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martedì, dicembre 22, 2020

Pietro Spanò - 'Prospettiva cosmica'


Su YouTube si trova l'album in versione integrale.


Abbiamo a che fare con un cantautore interessante del quale vale la pena ascoltare l'intera produzione. Anzi: conviene proprio includere, nella playlist, proprio le "vecchie" canzoni di Spanò per poter avere una visione più limpida dell'autentica rilevanza di questo artista palermitano. Ciò perché l'album di cui vogliamo parlare soprattutto qua, il suo nuovo, Prospettiva cosmica (titolo avvincente!), è nato in periodo di §%*³%*~@~virus (ovvio...), quindi senza l'apporto reale di collaboratori esterni. Tuttavia... "L'amante virtuale", "L'altare ibrido", "Come sonnambuli" (quest'ultima è stata scelta da Spanò come single trainante) e la stessa "Prospettiva cosmica", che chiude il concept, sono tracce interessanti e godibili individualmente, anche fuori dal contesto complessivo di tale lavoro targato "Anno horribilis 2020". 



Tra i brani del passato di Pietro Spanò (il quale, sia detto en passant, è laureato in pianoforte), ce ne sono parecchi che gli consentono di rifulgere di luce propria: ballate piacevoli e dai testi intelligenti, sequenze di film sonori e passeggiate in note che commentano il tempo presente e ci accompagnano attraverso eventi e situazioni esistenziali, eventi e situazioni che - logico! - news e telegiornali assortiti ignorano o fanno solo intravedere. Della serie: la storia siamo noi, siamo noi i veri eroi di quest'epoca... anche se non ne parla nessuno!
Poeticamente siamo al livello di De Andrè e De Gregori. Così, in Spanò pure i momenti personali si "universalizzano", facendo scattare nell'ascoltatore la molla dell'immedesimazione. Ed è un riconoscere e autoriconoscersi sicuramente intergenerazionale, ormai.


"Come sonnambuli"



Tra le canzoni del suo repertorio passato pensiamo soprattutto a "Il gregge", "Jenny dei pirati" e "Scendi dalla croce", davvero notevoli, dalla raccolta Tutto sta cambiando (2019) e in pratica a tutte quelle di Il terribile suono del silenzio (album risalente ormai al 2011, che ci rammarichiamo di aver scoperto soltanto adesso). E da ascoltare in toto è anche Vittime di sottofondo (2007).


"I fiori nel bosco", 2007


"L'immoralista", 2011



Complimenti davvero a Pietro Spanò per il suo estro e certa sua indubbia originalità - soprattutto nella scelta dei temi e nelle lyrics -, peculiarità che oggi purtroppo manca a molti suoi colleghi.
Se proprio vogliamo tirare fuori dal cappello qualche nome influente nel riferirci a Prospettiva cosmica, dobbiamo citare quello di Franco Battiato. E forse anche Max Gazzè, ma un Gazzé in Allegro moderato. Tuttavia, lo sottolineiamo, Spanò riesce a conservare un'impronta personale. E, mentre andiamo a riascoltare le sue canzoni, le sue poesie in musica, già ci rallegriamo nell'attesa delle prossime: quelle dell'album post-Covid!

 



Il disco è disponibile su Amazon e su tutte le piattaforme digitali. È
inoltre possibile comprare il CD scrivendo a 
pietrospano.78@gmail.com




Tracklist

1. "Allunaggio (prima parte)"
2. "Alla fermata dell’autobus"
3. "Il perseguitato"
4."L’amante virtuale"
5. "Allunaggio (seconda parte)"
6. "L’altare ibrido"
7. "Cosa penserebbe Freud di me? (2050)"
8. "Come sonnambuli"
9. "Prospettiva Cosmica"





Qualche nota biografica

 Pietro Spanò, nato a Palermo nel 1978, è laureato in pianoforte presso il Conservatorio "Vincenzo Bellini" del capoluogo siculo. Nel 2001 pubblica il singolo "L'incubo dell'ultima luna", le cui sonorità vengono apprezzate anche da Franco Battiato. Nel 2007, dopo alcuni anni di sperimentazione musicale, pubblica l'album Vittime di sottofondo. Nel settembre 2011 esce, ancora una volta in autoproduzione, Il terribile suono del silenzio, che lui stesso definisce "un viaggio dentro la coscienza dell'uomo e un'analisi profonda delle sue fragilità". 

Tutto sta cambiandoprodotto insieme a Guido Guglielminetti, è del 2019. Si tratta di un altro album di gradevole ascolto, interessante e impegnato dal punto di vista sociologico. “Portami via da qui”, canzone ivi contenuta, è stata pubblicata da Pressingline, etichetta discografica fondata da Lucio Dalla. 

Prospettiva cosmica, uscito il 30 novembre 2020, è un immergersi in un domani probabilmente già dietro l'angolo, una visione scaturita dall’analisi della nostra società con le sue sempre più ingarbugliate problematiche. Il tema dell’isolamento, dell’iperconnessione e dei suoi effetti collaterali ne costituisce la trama. Tramite queste nuove canzoni, il cantautore siciliano ci invita a leggere la storia e a guardare la vita oltre lo schermo: appunto, da una “Prospettiva cosmica".

 


domenica, luglio 05, 2020

Achille Lauro e la mancanza di umiltà


Magari studiata a tavolino?

"Cambieremo la musica italiana" dice, anzi spergiura.



