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venerdì, gennaio 06, 2023

'Cronache del dopobomba', di Philip K. Dick

 Forse il romanzo più bello di Dick, anche se è arduo stilare una vera e propria classifica delle sue opere. È comunque sicuramente il romanzo che più di tutti è stato saccheggiato dal cinema (The Day After è solo un esempio).

Titolo originale: Dr. Bloodmoney, or How We Got Along After the Bomb. Data di pubblicazione: 1965.

Un chiaro richiamo al film di Stanley Kubrick Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb, uscito nel 1964, con Peter Sellers mattatore assoluto.

        


Vita sul Pianeta Terra dopo il lancio dell'ordigno che ha cancellato la civiltà


Siamo nella Contea di West Marin, in cui lo scrittore abitò all'epoca in cui scrisse questo libro; un'"isola nel tempo" perché in qualche modo diversa dal resto delle cittadine californiane, con la sua piccola comunità che sembrava ancorata agli Anni Cinquanta.

Hoppy non ha né braccia né gambe; è una vittima del Contergan, farmaco tedesco a base di talidomide responsabile della nascita di feti con gravi malformazioni degli arti (focomelia; dal greco phoke = pinna e melos = arto). Trova tuttavia un impiego nel negozio di elettrodomestici Modern TV, dove riesce a eseguire riparazioni che hanno dell'incredibile. Non c'è da sorprendersi: Hoppy è uno psi...
Un altro carettere centrale del romanzo è Stuart McConchie, un giovanotto di colore che lavora come commesso al Modern TV e che sviluppa nei confronti di Hoppy un senso di ripugnanza. Hoppy e Stuart: l'uno un "mostro", l'altro un nero...
Facciamo la conoscenza di altri personaggi che fanno parte del microcosmo di West Marin... Poi, con il Quarto Capitolo, si apre uno scenario completamente differente. Qualcosa di grave è accaduto nel mondo. Una tragedia. Causata dalla "bomba".




Negli Anni '60 gli americani erano veramente convinti che una guerra atomica fosse prossima, e con essa la fine del mondo civile. Dick li avverte che il vero pericolo non arriva dalla Cina o dalla Russia, ma dagli stessi U.S.A. Le bombe che stravolgono la vita dei protagonisti di Dr. Bloodmoney: or, how we got along after the bomb sono bombe americane... Un difetto nello scudo difensivo ha scatenato l'inferno - o Terza Guerra Mondiale che dir si voglia.
Qualcuno indica il colpevole della catastrofe in Bruno Bluthgeld (= "Bloodmoney"), fisico atomico di origine ungherese che nel 1972 fu già responsabile di un "incidente" atomico a seguito del quale smarrì completamente il bene della ragione.

 Una scena da Dr. Strangelove


Ma... forse non dovremmo parlare di catastrofe. Dick descrive infatti il "dopobomba" come una sorta di palingenesi. Il futuro non è nero, il futuro è bello... almeno per i sopravvissuti. Finalmente gli esseri umani trovano una propria dimensione. Ognuno di loro deve rendersi utile nella situazione d'emergenza permanente.
Raccolta in piccole comunità che ricordano le città-stato degli Elleni, l'umanità si riorganizza. Come lettori partecipiamo a una sorta di corso di sopravvivenza. Stuart McConchie è nel frattempo maturato ed è diventato un abile agente di rappresentanza per trappole elettroniche. Le trappole servono a catturare topi, cani e gatti. In seguito alla mutazione, gli animali si sono evoluti, hanno sviluppato un proprio linguaggio e hanno capacità mai immaginate prima. (Mentre il cavallo è tornato a riacquistare la sua funzione di bestia da trasporto.)
Un astronauta che doveva raggiungere Marte insieme alla moglie si ritrova a gravitare dentro la sua navicella intorno all'orbita terrestre. La sua consorte si è suicidata, e l'uomo trasmette verso il nostro pianeta un programma radiofonico che è di fatto l'unico svago per i superstiti. Questo solitario DJ spaziale è un rivoluzionario, nel senso che odia i militari, ma è anche un esteta: le sue trasmissioni sono un miscuglio di diario personale, musica colta e riproposte di celebri romanzi.
Belve intelligenti, cani che parlano... la mutazione ha prodotto risultati davvero curiosi. Una bambina di Marin County, nata nel "giorno della bomba", reca nel proprio grembo il fratellino gemello, una creatura senziente e - come si scoprirà - con l'anima capace di trasmigrare in altri corpi.
In quanto a Hoppy, lui ora è un freak tra tanti. E' riuscito a sviluppare prodigiosamente le sue facoltà psichiche e tecnologiche. Tra le altre cose, si è costruito una carrozzella con un'autonomia giornaliera di 50 chilometri. E' rispettato da tutti, anche se ancora incute un po' di paura. Ufficialmente, è il tecnico di Marin County. Purtroppo, però, sviluppa anche una pericolosa mania di grandezza...



