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martedì, aprile 19, 2022

I leggendari Blues Brothers!


 
Giugno 2010. A tanti non sembra vero ma sui media rimbalza la notizia che la Chiesa Romana ha deciso di "perdonare" The Blues Brothers.
Cosa...? Come...? Eh, già: ci mise un bel po' il Vaticano a capire quanto di buono e di "cattolico" è contenuto nella celebre commedia d'azione (e di musica!) diretta da John Landis. Il blog Topolàin, allora ospitato da un'altra piattaforma, riportava:


>> La "riabilitazione" arriva solo adesso attraverso le pagine de L'Osservatore Romano... a 30 anni di distanza da quel 16 giugno 1980 in cui il film debuttava nelle sale cinematografiche.
L'organo ufficiale del Vaticano è andato alla ricerca di prove della "cattolicità" della pellicola, e così scrive: "...gli indizi" (quantomeno gli indizi) "non mancano in un'opera dove i dettagli non sono certo casuali. A iniziare dalla foto incorniciata di un giovane e forte Giovanni Paolo II nella casa dell'affittacamere - dall'accento siciliano e vestita di nero, dunque cattolica - di Lou 'Blue' Marini. [...] A fianco dei piccoli e della Pinguina (la madre superiora dell'orfanotrofio), i fratelli Blues sono capaci di toccanti attenzioni: così Elwood non si dimentica di una terribile crema al formaggio commissionatagli da un anziano amico. E nulla antepongono - Elwood, il più galante, rinuncia persino all'avventura con una fascinosa signorina - alla missione per conto di Dio".
Amen. E ora torna a mettere su quel disco di blues! <<

"It's 106 miles to Chicago. We've got a full tank of gas, half a pack of cigarettes, it's dark, and we're wearing sunglasses."
"Hit it!"

"Ci sono 126 miglia da qui a Chicago. Abbiamo il serbatoio pieno, mezzo pacchetto di sigarette, è buio e portiamo tutt'e due occhiali scuri."
"Vai!"



                      Infos in italiano sul film, sugli attori, sui musicisti, ecc. (Wikipedia)







The story
Tutto inizia con Jake Blues (John Belushi, R.I.P.) che esce di prigione. Ad attenderlo c'è suo fratello Elwood (Dan Aykroyd), venuto a prenderlo con la "Blues-mobile" (una macchina di polizia, una Dodge Monaco del '74, riciclata)... E noi assistiamo al primo dei dialoghi divertenti del film, tutti divenuti molto noti.
- Che è questa? - chiede Jake.
- Questa che?
- Quest’auto. Che cavolo significa? Dov'è la Cadillac? La Cadi! Dov’è la Cadi?
- La che?
- La Cadillac che avevamo una volta: la Blues-mobile!
- Ah, l’ho cambiata.
- Hai cambiato la Blues-mobile con questa ?!
- No, con un microfono.
- Con un microfono ?!? - (Pausa di riflessione.) - Va bene, hai fatto bene.


I fratelli Blues indossano vestiti neri, cravatte e cappelli neri, occhiali neri, e hanno i propri nomi scritti a biro sulle dita delle mani. Presto, si trovano impegnati in una "missione": trovare cinquemila dollari per pagare le tasse dell’orfanotrofio in cui sono cresciuti e salvare così il vecchio e caro istituto dalla chiusura coatta. Per riuscirci, dovranno rimettere in piedi la loro vecchia blues band, composta da musicisti che nel frattempo si sono inventati altre occupazioni e che non hanno la minima voglia di rimettersi in gioco. Ma c’è una "missione per conto di Dio" nel mezzo, e il gruppo in qualche modo risorge. Tra un'esibizione e l'altra, con turme di poliziotti, una falange di neonazisti e un’ex fidanzata eternamente alle calcagna di Jake, i fratelli Blues passano da epici inseguimenti a cataclismi vari, ma si rialzano sempre spolverando i loro vestiti neri come niente fosse.

Celebrando John Belushi post mortem: The Blues Brothers sul palco con Dan Ackroyd, Jim Belushi e John Goodman. R.I.P. brother Jake!

