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martedì, aprile 19, 2022

I leggendari Blues Brothers!


 
Giugno 2010. A tanti non sembra vero ma sui media rimbalza la notizia che la Chiesa Romana ha deciso di "perdonare" The Blues Brothers.
Cosa...? Come...? Eh, già: ci mise un bel po' il Vaticano a capire quanto di buono e di "cattolico" è contenuto nella celebre commedia d'azione (e di musica!) diretta da John Landis. Il blog Topolàin, allora ospitato da un'altra piattaforma, riportava:


>> La "riabilitazione" arriva solo adesso attraverso le pagine de L'Osservatore Romano... a 30 anni di distanza da quel 16 giugno 1980 in cui il film debuttava nelle sale cinematografiche.
L'organo ufficiale del Vaticano è andato alla ricerca di prove della "cattolicità" della pellicola, e così scrive: "...gli indizi" (quantomeno gli indizi) "non mancano in un'opera dove i dettagli non sono certo casuali. A iniziare dalla foto incorniciata di un giovane e forte Giovanni Paolo II nella casa dell'affittacamere - dall'accento siciliano e vestita di nero, dunque cattolica - di Lou 'Blue' Marini. [...] A fianco dei piccoli e della Pinguina (la madre superiora dell'orfanotrofio), i fratelli Blues sono capaci di toccanti attenzioni: così Elwood non si dimentica di una terribile crema al formaggio commissionatagli da un anziano amico. E nulla antepongono - Elwood, il più galante, rinuncia persino all'avventura con una fascinosa signorina - alla missione per conto di Dio".
Amen. E ora torna a mettere su quel disco di blues! <<

"It's 106 miles to Chicago. We've got a full tank of gas, half a pack of cigarettes, it's dark, and we're wearing sunglasses."
"Hit it!"

"Ci sono 126 miglia da qui a Chicago. Abbiamo il serbatoio pieno, mezzo pacchetto di sigarette, è buio e portiamo tutt'e due occhiali scuri."
"Vai!"



                      Infos in italiano sul film, sugli attori, sui musicisti, ecc. (Wikipedia)







The story
Tutto inizia con Jake Blues (John Belushi, R.I.P.) che esce di prigione. Ad attenderlo c'è suo fratello Elwood (Dan Aykroyd), venuto a prenderlo con la "Blues-mobile" (una macchina di polizia, una Dodge Monaco del '74, riciclata)... E noi assistiamo al primo dei dialoghi divertenti del film, tutti divenuti molto noti.
- Che è questa? - chiede Jake.
- Questa che?
- Quest’auto. Che cavolo significa? Dov'è la Cadillac? La Cadi! Dov’è la Cadi?
- La che?
- La Cadillac che avevamo una volta: la Blues-mobile!
- Ah, l’ho cambiata.
- Hai cambiato la Blues-mobile con questa ?!
- No, con un microfono.
- Con un microfono ?!? - (Pausa di riflessione.) - Va bene, hai fatto bene.


I fratelli Blues indossano vestiti neri, cravatte e cappelli neri, occhiali neri, e hanno i propri nomi scritti a biro sulle dita delle mani. Presto, si trovano impegnati in una "missione": trovare cinquemila dollari per pagare le tasse dell’orfanotrofio in cui sono cresciuti e salvare così il vecchio e caro istituto dalla chiusura coatta. Per riuscirci, dovranno rimettere in piedi la loro vecchia blues band, composta da musicisti che nel frattempo si sono inventati altre occupazioni e che non hanno la minima voglia di rimettersi in gioco. Ma c’è una "missione per conto di Dio" nel mezzo, e il gruppo in qualche modo risorge. Tra un'esibizione e l'altra, con turme di poliziotti, una falange di neonazisti e un’ex fidanzata eternamente alle calcagna di Jake, i fratelli Blues passano da epici inseguimenti a cataclismi vari, ma si rialzano sempre spolverando i loro vestiti neri come niente fosse.

Celebrando John Belushi post mortem: The Blues Brothers sul palco con Dan Ackroyd, Jim Belushi e John Goodman. R.I.P. brother Jake!

