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martedì, febbraio 11, 2020

Rimonte storiche nel calcio

È molto importante crederci


L'Inter ha vinto il derby (per 4-2, lo ricordiamo) con un capovolgimento insperato, dopo un primo tempo indegno e un secondo tempo esattamente opposto. E l'impresa è riuscita senza che Conte, l'allenatore nerazzurro, avesse effettuato una sola sostituzione (almeno fino al 72°, sul risultato di 3-2). Dunque: gli stessi giocatori che nella prima frazione di gara avevano fatto disperare i propri tifosi, evidentemente sgridati dal loro coach durante la pausa, hanno letteralmente cambiato volto. Cambiandolo anche alla partita.

Ciò per rammentarci che nel calcio, così come nella vita, il tenere duro, il resistere, la resilienza... accompagnata dalla voglia di rivalsa... è fondamentale.



Quello dell'Inter è stato sicuramente uno dei come-backs più belli nella storia di questo sport, tanto più che è arrivato in un Derby della Madonnina - occasione sempre speciale. Però non si può inserire tra le rimonte più pazze del calcio, che sono ben altre e sono state già scritte a caratteri di fuoco nell'almanacco universale del gioco del pallone.




Rimonta Numero 1.

Marzo 2017. Barcellona- PSG 6-1. I Blaugrana si impongono al Camp Nou sui francesi (segnando tre goal negli ultimi sette minuti!) dopo che all'andata, a Parigi, erano stati travolti per 4-0.
Qualificazione per i Mondiali 2014. È il 2012 e siamo in Germania. Germania-Svezia 4-4, dopo che i tedeschi si erano portati sul 4-0! Merito della "remuntada" (ma come si dice "remuntada" in svedese?) è in gran parte di Zlatan Ibrahimovic che, con un colpo di testa, apre la strada per l'incredibile ritorno dei Gialloblu scandinavi, che si concretizza con le reti di Lustig, Elmander e, al 92°, di Elm.





La Juventus doma l’Atletico Madrid.
Battuta 2-0 a Madrid dall’Atletico negli ottavi di finale della Champions League 2018/19, il 12 marzo la Juventus trova la prima tripletta di Cristiano Ronaldo e si qualifica ai quarti in uno Stadium in delirio. (Articolo qui.)






2006, finale di Supercoppa italiana. A fronteggiarsi sono Inter e Roma. L'Inter di Roberto Mancini si ritrova sotto per 3-0 dopo le reti di Aquilani e Mancini. Ci pensano Vieira (doppietta) e Crespo a realizzare la rimonta degli interisti. Si è dunque sul tre pari. Si va ai supplementari, dove, con una rete di Luis Figo su punizione, l'Inter si aggiudica il trofeo, con il risultato definitivo di 4-3.






2004. Débâcle del Milan in Champions League. L'avversario è ritenuto abbastanza modesto. Si tratta infatti del Deportivo La Coruña, e all'andata, in casa, i Rossoneri (campioni in carica) hanno risolto il compito con un agevole 4-1. La semifinale è a portata di mano! Ma in Spagna subiscono un secco 4-0, e a qualificarsi è il Deportivo La Coruña!








2004. L'Inter di Mancini è sotto di due reti con la Sampdoria. A San Siro. Ma nei 5 minuti rimanenti la squadra si scatena e ribalta lo score con reti di Martins, Vieri e Recoba. Inter-Samp 3-2... (0-2 ancora all’86°, 3-2 al 93°!)





E un'altra vittoria in rimonta dell'Inter è quella di un memorabile Inter-Siena 4-3, nell'era di Mourinho. (Vai alla cronaca giornalistica di Schirru, con allegato tabellino.)


... C'è poi un'Inter-Juventus 2-1 della stagione 2016/17. (Video qui.)





2004. Tottenham-Manchester City 3-4 (FA Cup). Dopo i primi 45 minuti il Tottenham è avanti 3-0 con i goal di King, Keane e Ziege. La gara sembra chiusa, anche in virtù dell'esplulsione di Barton che lascia il City in dieci. Poi, la magia: Distin, Bosvelt e Wright-Phillips fanno un insperato 3-3 e nel recupero ci pensa Macken a fissare il risultato su uno sbalorditivo 4-3 per gli ospiti.