John Belushi e Dan Aykroyd rimasero fedeli al gruppo musicale e, oltre a partecipare a una serie di incisioni (la musica della Blues Brothers Band, che consiste in appassionate cover di brani soul e rythm'n'blues, vende ancora tanto...), insieme a Lou Marini, Matt Murphy, Tom Malone, Donald Dunn ecc. andarono in tournée. Ma la formazione capitanata da Belushi & Aykroyd esisteva prima del film, come testimonia questo video girato il 31 dicembre 1978 a San Francisco (concerto intero!).









domenica, agosto 03, 2014

Recensione di 'E' ricca, la sposo e l'ammazzo'

A New Leaf

U.S.A. 1970



Con Walter Matthau, Elaine May



Elaine May è oggi un'arzilla ultraottantenne che, fin dal clamoroso insuccesso di Ishtar (1987, con Warren Beatty e Dustin Hoffman), non ha più potuto avere la possibilità di dirigere un film. Ma il suo era stato un debutto col botto: come sceneggiatrice, regista e interprete di una divertente pellicola che lei sembra essersi ritagliata a misura su di sé.


Il plot (in breve):

Henry Graham conduce l'esistenza di un playboy, dissipando allegramente il patrimonio ereditato. Arriva il giorno fatale, in cui l'avvocato gli comunica che non ci sono più soldi. Henry non vuole rinunciare al suo stile di vita e, raccogliendo ed eleborando un suggerimento del suo maggiordomo, decide di sposare una donna ricca. Sposarla e... poi ammazzarla, per entrare così in possesso di qualche milione. 
La ricerca è ardua, ma alla fine Henry ha successo: la prescelta è Henrietta (Enrichetta) Lowell, docente di botanica. Segni particolati: ricchissima e...  imbranatissima.


La commedia è "nera". I meccanismi narrativi sono ben oleati, ma il film risulta divertente grazie soprattutto alla brillante interpretazione di tutti: non solo della May e di un Walter Matthau in formissima, ma anche di James Coco (lo zio cinico che presta a Henry 50.000 dollari a condizioni da puro strozzinaggio) e George Rose (il maggiordomo). 
Ispirata a un racconto di Jack Ritchie (scrittore e sceneggiatore di gialli che fu uno dei massimi collaboratori della serie televisiva di Alfred Hitchcock), Hollywood volle realizzare la storia conferendole un happy ending. Ciò imbestialì Elaine May, che dal finale - che, pure, a noi non dispiace - si dissociò...


 


Le foto seguenti mostrano Elaine May insieme a Mike Nichols, suo partner sul palcoscenico dei teatri e in numerosi sketch della tivù americana.



La May lavorò alla sceneggiatura di tante altre pellicole di successo (Tootsie ad esempio), scrisse e diresse diversi film, ne interpretò altri ancora... (Con Matthau recitò ancora in California Suite; con il partner maschile di Matthau, Jack Lemmon, aveva lavorato insieme già nel 1967, in Luv vuol dire amore?; e fu un'ottima co-interprete di Woody Allen in Criminali da strapazzo, del 2000.)

Nata in Pennsylvania ma da tutta una vita newyorkese di adozione, non poteva mancare che, in occasione di una retrospettiva di film suoi e/o con lei come attrice, il prestigioso New York Times non le dedicasse un articolo. Un articolo che è in pratica la biografia succinta di questa grande donna dello spettacolo,
e che vi invito a leggere.




domenica, luglio 20, 2014

Racconti d'estate - recensione



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Questa mattina su RAI3 una bella sorpresa: non il solito film triviale, ma un vero gioiellino che, in tutte le sue sfaccettature, racchiude i drammi e le tragicommedie dell'umana esistenza. Dell'esistenza all'italiana, bien entendu
Il valore aggiunto della pellicola in questione è... il colore marca 1958 (annata eccellente!). Ma c'è da sottolineare che Racconti d'estate vale bene di essere accolto nella nostra DVDteca in quanto le varie storie che vi si intrecciano sono impreziosite dalla presenza di "Albertone" e di Marcello Mastroianni, nel pieno fulgore del loro cammino ascendente.
Comunque, l'intero cast è pieno di eccellenze; di quelle che, ad ogni modo, poteva offrire allora una "commedia" del genere: Sylvia Koscina, Gabriele Ferzetti, Michéle Morgan, Franco Fabrizi... e Dorian Gray (nome d'arte di Maria Luisa Mangini), una sorta di Valeria Marini d'antan, qui nel ruolo di un'attricetta sexy (praticamente interpreta se stessa!) che, come al solito, cerca di agganciare qualche uomo danaroso ma finisce per amare il bagnino ("Non è che diventerò una donna onesta?").