John Belushi e Dan Aykroyd rimasero fedeli al gruppo musicale e, oltre a partecipare a una serie di incisioni (la musica della Blues Brothers Band, che consiste in appassionate cover di brani soul e rythm'n'blues, vende ancora tanto...), insieme a Lou Marini, Matt Murphy, Tom Malone, Donald Dunn ecc. andarono in tournée. Ma la formazione capitanata da Belushi & Aykroyd esisteva prima del film, come testimonia questo video girato il 31 dicembre 1978 a San Francisco (concerto intero!).









domenica, agosto 03, 2014

Recensione di 'E' ricca, la sposo e l'ammazzo'

A New Leaf

U.S.A. 1970



Con Walter Matthau, Elaine May



Elaine May è oggi un'arzilla ultraottantenne che, fin dal clamoroso insuccesso di Ishtar (1987, con Warren Beatty e Dustin Hoffman), non ha più potuto avere la possibilità di dirigere un film. Ma il suo era stato un debutto col botto: come sceneggiatrice, regista e interprete di una divertente pellicola che lei sembra essersi ritagliata a misura su di sé.


Il plot (in breve):

Henry Graham conduce l'esistenza di un playboy, dissipando allegramente il patrimonio ereditato. Arriva il giorno fatale, in cui l'avvocato gli comunica che non ci sono più soldi. Henry non vuole rinunciare al suo stile di vita e, raccogliendo ed eleborando un suggerimento del suo maggiordomo, decide di sposare una donna ricca. Sposarla e... poi ammazzarla, per entrare così in possesso di qualche milione. 
La ricerca è ardua, ma alla fine Henry ha successo: la prescelta è Henrietta (Enrichetta) Lowell, docente di botanica. Segni particolati: ricchissima e...  imbranatissima.


La commedia è "nera". I meccanismi narrativi sono ben oleati, ma il film risulta divertente grazie soprattutto alla brillante interpretazione di tutti: non solo della May e di un Walter Matthau in formissima, ma anche di James Coco (lo zio cinico che presta a Henry 50.000 dollari a condizioni da puro strozzinaggio) e George Rose (il maggiordomo). 
Ispirata a un racconto di Jack Ritchie (scrittore e sceneggiatore di gialli che fu uno dei massimi collaboratori della serie televisiva di Alfred Hitchcock), Hollywood volle realizzare la storia conferendole un happy ending. Ciò imbestialì Elaine May, che dal finale - che, pure, a noi non dispiace - si dissociò...


 


Le foto seguenti mostrano Elaine May insieme a Mike Nichols, suo partner sul palcoscenico dei teatri e in numerosi sketch della tivù americana.



La May lavorò alla sceneggiatura di tante altre pellicole di successo (Tootsie ad esempio), scrisse e diresse diversi film, ne interpretò altri ancora... (Con Matthau recitò ancora in California Suite; con il partner maschile di Matthau, Jack Lemmon, aveva lavorato insieme già nel 1967, in Luv vuol dire amore?; e fu un'ottima co-interprete di Woody Allen in Criminali da strapazzo, del 2000.)

Nata in Pennsylvania ma da tutta una vita newyorkese di adozione, non poteva mancare che, in occasione di una retrospettiva di film suoi e/o con lei come attrice, il prestigioso New York Times non le dedicasse un articolo. Un articolo che è in pratica la biografia succinta di questa grande donna dello spettacolo,
e che vi invito a leggere.




domenica, luglio 20, 2014

Racconti d'estate - recensione



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Questa mattina su RAI3 una bella sorpresa: non il solito film triviale, ma un vero gioiellino che, in tutte le sue sfaccettature, racchiude i drammi e le tragicommedie dell'umana esistenza. Dell'esistenza all'italiana, bien entendu
Il valore aggiunto della pellicola in questione è... il colore marca 1958 (annata eccellente!). Ma c'è da sottolineare che Racconti d'estate vale bene di essere accolto nella nostra DVDteca in quanto le varie storie che vi si intrecciano sono impreziosite dalla presenza di "Albertone" e di Marcello Mastroianni, nel pieno fulgore del loro cammino ascendente.
Comunque, l'intero cast è pieno di eccellenze; di quelle che, ad ogni modo, poteva offrire allora una "commedia" del genere: Sylvia Koscina, Gabriele Ferzetti, Michéle Morgan, Franco Fabrizi... e Dorian Gray (nome d'arte di Maria Luisa Mangini), una sorta di Valeria Marini d'antan, qui nel ruolo di un'attricetta sexy (praticamente interpreta se stessa!) che, come al solito, cerca di agganciare qualche uomo danaroso ma finisce per amare il bagnino ("Non è che diventerò una donna onesta?").