2001. Juventus-Torino 3-3, partita valevole per il campionato di Serie A. Uno dei Derby della Mole più epici degli ultimi decenni. La Juventus chiude il primo tempo sul 3-0 (doppietta di Del Piero e goal di Tudor). Ma, al rientro in campo, qualcosa cambia: Lucarelli, Ferrante e Maspero "bucano" Buffon facendo impazzire i tifosi del Toro. Che, però, dovranno soffrire ancora un po'. Rigore per la Juve: ma Salas lo calcia alle stelle ed è festa granata.
1999. Manchester Utd-Bayern Monaco 2-1. (0-1 al 90°, 2-1 al 93°!!)
I tedeschi, macchina da gioco tenuta bene insieme dall'esperto mister Ottmar Hitzfeld, vanno in vantaggio con Basler al 5° minuto, con una punizione che beffa Peter Schmeichel sul proprio palo. Risultato che i tedeschi difenderanno fino al novantesimo... Intanto Ferguson ha deciso di buttare nella mischia Teddy Sheringham e Ole Gunnar Solskjær... Che sono i protagonisti del miracolo operato dai Red Devils. Con due deviazioni da calcio d'angolo, infatti, proprio Teddy Sheringham e Solskjær - nei tre minuti di recupero concessi da Collina - ribaltano il risultato!
La coppa dalle grandi orecchie torna a Manchester dopo 31 anni. Hitzfeld e il Bayern si rifaranno due anni dopo.






1998. Marsiglia-Montpellier 5-4 (campionato francese). Un Montpellier scatenato mette sotto i padroni di casa 0-4 dopo mezz'ora di gioco (15° Bakayoko, 19° Robert, 23° Sauzée e ancora Bakayoko 34°). Ma dopo il goal di Maurice che accorcia le distanze, Dugarry entra in campo al 60esimo e segna una doppietta, che sarà seguita dal goal del pareggio di Roy. A tempo scaduto, il rigore per l'Olympique Marseille e Blanc dal dischetto non perdona. È sorpasso.







Martedì 7 maggio 2019. Liverpool-Barcellona. Al Liverpool serve un miracolo contro i quotatissimi Blaugrana. La squadra di Klopp infatti dovrà vincere con 4 goal di scarto per ribaltare il 3-0 incassato al Camp Nou. "Qual è la quota per il poker servito dalla squadra di Klopp a quella di Valverde? Altissima… è pagata 61 volte la posta: puntando 5 euro, se ne possono vincere 305. A rendere ulteriormente difficile l’impresa dei Reds, sarà l’assenza di Salah e Firmino." Così scrive un giornale sportivo. E: "Chissà che il manager tedesco non abbia fatto vedere ai suoi giocatori i video delle precedenti rimonte del Liverpool in Champions, e in particolare quanto accaduto nella finale di Istanbul del 2004/2005 contro il Milan!" (Articolo a firma di Marco Beltrami.)  


Nell'incandescente Anfield (la "casa" del Liverpool), succede l'impensabile! 

LIVERPOOL-BARCELLONA 4-0!! La Gazzetta intitola: Doppiette di Origi e Wijnaldum, ribaltato il 3-0 subito all’andata per volare a Madrid. Catalani eliminati come l’anno scorso contro la Roma.




Liverpool, è una rimonta clamorosa: 4-0 ad Anfield e Reds in finale, il Barça è fuori Di Simone Pace, 07/05/2019
Impresa della squadra di Klopp che ribalta lo 0-3 del Camp Nou e si qualifica per il secondo anno consecutivo alla finale dove l'1 giugno a Madrid affronterà una tra Ajax e Tottenham. Origi sblocca il risultato al 7°, poi una doppietta di Winaldum tra il 54° e il 56° manda in tilt i Blaugrana. Ci pensa ancora Origi al 79° a siglare il poker.





Per il Barcellona, il post-gara è un dramma: L'allenatore Valverde sotto shock, Sergio Busquets Burgos - per i fan solo "Busquets" (giocatore del Barcellona e della Nazionale spagnola) - in lacrime...