Certo, è un personaggio disegnato apposta per far colpo sulle masse, è una strategia di marketing vivente. Ma le sue parole, per chi si occupa di musica davvero buona, fanno male e spingono perlomeno a uno scrollamento di capo. 
Su Twitter, Achille Lauro ha postato: 

"Ho firmato oggi il più importante contratto discografico degli ultimi anni". 

Già questo incipit ci fa arrabbiare. Ci sono 1000 e oltre 1000 gruppi e cantanti davvero capaci, bravi, e che producono suoni evocativi e brani artistici e impegnati eccetera. Gente che per la musica vive. E che, nondimeno, non trova minimamente un posto dove esibirsi, e nessunissimo spazio sui media, occupati questi come sono a dare risalto al pop cafone, alle becerate, alle "stelle" come Achille Lauro, a chi propaga solo canzonette (e neppure belle e/o memorabili).

"Dormivo su un materasso per terra" continua il divo della musica di consumo, "adesso scelgo in quale stanza passare la notte e con chi. Sto lavorando a 2 album. Con il primo ci divertiremo, con il successivo cambieremo la musica italiana."
Addirittura!

"E chi è questo?" è stata una delle giustificate reazioni del pubblico. "Che pena!" "Mitoname." "Non appena arriva il successo e ci si monta la testa, eh?"... Ma ci sono state anche risposte positive e piene di aspettativa, ovvio: da parte dei suoi veri fans.



Fatto sta che Lauro, Achille Lauro, si muove in una realtà parallela, che chi segue il nostro blog e tanti siti consimili fatica a riconoscere come realtà reale. Nessuno di noi saprebbe ripetere una sola riga di una canzone di costui, né di tanti cantanti a lui affini: dei "sanremesi", di chi fa smaniare le ragazzine e i ragazzini. Mentre, di contro, sappiamo a memoria molti brani di bands come i Sintonia Distorta, Il Segno Del Comando, Genesis e Pink Floyd - certo! - ma anche Il Rovescio della Medaglia, Raccomandata Ricevuta di Ritorno, La Coscienza Di Zeno, La Maschera Di Cera... Electric Swan.

Cercando di capire, di andare più a fondo nei misteri del mondo discografico italiano (ma... che nome hanno le "loro" etichette? Le nostre si chiamano Lizard Records, MaRaCash, Black Widow, M.P. & Records...), ci imbattiamo in un'altra notizia evidentemente sensazionale, dato che viene riportata da molti giornali online: 

Boss Doms: "Lascio Achille Lauro per portare l'underground nel pop"
Il produttore pubblica il singolo solista 'I Want More' e parla della sua idea di suono, del rapporto con Lauro, di depressione, delle scaramucce con Morgan, del momento in cui ha detto: "Fanculo, d'ora in poi farò musica".

Ah beh... Ecco un album del 2017 di quelli "nostri". Il fuoco sotto la cenere, de Il Cerchio D'Oro. 





mercoledì, maggio 20, 2020

Pipistrelli a Berlino (il Coronavirus in Germania, pt. 2)


Pipistrelli a Berlino


(Coronavirus in Germania, 2. parte)




La signora Müllerau nota dalla sua finestra un brulicare nerastro, uno sbattere di curve draculiane, con qualche faccia sorcina qua e là, e chiama i pompieri. "Del resto" si dice, "i pompieri spesso accorrono per salvare un gatto che non riesce a scendere dall'albero..." E poi si rammenta, in un flash che le aumenta l'angoscia causatele dalla visione di quelle creature sull'altro lato dello spiazzale: eh sì, però in ogni caso il conto per aver chiamato i vigili del fuoco risultano orrendi per l'autore della telefonata, e si tratti pure di incendio o di gatto da salv...
 - 112. Pronto?
La voce della donna della centralina (il 112 è il numero a cui fanno capo, oltre ai pompieri, anche il medico di emergenza e l'ambulanza) è abbastanza vivace. Si pensa subito a una persona sveglia, attenta. Ma, già dopo le prime battute della solerte Müllerau, la stessa voce si fa cupa. Annoiata in qualche modo, o comunque delusa. 
- Beh no, signora. Questo è un caso per la Protezione Animali!
C'è un po' di confusione sulla linea, qualche incomprensione e comunque, dopo un'ora circa, arriva a bussare, a casa Müllerau, una coppia di persone che, di prim'acchito, potrebbero dirsi fratello e sorella. Entrambi hanno occhiali di corno, lei è di cinque anni o giù di lì più vecchia di lui. Si fanno indicare la finestra fatale, dove si precipitano e... gioiscono. 
- Benissimo! - esclama la giovane donna. - Adesso Andreas - (Andreas ha, come armamentario, una macchina fotografica e un bloc notes) - andrà a fotografarli e a contarli. Quella è una vecchia fabbrica abbandonata, dice? Vi si è formata una bella colonia!
- Ma... non spargono... non diffondono il Coronavirus?
La zoologa - o veterinario che sia - scuote il capo energicamente. - Stiamo parlando di pipistrelli tedeschi, Frau Müllerau!
Lei e il suo assistente spariscono in un baleno. Per rispuntare ai piedi della costruzione il cui sottotetto è invaso dai mammiferi chirotteri. A vetri ben chiusi, Frau Müllerau continua a spiare l'attività eccitata di ali membranose, lo sciamare senza sosta dei laidi roditori volanti, qualcuno dei quali già pende capovolto dalle grosse travi... secondo tradizione pipistrellina.
Dopo circa un'ora,  Andreas e la donna torneranno e le diranno: - Grazie di nuovo per averci chiamati. Ci ha reso un grande servigio! È una bella comunità di pipistrelli, 92 esemplari... Vero, Andreas?
- Li ho contati tre volte. 92 - conferma il giovane. 
- Ma stanno costruendo i nidi e si spera che ben presto supereranno le 120 unità. Proprio qui, non lontano da Berlin Hauptbahnhof!
- Allora non debbo spaventarmi...
- Ma no!
- Beh, se sono pipistrelli tedeschi... - ragiona la signora Müllerau. - Sono innocui, nevvero?
- Certo! Anche se lei li prendesse a morsi - (e qui la povera Frau spalanca gli occhi) - o, che so io, volesse farsi una zuppa di pipistrelli...
- Una zup...?
- ... non le accadrebbe nulla. Da quell'insediamento lì non possono arrivare infezioni. Anzi! I pipistrelli sono ottimi per l'insalata, lo sa? Il loro guano è un efficace fertilizzante.