Sarà anche per le firme che appaiono tra gli sceneggiatori (Moravia e Flaiano su tutti) che, ancora una volta, è obbligatorio il paragone tra questo e i tantissimi filmetti che vennero girati in seguito - negli Anni Settanta, Ottanta, Novanta... fino praticamente a ieri - e che passano per "commedia italiana" ma sono invece il prodotto, volgare e senza un minimo di fondamento etico, di una decadenza volgare e/o di un vuoto intellettuale sfruttati per "fare cassa".

Racconti d'estate si presenta straordinariamente moderno, e inoltre ammalia per le numerose riprese "balneari" (fotografia: Enzo Serafin). Il Golfo del Tigullio (Rapallo, Chiavari, Portofino... Sestri Levante...) è uno spettacolo già di per sé. Ci sono storie d'amore in primo piano, ma tutte influenzate, pilotate addirittura, dal Dio Mammone.




    Alberto Sordi è Aristarco Battistini, squattrinato amante nonché "amministratore finanziario"di una famosa quanto robusta cantante lirica, Ada Gallotti. Sulla Riviera, Aristarco non può non notare le numerose bellezze in costume da bagno, che gli fanno girare la testa; e l'incontro con Jaqueline, bella turista francese e sua vecchia fiamma, non fa che complicare la situazione. Ma infine, pur di ottenere una parte delle ricchezze della grassa soprano, Aristarco porta all'altare Ada, rinunciando alle dolcezze dell'amore giovanile.
    Mastroianni in questo film è Marcello Mazzoni, un ispettore che sta scortando una detenuta francese alla frontiera, affinché sia processata per furto a Marsiglia. Sul treno, e poi anche durante la loro (imprevista) permanenza nella località di villeggiatura, l'ispettore prende in simpatia e socializza con la donna... fino al punto da innamorarsene e pensare di fuggire con lei. Rimarrà soltanto un sogno, ma i due trascorrono una notte di passione insieme e si prospetta la possibilità di rivedersi... dopo qualche anno, quando lei uscirà dal carcere.

    Altre due-tre storie formano l'intelaiatura del film, che Franciolini ha ben girato intrecciando o comunque facendo procedere parallelamente i singoli destini. Davvero notevole la vis comica di Sordi, così com'è notevole l'abilità di Marcello Mastroianni nell'interpretare il funzionario impacciato, quasi imbranato, che però cela la virilità di un grande amatore.

     


    ' RACCONTI D'ESTATE '

    GENERE: Commedia
    Italia, 1958

    REGIA: Gianni Franciolini

    SCENEGGIATURA: Gianni Franciolini, Rodolfo Sonego, Alberto Moravia, Ennio Flaiano, Edoardo Anton, René Barjavel, Alberto Sordi, Sergio Amidei

    ATTORI: Alberto Sordi, Anita Allan, Dany Carell, Lorella De Luca, Franco Fabrizi, Gabriele Ferzetti, Enio Girolami, Dorian Gray, Sylva Koscina, Ignazio Leone, Anna Magoli, Franca Marzi, Marta Marcelli, Jorge Mistral, Michèle Morgan, Francesco Mulè, Colette Ricard, Franco Scandurra, Francesco Tensi, Angelo Zanolli, Marcello Mastroianni

    FOTOGRAFIA: Enzo Serafin

    MONTAGGIO: Adriana Novelli

    MUSICHE: Piero Piccioni 

    DURATA: 113 Min

    domenica, dicembre 15, 2013

    Danny Kaye (I)

    Prendo spunto dall'uscita de I sogni segreti di Walter Mitty (di e con Ben Stiller) per rispolverare un mia biografia di Danny Kaye (1913-1987), il comico per cui tuttora stravedo e che rimane l'unico, originale, inimitabile Walter Mitty!



    Il vero nome di Danny Kaye era David Daniel Kaminski. Era il terzo e ultimo figlio di due ebrei ucraini impiantatisi a Brooklyn, e l'unico della nidiata che fosse nato in America (a casa sua si parlava yiddish; per i suoi genitori Danny rimase sempre "Duvidelleh"). A 12 anni conobbe Sylvia Fine, che più tardi, oltre a diventare sua moglie, avrebbe scritto numerosi sketch per lui.