Sarà anche per le firme che appaiono tra gli sceneggiatori (Moravia e Flaiano su tutti) che, ancora una volta, è obbligatorio il paragone tra questo e i tantissimi filmetti che vennero girati in seguito - negli Anni Settanta, Ottanta, Novanta... fino praticamente a ieri - e che passano per "commedia italiana" ma sono invece il prodotto, volgare e senza un minimo di fondamento etico, di una decadenza volgare e/o di un vuoto intellettuale sfruttati per "fare cassa".

Racconti d'estate si presenta straordinariamente moderno, e inoltre ammalia per le numerose riprese "balneari" (fotografia: Enzo Serafin). Il Golfo del Tigullio (Rapallo, Chiavari, Portofino... Sestri Levante...) è uno spettacolo già di per sé. Ci sono storie d'amore in primo piano, ma tutte influenzate, pilotate addirittura, dal Dio Mammone.




    Alberto Sordi è Aristarco Battistini, squattrinato amante nonché "amministratore finanziario"di una famosa quanto robusta cantante lirica, Ada Gallotti. Sulla Riviera, Aristarco non può non notare le numerose bellezze in costume da bagno, che gli fanno girare la testa; e l'incontro con Jaqueline, bella turista francese e sua vecchia fiamma, non fa che complicare la situazione. Ma infine, pur di ottenere una parte delle ricchezze della grassa soprano, Aristarco porta all'altare Ada, rinunciando alle dolcezze dell'amore giovanile.
    Mastroianni in questo film è Marcello Mazzoni, un ispettore che sta scortando una detenuta francese alla frontiera, affinché sia processata per furto a Marsiglia. Sul treno, e poi anche durante la loro (imprevista) permanenza nella località di villeggiatura, l'ispettore prende in simpatia e socializza con la donna... fino al punto da innamorarsene e pensare di fuggire con lei. Rimarrà soltanto un sogno, ma i due trascorrono una notte di passione insieme e si prospetta la possibilità di rivedersi... dopo qualche anno, quando lei uscirà dal carcere.

    Altre due-tre storie formano l'intelaiatura del film, che Franciolini ha ben girato intrecciando o comunque facendo procedere parallelamente i singoli destini. Davvero notevole la vis comica di Sordi, così com'è notevole l'abilità di Marcello Mastroianni nell'interpretare il funzionario impacciato, quasi imbranato, che però cela la virilità di un grande amatore.

     


    ' RACCONTI D'ESTATE '

    GENERE: Commedia
    Italia, 1958

    REGIA: Gianni Franciolini

    SCENEGGIATURA: Gianni Franciolini, Rodolfo Sonego, Alberto Moravia, Ennio Flaiano, Edoardo Anton, René Barjavel, Alberto Sordi, Sergio Amidei

    ATTORI: Alberto Sordi, Anita Allan, Dany Carell, Lorella De Luca, Franco Fabrizi, Gabriele Ferzetti, Enio Girolami, Dorian Gray, Sylva Koscina, Ignazio Leone, Anna Magoli, Franca Marzi, Marta Marcelli, Jorge Mistral, Michèle Morgan, Francesco Mulè, Colette Ricard, Franco Scandurra, Francesco Tensi, Angelo Zanolli, Marcello Mastroianni

    FOTOGRAFIA: Enzo Serafin

    MONTAGGIO: Adriana Novelli

    MUSICHE: Piero Piccioni 

    DURATA: 113 Min

    venerdì, gennaio 03, 2014

    Danny Kaye (IX)

    The Danny Kaye Show

    Si aspetta ancora il DVD di questa trasmissione veramente unica. Danny cantava e ballava da solo oppure con ospiti - Harry Belafonte, Louis Armstrong, gli Herman's Hermits... - e interpretava sketch di un umorismo senza precedenti. Le sue imitazioni di grandi compositori (cercate su Google "Danny Kaye Show Beethoven") o di figure storiche (indimenticabile il suo Napoleone!) testimoniano del bagaglio culturale di cui era dotato questo impareggiabile comico. 


    [An Hour with Danny Kaye, del 1960, fu una promettente anticipazione dello spettacolo di cui parliamo.]


    Il Danny Kaye Show venne trasmesso dalla CBS per quattro anni: dal 1963 al 1967. Molti americani, allora appena dei ragazzini, ne hanno ancora una piacevole - e nostalgica - reminiscenza.