Spostiamoci un po' più in là. Altri appartamenti, a migliaia, a milioni. La Germania contra oltre 80 milioni di abitanti e molti di questi vivono in nuclei familiari. C'è il problema delle scuole, chiuse per via dell'emergenza Corona.
I genitori sono impazienti: la quarantena o meglio ancora il lockdown li ha stremati: vogliono che le scuole riaprano subito!
Ma gli insegnanti (categoria dallo stipendio sicuro...) spingono a maggiore precauzione. "Il governo sta andando troppo veloce" dichiara il loro Verband, la loro associazione. "Avremo di nuovo fin da subito classi sovraffollate e abbiamo visto che cos'è successo in Francia, dove oltre 70 istituti scolastici sono stati re-blindati per casi di infezione da Covid-19! Dobbiamo andarci con i piedi di piombo..."
I tedeschi però, i tedeschi con figli almeno, sono esasperati. "E noi come andiamo in ditta?" 
La seccatura, il grattacapo, ha - ovvio! - radici più lunghe di quanto non si voglia ammettere. La verità è che i "cari pargoli" si sono rivelati, in questi giorni, dei satanassi, delle nullità irrequiete, dei veri e propri saltamartini. Nonostante che in Germania nessuno abbia mai vietato a giovani e vecchi di uscire a sgambettare per le vie o nella natura aperta, anche senza mascherina, e fare sport, e ad ogni modo correre e sfogarsi, i bimbi e i ragazzetti entro le quattro pareti di casa propria fanno il diavolo a quattro. A madri e padri tocca constatare che i piccoli si annoiano, che non sono quei geni che i genitori speravano fossero: leggono poco, preferiscono semmai surfare nel web, e guardano film violenti oppure videogiocano per tutto il tempo... "E poi" insistono gli adulti, quando intervistati, "noi dobbiamo pur tornare al lavoro!" (E il vocabolo "lavoro", "Arbeit", suona, nelle loro bocche scocciate, quasi come "schiavitù".) "Non possiamo lasciarli soli in casa..."
Già. Perché altrimenti distruggerebbero l'intero mobiliario, forse farebbero saltare in aria il vicinato e ammazzerebbero se stessi e qualche innocente.
"Eh no. Impossibile. Soprattutto i più giovani. E poi quelli che vanno all'asilo, i piccini..."
È stata emessa, a questo proposito, una curiosa ordinanza: nei Kindergärten, nelle "Kita" (abbreviazione di Kindertagesstätte, una sorta di parcheggio per bambini aperto tutto il giorno), occorre insegnare ai fanciulli, ai pischelletti, a mantenere tra di loro almeno un metro di distanza. Anche quando giocano!
C'è tanta perplessità circa questo punto, giusto perché i bambini più piccoli tendono a socializzare toccandosi, sono inclini a mordersi e a graffiarsi, a salirsi addosso, a bagnare di bava i vestiti e la faccia degli amichetti e dei nemichetti...

Eh già. La crisi da Corona è una sfida per la salute mentale. Molte famiglie si scoprono incapaci di organizzare le proprie giornate, a strutturare - e dare un senso a - la quotidianità del gruppo, della tribù: a tratteggiare un qualsivoglia piano di emergenza. "E poi papà si lamenta contro il mondo intero e bestemmia stando tutto il tempo sul divano a bere birra..." Ne soffre la psiche di chiunque. 



Ma la psiche era toccata, picchiata, percossa già fin da prima. Probabilmente. Ciò è esatto in gran parte dei casi, in ogni modo. Molti portavano l'Aluhut ben prima dell'avvento del Coronavirus...

Un cappello di alluminio o Aluhut (gli inglesi lo chiamano "cappello di stagnola") è un copricapo fatto da uno o più strati di fogli di alluminio o materiale consimile. Apparve per la prima volta in un romanzo del 1927 di Julian Huxley, The Tissue-Culture King. Vi si narra la vicenda di un uomo che scopre che può bloccare le onde telepatiche governative e dunque evitare di farsi leggere i pensieri indossando appunto una sorta di "schermo" di metallo leggero. 
Oggi, metaforicamente, con "portatore di cappello di stagnola" (Aluhut; tin foil hat) viene indicato un sostenitore delle teorie della cospirazione e, più ordinariamente, "una persona tendenzialmente paranoica".

L'Aluhut, il cappello di alluminio - o di stagnola -, è stato assunto dunque a simbolo dei cospirazionisti. 
Una delle tante teorie dei complotti è questa (presa paro paro da un commento in calce a un video su Youtube):

Voi dite di iniziare a sospettare che USA e Cina sono dietro al virus... USA e Cina insieme... Ma no! Il virus è... made by sionisti, USA e Israele! Mentre invece la Cina, l'Iran e l'Europa sono stati prescelti come bersagli. Stiamo assistendo al primo test di arma biologica a livello planetario, cari ragazzi e ragazze. È comprovato che il Coronavirus NON proviene da Madre Natura. Ma quale animale! Ma quale zuppa di pipistrelli! (Was für Fledermaussuppe...????) Voi credete ancora a Babbo Natale? (Ihr glaubt auch bestimmt an den Weihnachtsmann.)

