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sabato, novembre 06, 2021

La vera Kakania siamo noi. Robert Musil

6 novembre

      #OnThisDay
On This Day

Il 6 novembre 1880 nasceva Robert Musil, scrittore e drammaturgo austriaco († 1942)




Dopo essersi lasciato alle spalle un'insostenibile situazione familiare . in quel di Klagenfurt - e la frequentazione di collegi e accademie militari, si diplomò in ingegneria meccanica al politecnico di Brünn, fece assistentato presso il politecnico di Stoccarda, e si laureò, nel 1908, a Berlino con una tesi su Ernst Mach, scienziato e uno dei più influenti filosofi della scienza tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX. Da Mach, che aveva proclamato l'"insalvabilità dell'io", mero aggregato di relazioni psichiche la cui unità risulta puramente "economica", Musil trasse lo scetticismo circa l'unità dell'io e la validità generale di ogni legge scientifica e soprattutto del principio di casualità. Oltre alla lettura dei principali scrittori tedeschi ed europei, fondamentale fu per Musil la lezione tratta da Nietzsche che aveva dissolto l'idea stessa di soggetto, la sua identità e la sua unità in un'anarchia di atomi. Inoltre Musil ricaverà da Nietzsche la consapevolezza che la vita non dimora più in un Tutto organico e concluso, ossia la diagnosi della vita orfana della totalità che pervaderà tutta la sua opera. 

 Il Robert Musil Literatur Museum a Klagenfurt


Fatti biografici importanti della sua biografia a inizio Novecento: nel 1901 aveva conosciuto Herma Dietz, una ragazza della quale successivamente racconterà la storia in "Tonka". Poco dopo svolse il servizio militare come fante volontario: e in quel periodo contrasse la sifilide...

Il primo romanzo, I turbamenti del giovane Törless (Die Verwirrungen des Zöglings Törless, 1906), racconta la storia di un giovane cadetto militare disorientato, alla ricerca di valori morali sicuri all'interno del sistema sociale in cui si trova a vivere e il significato che questi assumono per lui. I turbamenti del giovane cadetto si trasformano in uno spassionato laboratorio d'osservazione scientifica: Musil intendeva così sanare lo iato apertosi, nella cultura del suo tempo, tra poesia e scienza, "anima ed esattezza". Su questo motivo, s'impernierà L'uomo senza qualità (Der Mann ohne Eigenschaften), il grande romanzo incompiuto cui egli aveva lavorato dal 1898 fino alla morte, lasciandolo interrotto e aperto a diverse soluzioni possibili. 


Il romanzo è ambientato in quella che è a tutti gli effetti Vienna, capitale di un grande impero pluri-etnico detto Kakanien (reso in italiano come "Cacania"). Il nome Kakanien deriva dall'abbreviazione KK (pronunciata "ka-ka"), dell'espressione tedesca Kaiserlich-Königlich ("imperial-reale"), usata per indicare lo status dell'Austria-Ungheria come Doppia Monarchia. Ma kaka è in tedesco la parola infantile che indica le feci, e kakos in greco significa "cattivo". Quindi Musil usa l'espressione per simboleggiare la mancanza di coerenza politica, amministrativa e sentimentale nell'Austria-Ungheria.

L’uomo senza qualità narra del matematico Ulrich e del suo atteggiamento verso la vita. Ulrich è una specie di "uomo ideale" che, riassumendo in sé tutte le qualità o, meglio, le "non-qualità" dell'appena iniziato Novecento, vive parzialmente alienato dal "mondo reale" e del tutto privo di autentici interessi. È passivo e apatico proprio come l'impero Austro-ungarico che si avvia al suo inesorabile disfacimento. Le vicende di Ulrich e degli altri protagonisti del libro sono metafore del ritratto di un'Europa di fine ‘800 stanca e decadente. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale porrà termine, in maniera triste e definitiva, a quest'epoca con tutti i suoi valori e le sue contraddizioni.

Immerso com'è nell'anti-umanesimo di stampo nietzschiano, il protagonista stesso descrive la propria situazione come una vera e propria malattia della volontà. Quando ad esempio Ulrich "desidera" salvare il criminale Moosbrugger, è guidato da una filosofia prim'ancora che da un senso della realtà, totalmente alienato dal senso comune.