    The Danny Kaye & Sylvia Fine Homepage
    sul sito della Libreria del Congresso degli USA!

    lunedì, dicembre 30, 2013

    Danny Kaye (VIII)

    (DANNY KAYE) Un pizzico di follia

     E' il primo film di Kaye per la Paramount e quello che diede il via alla sua collaborazione con il duo di produttori/registi Norman Panama e Melvin Frank. Ma - particolare non trascurabile - è anche il primo film della Dena Productions (la ditta fondata da Danny e da Sylvia Fine) e il comico poté godere di maggiore libertà di... movimenti. Non è un caso che per molti questa è la sua commedia più riuscita insieme a Il Giullare del Re.

    ********

    Titolo originale: Knock on Wood

    Regia: Melvin Frank e Norman Panama (che sono anche gli autori dello script)

    Anno: 1954



    Interpreti:
    Danny Kaye .... Jerry Morgan/Papa Morgan
    Mai Zetterling .... Ilse Nordstrom
    Torin Thatcher .... Langstrom
    David Burns .... Marty Brown
    Leon Askin .... Gromeck
    Abner Biberman .... Papinek




    Sinossi:
    Il ventriloquo Jerry Morgan (Kaye), che lavora in un locale parigino, esce da un'ennesima storia d'amore sfortunata. Il motivo dei suoi fallimenti: ogni volta che ha una relazione seria, uno dei suoi pupazzi "parlanti", Clarence (l'altro si chiama Terrence), si comporta in maniera impossibile perché geloso.
    Abbandonato dunque anche dall'ultima fidanzata Audrey, Morgan si convince di avere turbe psichiche; ma è più grave la persecuzione da parte di certi oscuri agenti, convinti che lui sia in possesso di preziosi documenti.
    Il ventriloquo non lo sa, ma l'uomo che gli fornisce i fantocci, tale Papinek, è membro di un'organizzazione di spie che ha rubato i piani segreti per la costruzione di nuove armi potenti. Morgan si accinge a partire per Zurigo, dove vuole farsi curare, e proprio nella notte della sua partenza Papinek nasconde i piani segreti dentro Clarence e Terrence. Ora, c'è un altro gruppo di spie che vuole mettere le mani su quei microfilm, ed ecco dunque che lo squilibrato giovanotto viene pedinato anche da loro. E, come se non bastasse, sulle sue calcagne si pone finanche la polizia, che lo sospetta di essere un assassino.
    Sarà proprio la sua abilità di ventriloquo a tirarlo fuori dai guai.



    Giudizio:
    Film altamente umoristico ritagliato a misura su Danny Kaye, sebbene inizialmente il ruolo fosse destinato a Bob Hope. Contiene due o tre sketch comici veramente indimenticabili e alcuni bloopers, o errori banali, nelle scene girate a Londra (tipo le automobili con la guida a sinistra).






    venerdì, dicembre 27, 2013

    Dany Kaye (VI)

    (DANNY KAYE) L'ispettore generale


    Titolo originale: The Inspector General
    Regia: Henry Koster
    Anno: 1949
    Nazione: Stati Uniti d'America
    Autori: Nikolai Gogol (commedia)
    Harry Kurnitz (screenplay)

    Danny Kaye ....  Georgi
    Walter Slezak ....  Yakov Goury
    Barbara Bates ....  Leza
    Elsa Lanchester ....  Maria
    Gene Lockhart ....  Podestà
    Rhys Williams .... Ispettore Generale
    (...)



    Un film che istiga a risate isteriche, in cui Danny Kaye si riconferma un genio della comedy.


    In questo riadattamento del celebre lavoro teatrale di Gogol, Kaye impersona Georgi,  venditore ambulante di un intruglio che lui e il suo compare-zingaro Yacov (Walter Slezak) spacciano per "elisir di lunga vita". I due arrivano nella vivace città di Brodny e vanno subito incontro a guai seri: apparentemente, il loro "elisir" è puro veleno. Il podestà e il suo corrotto entourage, che sono in trepida attesa dell'ispettore generale, decidono di condannare i due forestieri all'impiccaggione, sperando così di fare carriera. Georgi, in cerca di salvezza, si imbatte in una ragazza di nome Leza (Barbara Bates). Leza non ha un carattere docile, ma Georgi la "doma" cantando "Happy Times" (scritta, come tutte le altre songs, da Sylvia Fine). Sboccia tra loro l'amore.
    Il giovane si trova in una situazione poco piacevole, però, e bisogna urgentemente pensare al da farsi. Tutto sembra aggiustarsi quando lui viene incredibilmente scambiato per il tanto temuto ispettore in missione segreta: si vede soffocato di omaggi, allettato da offerte di denaro prima timide e poi sfacciate... Ci mette un po' a capire l'equivoco, e cerca di sfruttare la situazione a suo vantaggio. Ovviamente, a un certo punto il vero funzionario governativo (Rhys Williams) arriva a Brodny. Yacov e Georgi sono di nuovo sul punto di essere impiccati. Ma Yacov riesce a rubare i documenti dell'ispettore e li consegna a Georgi, che viene "riabilitato" con tante scuse... Un colpo di scena segue l'altro fino al felice finale. 