Curioso notare che i teorici cospirazionisti sono tantissimi anche in Germania. Gli italiani non hanno affatto - dunque - il record di folli paranoici. E i toni sono duri da ambedue le parti: dalla parte dei vegani / no-vax / antimerkel / anti-NWO e dalla parte di chi si dice razionale e avverso a ogni tipo di fake new e usa racchiudere tutti i cospirazionisti sotto il simbolo di... (dobbiamo ripeterlo perché è davvero comico) un cappello di carta stagnola, un Aluhut.

 Il Dott. Christian Drosten


Le voci discordanti - e dissenzienti, per certi versi - sono anche all'interno dei media tradizionali. In TV si fronteggiano da mesi tre virologi, ognuno con idee, teorie e strategie diverse. E a vincere è Christian Drosten, che, a parte tutto, con il suo gruppo di ricerca ha sviluppato il primo  test diagnostico del virus - il primo in assoluto nel mondo. Drosten si è pronunciato tra l'altro a favore di un controllo più accurato delle notizie che provengono da Internet (è, insomma, per la censura), nel tentativo di bloccare "le informazioni false".  Questa è una di quelle cose che non va giù ai complottisti, il cui regno è "l'altra parte", ovvero la Rete. Ove spadroneggiano anche perché lì sono numerosi. Analfabeti nella maggior parte, ma alcuni sono persino laureati. Complottisti, sostenitori di una congiura a livello mondiale... al seguito di agitatori di masse che li spingono a scendere in strada e a protestare contro "il controllo dello Stato e la perdita dei diritti fondamentali di noi cittadini". Eccoli lì in effetti in una piazza di Berlino, Monaco, Amburgo, accalcati, senza mascherine, e spalleggiati (se non sostenuti a forza) da elementi e da gruppi neonazisti (Pegida, AfD e consorti).
Tutto ciò sarebbe da catalogare sotto "normale amministrazione" e "eventi che si potevano prevedere", se non fosse che persino i complottisti, qua e là, un po' di ragione ce l'hanno anche loro (come la signora Müllerau con la sua paura dei pipistrelli e come i genitori "in carriera" che sono stufi di dover condividere uno spazio ristretto con i loro spermii).



Certo una cosa è dare la colpa della rovina del mondo ai Bill Gates, ai Soros, ai Rothschild, ai Rockefeller... un'altra è picchiare selvaggiamente per strada, senza pietà, giornalisti e troupes televisive. L'Heute Show, programma di satira politica della ZDF (secondo programma nazionale), ha visto alcuni dei suoi collaboratori finire in ospedale. Avevano trasmesso troppe barzellette sull'estrema destra, evidentemente; e su chi porta l'Aluhut.
Questo movimento di protesta contro le restrizioni (coatte!) per il Coronavirus ha un nome: si chiama Widerstand 2020 (Resistenza 2020). Un bell'ammasso vario. Vi troviamo chi si rifiuta di mangiare carne e di farsi vaccinare e chi non crede al riscaldamento globale (odiano tutti "la Greta"! Greta Thunberg cioè), e inoltre vedono in "Bill Gage" (che sarebbe Bill Gates) il nemico numero uno e "persuasore occulto-ma-non-tanto" della Merkel e degli altri governanti mondiali (con l'esclusione di Trump e Putin ovviamente, che vengono da costoro considerati il non plus ultra della saggezza e dell'equità al potere).
Eh già. Così come Conte in Italia, anche Merkel in Germania "riceve una telefonata ogni mattina da Gage/Gates, che le ordina quanti germi deve mettere nell'acqua che beviamo, quali strutture chiudere e quali aprire, il numero di morti da Coronavirus da comunicare tramite i TG..."
Ma perché Gates, o chi per lui, dovrebbe avere interesse a uccidere la gente, se è proprio grazie alla gente, alla massa, che guadagna o dovrebbe guadagnare miliardi? (Prima con Windows, adesso con i vaccini... presumibilmente.)
Risposta: "Ti dico solo questo: QAnon". 
Uhm. QAnon significa in pratica pedofilia, satanismo et affini.
In Germania non ci sono stati i morti di Bergamo o di New York (anche se da un paio di focolai in Nordrhein-Westphalen e nell'Oberbayern provengono tuttora cifre terrificanti), né i tedeschi hanno conosciuto le ristrettezze imposte dallo Stato come quelle riscontratesi in Italia. Nondimeno, Widerstand 2020 cresce, e da movimento va diventando, passo dopo passo, un vero partito...

Alla radio intanto (e siamo già a maggio) danno una notizia rassicurante: "Sembra essere terminata l'ondata di Hamsterkäufe" - ovvero acquisti di grandi quantità di beni di uso quotidiano, in particolare prodotti alimentari, al fine di creare una fornitura che permetta di essere indipendenti da eventuali carenze o aumenti dei prezzi. 
E i prodotti dei quali i tedeschi hanno fatto incetta sono stati: pasta (in primis quella scontata, non quella di ottima qualità), passata di pomodori (idem) e carta igienica. Nei primi giorni dell'annuncio del lockdown, in molti negozi e grandi magazzini, di carta igienica non se ne trovava più.