Il particolare atteggiamento narrativo di Musil, che lui stesso definisce del "saggismo", contribuisce a rendere questo mostruoso e straordinario libro una vera e propria bibbia del Decadentismo, esattamente alla maniera di Thomas Mann.

 

 Nei racconti Incontri (Vereinigungen, 1911) e il ciclo di novelle Drei Frauen (1924), Musil si concentra sulle sfumature dei processi psichici: il soggetto s'indebolisce fino a svanire e l'esistenza risulta un campo enigmatico, sospeso e fluttuante. Come dice l'ironico titolo delle Pagine postume pubblicate in vita (Nachlass zu Lebzeiten, 1936), Musil è consapevole del tramonto dell'epica e della figura stessa dello scrittore, la cui scrittura registra eventi minimi. Sismografo del tramonto dell'impero asburgico, Musil se ne era fatto interprete anche nei numerosi saggi, animati da una lucida analisi e da uno struggente amore per la realtà. Anche le due commedie musiliane, Fanatici (Die Schwärmer, 1921) e Vinzenz e l'amica degli uomini importanti (Vinzenz und die Freundin bedeutender Männer, 1924), sono pervase da ironia e passione, fredda analisi e sguardo amoroso e partecipe.


Sposa Martha Heimann il 14 aprile del 1911 a Vienna.

Durante la Grande Guerra trascorse un periodo di stanza a Palù del Fersina, in Trentino. Risale ad allora la concezione della novella “Grigia”.



Da L'uomo senza qualità:

«Dobbiamo ora far seguire due parole a proposito di un sorriso, e cioè un sorriso fornito per giunta d'un paio di baffi, fatti apposta per la prerogativa maschile di sorridere sotto i medesimi; si tratta del sorriso degli scienziati che erano accorsi all'invito di Diotima e che avevano sentito parlare i famosi letterati e artisti. Benché sorridessero, non bisogna credere, Dio guardi, che sorridessero ironicamente. Al contrario, era la loro espressione di rispetto e di incompetenza, di cui s'è già accennato. Ma neppure questo deve trarre in inganno. Nella loro coscienza era così, ma nel subcosciente, per adoperare questa parola d'uso corrente, o per dir meglio nel loro stato d'animo collettivo, erano uomini nei quali la tendenza al male rumoreggiava come il fuoco sotto una caldaia.
Questo naturalmente sembra un paradosso e se lo si volesse esporre davanti ad un professore d'Università, quegli ribatterebbe probabilmente che lui è al servizio della verità e del progresso e d'altro non si cura; perché quella è la sua ideologia professionale. Ma tutte le ideologie professionali sono nobilissime, e i cacciatori, ad esempio, non si sognano certo di definirsi i macellai del bosco, bensì si proclamano amici degli animali e della natura esperti dell'arte venatoria, così come i commercianti professano il principio dell'utile onesto e i ladri hanno lo stesso Dio dei commercianti, l'elegante e internazionale Mercurio, congiungitore di popoli. [...] Se ci chiede [...] perché la scienza regna su di noi e neppure un analfabeta si salva dal suo dominio giacché impara a convivere con cose che son nate dotte - si ottiene un'immagine molto diversa. Secondo tradizioni attendibili s'è cominciato nel sedicesimo secolo, un periodo di fortissimo movimento spirituale, a non più sforzarsi di penetrare i segreti della natura, com'era successo fino allora in due millenni di speculazione religiosa e filosofica, bensì ad accontentarsi di esplorarne la superficie, in modo che non si può fare a meno di chiamare superficiale. Il grande Galileo Galilei ad esempio, il primo nome che sempre si cita a questo proposito, tolse di mezzo il problema: per quale causa intrinseca la natura abbia orrore degli spazi vuoti, così da obbligare un corpo che cade ad attraversare spazi su spazi, finché esso giunge su un terreno solido; e s'accontentò di una constatazione molto più volgare: stabilì semplicemente la velocità di quel corpo che cade, la via che percorre, il tempo che impiega, e l'accelerazione della caduta. La Chiesa cattolica ha commesso un grave errore minacciando di morte un tal uomo e costringendolo alla ritrattazione invece di ammazzarlo senza complimenti; perché il suo modo, e quello dei suoi simili, di considerare le cose, ha poi dato origine - in brevissimo tempo, se usiamo le misure della storia - agli orari ferroviari, alle macchine utensili, alla psicologia fisiologica e alla corruzione morale del tempo presente, e ormai non può più porvi rimedio.»
 Soldato senza qualità: Robert Musil