    David (come si chiamava allora) fu sempre uno spirito irrequieto. A tredici anni lasciò la scuola e fuggì in Florida. Ciò segnò l'inizio di un'odissea che lo portò a svolgere i più svariati mestieri, da venditore di rinfreschi a intrattenitore di strada. Si esibì nei teatri vaudeville e nei nightclub della zona dei monti Catskills prima di fare il commediante in Inghilterra. Al suo rientro negli States, nel 1938, rincontrò Sylvia Fine. Le loro strade si incrociarono precisamente in un accampamento per ebrei socialisti sui monti Poconos, in Pennsylvania.
    I due convolarono a nozze nel 1940... per due volte: la seconda cerimonia si svolse secondo il rito ebraico, per calmare i genitori di lei che erano contrari alla loro unione.

    Qui il comico divide una tazza di tè con Grace Kelly durante una pausa della lavorazione di Rear Window - Una finestra sul cortile



    Nel 1941 Danny Kaye (come si chiamava adesso) apparve nello spettacolo di Broadway Lady in the Dark, dove presentò il famoso numero "Tchaikovsky," di Kurt Weill e Ira Gershwin, in cui cantava a velocità pazzesca i nomi di 54 compositori russi - reali e immaginari - in soli 38 secondi e senza mai tirare il fiato.
    Il produttore cinematografico Samuel Goldwyn Jr. lo prese sotto contratto e la stella di Danny si accese definitivamente.
    Sono almeno dodici i film interpretati da questo straordinario attore comico che non dovrebbero mancare in nessun archivio degli amanti delle buone commedie. Li esamineremo uno per uno, giacché le cose buone non devono cadere nel dimenticatoio.
    Iniziamo subito con...



    (DANNY KAYE) Come vinsi la guerra (noto anche come Così vinsi la guerra)


    (Up in Arms, 1944). 

    Molti lo considerano tra i 10 film più divertenti di tutti i tempi. Fin dal suo debutto Kaye si profila come il re dei commedianti, esperto - tra le altre cose - di impossibili scioglilingua. Il suo personaggio è quello di Danny Weems, un ragazzo d'ascensore timido e ipocondro (un eccellente prototipo di Woody Allen!). Di lui finirà per innamorarsi un'infermiera militare (Dinah Shore). Ma dapprincipio Danny ha già una ragazza: Constance (Mary Morgan). Peccato che Constance perda la testa per il compagno di stanza di Danny (Joe Nelson). Ciò per quanto riguarda le complicazioni sentimentali.
    Tutti quanti vengono mandati nel Pacifico e il pauroso (e, non dimentichiamolo, ipocondro) Danny si ritrova a catturare da solo un intero plotone di giapponesi, divenendo, contro la sua stessa volontà, un eroe di guerra. Inutile dire che è a questo punto che la bella infermiera, ovvero la splendida cantante-attrice Dinah Shore, sarà definitivamente sua.
    Numerose le scene indimenticabili: quella in cui un uomo entra nell'ascensore e racconta a Danny di essere appena stato dal dottore e di sentirsi perfettamente guarito. L'uomo si raschia la gola, e Danny: "Cos'è quello strano rumore?" Quando l'ascensore arriva al pian terreno, vediamo l'uomo che, con aria sgomenta, si stringe il petto.
    Oppure la scena sulla nave, dove Danny, circondato da un gruppo di rudi marinai, apre e chiude la bocca al suono di una canzone di Dinah Shore, perché è vietato tenere un giradischi e il Nostro vuol far credere che è lui a cantare. I marinai strabuzzano gli occhi, poi il disco si incanta - "Now I know... Now I know... Now I know... " - e l'imbroglio è scoperto. ("Now we 'bout know!" sbotta uno dei marinai con forte accento newyorkese). O l'imitazione che Danny fa dello scozzese... O il suo soprannome di "Lampo Purpureo". E la sua immeritata fama di playboy...

    Up in Arms (1944)
    Titolo italiano: Come vinsi la guerra
    Regia di Elliott Nugent
    Autori: Owen Davis (commedia), Don Hartman ...
    Interpreti:
    Danny Kaye ....  Danny Weems
    Dinah Shore ....  Nurse Lt. Virginia Merrill
    Dana Andrews ....  Joe Nelson
    Constance Dowling ....  Mary Morgan
    Louis Calhern ....  Col. Ashley
    George Mathews ....  Private Blackie Snodgrass






    domenica, ottobre 14, 2012

    Recensione di 'Asini'

    C'è chi apparentemente non sa far nulla e magari crede nella dignità del lavoro, e nello stesso tempo c'è chi ti dimostra che anche non far nulla di immediatamente utile può essere... utile.


