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domenica, agosto 03, 2014

Recensione di 'E' ricca, la sposo e l'ammazzo'

A New Leaf

U.S.A. 1970



Con Walter Matthau, Elaine May



Elaine May è oggi un'arzilla ultraottantenne che, fin dal clamoroso insuccesso di Ishtar (1987, con Warren Beatty e Dustin Hoffman), non ha più potuto avere la possibilità di dirigere un film. Ma il suo era stato un debutto col botto: come sceneggiatrice, regista e interprete di una divertente pellicola che lei sembra essersi ritagliata a misura su di sé.


Il plot (in breve):

Henry Graham conduce l'esistenza di un playboy, dissipando allegramente il patrimonio ereditato. Arriva il giorno fatale, in cui l'avvocato gli comunica che non ci sono più soldi. Henry non vuole rinunciare al suo stile di vita e, raccogliendo ed eleborando un suggerimento del suo maggiordomo, decide di sposare una donna ricca. Sposarla e... poi ammazzarla, per entrare così in possesso di qualche milione. 
La ricerca è ardua, ma alla fine Henry ha successo: la prescelta è Henrietta (Enrichetta) Lowell, docente di botanica. Segni particolati: ricchissima e...  imbranatissima.


La commedia è "nera". I meccanismi narrativi sono ben oleati, ma il film risulta divertente grazie soprattutto alla brillante interpretazione di tutti: non solo della May e di un Walter Matthau in formissima, ma anche di James Coco (lo zio cinico che presta a Henry 50.000 dollari a condizioni da puro strozzinaggio) e George Rose (il maggiordomo). 
Ispirata a un racconto di Jack Ritchie (scrittore e sceneggiatore di gialli che fu uno dei massimi collaboratori della serie televisiva di Alfred Hitchcock), Hollywood volle realizzare la storia conferendole un happy ending. Ciò imbestialì Elaine May, che dal finale - che, pure, a noi non dispiace - si dissociò...


 


Le foto seguenti mostrano Elaine May insieme a Mike Nichols, suo partner sul palcoscenico dei teatri e in numerosi sketch della tivù americana.



La May lavorò alla sceneggiatura di tante altre pellicole di successo (Tootsie ad esempio), scrisse e diresse diversi film, ne interpretò altri ancora... (Con Matthau recitò ancora in California Suite; con il partner maschile di Matthau, Jack Lemmon, aveva lavorato insieme già nel 1967, in Luv vuol dire amore?; e fu un'ottima co-interprete di Woody Allen in Criminali da strapazzo, del 2000.)

Nata in Pennsylvania ma da tutta una vita newyorkese di adozione, non poteva mancare che, in occasione di una retrospettiva di film suoi e/o con lei come attrice, il prestigioso New York Times non le dedicasse un articolo. Un articolo che è in pratica la biografia succinta di questa grande donna dello spettacolo,
e che vi invito a leggere.




venerdì, dicembre 20, 2013

Danny Kaye (III)


Preferisco la vacca (The Kid from Brooklyn)



Un remake del classico di Harold Lloyd - diretto da Leo McCarey - The Milky Way, del 1934. Con la partecipazione di alcuni attori dell'opera originale (p. es. Lionel Stander nel ruolo di Spider); e anche la regia è di Norman Z. McLeod, che diresse alcune scene di The Milky Way. Ma allora - ci si chiederà - in che cosa consistono le differenze? Presto detto: in Danny Kaye, nell'aggiunta di alcune canzoni e nel colore.



Burleigh Sullivan (Danny Kaye) è un timido lattaio che per caso mette K.O. Speed McFarlane (Steve Cochrane), un campione di pugilato che fa la corte a sua sorella Susie (Vera-Ellen). I giornali pubblicano la notizia e poi un fotografo riesce a cogliere l'attimo in cui il lattaio manda di nuovo al tappeto Speed. A questo punto, il manager del pugile decide di trasformare Burleigh in un professionista del ring.
Burleigh sta al gioco, ignaro che tutti i suoi avversari sono stati pagati per perdere contro di lui. Pensa di essere per davvero un grande campione e si monta la testa, cambiando stile di vita e sviluppando una relazione con la cantante di nightclub Polly Pringle (Virginia Mayo).
Ben presto, si ritrova a dover combattere per il titolo di Numero Uno: proprio contro Speed...

