lunedì, luglio 31, 2006

LA CITTA' DEI BAMBINI, di Antonio Lombardi

Poveri bambini della Città dei Bambini
scortati da babbi coi telefonini
lungo le strade di ferro stropicciate dal vento
incolonnati dentro le stescion - direzione:
"Imperdibile Evento!"

Poveri bambini della Città dei Bambini
prenotati da mesi per non mancare
al nuovo spazio ludico dedicato

a voi,
bimbi,
strategico segmento di mercato.

Poveri bambini della Città dei Bambini
prelevati da qualche tipo di full-time
settimanale
zeppo di telesolitudini, catering scolastici e
corsi d'inglese preserali.

Ma finalmente oggi potete illuminare i vostri pallidi
occhi
nel moderno, efficientissimo, paese
dei balocchi,
proprio qua a due passi dal mare
a due minuti dal nuovo centro direzionale

e l'ennesimo Mangiafuoco di questo colorato teatrino
veste armani ed è
senza barba
non ha fauci, ma un master in business tecnology
ad Harvard

Poveri bambini della Città dei Bambini
senza più città, senza più bambini
asserragliati nei palazzi come dei cecchini

e pensare che un tempo, neanche troppo in là,
eravate il vero spirito della città

andate a rovistare tra le memorie dei vostri nonni
(ma basterebbero quelle di qualche papà)

per recuperare la perduta solarità
dei cortili tra le case
dell'azzurro dei cuori
che volava alto

oltre le cimase

per vedere che
dove era un garrire
di giochi e di opportunità
oggi ci sono auto in doppia fila

e un manifesto
che pubblicizza
la vostra nuova Città.

Antonio Lombardi





Antonio Lombardi vive a Genova, dove è nato nel 1963. Altre info sull'autore qui.

domenica, luglio 30, 2006

Dal Libro 'Vendetta'

Ecco una citazione dal romanzo di Pierluigi Curcio Vendetta:

Vedo i fuochi alzarsi dalle colline, il nemico è stanco e la caccia è durata a lungo. Oggi daranno battaglia. Non c’è gloria, non c’è onore: il premio è la vita. Gli ordini vengono urlati per il campo, la cavalleria è nascosta tra gli alberi e gli uomini serrano le fila, attendono il nemico è arrivato al limite della radura, ci osserva in silenzio prima uno, poi due e di fila tutti gli altri corrono incontro al proprio destino: il massacro ha inizio.
Ci chiamano distruttori, ma portiamo con noi conoscenza e strade e le aquile delle legioni. Oggi vincitori.
I secoli sono passati, la polvere ha coperto le nostre strade e la morte ha sconfitto le nostre usanze erano barbari, ma oggi si fanno chiamare innovatori e con loro è il progresso, il cambiamento. Oggi vincitori.
I popoli si susseguono ai popoli, ma la terra continua ugualmente a girare: il sole tramonta ogni giorno per risorgere ancora credete che a loro importi?


E questo è l'acuto commento dell'amico 'Blaxx':

"La considerazione è disarmante, nella sua semplicità, e se avessimo il coraggio di trasporla nella personale esperienza quotidiana forse avrebbe il potere di aprirci gli occhi sulla nostra mancanza di coscienza, sulla vulterabilità del nostro sistema morale e all'imbarazzante semplicità con cui può essere manipolato.
Ma è certamente più facile rigare la macchina del vicino di casa o, accovacciati al riparo di una siepe, attenderne il rientro per prenderlo a sprangate..."

sabato, luglio 29, 2006

JACK HIRSCHMAN: 'Dobbiamo'

Jack Hirschman

DOBBIAMO (WE MUST)


Trovai lui sotto un tetto di cartone lurido,
trovai lei in posizione fetale dentro un portone,
e Terrell in piedi sotto un albero
al Centro Civico, aggrappato con forza
alla concretezza del suo carrello della spesa.

Ora, il fatto è che erano tutti stecchiti.
Nessun respiro sotto quel cartone,
nulla nel ventre desolato del portone,
e in quanto a Terrell in piedi sotto l'albero,
avrebbe potuto benissimo essere una pietra
che ricorda la crudeltà di un sistema
che tutti i senzatetto conoscono
quando ogni giorno vedono la bandiera che dice:
"Non c'è posto in albergo per voi idioti".

Così mi unii all'Esercito dei Poveri,
iniziando le esercitazioni per lottare contro...

La bandiera della proprietà-über-alles
dietro a quella Stelle-e-Strisce tanto venerata
noi la facciamo a pezzi, per rendere
l'umanità di nuovo umana, e giusta.

Non è questione di scegliere.
Dobbiamo.

Hanno rafforzato le leggi dello stato di Polizia.
Ci sono più persone scomparse in questi tempi,
hanno fatto della Bugia una priorità,
ti hanno ricoperto di calce come i tuoi graffiti
e sprso la loro merda del Crimine di qua, Crimine di là,
insultando i poveri, insultando i giovani
e tutto questo perché il Crimine è la menzogna che hanno
per evitare di fare le cose che vanno fatte,

mettere un tetto sopra ogni testa,
diritto alla sanità per tutti,

ecco perché queste proteste,
ecco perché questi espropri
e perché i nostri coraggiosi compagni
sfidano il rischio della prigione.

"Io accuso la proprietà privata di privarci di ogni cosa."
Non è questione di scegliere.
Dobbiamo.