Gli aiuti dello Stato tedesco, per chi deve stare a casa perché la sua ditta ha chiuso o per chi ha un'azienda piccola o media, ci sono stati. E sono arrivati abbastanza in fretta. (Ciò rende ancora più strano, quindi, il fatto che anche in questo Paese ci sia chi va a manifestare affermando che "il virus è un'invenzione... è poco più di un'influenza..." e che "insieme ai vaccini di Gage ci vogliono iniettare il microchip per poterci meglio controllare..." Molti tedeschi dovrebbero, di contro, ringraziare la pandemia e baciare i piedi alla Merkel e allo Stato, tanto democratico quanto munifico, della Bundesrepublik...) Senonché, sono ben più consistenti, e per certi versi inspiegabili, gli aiuti concessi all'industria automobilistica - già nota per la sua natura altamente parassitaria e per la sua carica ricattatoria nei confronti dello Stato - e alle compagnie aeree. 


"... e poi con la scusa del virus mettono tutte quelle antenne 5G, e fanno entrare più negri, che ci succhiano il sangue: questi Asylanten le tasse non le hanno mai pagate..."

Solita musica ovunque, insomma.


"In Francia sono andati a ruba vino rosso e preservativi. E da noi? Carta igienica e pasta. Paese che vai..."


A febbraio prese d'assalto le farmacie. Le mascherine sono andate a ruba. Anche se proteggono da fumo e da polvere grossa, ma mai dai virus.

Scene assurde nei Warenhäuser: un cartello avvisa che "ogni cliente può comprare solo una confezione di carta igienica". Un cliente elegante, addirittura con cappello (e non col cappello di carta stagnola!), ha due pacchi con sé e chiede alla cassiera se non può prenderli ambedue. "Del resto sono due marche diverse, e uno è il tipo a due strati, l'altro a tre strati..." 
"Carta igienica è carta igienica. Solo un pacco!" è stata la giusta reazione dell'incorruttibile cassiera.




"Questa non è Angela Merkel. È una sua sosia." "Staneremo i poteri oscuri dello show business e della politica, grazie anche a Trump. Smantelleremo il Deep State..." "Weinstein e Rockefeller, Bill Gage e gli altri: bevono o si lasciano iniettare il sangue dei bambini e così ringiovaniscono!" 
E: "Il 5G è fatto apposta per arrostire i nostri neuroni..."


Aluhut!




martedì, aprile 14, 2020

Razzismo in Cina! Scene odiose

Secondo un servizio della CNN riportato dal quotidiano tedesco TAZ (ma sono diverse le emittenti anche africane che hanno trasmesso una documentazione a proposito), nella città di Canton la popolazione di pelle nera viene sistematicamente perseguitata e picchiata. È xenofobia sotto il cielo aperto in quella che viene altrmenti chiamata Guangzhou, capoluogo della popolosa provincia di Guangdong, nel Sud-Est cinese.








Nei McDonald's di Canton l'ingresso è "Vietato ai Neri". Gli africani vengono addirittura gettati fuori dalle loro abitazioni come fossero degli appestati. Le segnalazioni di insofferenza, ostilità e persino violenze (non più solo a Canton, purtroppo) si sono ripetute negli ultimi giorni: persone di chiara ascendenza africana sono state espulse dall'albergo in cui risiedevano, persino nottetempo, i loro passaporti sono stati ritirati e i malcapitati mandati a quarantena coatta. 




Il governo cinese ha totalmente respinto le accuse, come d'altronde fa in ogni controversia. "Noi non discriminiamo mai i nostri fratelli africani" ha affermato un portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino. "Tutti gli stranieri che si trovano da noi vengono trattati allo stesso modo. L'allarme di razzismo proviene dall'ambasciata statunitense e serve solo a piantare un cuneo tra la Cina e l'Africa." 

Ma, nel frattempo, nei Paesi africani - sia nei media ufficiali, sia sul social network - si è sollevata un'ondata di indignazione.




Il giornalista e commentatore ugandese John Njoroge chiede su Facebook: "Noi africani dovremmo comportaci allo stesso modo di loro?" Lui stesso si risponde: "No, affatto. Ma i nostri governi e le alte sfere della politica dovrebbero urgentemente rivedere i loro rapporti con i governanti cinesi... e mandare aerei per riportare a casa i nostri fratelli!"

In Cina soggiornano molti studenti africani e, già all'inizio della pandemia - da gennaio in poi -,  non pochi politici del Continente Nero dibatterono se fosse il caso o meno di organizzare speciali voli per riprenderli. Sudafrica ed Etiopia decisero affermativamente, l'Uganda si dichiarò contraria. Il presidente ugandese Yoweri Museveni temeva che qualche connazionale infetto avesse potuto portare il virus in patria. Ma adesso è più che palese che gli africani non possono restare in seno al colosso asiatico. Per la prima volta, anche alti politici africani reagiscono con parole dure contro "la stigmatizzazione e la discriminazione" in corso in Cina. È evidente - dicono - che si vuol dare l'impressione che il contagio sia partito dagli africani. Ambasciatori cinesi in servizio in vari Paesi africani (Uganda, Kenya, Nigeria, Ghana, Sudafrica) sono stati convocati per un'interpellanza... o per subire direttamente una lavata di capo.





È caccia al capro espiatorio

La Cina ha da poco riaperto il focolaio di coronavirus del Paese, Wuhan, e sta allentando le misure restrittive un po' ovunque. L'elemento scatenante di tanta rabbia razzista è quanto successo a Guangzhou, dove un nigeriano risultato positivo ha violato la quarantena andando in un ristorante e infettando - a quanto pare - il proprietario e la figlia di 8 anni. 