    Film ottimo con un cast eccezionale. Tra le canzoni più accattivanti: "Hail to Brodny", "Happy Times", "Yacov's Elixer", "Arrogant, Elegant, Smart", "The Gipsy Drinking Song".




    domenica, dicembre 15, 2013

    Danny Kaye (I)

    Prendo spunto dall'uscita de I sogni segreti di Walter Mitty (di e con Ben Stiller) per rispolverare un mia biografia di Danny Kaye (1913-1987), il comico per cui tuttora stravedo e che rimane l'unico, originale, inimitabile Walter Mitty!



    Il vero nome di Danny Kaye era David Daniel Kaminski. Era il terzo e ultimo figlio di due ebrei ucraini impiantatisi a Brooklyn, e l'unico della nidiata che fosse nato in America (a casa sua si parlava yiddish; per i suoi genitori Danny rimase sempre "Duvidelleh"). A 12 anni conobbe Sylvia Fine, che più tardi, oltre a diventare sua moglie, avrebbe scritto numerosi sketch per lui.


    David (come si chiamava allora) fu sempre uno spirito irrequieto. A tredici anni lasciò la scuola e fuggì in Florida. Ciò segnò l'inizio di un'odissea che lo portò a svolgere i più svariati mestieri, da venditore di rinfreschi a intrattenitore di strada. Si esibì nei teatri vaudeville e nei nightclub della zona dei monti Catskills prima di fare il commediante in Inghilterra. Al suo rientro negli States, nel 1938, rincontrò Sylvia Fine. Le loro strade si incrociarono precisamente in un accampamento per ebrei socialisti sui monti Poconos, in Pennsylvania.
    I due convolarono a nozze nel 1940... per due volte: la seconda cerimonia si svolse secondo il rito ebraico, per calmare i genitori di lei che erano contrari alla loro unione.

    Qui il comico divide una tazza di tè con Grace Kelly durante una pausa della lavorazione di Rear Window - Una finestra sul cortile



    Nel 1941 Danny Kaye (come si chiamava adesso) apparve nello spettacolo di Broadway Lady in the Dark, dove presentò il famoso numero "Tchaikovsky," di Kurt Weill e Ira Gershwin, in cui cantava a velocità pazzesca i nomi di 54 compositori russi - reali e immaginari - in soli 38 secondi e senza mai tirare il fiato.
    Il produttore cinematografico Samuel Goldwyn Jr. lo prese sotto contratto e la stella di Danny si accese definitivamente.
    Sono almeno dodici i film interpretati da questo straordinario attore comico che non dovrebbero mancare in nessun archivio degli amanti delle buone commedie. Li esamineremo uno per uno, giacché le cose buone non devono cadere nel dimenticatoio.
    Iniziamo subito con...



    (DANNY KAYE) Come vinsi la guerra (noto anche come Così vinsi la guerra)


    (Up in Arms, 1944). 

