mercoledì, agosto 06, 2008

La SPD espelle l'ex ministro Clement

La socialdemocrazia è

un mostro senza testa.

La socialdemocrazia è

un gallo senza cresta...


cantava Claudio Lolli in tempi politicamente meno ambigui. La Sozialdemokratische Partei Deutschlands (SPD) è stata per oltre 100 anni punto di convergenza della sinistra tedesca, anche perché, fin dalla nascita della Bundesrepublik, aderire al KPD (il partito comunista) significava - e significa - beccarsi un Berufsverbot - un divieto di lavoro -, cosa che stranamente non avviene se si è membri di un gruppuscolo in odore di nazismo. Nel dopoguerra, il periodo più brillante della SPD si ebbe con il governo di Willy Brandt (1969-'74), che dovette dimettersi perché il suo segretario venne smascherato come spia della DDR (ovvero della Germania "comunista"). Il successore di Brandt fu Helmut Schmidt,  personaggio assai discusso per le sue tendenze riformistiche.


Ma l'intera storia della "nuova" SPD (dal 1946 in poi) ha a che fare con il riformismo ideologico: il partito ripudiò il marxismo nel congresso di Bad Godesberg (1959) sotto l'influenza di Herbert Wehner, adottando il Godesberger Programm che rimase in vigore fino al 1989 quando fu sostituito dall'ancora più moderato Berliner Programm. Quest'ultimo fu in pratica una svolta a favore del neoliberismo messa in atto da Gerhard Schröder, Cancelliere dal '98 al 2005 e fautore della cosidetta politica di "nuovo centro" (Neue Mitte). Schröder, ex avvocato di successo, era chiaramente animato da interess personali. Dopo cinque anni disastrosi per la classe operaia (l'inizio del caos che regna attualmente), nessuno si sorprese quando lui si ritirò dalla politica per accettare un incarico lucroso offertogli dal gigante russo Gazprom. Il mandato di Schröder deluse talmente i socialdemocratici di vecchia fede che molti "emigrarono" nella PDS (formatosi da una costola del partito di regime dell'ex DDR). Ora, grazie anche alla spinta a sinistra di "Die Linke" (movimento nato dalla fusione di PDS e Lavoro e Giustiza sociale – Alternativa elettorale), i "veri" socialdemocratici hanno riconquistato la lobby del partito-madre. Era già nell'aria la condanna dell'"Agenda Schröder" da parte dei dirigenti socialdemocratici; dunque, la recente esclusione dalla SPD dell'ex Ministro per l'Economia Wolfgang Clement è solo un'azione conseguente, anche se ha destato tanto scalpore.


Il motivo dell'espulsione risale alle elezioni regionali di aprile nel Nordrhein Westphalen. Clement aveva invitato gli elettori socialdemocratici a non dare il loro voto alla candidata socialdemocratica Andrea Ypsilanti. A provocare forti proteste nell'elettorato socialdemocratico era stato in particolare il fatto che Clement, membro del "consiglio di sorveglianza" di una ditta affiliata al gruppo energetico RWE, aveva attaccato la Ypsilanti per il suo no alle centrali nucleari. Alcune sottosezioni della SPD avevano immediatamente chiesto provvedimenti nei suoi confronti, per comportamento nocivo agli interessi del partito.


Il 67enne politico, iscritto alla Spd dal 1970, all'epoca si era detto "molto preoccupato dai passi indietro che vengono compiuti soprattutto nelle politiche del mercato del lavoro" e aveva anche minacciato di lasciare la SPD se questa si fosse avvicinato troppo a "Die Linke".


La sua espulsione dal partito rappresenta un messaggio chiaro agli elettori di sinistra: "Siamo tornati a essere i rappresentanti della classe lavoratrice". E, aggiungiamo noi, degli intellettuali come Günter Grass, che dalla SPD è uscito polemicamente più volte per poi farvi ritorno altrettante volte. L'unico torto che Grass certamente si autorimprovera: quando  Schröder si candidò per la poltrona di Cancelliere, celebre e già allora vetusto scrittore, lo aiutò entusiasticamente durante la campagna elettorale; non sapendo, appunto, quali fossero le vere mire dell'"Uomo Schröder": finire di smontare l'impianto assistenziale dello Stato a favore di grossi imprenditori e multinazionali. Da quel quinquennio, più di mezza Germania ha l'acqua alla gola a causa delle disuguaglianze sociali e della precarietà...  



  Günter Grass: anche lui deluso da Gerhard Schröder e dalla sua agenda neoliberista

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