Si stima siano tra 30.000 e 300.000 gli africani che vivono a Canton. I quartieri dove risiedono sono noti come “Little Africa”. Secondo Asia Times, le autorità locali hanno cercato di rintracciare e isolare quanti erano entrati in contatto con alcuni africani arrivati in città e risultati positivi al Covid-19, per scongiurare una nuova impennata di contagi dopo la riduzione registrata a marzo. Ad oggi la città ha avuto complessivamente 365 contagi. Il vicesindaco di Canton ha riferito di 111 africani risultati positivi alla data di ieri, tra cui si contano 19 casi importati, a fronte delle 4.533 persone sottoposte a test dal 4 aprile scorso. Tutti loro, ha aggiunto, anche gli asintomatici, vengono curati. Gli africani sarebbero stati messi in quarantena "senza alcuna discriminazione razziale o nazionale".




Da settimane ormai il governo di Pechino esalta la presunta vittoria contro il virus e sottolinea che l'epidemia è provenuta da "casi importati", che i responsabili sarebbero individui "arrivati dall'estero". Al medesimo motivo il governo imputa l'attuale parziale rinfocolarsi della crisi. Nei media statali viene taciuto che, in realtà, i contagiati d'importazione sono, per il 90%, cittadini cinesi. 


lunedì, aprile 13, 2020

Come sconfiggere il mobbing... e il bullismo

Prima di tutto un consiglio: se conoscete l'inglese, guardatevi questo video del canale YouTube The Charisma Matrix, che si occupa di autoformazione, di crescita personale; di design della propria persona e della propria vita. I trucchi per "sconfiggere un bully" contenuti nel video sono molto ben espressi e, nella maggior parte dei casi, efficaci.





Ora, noi in Italia parliamo solitamente di "mobbing", che sarebbe la "prevaricazione", ovvero quella serie di atti odiosi che qualche psicopatico mette in atto nei confronti di qualcuno, massimamente sul lavoro. Ma il bullying (= bullismo, cioè "opprimere", "tiranneggiare") vale per ogni situazione dell'esistenza. Vale persino all'interno di una stessa famiglia, ove di frequente abbiamo a che fare con qualche mente perversa, con un individuo che critica, biasima, giudica per piacere personale; con l'aguzzino; con lo psicopatico di turno.




Come si riconosce uno psicopatico? (Importante saperlo, poiché, soprattutto nel mondo del lavoro, lo svelarlo può forse salvarci dal cadere nella sua rete di inganni.) 
Anzitutto: la definizione comune di "psicopatia" è quella di un disturbo mentale caratterizzato da comportamento asociale, deficit di empatia e di rimorso, emozioni nascoste... e una buona dose di istrionismo.  Quante volte non vi sarà capitato di incontrare una persona apparentemente simpatica e interessata ai vostri problemi, con la quale vi siete aperta e, magari nel corso della stessa giornata, vi siete ritrovati a soffrire per causa sua, in quanto costei è andata a spifferare a comuni conoscenti - o colleghi - le cose da voi raccontate e, nel farlo, ha riso e ha fatto di tutto per ridicolizzarvi? 



Dunque: non sempre sulle prime è facile individuare il maligno, il malvagio. Lui è anzi solito indossare la maschera dell'empatico, della persona che sa ascoltare ed è capace di immedesimarsi, e anche per questo è un individuo di successo, brillante, circondato da amici. 



Certo, ci sono gli aguzzini con pochi neuroni, che ridacchiano e fanno le battutine apertamente; ma codesti sono nemici agevoli, che si possono annientare usando le loro stesse armi... o, preferibilmente, ignorandoli e voltando loro le spalle con un sorrisino di superiorità. Attenzione soprattutto giustappunto ai cretini, agli idioti: conviene non farsi tirare da loro giù, nella palude della scempiaggine, dell'imbecillità! È quello il loro terreno naturale e, già il solo fatto che abbiamo scelto di batterci con loro a tale infimo livello, fa di noi i perdenti! 
Con questi scervellati, una delle strategie migliori è la dantesca "Non ragioniam di lor, ma guarda e passa" (divenuta, in bocca al popolo: "Non ti curar di loro, ma guarda e passa").  







Ma l'infido, il mobber per natura è fatto di ben altra pasta. Rispetto all'imbecille insopportabile, lui trama dietro le tue spalle... spesso senza poi ammetterlo mai. La sua è una forma di violenza mascherata e... socialmente ammessa. In numerosi casi, la vittima riceve danni psicofisici non indifferenti da tanta cattiveria esercitata con precisione chirurgica. Il mobber crea intorno al mobbizzato un'atmosfera ostile, aizza il gruppo contro di lui/lei, sparge pettegolezzi infondati tra i colleghi, esercita psicoterrorismo sul soggetto prescelto (ma non raramente i suoi bersagli sono molteplici...), crea difficoltà nello svolgimento del suo lavoro arrivando persino a manometterne il computer o altri strumenti di lavoro.





Link esterno: mobbing sul lavoro: che cos’è e come tutelarsi



Nei due video seguenti, ci sono alcuni suggerimenti utili; rivolti soprattutto a individui molto sensibili, a quelli che, purtroppo, si lasciano intimidire.