    Asini è carino e pieno di significati, quasi una gemma nel panorama di nuova "commedia all'italiana" davvero desolante - desolante anche ai tempi in cui il film uscì nelle sale (1999).



    Un Claudio Bisio in forma smagliante incorpora il quarantenne-o-giù-di-lì semifallito, antieroe di un'Italietta dove chiunque non si dimostri funzionale al sistema viene bollato come "asino" senza dapprima aver indagato su quelli che che possono essere i suoi talenti nascosti, i suoi pregi, le sue apirazioni.

    La sceneggiatura è dello stesso Bisio, firmata assieme a Giorgio Teruzzi. E si vede benissimo che l'attore "crede" nella storia: si trova a suo agio, difatti, nei panni del milanese precario e un po' bamboccione che finisce in un convento dopo che la sua squadra di rugby ha deciso di metterlo in panchina per raggiunta anzianità.
    Bisio-sceneggiatore manda Italo, il "suo" Italo, in una sperduta comunità romagnola/marchigiana che si è prefissa di aiutare gli "asini" (asini veri, ma anche in senso figurato: i somari dell'esistenza, i semifalliti come lui) a trovare regole di vita. Lo spaesato uomo di metropoli finirà per diventare egli stesso maestro di vita, insegnando ai ragazzini a difendersi dai soprusi... inscenando tra l'altro la danza "Haka Maori" degli All Blacks (la nazionale di rugby neozelandese).

    Ma procediamo con ordine.



    Padre Anselmo (Renato Carpentieri), aiutato dai due frati Padre Tommaso (Stefano Bicocchi in arte Vito) e Padre Sauro (Bob Messini), sovrintende la strana scuola-albergo di somari, mussi, tovari, bardotti et asini assortiti. Il neoarrivato "supplente di ginnastica", che a Milano ha già abbastanza gatte da pelare, si sente completamente fuori posto; prova comunque un particolare interesse per l'unica donna del luogo: Anna (Giovanna Mezzogiorno), giovane suora laica che studia per diventare veterinaria e che nel convento agisce come una sorta di governante degli asini - quadrupedi e no. Nei bucolici paraggi ogni cosa sembra procedere tranquillamente e fuori del tempo, e pian piano Italo sente di potersi adattare. Ciò che ignora è che il Vaticano ha predisposto la costruzione, nel posto in cui sorge la comunità, di un enorme complesso edilizio chiamato "Città di Dio". L'ambizioso progetto viene gestito da un cardinale (Arnoldo Foà) cui tocca il compito di sfrattare gli "asini" di Padre Anselmo...

    La vicenda si concluderà con un lieto fine ovviamente, ma senza sforare nel sentimentalismo gratuito.



    Ottima la scelta del regista: Antonello Grimaldi infatti ama, per vocazione naturale (da alcuni definita "celentanesca"), la semplicità; Grimaldi tende ad occuparsi dei fondamentali della vita senza aggravarli di zavorra intellettualistica.

    La storia - riportano le cronache - ebbe origine da un viaggio di Bisio in una vallata inglese, dove c'erano tanti asini protetti da una associazione per le adozioni a distanza.

    "Nessuno vuole più gli asini" ripete un paio di volte Anna, alias Giovanna Mezzogiorno, nel corso del film.

    Beh, che mi prenda un colpo se non è così! Il nome stesso del mio blog vuole essere un segnale di simpatia nei confronti di emarginati, esclusi, ribelli incarcerati... insomma: nei confronti di chi non ha più neanche la libertà di ragliare.

    Roberto Nepoti, ne La Repubblica del 13 novembre 1999, scrisse in maniera azzeccata:

    "Ciò che distingue Asini dalla maggior parte dei film italiani in circolazione, basati su pretesti o compilation pure e semplici, è il fatto di avere un'idea. Un'idea che può essere condensata un una formula: i buoni devono tirare fuori le unghie. Siamo lontani, però, dal paradosso rosselliniano 'i buoni devono ammazzare i cattivi' (La macchina ammazzacattivi), perché Asini sponsorizza una visione d'impronta new age, sostanzialmente benevola e ottimistica".


    Una pellicola analoga ad Asini per tematica (il fallimento sociale, l'alienazione, l'emarginazione), e sempre con Bisio nei panni del protagonista, è stata realizzata nel 2008: Si può fare, per la regia di Giulio Manfredonia. Ma qui penetriamo in sfere più alte...

    sabato, dicembre 04, 2010

    Mario Monicelli, tra neorealismo e commedia all'italiana


    E' notizia dell'ultima ora: "Sarà intitolato a Mario Monicelli il binario della stazione di Santa Maria Novella famoso per una scena cult del film Amici miei ..."