    Molti lo considerano tra i 10 film più divertenti di tutti i tempi. Fin dal suo debutto Kaye si profila come il re dei commedianti, esperto - tra le altre cose - di impossibili scioglilingua. Il suo personaggio è quello di Danny Weems, un ragazzo d'ascensore timido e ipocondro (un eccellente prototipo di Woody Allen!). Di lui finirà per innamorarsi un'infermiera militare (Dinah Shore). Ma dapprincipio Danny ha già una ragazza: Constance (Mary Morgan). Peccato che Constance perda la testa per il compagno di stanza di Danny (Joe Nelson). Ciò per quanto riguarda le complicazioni sentimentali.
    Tutti quanti vengono mandati nel Pacifico e il pauroso (e, non dimentichiamolo, ipocondro) Danny si ritrova a catturare da solo un intero plotone di giapponesi, divenendo, contro la sua stessa volontà, un eroe di guerra. Inutile dire che è a questo punto che la bella infermiera, ovvero la splendida cantante-attrice Dinah Shore, sarà definitivamente sua.
    Numerose le scene indimenticabili: quella in cui un uomo entra nell'ascensore e racconta a Danny di essere appena stato dal dottore e di sentirsi perfettamente guarito. L'uomo si raschia la gola, e Danny: "Cos'è quello strano rumore?" Quando l'ascensore arriva al pian terreno, vediamo l'uomo che, con aria sgomenta, si stringe il petto.
    Oppure la scena sulla nave, dove Danny, circondato da un gruppo di rudi marinai, apre e chiude la bocca al suono di una canzone di Dinah Shore, perché è vietato tenere un giradischi e il Nostro vuol far credere che è lui a cantare. I marinai strabuzzano gli occhi, poi il disco si incanta - "Now I know... Now I know... Now I know... " - e l'imbroglio è scoperto. ("Now we 'bout know!" sbotta uno dei marinai con forte accento newyorkese). O l'imitazione che Danny fa dello scozzese... O il suo soprannome di "Lampo Purpureo". E la sua immeritata fama di playboy...

    Up in Arms (1944)
    Titolo italiano: Come vinsi la guerra
    Regia di Elliott Nugent
    Autori: Owen Davis (commedia), Don Hartman ...
    Interpreti:
    Danny Kaye ....  Danny Weems
    Dinah Shore ....  Nurse Lt. Virginia Merrill
    Dana Andrews ....  Joe Nelson
    Constance Dowling ....  Mary Morgan
    Louis Calhern ....  Col. Ashley
    George Mathews ....  Private Blackie Snodgrass






    sabato, novembre 02, 2013

    Il batterista pazzo




    Questo è il suo stile. Non condannatelo. Ha anche una homepage in cui si autorappresenta. Come si chiama l'homepage? "The Mad Drummer" (appunto!).



    Steve Moore (questo il suo nome civile) da bambino aveva un sogno. E sembra averlo realizzato. E' diventato celebre anche in Russia, Svezia, Germania...


      
    Sul suo sito, Steve scrive: "Se avete un sogno, non demordete!" Sottintendendo: "Probabilmente prima o poi si realizzerà".

    La pubblicità svedese che si ispira a "The Mad Drummer":

     








    ************

    ... E questo è l'unico vero "batterista pazzo" di tutti i tempi: Keith Moon (The Who):







    venerdì, aprile 12, 2013

    Ciao ciao Maggie - 'The bitch is dead'

    Tra la gioia di tanti britannici (e non solo), se n'è andata quella strega di Margaret Thatcher, reazionaria cretinetti che, insieme a un altro notorio malato di mente - l'americano Ronald Reagan - negli Anni Ottanta contribuì a fare del nostro mondo quello che è oggi, promuovendo il liberismo sfrenato e smantellando lo Stato sociale.



    La canzone "Ding dong! La strega è morta", inclusa nel film Il mago di Oz , diventata l'inno degli oppositori della Thatcher dopo la sua scomparsa, viene in questi giorni censurata dalla BBC...

    Ding dong the witch is dead,
    which old witch?
    The wicked witch





    Non mostrò mai un briciolo di simpatia per la gente comune; era amica solo dei ricchi. Definì Nelson Mandela un terrorista (perché combatteva l'apartheid!) mentre non fece che tessere elogi per quel macellaio di Pinochet. Era una psicopatica di ghiaccio. A ogni rave party, mandava i poliziotti a picchiare a sangue i partecipanti. Mandò i soldati di Sua Maestà a combattere sulle Isole Falkland... Sacrificò l'industria e le miniere per il settore finanziario (dove c'erano numerosi suoi "protetti"), rovinando la vita di numerose famiglie britanniche (disoccupazione e non solo).
    E' morta all'Hotel Ritz. E i funerali di Stato devono pagarli i contribuenti britannici... 
    Marcisci all'inferno, bitch!



    Il musicista Billy Bragg ha spiegato in più di un'intervista che, se è diventato "socialist" (noi diremmo: di Sinistra), è stato grazie alla Thatcher. E i Pink Floyd le hanno dedicato la canzone "The Fletcher Memorial Home" (album The Final Cut). Ma loro e Bragg non sono stati gli unici a protestare contro la politica di Destra di Maggie Thatcher. A questo link sono elencati alcuni artisti e songs dedicati a tale triste icona del declino del mondo civile (ma i responsabili del sito hanno dimenticato i Genesis di "Land of Confusion", canzone+videoclip che criticano non solo Reagan ma gli Anni 80 in generale). Da vedere inoltre codesta website, ove, oltre a 5 canzoni dedicate alla "Iron Lady", sono riportate 5 citazioni letterarie che hanno lei come "protagonista".