 

The Kid from Brooklyn (1946)
Titolo italiano: Preferisco la vacca
Diretto da Norman Z. McLeod
Autori: Frank Butler, Richard Connell (copione del film del 1936)

Interpreti:
Danny Kaye ....  Burleigh Sullivan
Virginia Mayo ....  Polly Pringle
Vera-Ellen ....  Susie Sullivan
Steve Cochran ....  Speed McFarlane
Eve Arden ....  Ann Westley







***

... e questo è l'originale: The Milky Way, con Harold Lloyd (1936)

giovedì, agosto 16, 2007

Trent'anni fa moriva Groucho Marx

 Julius Henry Marks


"Naturalmente nella vita ci sono un sacco di cose ben più importanti del denaro. Ma costano un sacco di soldi!" Non è una battuta di Woody Allen, ma di Groucho, uno dei quattro Fratelli Marx, i comici surreal-demenziali che, tra i tanti meriti, ebbero quello di essere tra i primi a saper cavalcare il cinema sonoro. Julius Henry Marks (questo il suo vero nome) nacque il 2 ottobre del 1890 in quella che diventerà ben presto la famiglia più famosa - nonché più numerosa - della storia del cinema. Il clan dei Marks, in arte Marx, era composto, oltre che da lui, da Leonard detto Chico (1887-1961), Arthur detto Harpo (1893-1964), Milton detto Gummo (1894-1977) e Herbert detto Zeppo (1901-1979). 



Minnie Schönberg, la loro efficiente madre oriunda tedesca, li fece esibire tutti insieme negli anni Dieci, ma rimasero in quattro negli anni Venti dopo il ritiro di Gummo. Il quartetto comico subito impose a Broadway la sua comicità anarcoide, specie in commedie musicali come The Cocoanuts (Il ladro di gioielli; 1925) e Animal Crackers (1928), che diventarono altrettanti film rispettivamente nel 1929 e nel 1930. Harpo si munì di un'arpa, Chico di un piano, Groucho di una chitarra e Zeppo di un sassofono, e i Marx Brothers fecero del 'nonsense' e della rivolta contro tutto e tutti il loro stile scatenato e fracassone. Esempi: Monkey Business (Quattro folli in alto mare; 1931), Horse Feathers (I Fratelli Marx al college; 1932) e Duck Soup (1933), efficace satira contro il potere che la nostra RAI trasmise negli anni Settanta con il titolo La guerra lampo dei Fratelli Marx.



Dopo il forfait di Zeppo, i fratelli caratterizzarono ancor più i loro ruoli: Harpo, muto, si dava solo a melodie ma sempre con le enormi tasche piene di sorprese, Groucho era invece l'affabulatore e il dissacratore per eccellenza e Chico (che in originale parla con un accento italianeggiante) il mediatore delle situazioni surreali generate dai tre. Arrivarono poi altri film pieni di fulminanti gag come Una notte all'Opera (1935), Un giorno alle corse (1937) e I cowboys del deserto (1940). Ma, dopo l'inaspettato fallimento de Il bazar delle follie (1941), i Marx decidono di dividersi. Chico e Harpo si esibiranno, spesso in coppia, in diversi spettacoli teatrali e nei night club, mentre Groucho si darà da fare con qualche partecipazione radiofonica. Ingombranti baffi dipinti, occhialetti da intellettuali e sigaro di ordinanza (una maschera che Woody Allen amava, tanto da riprenderla in Prendi i soldi e scappa e in Tutti dicono 'I love you'), Groucho fu in realtà il vero leader dei Fratelli Marx. I calembours, i giochi di parole, le barzellette triviali e non raramente scurrili erano quasi tutti farina del suo sacco. "Questi sono i miei fermi principi, se non vi piacciono... beh, ne ho altri!"



Autore teatrale in proprio, prese parte dopo la scissione del gruppo a diversi film, tra cui La bionda esplosiva (1957) di Frank Tashlin, e si riciclò divenendo presentatore del riuscitissimo quiz televisivo You Bet Your Life, nel quale riversò sugli ospiti di turno le sue battute velenose. You Bet Your Life è ancora oggi un 'cult'. Il suo grande amore per la musica (i Marx Brothers cominciarono come musicisti prima di darsi al vaudeville) lo rese anche estemporaneo cantante: celebre la sua versione della canzone "Lydia the Tattooed Lady". Anche se soleva scherzare sul suo rapporto con la musica: "Io suono al conservatorio. Sì, ma non mi aprono mai".


Nel 1974 ricevette un premio Oscar alla carriera.


Morì a Los Angeles il 19 Agosto 1977. "Per favore accettate le mie dimissioni: non voglio far parte di un club che persiste a volermi accettare come membro."



Sulla sua tomba si legge questo epitaffio: "Scusate se non mi alzo".

martedì, giugno 05, 2007

Michel Courtemanche

Quando una quindicina di anni fa (o sono di più?) vidi, in una tivù privata tedesca, Michael Courtemanche fare la parodia del samurai, mi sbellicai dalle risa - come tutti gli altri spettatori, del resto. Ma, mentre per i più lui rappresentava una novità, a me il mimo non era del tutto sconosciuto: lo avevo già visto al festival della comicità di Montreaux, e sapevo che si trattava di un fenomeno che prima o poi sarebbe stato scoperto dal media televisivo.



Il francocanadese Courtemanche è degno erede di Jacques Tati, ma possiede in più una nota arcigna (e non solo per i tratti del volto tagliati come con l'accetta) che è tipica figlia del nostro tempo.

Su youtube sono presenti molte videoclips di questo artista che, oltre che in Canada e Germania, è popolarissimo anche - naturellement! - in Francia e Belgio. Godetevele!