Leggi anche: "Sono dominato da donne che non ho mai visto..." (su Pangea)

   Robert Musil e il suo soggiorno in Trentino (Francesco Roat su Il Sussidiario)

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lunedì, agosto 12, 2013

Schrödinger e il paradosso del gatto

Interessantissimo il "doodle" di quest'oggi di Google: è dedicato al fisico Erwin Schrödinger e al suo paradosso del gatto


Schrödinger fu un matematico e fisico austriaco, vincitore del premio Nobel per la Fisica nel 1933. Era venuto al mondo il 12 agosto 1887, e dunque oggi ricorre il 126.mo anniversario della sua nascita: motivo sufficiente, per Google, per dedicargli uno di quei siparietti che loro chiamano "scarabocchi" ("doodle", appunto), che richiama soprattutto all'enunciato più celebre del fisico. 



Il cosiddetto "esperimento mentale del gatto di Schrödinger" intende dimostrare come l'interpretazione "ortodossa" della meccanica quantistica (interpretazione di Copenaghen; vedi anche Niels Bohr) risulti incompleta quando deve descrivere sistemi fisici in cui il livello subatomico interagisce con il livello macroscopico (cioè: con la nostra  realtà).

Per la quantistica ortodossa, se non si osserva esplicitamente il comportamento dell’atomo radioattivo, quest’ultimo si trova in una sovrapposizione di stati, ovvero: è sia decaduto che non decaduto, e rimarrà in tale doppia condizione fino a quando lo scienziato non ne osserverà lo stato. L'osservazione causerà il cosiddetto “collasso della funzione d’onda”, ovvero sarà lo scienziato a stabilire (arbitrariamente!) quale sia lo stato in cui l’atomo versa.

"Si possono anche costruire casi del tutto burleschi" scrive, polemizzando, Erwin Schrödinger. "Si rinchiuda un gatto in una scatola d’acciaio insieme alla seguente macchina infernale (che occorre proteggere dalla possibilità d’essere afferrata direttamente dal gatto): in un contatore Geiger si trova una minuscola porzione di sostanza radioattiva, così poca che nel corso di un’ora forse uno dei suoi atomi si disintegrerà, ma anche, in modo parimenti probabile, nessuno; se l'evento si verifica, il contatore lo segnala e aziona un relais di un martelletto che rompe una fiala con del cianuro. Dopo avere lasciato indisturbato questo intero sistema per un’ora, si direbbe che il gatto è ancora vivo se nel frattempo nessun atomo si fosse disintegrato, mentre la prima disintegrazione atomica lo avrebbe avvelenato. La funzione \Psi dell’intero sistema porta ad affermare che in essa il gatto vivo e il gatto morto non sono degli stati puri, ma miscelati con uguale peso."
(In: Die gegenwärtige Situation in der Quantenmechanik ['La situazione attuale della meccanica quantistica'], ne Die Naturwissenschaften 23 (1935), pagg. 807–812, 823–828, 844–849; la citazione è a pag. 812)



Fino a che la scatola rimarrà chiusa, il gatto è – per l’ambiente esterno – sia vivo che morto.
Con questa valutazione paradossale, Schrödinger voleva spiegare che c’era una contraddizione nell’interpretazione prevalente allora sulla convivenza di due stati nella fisica quantistica. La sua riflessione seguiva la pubblicazione di un famoso articolo scientifico e una corrispondenza con Albert Einstein.

E' una gran roba, se ci pensiamo bene: più filosofia che fisica. Finché la scatola è chiusa, noi non sappiamo se l'atomo si è disintegrato e se il gatto è vivo o morto... In pratica, il contatore Geiger è sia attivato che non attivato, la fialetta di cianuro è sia rotta che integra, e il gatto...