    Nel video sottostante, ecco come Brixton celebra la morte dell'ex premier britannico, conosciuta come "Lady di Ferro":






    LINKS

    Scomparsa Thatcher - a Brixton si brinda (Euronews.it)

    Gioia nel quartiere londinese di Brixton (Giornalettismo)



    The song "Ding dong!..." hits No. 1 of the UK Charts! (Reuters UK)



    venerdì, giugno 22, 2012

    Germania-Grecia secondo i Monty Python. Indovinate chi vinse!

    Già negli Anni Settanta, i Monty Python (celeberrimo gruppo di comici inglesi) mandarono in campo Grecia e Germania...
    Godetevi questo esilarante match calcistico.



    giovedì, agosto 16, 2007

    Trent'anni fa moriva Groucho Marx

     Julius Henry Marks


    "Naturalmente nella vita ci sono un sacco di cose ben più importanti del denaro. Ma costano un sacco di soldi!" Non è una battuta di Woody Allen, ma di Groucho, uno dei quattro Fratelli Marx, i comici surreal-demenziali che, tra i tanti meriti, ebbero quello di essere tra i primi a saper cavalcare il cinema sonoro. Julius Henry Marks (questo il suo vero nome) nacque il 2 ottobre del 1890 in quella che diventerà ben presto la famiglia più famosa - nonché più numerosa - della storia del cinema. Il clan dei Marks, in arte Marx, era composto, oltre che da lui, da Leonard detto Chico (1887-1961), Arthur detto Harpo (1893-1964), Milton detto Gummo (1894-1977) e Herbert detto Zeppo (1901-1979). 



    Minnie Schönberg, la loro efficiente madre oriunda tedesca, li fece esibire tutti insieme negli anni Dieci, ma rimasero in quattro negli anni Venti dopo il ritiro di Gummo. Il quartetto comico subito impose a Broadway la sua comicità anarcoide, specie in commedie musicali come The Cocoanuts (Il ladro di gioielli; 1925) e Animal Crackers (1928), che diventarono altrettanti film rispettivamente nel 1929 e nel 1930. Harpo si munì di un'arpa, Chico di un piano, Groucho di una chitarra e Zeppo di un sassofono, e i Marx Brothers fecero del 'nonsense' e della rivolta contro tutto e tutti il loro stile scatenato e fracassone. Esempi: Monkey Business (Quattro folli in alto mare; 1931), Horse Feathers (I Fratelli Marx al college; 1932) e Duck Soup (1933), efficace satira contro il potere che la nostra RAI trasmise negli anni Settanta con il titolo La guerra lampo dei Fratelli Marx.



    Dopo il forfait di Zeppo, i fratelli caratterizzarono ancor più i loro ruoli: Harpo, muto, si dava solo a melodie ma sempre con le enormi tasche piene di sorprese, Groucho era invece l'affabulatore e il dissacratore per eccellenza e Chico (che in originale parla con un accento italianeggiante) il mediatore delle situazioni surreali generate dai tre. Arrivarono poi altri film pieni di fulminanti gag come Una notte all'Opera (1935), Un giorno alle corse (1937) e I cowboys del deserto (1940). Ma, dopo l'inaspettato fallimento de Il bazar delle follie (1941), i Marx decidono di dividersi. Chico e Harpo si esibiranno, spesso in coppia, in diversi spettacoli teatrali e nei night club, mentre Groucho si darà da fare con qualche partecipazione radiofonica. Ingombranti baffi dipinti, occhialetti da intellettuali e sigaro di ordinanza (una maschera che Woody Allen amava, tanto da riprenderla in Prendi i soldi e scappa e in Tutti dicono 'I love you'), Groucho fu in realtà il vero leader dei Fratelli Marx. I calembours, i giochi di parole, le barzellette triviali e non raramente scurrili erano quasi tutti farina del suo sacco. "Questi sono i miei fermi principi, se non vi piacciono... beh, ne ho altri!"