Klopp: “Questi ragazzi hanno una mentalità da giganti. Questa notte è più speciale di altre” Di Stefano Dolci
Le dichiarazioni dei protagonisti dell'impresa di Anfield. Klopp e i giocatori del Liverpool, al settimo cielo dopo il 4-0 al Barça. Il Liverpool è abituato alle rimonte ma una nottata tanto perfetta, forse nemmeno nelle fiabe i tifosi dei Reds potevano immaginarla. Per il secondo anno consecutivo la compagine inglese arriva all’ultimo atto, eliminando il Barcellona: straforito con un 4-0 che non ammette repliche. Pur senza i due attaccanti titolari, Momo Salah (26 centri in stagione) e Roberto Firmino (16 reti), i ragazzi di Klopp sono riusciti a ribaltare i Blaugrana, rinnovando il mito del “This is Anfield”, lo stadio in cui tutto è possibile. E stasera se n’è avuta l’ennesima dimostrazione...


Lo stadium alla Anfield Road


Jurgen Klopp (l'amatissimo allenatore tedesco del Liverpool):

"Non ho parole per descrivere la mentalità enorme che hanno questi ragazzi. È veramente speciale questa notte per noi. Ho vissuto già notti speciali nel calcio in vita mia ma questa sera è diverso. Se mi avessero chiesto prima della partita un’opinione avrei detto che ci sarebbero state ben poche possibilità. L’ho detto anche ai ragazzi che segnare quattro goal era complicato ma che solo perché erano loro ce l’avrebbero potuta fare. È quello che è successo. Hanno mostrato un grande carattere insieme a un calco spettacolare. È difficile da credere, strano e speciale. Guardavo negli occhi i ragazzi e loro non riuscivano neanche a sorridere perchè significava tanto per loro e per la gente qui allo stadio. Giocavamo senza Salah e Firmino al Barcellona e a loro bastava un goal. Giocare in questo modo è di altissimo livello".


Come si è realizzato il sogno


  Nell’intervallo, dopo un colpo rimediato in campo, resta negli spogliatoi Robertson, rimpiazzato da Wijnaldum. E la mossa si rivela azzeccata perché l’ex-Newcastle va a segno due volte nel giro di altrettanti minuti: al 54° sfrutta il cross di Alexander-Arnold e insacca con un rasoterra che sorprende Ter Stegen, al 56° riceve da Shaqiri e prende l’ascensore per fare centro di testa. Per gli ospiti, gli innesti di Arthur e Semedo servono a poco, e la dormita del Barcellona è colossale al 79° quando Alexander-Arnold batte velocemente un corner e trae in inganno tutta la difesa blaugrana, con Origi pronto a buttarla dentro nel cuore dell’area di rigore. L'epilogo è un mix di tensione ed emozioni, poi il triplice fischio rende il sogno una realtà. Ovviamente, per il Liverpool.




Ci sono state altre beffe sorprendenti da parte del Liverpool nelle coppe europee... 

Ad esempio nel 2016 contro il Borussia Dortmund. Quarti di finale di Europa League. Dopo il pareggio per 1-1 all'andata, al ritorno i Reds subiscono 2 goal nei primi nove minuti. Soltanto al 48° Origi può accorciare, ma il club tedesco torna a due goal di distanza con Marco Reus. 1-3 al 57°... Il Liverpool però non demorde e Coutinho al 66°, Mamadou Sakho al 77° e Lovren al 90°+1 fissano il risultato a 4-3 per i padroni di casa! Complessivo: 5-4. Senza il goal di Lovren nel recupero, a passare il turno sarebbe stato il Borussia Dortmund, per le reti segnate fuori casa.



