come Mancini, e un rotondo 3-0 sul Parma, anche il fratello meno conosciuto poteva sorridere: al termine di un match epico, su un campo che non era circondato dalle mura di uno stadio vero e proprio bensì sito quasi in mezzo ai campi coltivati, alla periferia di Empoli, la Polisportiva Avane, con soli sette uomini, realizzava il gol-vittoria! E ciò malgrado la netta inferiorità numerica rispetto agli avversari.
Marcello Spalletti nell'intervista raccontava: "Ci hanno espulsi diversi uomini e non hanno voluto assegnarci due rigori netti. Nonostante questo, abbiamo segnato il gol-vittoria con tre uomini in meno di quegli altri! Ci hanno pure fischiato un rigore contro, alla fine... ma per fortuna abbiamo vinto lo stesso.".
Marcello era tornato ad allenare quella squadretta dilettantistica per esplicita richiesta dei suoi giocatori. Alcuni anni prima, costoro gli avevano regalato un asino...
"Quell'asino ce l'ho sempre. La cosa più bella è che quando arrivo alla stalla mi riconosce e raglia. La storia è molto semplice. A forza di dire per scherzo ai miei giocatori 'siete ciuchi', il gruppo decise di regalarmi un asino, appunto, dicendomi che almeno mi sarebbe rimasto un fratello della squadra in casa. Da qui nacque anche l'idea di collocare dietro la nostra panchina, al campo di Avane, uno striscione che ripropone Gavri - questo è il nome dell'asino - con la scritta 'Occhio ragazzi, Gavri vi guarda!'."
Marcello è morto a 66 anni, nel 2019. Oltre a essere stato un iniziatore di eventi sportivi, gestiva la tenuta agricola della famiglia.
Luciano, dopo la Roma (allenata due volte; in mezzo c'è stato lo Zenit San Pietroburgo con vittoria nella Coppa di Russia e nel campionato russo!), nel giugno 2017 approda all'Inter... dove verrà esonerato dopo un biennio. Quindi si concede due anni "sabatici" ed infine eccolo giungere nel capoluogo campano, nel maggio 2021, dove, nella prima stagione, conclude con gli Azzurri al terzo posto e, nella stagione successiva (quella appena conclusasi), conquista lo scudetto.
Uno scudetto che, alle pendici del Vesuvio, mancava da 33 anni!
Ovunque andrai e qualunque cosa farai (forse ti chiameranno ad allenare un nuovo club, o deciderai di occuparti della tenuta di famiglia...?), ti rivolgiamo tantissimi auguri, caro Lucianone!
Su Youtube: le interviste di Spalletti
Su Facebook: il video con gli screzi di Lucianone in conferenza stampa
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