Mah, povero gatto! Noi preferiamo pensarlo - e vederlo - sano e pasciuto.


domenica, maggio 12, 2013

Cecilia Bartoli: "La crisi in Italia? Colpa di Berlusconi"

Intervistata a Salzburg da Die Zeit, Cecilia Bartoli, direttrice dei Pfingstfestspiele 2013 nella città austriaca, dove andrà in scena la Norma , ha tra l'altro detto:

"A me Wagner ha dato molto, ho imparato parecchio da lui... Che cosa possono imparare i tedeschi oggi dall'Italia? Non molto, temo! La lirica in Italia non fa più testo, almeno a credere ai nostri politici e a vedere come vengono tagliati i fondi per la cultura. Ma ciò non significa che non esiste più un pubblico, che la gente non vogliaa più andare ad assistere a un'opera! Il fatto è - ed è questa la cosa tragica - che solo pochi grandi teatri rimangono attivi, e che lì vengono inscenate quasi sempre La Traviata, La Bohème, Madame Butterfly e la Turandot. Verismo, verismo, verismo: una vera e propria dittatura! E' un impoverimento. Che fine hanno fatto Monteverdi, Pergolesi, Vivaldi, Rossini, Caldara? Un tempo eravamo la nazione della musica lirica..."



Giornalista: "La politica non potrebbe imparare da certe opere? Se si mandasse l'intero parlamento italiano a gurdare la Norma qui a Salisburgo..."

Cecilia Bartoli: "...allora forse alcuni di loro capirebbero che dobbiamo cambiare il modo di vivere! Non possiamo continuare come abbiamo fatto finora. E' irresponsabile che in una famiglia ci siano cinque automobili e cinque computer, solo perché quella famiglia consta di cinque elementi. Dobbiamo imparare a rinunciare. Ed ecco che siamo al tema della 'rinuncia', dei 'sacrifici', o Opfer come si dice in tedesco. [E' il tema di questa parte "pentecostale" del Festival di Salisburgo.] Dobbiamo fare sacrifici per superare la crisi, crisi in cui siamo scivolati anche per via di questi vent'anni sotto Silvio Berlusconi. E' una crisi non solo economica: è soprattutto spirituale, una crisi della cultura. [In italiano:] L'Italia appartiene agli italiani, capisce? [E le salgono lacrime agli occhi.] Non appartiene ai politici: appartiene a noi. Dobbiamo capire che noi stessi dobbiamo iniziare a occuparci della nostra aiuola. Solo così un giorno potremo essere utili all'Europa."


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La Bartoli è non solo uno dei più grandi mezzosoprani di oggi, ma anche un'apprezzata musicologa. Dopo essersi avvicinata al repertorio barocco, rese di nuovo popolari compositori quali Antonio Salieri e Agostino Steffani. Ha inoltre ricercato tracce biografiche della leggendaria Maria Malibran (stella della lirica del XIX secolo, morta in Inghilterra a soli 28 anni). La Bartoli ultimamente si dedica anima e corpo al "Belcanto" e in particolare a Bellini: dopo La Sonnambula, ha iniziato lo studio della Norma. Il prossimo venerdì, 17 maggio, debutterà ai Festspiele di Salisburgo nel ruolo principale, sotto la direzione di Giovanni Antonini e con l'accompagnamento dell'Orchestra La Scintilla (specializzata in strumenti musicali storici).

sabato, ottobre 11, 2008

Jörg Haider - 'The swine is dead'

"E' morto il porco - das Schwein", come hanno scritto impietosamente molti visitatori della homepage del quotidiano viennese Der Standard , tanto che i responsabili del sito si sono visti costretti a chiudere l'apposita sezione del forum.


Molti di più sono comunque i riconoscimenti per l'uomo e politico Haider e le testimonianze di dolore per la sua improvvisa scomparsa.



Il 58enne politico austriaco si è spento nelle prime ore della mattinata. Si trovava da solo a bordo della sua automobile di servizio, una Volkswagen Phaeton, quando, dopo un sorpasso, la vettura è uscita fuori strada, andando a sbattere contro un pilone di cemento. L'incidente è avvenuto a sud di Klagenfurt, capoluogo della Carinzia, e più precisamente al'ingresso della località Lambichl, poco distante dal confine sloveno. Haider è spirato in seguito alle gravi ferite riportate al capo e al torace.