Nel 2004 il Liverpool di Rafael Benítez può qualificarsi agli ottavi di finale della Champions League solo dopo aver sofferto, nella fase a gironi, contro l'Olympiacos. Gli ellenici resistono alla bell'e meglio agli attacchi "a colpo sicuro" dei Reds, "a colpo sicuro" ma non coronati dal successo. In attacco i greci schierano la coppia brasiliana Giovanni-Rivaldo, ma è il solo Rivaldo a saper seminare il panico nella retroguardia del Liverpool: poco prima della mezz'ora fa uno slalom irresistibile da metà campo, fermato da un fallo di Hyypiä. Lo stesso brasiliano calcia la punizione e, sfruttando l’errore della barriera che si apre colpevolmente, porta in vantaggio gli ospiti al 27°. Le notizie che giungono da La Coruña, con l’AS Monaco FC nettamente in vantaggio, costringono il Liverpool a segnare tre gol senza subirne altri. Il compito potrebbe essere più facile se, subito dopo, John Arne Riise, servito da Baroš, non fallisse il pareggio, ma il norvegese svirgola sul fondo. Benítez manda così in campo Sinama-Pongolle al posto di Djimi Traore a inizio ripresa, e la mossa si rivela indovinata. Al 1° della ripresa, Harry Kewell sprinta sul fondo e crossa per il giovane attaccante francese che pareggia da distanza ravvicinata. La gara si riapre improvvisamente e il pubblico di Anfield si fa sentire. Sale la tensione anche sul rettangolo di gioco: un’entrata scomposta di Gerrard costa al capitano del Liverpool, già diffidato, un’ammonizione pesante.
Per i padroni di casa la strada che sembra profilarsi è quella della Coppa UEFA, anche perché apparentemente è una serata negativa: al 62° Gerrard va in gol, ma l’arbitro annulla perché l’azione è viziata da un precedente fallo.
La spinta del Liverpool, come nel primo tempo, perde d’intensità, fino all’ingresso in campo di Mellor al posto di Baroš, quando mancano tredici minuti alla fine. Il cambio è ancora azzeccato, con l’attaccante, prodotto del vivaio, subito pericoloso, dopo un colpo di testa di Núñez ben parato.
Inizia il forcing conclusivo dei padroni di casa, che reclamano a gran voce un rigore per atterramento di Mellor e poi non sfruttano con Kewell un errore di Antonios Nikopolidis. Infine l’azione del terzo sospirato gol: un lancio di Jamie Carragher è messo a terra di testa da Mellor per Gerrard, che esplode un bolide che non lascia scampo a Nikopolidis.
Liverpool - Olympiacos 3-1
Il gran tiro di Steven Gerrard (una frecciata da 25 metri, a soli quattro minuti dal termine) ha consentito al Liverpool di  qualificarsi agli ottavi di finale a spese dell'Olympiacos CFP (grazie agli scontri diretti).


                  Dudek (Liverpool) para il rigore di Shevchenko (Milan)
... E arriviamo all'inaudito Milan-Liverpool 3-3, finale di Champions League del 2005. Sei minuti di follia e addio Champions per i Rossoneri! A Istanbul, allo Stadio Atatürk, quel mercoledì 25 maggio 2005 il Liverpool si laurea campione d’Europa per la quinta volta nella sua storia. Non fa notizia il “cosa” ma il “come”. Raggiunge il Milan, in vantaggio 3-0 alla fine del primo tempo, con un uno-due-tre micidiale (nel giro di sei minuti, Gerrard, Smicer e Xabi Alonso riuscirono a pareggiare il goal di Maldini e la doppietta di Crespo), per poi alzare la Champions League dopo i calci di rigore. La storia è risaputa e... dolorosa per noi italiani. Soprattutto per i tifosi del Milan, chiaro, che dopo il primo tempo avevano già pronto lo spumante. Chi volesse rinfrescare la memoria, qui c'è un resoconto fedele di quella serata folle.



Dunque: Liverpool-Barcellona del 2019.
I tifosi Reds speravano di vivere una serata come quella di quattordici anni prima con il Rossoneri. E ci sono riusciti!
Eppure il Barcellona avrebbe dovuto ben saperlo che una partita dura fino al doppio fischio finale dell'arbitro! Gli stessi catalani, così malamente battuti all'Anfield nonostante la presenza del grande Messi, erano infatti stati protagonisti di "storiche remuntade". La prima è datata 16 aprile 1986, alla semifinale della Coppa dei Campioni: dopo un 3-0 subito all'andata dal Goteborg, il Barcellona riuscì a ribaltare il risultato nel match di ritorno, grazie soprattutto alla tripletta di Pichi Alonso. L'eroe dei rigori fu poi il portiere Urruti, capace di parare il rigore decisivo. Nel 1993/94 poi i Blaugrana si imposero al Camp Nou 4-1, ribaltando il 3-1 incassato sul campo della Dinamo Kiev. L'ultimo precedente è quello più incredibile (e che abbiamo già raccontato in breve più sopra): negli ottavi di finale del 2017, il Barça venne sconfitto 4-0 sul campo del Psg ma riuscì a vincere, davanti ai suoi tifosi, addirittura 6-1, strappando il pass per il turno successivo.