Jack Hirschman
POB 26517
San Francisco CA 94126
USA





[Traduzione di franc'O'brain]

domenica, luglio 23, 2006

L'utopia di Pepe Carvalho


Negli ultimi decenni, pochi scrittori si sono meritati il successo come Manuel Vázquez Montalbán. Ancor prima che autore di romanzi polizieschi, Montalbán fu giornalista e saggista sempre impegnato, sempre in prima linea: tantoché sotto il regime franchista doveva far uso di diversi pseudonimi. Agli inizi della carriera, appena trentenne, finì in carcere per le sue audaci critiche e per la sua adesione al più o meno clandestino movimento di resistenza: un'esperienza, questa, che lo segnò profondamente.
Finanche dopo la caduta del regime non smise mai la lotta, manifestando coerentemente le proprie idee.
L'utopia di Pepe Carvalho ci mostra, attraverso interviste e alcuni racconti (questi ultimi sono in realtà stralci delle colonne che Montalbán scriveva per la rivista Triunfo), uno strenuo difensore dell'utopia.


Alcuni articoli di Montalbán pubblicati in Italia

Dietro la scorza di scriba piccolo, calvo, grasso e occhialuto, scopriamo un intelligente e acuto osservatore del suo tempo; e anche del nostro, giacché lui è stato uno dei primi a criticare fin dall'inizio il fenomeno della cosiddetta "globalizzazione". E scopriamo che i romanzi della serie dell'investigatore Carvalho non sono che la cronaca "translata" della storia spagnola dagli anni Sessanta circa fino all'avvento del nuovo secolo, cronaca conclusa con il fantasmagorico Millennio.
Altre chicche di questo volume della casa editrice datanews comprendono alcuni saporiti accenni alla passione di Montalbán per la culinaria (inclusa quella di matrice italiana) e interessanti notizie sui suoi lavori letterari dove non fa la sua comparsa il celebre investigatore.


Manuel Vázquez Montalbán
L'utopia di Pepe Carvalho
edizioni datanews, collana "Ahlambra"


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datanews
datanews è una casa editrice indipendente nata a Roma nel 1985. Ha un catalogo vasto e interessante, che abbraccia temi di enorme interesse: dalle monografie di scrittori quali Gabriel Garcia Marquéz, José Saramago, Jorge Louis Borges (presentati attraverso interviste e scritti dei medesimi)... a saggi su precisi aspetti della cultura popolare (Country Music... La cucina dei Negri d'America... Il Che... Telefascismo...).
Con "Ahlambra", datanews ha recentemente inaugurato una nuova collana dedicata ai grandi autori contemporanei della letteratura e del pensiero, mentre un'altra collana chiamata "i rubini" raggruppa, in formato pocket, i bestseller vecchi e nuovi della casa editrice.

venerdì, luglio 21, 2006

Henry Miller

Henry Val Miller: una delle persone più gentili e più pronte ad aiutare, come hanno testimoniato i suoi amici Lawrence Durrell e Alfred Perlés. Di contro, la sua prosa è tumultuosa, barocca, contiene elementi demoniaci e "faustiani".

"Ogni parola che metto giù ora dev'essere una freccia che va dritta al bersaglio. Una freccia avvelenata. Voglio ammazzare libri, scrittori, editori, lettori. Scrivere per il pubblico, per me non significa niente. Quel che mi piacerebbe, sarebbe scrivere per i pazzi... o per gli angeli."

Quella dei critici, dei "generali della letteratura", è una "trincea" che "deve essere espugnata". "Se è con la mannaia che dobbiamo lottare, usiamola a tutta forza." (Nexus)
Miller ha letto Santa Teresa e Bergson, Elie Faure e Dostoevskij, Rabelais e (horribile dictu!) Voltaire. "La mia fame e la mia curiosità mi spingono in tutte le direzioni contemporaneamente." (Plexus)

Durante l'atto creativo, Henry deve sempre ricordare a se stesso di essere disciplinato. Ecco alcune delle sue regole autoimposte:

- Lavora a una sola cosa per volta, fino a portarla completamente a termine.
- Non inquietarti...
- Pensa unicamente al libro che 'stai' scrivendo.
- Prima di tutto e sempre, scrivi. Pittura, musica, amici, cinema, tutto questo viene dopo.



Più che erotico e pornografico, Henry Val Miller è sensuale in maniera rabelaisiana. I suoi romanzi sono rivoluzionari... non nel senso politico del termine, ovviamente (quella auspicata da Miller è una "rivoluzione dell'anima"), ma in quanto ci mostrano la via per vivere come uomini felici.


Nel suo celebre Diario, Anais Nin scrive dell'autore di Tropico del Cancro: "Mi è piaciuto subito, non appena l'ho visto scendere dalla macchina e mi è venuto incontro sulla porta dove lo stavo aspettando. La sua scrittura è ardita, virile, animale, magnifica. È un uomo la cui vita inebria, pensai. È come me."


Tra i suoi amici c'era anche l'attrice tedesca Hildegard Knef. ("Neff", pronunciavano gli americani.) Una volta, sentendosi osservato da lei, Henry le disse:
-Beh? Che guardi?
-Sei così bello! - esclamò la Knef, con voce rapita.
E lo scrittore: - Ah, chiudi la bocca! Mi rendi molto triste...


Fino al 1961, Sexus (prima edizione francese: 1949, distribuita privatamente), Tropico del Cancro e tutte le altre sue opere erano vietate negli Stati Uniti. In seguito a una celebre serie di processi, il divieto fu sospeso, anche se l'organizzazione Citizens for Decent Literature bollò i libri di Henry Miller come "osceni".


Ha raccontato Inge Feltrinelli: "Tra i più capricciosi [autori] che incontrai, mi viene subito in mente Henry Miller: pretendeva un tavolo da ping pong in ogni casa che l'ospitasse qui in Italia..."




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Dal saggio online Henry Miller [1891-1980]- La vita ha sempre l'ultima parola

mercoledì, luglio 05, 2006

Fatene buon uso

Bild & Der Spiegel

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