    Monicelli era un uomo gioioso, a dispetto del suo estremo gesto; un artigiano della cultura intelligente (anche se non sempre libera come lui avrebbe desiderato); un italiano della risma di Sandro Pertini, e dunque un pacifista impegnato, oltre che un progressista.





    Nato a Viareggio, crebbe in un'atmosfera da bohéme. Dopo aver diretto Totò, contribuì alle fortune di Vittorio Gassman, Alberto Sordi e tanti altri; soprattutto di Gassman, che fu protagonista de I soliti ignotiLa Grande Guerra e del fortunato binomio "medievale" dedicato al personaggio di Brancaleone.

    Sordi indossò per Monicelli le vesti semi-inedite di attore drammatico, non solo ne La Grande Guerra ma anche in Un borghese piccolo piccolo e ne Il Marchese del Grillo. Ugo Tognazzi lavorò con il Maestro in Romanzo popolare e nei primi due "atti" di Amici miei (il terzo venne diretto da Nanni Loy)...

    La sua scelta, l’ultima, quella che ha fatto tanto discutere, ha le sue fondamenta nel suicidio del padre, Tomaso Monicelli, giornalista e scrittore antifascista, avvenuto nel 1946. Il suicidio del filius (oltre sessant'anni dopo), uomo stanco della vecchiaia ma soprattutto ancor più stanco di non poter lavorare, è un esempio di coraggio, un gesto che riconferma il libero arbitrio, la piena volontà dell'individuo. Un volo da una stanza d'ospedale simile alla clinica del Professor Sassaroli; l'ultimo scherzo del Conte Mascetti. E... honni soit qui mal y pense.




    I film di Monicelli su Amazon.it
     





    La Grande Guerra (1959) (2 Dvd) con Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Bernard Blier, Folco Lulli, Romolo Valli ecc. (DVD - 2009)


         EUR 12,40 EUR 12,16







    Dettagli prodotto



    Il Marchese Del Grillo (Deluxe Edition) (2 Dvd) con Alberto Sordi, Camillo Milli, Cochi Ponzoni, ecc. (DVD - 2010)


        EUR 13,76 EUR 12,99

     



     



    Amici Miei Trilogia (3 Dvd) con Ugo Tognazzi, Adolfo Celi, Alessandro Haber, Angela Goodwin, ecc. (DVD - 2009)


             EUR 36,37 EUR 35,92







    Romanzo Popolare con Ugo Tognazzi, Alvaro Vitali, Michele Placido, Ornella Muti, ecc. (DVD - 2001)

            EUR 5,39



     

     


    L' Armata Brancaleone con Vittorio Gassman, Catherine Spaak, Enrico Maria Salerno, ecc. (DVD - 2009)


           EUR 18,99 EUR 9,00





    Brancaleone Alle Crociate con Vittorio Gassman, Adolfo Celi, Beba Loncar, Gianrico Tedeschi, ecc. (DVD - 2010)


         EUR 9,00



     







    Le Rose Del Deserto con Alessandro Haber, Giorgio Pasotti, Michele Placido, ecc. (DVD - 2011)


         EUR 9,99







    I Soliti Ignoti con Totò, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, Carla Gravina, Claudia Cardinale, Memmo Carotenuto, ecc. (DVD - 2010)


          EUR 12,16







    I Picari con Bernard Blier, Blanca Marsillach, Claudio Bisio, ecc. (DVD - 2010)


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    Amici Miei con Ugo Tognazzi, Adolfo Celi, Bernard Blier, Duilio Del Prete, ecc. (DVD - 2009)


         EUR 13,42







    Facciamo Paradiso con Aurore Clement, Lello Arena, Margherita Buy, ecc. (DVD - 2010)


         EUR 6,79







    Un Borghese Piccolo Piccolo con Alberto Sordi, Romolo Valli, Shelley Winters, ecc. (DVD - 2009)


         EUR 8,02

     



    Dettagli prodotto


    La Ragazza Con La Pistola con Monica Vitti,  Carlo Giuffre', Corin Redgrave, ecc. (DVD - 2010)


          EUR 11,70  







    Libri consigliati:



    Cinema. Cent'anni di storia (I tascabili) [Brossura]

    di René Prédal




           I film di Mario Monicelli (Effetto cinema) [Brossura]

    di Ivana Delvino