Alisson, portiere del Liverpool, ricorda bene che, il 10 aprile 2018, la sua Roma (Allison difendeva i pali dei Giallorossi allora) aveva battuto 3-0 il Barcellona (sì, ancora loro!), ribaltando l’1-4 immeritato, condizionato anche dall’arbitraggio al Camp Nou: quarti di finale superati dalla Roma, quando sembrava impossibile contro quel club ben più favorito di loro... Roma-Barcellona 3-0 con segnature di Dzeko, De Rossi e Manolas. Vai al video.


La Roma addirittura si permetterà una seconda "remuntada" contro il Barcellona: sempre nel 2018. Un bel 4-2. Stavolta comunque a Dallas, in agosto, durante un torneo certamente minore, pomposamente chiamato "International Champions League". (Articolo qui.) 


E per tornare a bomba sul Liverpool: da sottolineare che anche loro furono vittime di grandi rimonte. Una di queste risale al 12 maggio 1962. Semifinale di ritorno della Coppa dei Campioni tra gli inglesi e l'Internazionale FC di Milano, Italy. Alla vigilia, la sfida era considerata quasi impossibile per i milanesi. La pesante sconfitta per 3 a 1 subita all'andata sul campo inglese, infatti, costringeva i Nerazzurri a vincere con 3 reti di scarto. All'Inter bastarono invece dieci minuti per annullare lo svantaggio iniziale. E San Siro ribollì di gioia e speranze. Corso, all'8°, realizzava una delle sue storiche punizioni a "foglia morta" e un minuto dopo Peirò inventava una rete assolutamente originale, rubando il pallone al portiere Lawrence. La sfida, a quel punto, diventava equilibrata, con gli inglesi a tratti persino padroni del gioco. Al 17° del secondo tempo, però, era Facchetti, improvvisatosi centravanti, a siglare la rete decisiva, quella del 3 a 0, che dava all'Inter il biglietto di accesso alla finale con il Benfica. Finale nella quale, poi, vinsero la loro seconda Coppa dei Campioni, a San Siro, con un goal di Jair.









  Leggi anche: Le grandi beffe della storia del calcio: le rimonte che sembravano impossibili (Corriere.it)


sabato, febbraio 09, 2013

Remembering Asparokov

Chissà che fine ha fatto Saverio!
Questo mio cugino milanese venne in visita da noi, con i suoi genitori, nell'estate dei miei sedici anni. Non so che cosa si aspettava di trovare: forse un'accozzaglia di poveri ignoranti; e io naturalmente sarei stato il pulcino più dimesso e più deficiente della tribù. Invece quella fu per lui la stagione più sorprendente della sua vita; e forse la più bella.
Dopo aver appurato che non eravamo i "terún" che aveva creduto di incontrare, si spaparazzò nel nostro appartamento e saggiò subito le mie conoscenze culturali. Scoprimmo di avere tanti interessi in comune, e gusti non dissimili. La passione per i libri e per il rock, ad esempio. Lui mi iniziò alla musica di Neil Young, io gli fornii la chiave per entrare nell'universo dei Genesis. I Pink Floyd e Thomas Pynchon li scoprii grazie a lui, lui scoprì Henry Miller e Anthony Burgess col mio apporto.

Purtroppo, Saverio aveva un qualche complesso di inferiorità che lo spingeva di continuo a doversi affermare sugli altri, perfino nelle occasioni meno opportune. Vedeva un avversario in chiunque: anche un bambinetto poteva risultare temibile ai suoi occhi. Si accaniva a voler dimostrare la propria presunta superiorità pure quando sarebbe stato più saggio mettersi in disparte lasciando un po' di respiro al prossimo. Gli insegnai le regole degli scacchi e, subito dopo averle fatte sue, pretese di vincere ogni partita. Se non ci riusciva, metteva su una faccia da funerale. Ogni cosa per lui si trasformava in una gara, in una sfida, in un confronto armato; la vita stessa era un'unica, interminabile battaglia. Da me imparò a rilassarsi un po', a sorridere, e a discutere come un essere umano invece che come un robot frigido; ma non sono sicuro che il mio esempio gli abbia modificato definitivamente il carattere. In fondo, lui abitava in una città in cui la competizione è ragione stessa di vita... Comunque, in me trovò qualcosa di più di un buon parente: trovò un amico. Gli prestavo gli albi di Alan Ford e non me la prendevo troppo se "dimenticava" di restituirmeli. Ogni giorno era per noi un giorno di felicità e di spensieratezza.