La sua è stata una vita da reazionario e razzista. Figlio di una coppia che ha vissuto con entusiasmo gli anni del nazismo, Haider ha cavalcato con successo per almeno vent'anni l'onda della xenofobia, molto forte in Austria - similmente che in Germania. Eclatanti i suoi attacchi verbali contro stranieri ed ebrei. Nel 1991 dovette dimettersi da governatore della Carinzia per aver lodato nel parlamento del Land, di cui era "Capitano" (Presidente di Regione), "la giusta politica di occupazione nel Terzo Reich".


Il suo ritorno alla politica è avvenuta all'insegna di un "ripensamento di strategie". Haider aveva capito che in una democrazia è impossibile conquistare il potere sostenendo tesi estremamente reazionarie, e così aveva smorzato i toni, divenendo un "politico populista" e, in fatto di economia, abbracciando addirittura posizioni keynesiane, e dunque sinistrorse. "Il nazismo? La dittatura più criminale che si è mai vista sulla Terra" è arrivato a dichiarare. Nelle elezioni parlamentari dello scorso 28 settembre, il suo BZÖ ha potuto raggiungere l'11% dei voti, che, insieme ai voti dell'altro partito della coalizione di Destra, l'FPÖ, significa un totale di 29%: la terza forza politica in Austria, subito dopo la Volkspartei e il Partito Socialdemocratico. Una vera "rivoluzione di palazzo".


Non appena si è sparsa la notizia della sua morte, neonazisti e simpatizzanti hanno immediatamente fatto di lui un martire. Su Internet pullulano già le voci che ipotizzano uno "Staatsmord", un omicidio premeditato da parte di determinati circoli governativi.

domenica, luglio 06, 2008

... e buon appetito 'a tout le monde'!

"Lo preferisce fresco o avariato?"

Due anni fa o poco più soffrivate di insoliti mal di pancia? Ebbene, forse è perché avete ingerito escrementi di topi, pezzettini di metallo, muffe, inchiostro, plastica tritata e altre Delikatessen mischiate in una massa verminosa dall'aspetto e la forma di formaggio!


L'Europa intera è sconvolta da uno scandalo ("Ennesimo caso di sofisticazione alimentare dall'Italia" intitola un quotidiano austriaco) che ha purtroppo la sua sorgente nel Belpaese (non ci riferiamo adesso al celebre formaggio; anche se...). Circa 11.000 tonnellate di formaggio avariato sono state "riciclate" in un'azienda di Cremona, mischiate con prodotti freschi (mozzarella, gorgonzola, formaggio grattuggiato e soprattutto formaggio fuso, quello che si splama sul pane) e rimesse in commercio. Arrestati un imprenditore siciliano - il 46enne Domenico Russo, nativo di Partinico - e due suoi soci.


Dopo il caso della mozzarella con diossina e dei milioni di litri di vino sofisticato con sostanze cancerogene, un altro brutto colpo per l'immagine dell'Italia. Apparentemente, le ditte (anche tedesche, inglesi, olandesi, spagnole, svizzere) che compravano quest'immondizia, erano a conoscenza della "qualità" del materiale: erano esse stesse a mischiarlo al prodotto finito... Anzi: erano loro stesse a spedire la merce scaduta a Casalbuttana (Cremona), allo stabilimento Tradel, che a sua volta la rigirava al caseificio Megal che procedeva con il "reimpasto" prima di rimandarla ai mittenti.


Galbani, Granarolo, Centrale del Latte di Firenze, Frescolat, Mauri, Cademartori, Brescialat, Nedeghini, Igor, Euroformaggi e Prealpi tra le marche italiane incriminate.


L'indagine è partita a novembre 2006, quando gli uomini delle Fiamme Gialle fermarono un Tir dal cui carico proveniva un odore nauseabondo. Di li a poco i controlli nei 4 stabilimenti diretti da Domenico Russo (uno dei quali a Woringen nel Sud Germania) e le intercettazioni telefoniche (in cui il Russo chiamava il formaggio "merda") che hanno permesso di ricostruire l'intera organizzazione di "banditi della tavola". Coinvolti anche tre funzionari della ASL di Cremona.


