"Si vede che ha voglia di fare, però non sa fare nulla!"
Incasso questo vostro commento e, arrossendo truce, annuisco. Avete ragione. Vi procuro più guai che vantaggi. Cerco di nascondere sotto il tappeto le cose che rompo, anche se voi, fin troppo presto, scoprite ogni cosa. Non sono "produttivo", non sono "efficace", per tacere delle mie "competenze". Dunque, non sarò mai dei vostri.
Vi dirò: neanch'io so cosa ci faccio qua. Trovarmi in mezzo a voi è un clamoroso malinteso. Ma non è la prima volta che capito in una situazione così deprimente, né, purtroppo, sarà l'ultima. Sono l'intruso per eccellenza. Le vostre frecciatine, i vostri spottò, ai quali rispondo con la gentilezza degli sconfitti, non fanno che alimentare il grido di gioia anarchica che espello quando finalmente viene l'ora di voltare le spalle ai vostri corpi e ai vostri macchinari per tornarmene nel mio proprio mondo. Non posso affermare che mi siano congeniali le vesti d'intruso - ho continuamente cercato di rifuggire costrizioni e assurdità assortite - ma è la vita che, fin da quando ne ho memoria, mi spinge di qua e di là. Mi sono imbattuto in tanti come voi, e vi dirò: le vostre regole e le vostre alleanze mafiose mi sono semplicemente abiette.
Statevene pure contenti e tranquilli nelle vostre fabbriche, nei vostri negozi, nei vostri spacci gastronomici. Io un lavoro ce l'ho, e me lo tengo stretto. Sono uno scrittore, un sognatore. Costretto a fare lo schiavo in una prigione non sua, d'accordo, ma felice perché sempre con un piede oltre la soglia. L'incidente sul percorso non sono io: siete voi!
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