Torce umane. La guerra dei poveri. La caccia agli immigrati. E c'è anche un genocidio di cui nessuno parla: quello dei bianchi.
Eccoci qui. La cerimonia d'apertura del Campionato del Mondo di calcio sembra entusiasmare, unendola in un ideale abbraccio, l'intera nazione sudafricana. 700 euro il costo di un biglietto (ma a comprarlo presso uno dei tanti bagarini questa cifra arriva a triplicarsi): sono tanti soldi; tanti, quanti ne servono a una familia per sopravvivere diversi mesi. L'assordante rumore dei "vuvuzelas" preannuncia, in un carosello di colori, la prima partita del torneo: Sudafrica-Messico, con la squadra di casa ("Bafana Bafana", ovvero "i ragazzi") che è imbattuta da ben 12 partite. I reporter si sguinzagliano nei quartieri centrali delle città - ben pochi di loro si avventurano nelle desolate periferie e praticamente nessuno di costoro arriva a spingersi nelle sterminate baraccopoli -, la gente risponde gentilmente e piena di felicità alle loro domande, bianchi e neri esprimono in uno strano inglese la fierezza di essere sudafricani... Insomma, sembra un sogno.
E infatti lo è. Appena oltre i muri di recinzione e oltre gli occhi guardinghi dei poliziotti (che stanno attenti persino a che i cittadini nelle interviste non parlino male del loro Paese), c'è una vera e propria guerra. Guerra tra caste, guerra tra gli stessi poveri; una guerra che per giunta è carica di motivazioni razziste.
Quest'uomo è stato salvato all'ultimissimo momento dalla polizia. Forse sopravviverà. Giace a terra circondato dai fotoreporter al Reiger Park di Johannesburg, dove è stato assalito da una folla inferocita.
Mentre le forze dell'ordine cercano di mettere ordine nel caos, questo ragazzo si allontana trasportando a mano i suoi pochi averi.
Come sopra. La regola è: si salvi chi può.
Un facinoroso che affila il suo machete, pronto a usarlo contro gli stranieri. Il Sudafrica è terra di immigrazione, e proprio gli immigrati sono le prime vittime della rabbia cieca della popolazione, una rabbia che sorge dalla fame e dalle ingiustizie.
E' carina, anche se semplice e a-tecnologica, la festa d'inaugurazione al Soccer City Stadium di Johannesburg. Del resto non dobbiamo dimenticare che è la prima volta che un mondiale di calcio si svolge nel "Continente Nero": l'evento è dunque di per sé di un'importanza notevole, addirittura storica. Purtroppo però, tutt'intorno alla manifestazione, sono già accaduti parecchi episodi spiacevoli ai danni di giornalisti (cinesi, portoghesi, spagnoli... assaliti per strada da bande di ladri) e tra gli stessi tifosi di calcio.
Le tensioni sociali e la tendenza a derubare, ferire, uccidere, sono ormai radicati nella società sudafricana, dopo decenni e decenni di Apartheid e per colpa della nuova classe politica, che si occupa più di arricchire se stessa che di appianare e livellare il gap tra le caste sociali. Leggi, a questo proposito:
Appunti sul Sudafrica violento" (2000), "Sudafrica, le radici della violenza" (2006), "Il Sud Africa ha già perso" (2010).
E, su Google News, le notizie attuali sulle violenze che vengono perpetrate in quel Paese.
Nelson Mandela. L'ex presidente sudafricano, Premio Nobel per la Pace e leader del movimento anti-Apartheid, non ha potuto partecipare all'inaugurazione del Campionato del Mondo a causa della morte di una sua bisnipote. Ieri sera infatti, la 13enne Zenani Mandela è perita a seguito di un incidente d'auto dopo aver lasciato il concerto che ha aperto a Soweto, alla periferia di Johannesburg, le celebrazioni per il grande evento sportivo. La ragazza viaggiava insieme all'ex moglie di Nelson Mandela, Winnie. Arrestato l'autista della vettura perché ubriaco. Si aprono dunque sotto una cattiva stella i Mondiali di Calcio 2010...