Le autorità tedesche sono furibonde, rimproverando al nostro governo di non averle mai informate, e hanno già annunciato di voler querelare l'Italia presso la sede competente dell'UE. L'opinione pubblica del continente europeo ha appreso dello scandalo soltanto adesso, tramite i media.


La Galbani è stata tra le prime marche note a smentire di essere mai stata coinvolta in questa operazione di banditismo alimentare. Il quotidiano La Repubblica sostiene invece che è proprio il loro nome che risalta con più frequenza in questo pasticciaccio verminoso. A chi dobbiamo credere? Si sa: Galbani... vuol dire fiducia!

domenica, aprile 27, 2008

Austria: ventiquattro anni di sequestro e incesti, arrestato padre

E' una vicenda che ha dell'incredibile e deve farci riflettere sul significato di "oscurantismo": a quanto sembra, difatti, il Medio Evo è oggi. I cuori di nostri molti contemporanei sembrano offuscati dalle tenebre.
I personaggi principali: Elisabeth Fritzl, 42 anni; suo padre Joseph Fritzl, 73; la madre Rosemarie; e la figlia 19enne di Elisabeth, Kerstin.
Il luogo: la cittadina di Amstetten, in Austria, Paese dove neanche due anni fa fu svelato il caso, per certi versi analogo, della giovane Natascha Kampusch, prigioniera per otto anni di uno spasimante-aguzzino, Wolfgang Priklopil (poi suicida).

Da ventiquattro anni Elisabeth Fritzl viveva da reclusa in uno scantinato senza finestre, dove il padre abusava di lei regolarmente. La "coppia" ha messo al mondo ben sette figli, uno dei quali morto subito dopo il parto. Dal lontano 1984, Elisabeth non vedeva la luce del sole. Suo padre è stato arrestato ieri sera e si è chiuso in un mutismo totale, mentre la povera donna e cinque dei sei figli nati dall'incesto forzato con il genitore - in tutto tre maschi e tre femmine compresi fra i 5 e i 19 anni - sono stati affidati a un'equipe di psicologi. La sesta figlia, Kerstin, 19 anni, la maggiore, è invece ricoverata in gravi condizioni all'ospedale con una malattia di cui non è stata rivelata la natura, e sta "lottando con la morte".

Proprio Kerstin ha permesso di levare il velo sulla vicenda: la figlia maggiore di Elisabeth e del 73enne Joseph è stata accompagnata e lasciata all'ospedale di Amstetten lo scorso fine settimana perché in preda a sintomi gravi. I medici dell'ospedale hanno chiesto di parlare con la madre della ragazza, che secondo la versione fornita da Joseph era scomparsa nel 1984 e si riteneva fosse caduta nelle mani di una setta. A quel punto il padre ha fatto "ricomparire" la figlia dicendo a sua moglie Rosemarie (apparentemente ignara del sequestro e dell'incesto) che Elisabeth aveva deciso finalmente di tornare a casa.

Ma Elisabeth ha raccontato alla polizia di aver subito le attenzioni sessuali del padre fin da quando aveva 11 anni e di essere stata attirata dal lui nello scantinato quando ne aveva 19, il 28 agosto del 1984. Lì, il genitore l'ha drogata e ammanettata, per poi abusare di lei.

I due figli più grandi, attualmente di 19 e 18 anni, e il più piccolo di cinque, sono sempre rimasti con lei dentro la cella, mentre gli altri tre sono stati adottati dal padre, che li faceva trovare alla moglie Rosemarie davanti alla porta di casa con una lettera "anonima" nella quale si spiegava che Elisabeth non era in grado di occuparsene.

Joseph, portava loro, giù in cantina, cibo, acqua e vestiario, ma i figli incarcerati con Elisabeth non hanno mai visto il sole o ricevuto alcuna istruzione. Il settimo figlio, gemello di uno dei sei sopravvissuti, quando morì, poco dopo il parto, fu portato via dal padre che ne bruciò il cadaverino, secondo quanto riferito da Elisabeth.