L'ansia del nuovo non è nulla di... nuovo. La vita - in senso di attività umana - si è sempre prodotta, si è sempre sviluppata (anche in direzione regressiva) imitando o ripudiando se stessa. E mai come negli ultimi decenni quest'ansia (forse innata nel genere umano) ha dato frutti tangibili.
Il mondo è, sotto la spinta della voglia di fare a pezzi il vecchio, decisamente cambiato. Ma... è cambiato in meglio?
Da un secolo e mezzo a questa parte, la tecnica ha proceduto a grandi balzi: la ferrovia, l'automobile, l'aereoplano... la posta, il telegrafo, il telefono, il telegrafo senza fili, Internet. Ma qualcosa ci dice che la palingenesi - nostra e dell'umanità intera - non risiede nel cosiddetto progresso.
Quello che ancora ci attende in questo Terzo Millennio lo abbiamo già visto tutti, soprattutto grazie al media televisivo: la globalizzazione dell'economia con conseguente aumento vertiginoso della disoccupazione, la follia terroristica di cui il 9 settembre 2001 è stato solo uno dei tanti episodi, le catastrofi (in)naturali quali il tsunami e l'uragano Katrina. L'Africa, parte dell'Asia e parte del Sudamerica sono perdute per sempre, schiavizzate da potenze senza scrupoli. Non c'è nessuna isola, nessun deserto, nessun villaggio remoto dove rifugiarsi: tutto è contaminato, lordato, rovinato per l'eternità. Ciascuno di noi è incatenato ai banali inferni di casa nostra.
Stabilito ciò, io non vedo altra speranza per l'individuo (per l'individuo, almeno, che ha la ventura di risiedere nel "dorato" Occidente) se non nella sua autoliberazione attraverso strategie alternative. Una di queste - alquanto utopistica - potrebbe essere rappresentata da una vincita al lotto o al totocalcio. L'altra è meno comoda e ugualmente difficile da realizzare: cercarsi una nicchia ai margini della società e combattere - o semplicemente sopravvivere - insieme a chi la pensa come lui. In una siffatta realtà, soprattutto l'artista deve imparare a farsi homo technologicus: in modo che almeno il suo messaggio circoli nella rete dei dati. Ma la questione principale, ovvero il procacciarsi a breve termine un tetto e cibo a sufficienza, rimane sempre irrisolta. Il pessimismo è d'uopo.
Accettasi proposte e suggerimenti su valide alternative di sopravvivenza.
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