Quell'estate, ovunque fossimo - al mare o nel cortile della nonna -, fu costellata di episodi divertenti e risate a crepapelle. Saverio si cibava praticamente di solo parmigiano (ne mangiava a chili), io di aria e di... esprit artistique. Quando gli venne la varicella, gli altri lo evitarono come fosse un appestato, mentre io ero l'unico a tenergli compagnia, ignorando a bella posta il pericolo di contagio.
Dopo che se ne fu tornato al Nord, iniziammo una fantastica corrispondenza, che durò anni. (Dovrei avere ancora alcune delle sue lettere, da qualche parte.) Fondammo perfino una rivista dal nome Fall Out, piena di critiche d'arte, di recensioni e di articoli a sfondo filosofico (lui era seguace di Auguste Comte, io propendevo per Marx e Bakunin).
L'estate che seguì la sua prima, storica visita, ci recammo in campeggio a Linosa. Convinsi Roccus, il mio "gemello" degli anni d'oro, ad accompagnarci. Il nostro soggiorno sull'"Isola delle Tartarughe" (da Roccus ribattezzata, non a sproposito, "Isola dei Ramarri") fu tanto piacevole quanto, purtroppo, allucinante. Quasi un paradigma della nostra esistenza futura. Ma questa è un'altra storia.
Per tornare al mio primo incontro con Saverio: dopo che scoprimmo di possedere entrambi velleità calcistiche (anche il suo cuore era neroazzurro), ci dilettammo a usufruire di ogni spiazzo libero per giocare al pallone. Un giorno, su un litorale sabbioso, mentre ci scambiavamo passaggi da trenta metri, mi chiese a bruciapelo: «Lo sai chi è Asparokov?»
«Certo», ribattei. «Il centravanti della Bulgaria.»
Questo sembrò stupirlo piacevolmente, più di tutto il resto. «Però! Ma guarda il cugino...» esclamò. O, più precisamente: «Talèèèè 'u cusci'...»



Poco dopo aver compiuto il mio diciottesimo anno d'età, mi invitò a casa sua. Presi il treno e andai a Milano. Con mia sorpresa, scoprii che Saverio frequentava il circolo parrocchiale di quella sordida periferia («altrimenti non incontri nessuna ragazza») e che montava una moto di - suppongo - piccola cilindrata. Una 'Caballero'. Pazze corse per il centro della metropoli, con me in posizione precaria sul sedile posteriore. Una volta, mentre stavamo fermi a un semaforo, ci si accostò un'automobile con dentro tre burloni. Ci guardavano ridendo, e ad un tratto uno di loro interpellò mio cugino così: «Olà, Caballero! Tu spagnolo?» Inspiegabilmente, Saverio si oscurò in volto, e per tutta la giornata non ci fu verso di fargli passare il nervoso.

Non credo che fosse felice. Sua madre lo teneva sotto torchio, gli imponeva di abbassare il volume del radioregistratore (suonava fino allo sfinimento Déjà-Vu di Crosby, Stills, Nash & Young o Ummugumma dei Pink Floyd), di spegnere la luce, di lasciare in pace la sorella, ecc. Lo trattava alla stregua di un fannullone. Di questa mia zia mi è rimasto un ricordo indelebile soprattutto perché, alla vigilia della mia partenza, mi cacciò in mano, quasi a forza, una banconota, dicendomi di andare a comprarmi un paio di pantaloni nuovi (ero andato là con un solo paio di jeans). Il ricordo di quella scena riesce a imbarazzarmi ancora oggi.