Chi invece non vuole lasciarsi sopraffare fin dal principio e non vuole diventare uno dei casi - e sono tanti... - che cercano supporto presso medici e/o legali, non si fissa maniacalmente sul proprio dramma. Rimane calmo a ogni aggressione senza tuttavia chiudersi in mutismo, analizza la situazione senza mostrare segni di isteria (possibilmente), si confronta con altri colleghi, parla con i superiori e, se non vive del tutto isolato, si rivolge anche ad amici e familiari. È importante tenere sempre alta la stima di sé! Non sono rari i casi di mobbed caduti in depressione, di mobbizzati che hanno fatto abuso di sostanze farmacologiche e le cui relazioni sociali sono andate in crisi. 








Alle critiche continue e infondate, chiunque di noi dev'essere in grado di reagire personalmente, adottando gli strumenti messici a disposizione dall'intelligenza. Abbiamo una nostra forza interiore ed è bene far leva su di essa per districarci dal groviglio di serpi, per uscire dalla morsa viscida. 



La forza interiore è potere buono



Ai gruppi, enti o associazioni anti-mobbing ci si rivolge soltanto se, per davvero, non c'è nessun'altra via d'uscita. D'altronde non mi risulta che qualcuno di essi abbia mai potuto realmente aiutare una persona, rimuovendo e punendo i mobber. Al massimo, hanno potuto curare qualche danno ricevuto dal mobbizzato (nemmeno tutti!).

Ben altra cosa è se il soggetto è debole, realmente indifeso, e riceve provocazioni anche pesanti e alla luce del sole, e finanche minacce... magari insieme a  molestie sessuali. In quel caso, e visto che, il più delle volte, dalle persone circostanti (per codardia e ipocrisia) il singolo non riceverà alcun aiuto, bisogna assolutamente che si inneschino tutti gli strumenti di difesa messi a disposizione dall'azienda, dalla società. 

O, ancor meglio, sarà conveniente, per la vittima, cambiare aria.


E qui torniamo al concetto, a me caro, della necessità di essere liberi, con pochi o nulli legami gravosi, e tenere sempre pronto il bagaglio di viaggio. 

Ma è un discorso più ampio.





domenica, marzo 15, 2020

Autoformazione e crescita individuale nei giorni di quarantena

Come cercare di sfruttare al meglio il tempo che ci dona (o ci ruba) questa maledetta #pandemia causata dal #Coronavirus, o #Covid19


"... occorre imparare ad allietarsi lavorando. Facendo lo shaping della propria esistenza.Energici costruttori di un nuovo presente. Ma rispettando i nostri propri tempi."

Quella qui sopra è una citazione da un libretto (in forma di eBook) scritto da me sotto lo pseudonimo Peter Parisius. Ne La vera piramide della felicità, Parisius (sì, io!) ci invita a iniziare una sorta di rivoluzione personale, di autoformazione, partendo dalle quattro pareti di una stanza...




La quarantena viene da molti vista come una disgrazia ma, per certi versi, può rappresentare la chance di un ritorno a se stessi e/o l'inizio di una crescita individuale. 
Non si deve per forza stare a mangiare per tutto il tempo, sapete? Si può approfittare del tempo libero e dello stare reclusi per intraprendere un percorso di crescita personale.
In questo eBook (scritto ben prima del #Coronavirus), tra le altre cose si invita a riprogrammare la propria vita... partendo proprio dai recessi della nostra abitazione.


Parole-chiave: #autoformazione, #formarsi, #autorealizzazione, #quarantena

 (autoformazione, formarsi, autorealizzazione, quarantena)





La vera piramide della felicità
ovvero: come rendere vincenti le nostre nevrosi


(l'inizio)


Su Internet mi sono imbattuto in svariate "piramidi della fortuna" e "della felicità". Trattasi di talismani che vengono offerti a prezzi variabili.
La nostra piramide non costa nulla. Non è un oggetto. Non viene né fabbricata né smerciata in alcun luogo. Come già illustrato in NO SMOKE – Le sigarette sono nazi, un piano determinato, una programmazione, necesse per il raggiungimento di uno scopo. Sì, di astrazioni, teorie, proposte ecc. ce ne hanno già inculcate tante, ma è bene (e va tutto a nostro vantaggio) intendere la vita come progetto.
Magari anche come opera d'arte; perché ciò che non può fare la vita, può farlo l'arte, ovvero: realizzare il sogno di un'esistenza piena.

È bene intendere la vita come una piramide a spicchi da riempire, come una serie di piani da realizzare.

Va tutto a nostro beneficio l'azione; agire. Agire non tanto d'impeto, scagliandoci a testa bassa contro un muro, quanto più usando il metodo "step by step".


 NOTA : In questo scritto appaiono, inserite in capitoli pertinenti, alcune questioni sollevatemi da persone di svariata età e condizione sociale, persone alle quali ho cercato di dare sostegno personalmente o via Internet. In tali inserti (che seguono lo schema della "Domanda" e "Risposta"), il tono è spesso colloquiale, confidenziale; per forza di cose: trattasi di documenti di vita vera.



Contenuti:

1. Ragioniamo sul senso della vita
2. La piramide
3. Realtà e apparenza
4. Un atto di credenza
5. Aprire e dischiudere il mondo
6. Troppa filosofia per un manuale "pratico"?
7. Felicità, infelicità 
8. Il bel gioco
9. Ultimi dubbi e ultime obiezioni
10. I punti principali (sunto)





1. RAGIONIAMO SUL SENSO DELLA VITA


"L'uomo diventa spesso ciò che crede di essere. Se io insisto a dire che non riesco a fare una certa cosa, è possibile che alla fine sia realmente incapace di farla. Al contrario, se ho fiducia di poterla fare, acquisterò sicuramente la capacità di farla, anche se, all'inizio, magari non ne sono in grado."