    Autore teatrale in proprio, prese parte dopo la scissione del gruppo a diversi film, tra cui La bionda esplosiva (1957) di Frank Tashlin, e si riciclò divenendo presentatore del riuscitissimo quiz televisivo You Bet Your Life, nel quale riversò sugli ospiti di turno le sue battute velenose. You Bet Your Life è ancora oggi un 'cult'. Il suo grande amore per la musica (i Marx Brothers cominciarono come musicisti prima di darsi al vaudeville) lo rese anche estemporaneo cantante: celebre la sua versione della canzone "Lydia the Tattooed Lady". Anche se soleva scherzare sul suo rapporto con la musica: "Io suono al conservatorio. Sì, ma non mi aprono mai".


    Nel 1974 ricevette un premio Oscar alla carriera.


    Morì a Los Angeles il 19 Agosto 1977. "Per favore accettate le mie dimissioni: non voglio far parte di un club che persiste a volermi accettare come membro."



    Sulla sua tomba si legge questo epitaffio: "Scusate se non mi alzo".

    martedì, giugno 05, 2007

    Michel Courtemanche

    Quando una quindicina di anni fa (o sono di più?) vidi, in una tivù privata tedesca, Michael Courtemanche fare la parodia del samurai, mi sbellicai dalle risa - come tutti gli altri spettatori, del resto. Ma, mentre per i più lui rappresentava una novità, a me il mimo non era del tutto sconosciuto: lo avevo già visto al festival della comicità di Montreaux, e sapevo che si trattava di un fenomeno che prima o poi sarebbe stato scoperto dal media televisivo.



    Il francocanadese Courtemanche è degno erede di Jacques Tati, ma possiede in più una nota arcigna (e non solo per i tratti del volto tagliati come con l'accetta) che è tipica figlia del nostro tempo.

    Su youtube sono presenti molte videoclips di questo artista che, oltre che in Canada e Germania, è popolarissimo anche - naturellement! - in Francia e Belgio. Godetevele!

    sabato, settembre 16, 2006

    Denuncio infortunio

    Io sottoscritto XXX XXXXX residente in via XXXXX n. XX denuncio un sinistro infortuni avvenuto il 15.5.1985 alle ore 17.30

    Quando sono arrivato a casa ho scoperto che il vento aveva fatto volare dal tetto alcune tegole. Ho quindi installato sul tetto una trave con una carrucola ed ho visto due casse piene di tegole. Terminata la riparazione mi sono accorto che rimanevano sul tetto parecchie tegole inutilizzate, ho quindi usato una cassa, ho fissato una corda in basso e sono risalito per riempire una cassa di tegole. Poi sono sceso e ho staccato la corda. Purtroppo la cassa di tegole era più pesante di me e prima di rendermi conto di cosa stava accadendo la cassa ha cominciato a scendere sollevandomi da terra.
    Ho cercato di aggrapparmi alla corda e a metà cammino da terra ho incrociato la cassa che scendeva la quale mi ha colpito ad una spalla. Intanto ho continuato a salire battendo la testa contro il muro, la trave e la grondaia e schiacciandomi le dita nella carrucola. Arrivato all'altezza del tetto, nel momento in cui la cassa tornava a terra la cassa toccò terra con tale violenza che il fondo della cassa si frantumò disperdendo le tegole sul suolo. A questo punto mi trovai più pesante della cassa e ripartii a tutta velocità verso terra, colpendomi la tibia con la cassetta che risaliva a tutta velocità. Quando sono atterrato le tegole rotte che si trovavano sul suolo mi ferirono gravemente, non ho fatto neppure in tempo a svenire che la cassa ridiscese cadendomi in testa e mandandomi definitivamente all'ospedale.

    Seguiranno certificati medici.

    Distinti saluti,
    XXX XXXXX

    venerdì, giugno 16, 2006

    giovedì, marzo 30, 2006

    Tribune elettorali

    Ah! ah! ah! Ahhhhaaahhh! Ahahahaihihihihih! Uuuahahahah! Iuahahahuauauah! Sbòff uaaahuaaaahuaaaah! Ahahahahahah! Uìhahahahahahooooo! Prrriahahahahahah! Mmmuàhahah! Mah ahahiahiahiahiahahih! Uàaaahhhh! Ih, ih, ih. Sbùaff-aaaahhhhahahahuaiiiih! Br-br-bùh-uahahahah! Iahahahahahahohohohohuhaaaaihahahahahahah!

    (continua)

    lunedì, febbraio 20, 2006