Sono trascorsi eoni da allora, e io ho fatto - letteralmente - tanta strada, mentre mio cugino, che pure sognava di altre terre e addirittura di altri continenti («Frank, rasiamoci la testa e andiamo in un monastero del Tibet!»), è rimasto ancorato alla sua esistenza piccolo-borghese (dopo il diploma è andato a lavorare nella stessa fabbrica dei genitori...). Non sono state l'età e la distanza fisica a separarci, ma i destini differenti. Ancora oggi, ogni tanto, mi sorprendo a chiedermi, nei momenti più strani:

Chissà che fine ha fatto Saverio!



venerdì, giugno 29, 2012

Germania-Italia 1-2





 


Deutschland: Neuer - Boateng (71' Müller), Hummels, Badstuber, Lahm - Schweinsteiger, Khedira - Özil, Kroos, Podolski (46' Reus) - Gomez (46'  Klose).

Italia: Buffon - Balzaretti, Barzagli, Bonucci, Chiellini - Pirlo, de Rossi - Marchisio, Montolivo (64' Motta) - Balotelli (70' di Natale), Cassano (58' Diamanti).

Reti: 0:1, 0:2 Balotelli (20', 36'), 1:2 Özil (90'+2, calcio di rigore per fallo di mano dubbio in area).

Arbitro: Lannoy (Francia).
Spettatori: 56.  070 (tutti i posti venduti).
Ammoniti: Hummels - Bonucci, Balotelli, de Rossi, Motta.


CESARE PRANDELLI (CT Italia) - "E' stata una partita straordinaria. Abbiamo fatto quelle cose che avevamo pensato di fare per mettere in difficoltà questa squadra. Negli ultimi quindici minuti abbiamo sbagliato due volte il 3-0, ma i giocatori non ne avevano più. L'importante è che abbiamo dato esempio concretezza e attaccamento alla maglia e quando si parla di Italia dobbiamo essere tutti molto attenti. Balotelli? La carriera di Mario è appena iniziata".
MARIO BALOTELLI (attaccante Italia) - "Il momento più bello della partita è stata la fine, quando sono andato da mia mamma ad abbracciarla e a dirle che i gol erano per lei. In finale verrà anche mio papà, e allora dovrò farne quattro. Devo ringraziare per gli assist Montolivo e Cassano, grandissimi. Ho anche esultato, ma ve l'avevo detto. Qualcuno si è arrabbiato per la mia ammonizione? Si sono arrabbiati perché hanno visto il mio fisico e si sono ingelositi. La sostituzione? Avevo i crampi, ma sarei potuto restare in campo nonostante i cambi. Ma ormai il cambio era stato fatto. Sono contentissimo di questa serata, per il momento - calcisticamente - è la più bella della mia vita. La Spagna? Dovremo stare attenti al loro palleggio".









GIANLUIGI BUFFON (portiere e capitano dell'Italia) - "Quando si sta giocando per qualcosa di unico, per un traguardo così prestigioso, non è giusto, per la partita fatta, che si soffra così negli ultimi cinque minuti e si scherzi col fuoco. Se nel recupero i tedeschi avessero pareggiato, ai supplementari sarebbe finita 9-2 per loro... L'Europeo non è una cosa seria, di più: quando si può, si deve vincere in maniera agevole. In certi aspetti dobbiamo migliorare, questa è una squadra giovane con qualche 'vecchietto' ed è giusto che i 'vecchietti' in certe situazioni rompano le scatole. Lezione alla Germania? Non esageriamo, abbiamo giocato un'ottima partita, potevamo vincere in maniera più larga però sullo 0-0 siamo stati fortunati su qualche rimpallo e tutto c'è andato nel verso giusto. Bisogna essere lucidi nelle analisi, se in quelle circostanze prendi gol le partite possono cambiare".
CLAUDIO MARCHISIO (centrocampista Italia) - "L'importante è aver vinto e andare in finale contro la Spagna. Nel secondo tempo abbiamo resistito agli attacchi dei tedeschi. Ci siamo mangiati dei gol, ho anche chiesto scusa a Di Natale per non averlo servito. La Spagna? Contro di loro è stata la partita più importante e difficile, abbiamo dimostrato di essere all'altezza e da lì è iniziato il nostro Europeo. I tifosi? Questa vittoria è anche per loro. Speriamo di dare una mano in questo momento di crisi per il Paese".
                                                         
RICCARDO MONTOLIVO (centrocampista Italia) - "E' stata una partita speciale fin dall'inizio. Abbiamo fatto un grandissimo primo tempo che ci ha facilitato le cose poi nella ripresa. Siamo davvero contentissimi. Il lancio per Balotelli? Bravi i due attaccanti a incrociare, Antonio è venuto incontro e Mario ha attaccato la profondità. Io dovevo solo fare il lancio, ed è andata bene. Se la Germania ci rispetta? A livello sportivo senza dubbio, perché perdono spesso. La Spagna? Forse sono favoriti, ma ormai siamo in finale, ci sarà equilibrio".