  (Mahatma Gandhi)


La vita nasce come casualità e tocca a noi darle l'importanza di un dono prezioso.
L'esistenza deve essere interpretata come una missione e, se pur è vero che soffriamo (e non occorre essere buddhisti per sapere che esistere è "anche" soffrire), è altresì vero che il nostro compito principale è di dare, e dimostrare, amore.
Perché questo nostro essere al mondo, questo stare al mondo, un giorno finirà, e in complesso di una persona si ricordano soprattutto le gesta, gli atti compiuti durante la sua permanenza terrena. Tra le due parentesi che segnano la nascita e la morte, dobbiamo scrivere il romanzo – o film – nostro personale. Autorealizzazione: questa la meta. In tale fase formativa, che in sostanza non finisce mai, occorre che trasciniamo con noi, sul nostro sentiero, un discreto numero di nostri contemporanei, per "contagiarli" con il germe della gioia e dell'Amore.

Questo, secondo me, è il Senso dell'esserci.

Ora, noi tutti siamo pazzoidi, nevrotici, e quale potrebbe essere la migliore "posizione lavorativa", la migliore occupazione per un nevrotico? Ve lo dico io: la catena di montaggio! Certo, oggidì è arduo trovare un impiego qualsiasi, figurarsi dunque finire dentro una fabbrica e ottenere addirittura il compito di assemblare pezzi a una catena di montaggio (da tanti demonizzata, da me curiosamente decantata)! Ma occorre interpretare le mie parole anche in senso figurativo: così come "ci inventiamo" un'ideale piramide, dobbiamo inventarci un'ideale attività. Ciò ha a che fare con lo "step by step" cui accennavo in apertura, con la voglia di gesti reiterati, la brama di riempire fruttuosamente i giorni e le notti; con la passione per il dettaglio, con il plasmare noi stessi, il modellarci. Giacché vogliamo muoverci, renderci utili, essere produttivi. O al limite (oppure come estrema conseguenza) riuscire utili a noi stessi.

La vera piramide della felicità si basa sul concetto che, se siamo in forma e felici noi, possiamo aiutare anche gli altri. Il nostro successo può trascinare in alto anche altre esistenze.
Intanto però siamo scontenti, fremiamo, non intravediamo una via d'azione... siamo, chi più chi meno, squilibrati, appunto. E perciò disperati.
La nostra disperazione nasce dall'ozio. E occorre stare attenti a non sboccare nell'isteria, nella psicosi, a non unirci al coro di gesti inutili e teatrali, di voci ossessive, di azioni vane e controproducenti. La nostra è una missione: ricordiamocelo! Abbiamo qualcosa di vero e importante da fare, perché la vita val la pena di essere vissuta. Un interesse creativo, imprescindibilmente sano, dovrebbere risiedere in ciascuna nostra azione, addirittura in ciascuna parola. Ergo, il primo passo è: reagire, uscire dall'apatia.
Quel che non facciamo adesso, non lo faremo mai.

Non bisogna prendere però questo proponimento come un dovere, e dunque come un'ennesima spada di Damocle. Nella vita, l'unico imperativo vero è: "divertirsi". Non intendo con ciò "far baldoria". Intendo che occorre imparare ad allietarsi lavorando. Facendo lo shaping della propria esistenza.
Energici costruttori di un nuovo presente. Ma rispettando i nostri propri tempi.


Odo qualcuno obiettare: "Sì, ma non tutti possono. Ci sono certe condizioni, certe situazioni che ci tengono inchiodati alla vuota quotidianità..."
Qual è il problema? Noi dobbiamo essere più forti, e migliori, dei fattori contingenti. Dobbiamo sfruttarli o, se non possiamo sfruttarli, dobbiamo saltarli a piè pari. Il presente deve appartenere a noi!
O è forse il passato a essere una pietra al piede? Ebbene, noi viviamo nell'oggi, non nell'ieri! Non mi stancherò mai di sottolineare l'importanza di resettare tutti i dati, di fare tabula rasa e cominciare a riscrivere la propria vita. Beh, se non la propria vita (l'hardware e le impostazioni di base non si possono mutare radicalmente!), quantomeno il programma. Con un piano d'azione, precisamente.


Domanda:Tu hai parlato di passato, hai parlato di presente... Ma... il futuro? È quello alla fin fine che ci interessa.
Beh, sì e no. Che cos'è il futuro? Il futuro è l'oggi. Se adesso non fai nulla, poi non ottieni niente. Il tempo è un fattore primario e la maledizione del tempus fugit la si scongiura impiegando le ore utilmente.
Mentre i politici dibattono con animosità sul "decreto del fare" per poi magari non fare nulla, noi ci muoviamo in avanti, e in alto, eleganti e silenziosi come iguana. Non abbiamo bisogno di emettere decreti o emendamenti vari: dobbiamo solo scrivere su un foglio quali sono i valori ai quali crediamo e quali gli scopi che vogliamo raggiungere. Spesso, valori e scopi combaciano. A farci da guida è un astratto modello di piramide, un monumento teorico, immateriale. Un tempio non sepolcrale ma dedicato alla vita.
Possiamo benissimo prendere a esempio i cosiddetti "persuasori occulti", gli inventori di slogan pubblicitari, e forgiare il nostro proprio motto, da incidere a fuoco su un muro della nostra piramide.
Questo ad esempio:


'The world in my pocket!'


Qualsiasi detto, qualsiasi massima va bene, purché serva a motivarci.




(Continua qui: LINK ad Amazon)