GIORGIO CHIELLINI (difensore Italia) - "Sinceramente dieci giorni fa arrivare in finale era solo un sogno, in pochi ci credevano. Ci abbiamo creduto fin dal primo minuto: loro hanno grandi giocatori e a tratti ci hanno costretto sulla difensiva, ma il nostro atteggiamento è stato perfetto. Il mio recupero? Sono contentissimo, e per tutto questo devo ringraziare lo staff medico. La Germania era una tappa, adesso l'obiettivo è battere la Spagna; godiamoci questa vittoria e poi concentriamoci subito sulla prossima".
FEDERICO BALZARETTI (difensore Italia) - "Abbiamo ancora un'altra partita, assolutamente da vincere. Godiamoci questo successo, ma la mente deve assolutamente volare a domenica. Il rigore? Io speravo di chiudere 2-0, onestamente non so cosa ha fischiato, ma va benissimo ugualmente. Che ci fosse oppure no non ha importanza".
ANDREA BARZAGLI (difensore Italia) - "Credo che siamo stati veramente grandi. Abbiamo fatto una bellissima partita contro una grandissima squadra. Abbiamo anche sofferto da morire negli ultimi minuti, però alla fine è andata. Ora a Kiev".


giovedì, gennaio 15, 2009

Simon Kjaer, nuovo beniamino dei tifosi palermitani


Non ha ancora 20 anni ed è bello, alto e "biunnu". Si chiama Simon Kjaer la stella che si è accesa sulla Palermo che vive e sogna di calcio.

A contendersi il capitano dell'U 19 danese erano in tanti, ma il simpatico vichingo ha preferito scendere giù in Sicilia. E farebbe bene Zamparini a tenerselo stretto, nonostante le allettanti offerte di altri club (ultimamente si sono fatti avanti Valencia e Juventus). In fondo, il futuro si costruisce su alcuni importanti perni fissi, e perché non imbastire la squadra del domani sul giovane ma già comprovato talento di Simon?

Con la cessione - in prestito - del difensore Hernan Dellafiore al Torino, sembra proprio che sia questa l'intenzione di "Zampa". I 4 milioni che lui lo scorso anno ha sborsato per aggiudicarsi il gioiellino danese sono serviti a mettere in fuga concorrenti come Chelsea, Real Madrid, Liverpool, Middlesbrough e Sampdoria. Simon Kjaer ha debuttato contro la Fiorentina subentrando all'infortunato Dellafiore e, dopo una prestazione da dimenticare contro il Lecce (troppa, l'emozione!), ha dimostrato la sua statura contro il Chievo (siglando una rete e procurandosi un rigore decisivo) e anche nei match successivi, l'ultimo dei quali è stato quello contro l'Atalanta (vittoria per 3-2 alla Favorita). Sicuramente i club che ora si stanno facendo avanti dovranno sborsare ben più di 4 milioni per convincere il presidente rosanero a cederlo, ma il nostro desiderio è che Zamparini metta da parte, una volta tanto, la sua natura di imprenditore e faccia un regalo a Palermo tenendo il giovane scandinavo.

Cinquant'anni fa, un altro danese era entrato nei cuori dei tifosi palermitani: Helge Bronée. Allora, il Principe Lanza di Trabia prelevò l'attaccante dal dribbling sopraffino pagando ai francesi del Nancy la cifra-record di 40 milioni di lire. Putroppo i contrasti con l'allenatore Gipo Viani fecero sì che Bronée vestisse la maglia rosanero per due sole stagioni, dal 1950 al 1952. Il goleador dal "profondo Nord" totalizzò in maglia rosanero 70 presenze realizzando 22 goal. La sua carriera proseguì a Roma e poi a Torino con la Juventus, ma anche lì il suo carattere rissoso gli creò molti problemi...

Simon Kjaer, che è di tutt'altra pasta, può dare molto a questo Palermo. Nel capoluogo siculo certo gli aficionados non gli mancano...