Nei suoi romanzi, Philip K. Dick cita compositori di musica classica, filosofi, moderne teorie psichiatriche... Il colto astronauta di Dr. Bloodmoney, prigioniero nell'orbita terrestre, è un po' l'alter ego dello scrittore.
Vittima della tossicodipendenza e di violenti attacchi di panico, Dick era dotato di una possente visionarietà. Indimenticabili i suoi personaggi sospesi in stato di "semi-vita" (Ubik), gli androidi "dal volto umano" (Cacciatore di androidi, ovvero Do Androids Dream of Electric Sheep?), e i suoi paesaggi apocalittici che gli amanti del cinema di fantascienza ritroveranno in Blade Runner.
"Le sue armi preferite non sono la logica dimostrativa, la speculazione erudita e sottile" scrive Fabrizio Chiappetti in Visioni dal futuro, "ma l'aneddoto oscuro e fulminante, la visione che scardina l'immagine consueta del mondo e che si imbatte nella verità."


La religione, le droghe e la cibernetica applicata fino all'estremo: questi tra i temi più ricorrenti in Philip K. Dick. Ne Le tre stimmate di Palmer Eldritch (quasi un paradigma degli Anni Sessanta a San Francisco), incontriamo i "contaminati", ossia coloro che hanno assunto la sostanza Chew-Z. Immersi in una realtà totalmente virtuale, dov'è impresa disperata poter stabilire cosa sia reale e cosa no, i "contaminati" scoprono di avere occhi a telecamera panoramica, bocca di metallo e braccia meccaniche, a immagine e somiglianza di Eldritch, spacciatore della droga in questione. In un'altra sua opera, lo scrittore immagina uno strumento collegabile alla corteccia cerebrale: l'"organo Penfield", in grado di programmare l'umore desiderato per il tempo che si vuole; basta digitare il codice corrispondente e si può essere, a comando, "depresso", "apatico", "professionale nel lavoro", ecc. E in Scorrete lacrime ci presenta edifici che galleggiano a qualche metro da terra grazie a un sistema di aria compressa.
Accanto a queste geniali trovate "futuristiche", riscontriamo nelle sue opere i chiari segni del tempo. La memoria del computer, ad esempio, è contenuta non in circuiti stampati ma su nastri magnetici. Tali "incongruenze" non rendono tuttavia meno originali e interessanti i suoi romanzi; anzi... Questo sovrapporsi di vecchio-nuovo è perfettamente in sintonia con il time-slipping di tante sue storie.
Cronache del dopobomba fa ancora parte del periodo in cui lo scrittore affidava le speranze per un futuro migliore a un'esistenza da trascorrere in piccole comunità (abbozzata tra l'altro in Noi marziani). All'inizio degli Anni Settanta però cambia rotta e dichiara l'esistenza di un'entità superiore. La divinità che gli si è rivelata viene da lui celebrata nella trilogia di Valis, vera e propria opera di "fantagnosi".
Il paradosso, da lui celebrato nei lavori letterari, lo accompagnò fin nell'ora della morte: Dick si spense in un complesso residenziale situato a poca distanza dal luogo di nascita di Richard Nixon, il suo nemico per la pelle.

 Alcuni dei film tratti dai romanzi e dai racconti di PKD o a essi ispirati      


 Un oscuro scrutare







Philip K. Dick, temponauta. Indice:

COVER

   Noi marziani

   Ubik

   Scorrete lacrime

   Un oscuro scrutare

   Guaritore galattico

   Illusione di potere

   Testi vari e links

    Bibliografia ITA-ENG



 

domenica, gennaio 27, 2019

J.D. Salinger

Il giovane Holden è un romanzo che ha perso molto del suo fascino da quando è diventato una lettura semi-obbligatoria nelle scuole. Un po' come il film (e relativo romanzo) Arancia meccanica; e un po' come On the Road. Mitici - infatti - possono essere solo quei prodotti che scopro io insieme a pochi amici e/o anime gemelle sparse per il mondo, non quelli che mi vengono propinati dal mercato di massa, dal sistema educativo e che magari ritrovo nell'abitazione del mio banalissimo vicino di casa! 


Lessi Il giovane Holden in un'era "non sospetta" e il mio approccio non fu affatto sociologico, né avevo in mente di scriverci sopra un tema o che so io; lo consumai per puro divertissement, per intrattenermi (come facevo e ancora faccio per qualsiasi opera letteraria che mi capita a tiro), e ancora ringrazio Iddio, o Budda, che quel libro non mi fu imposto da nessun insegnante. Risultato: capii di non essere affatto un disadattato, bensì un ribelle - un dolce ribelle, e, forse in primis, uno spirito critico verso la società dei consumi: come Holden, appunto! Il disagio, in realtà, non era dentro di me, bensì nel mondo circostante. Il sospetto lo avevo sempre avuto, ma fu quel pazzo d'uno scrittore americano, quel Salinger, a darmene conferma.

      


La lettura risultò fondamentale per me.
In pratica Salinger si specializzò in storie che hanno come protagonisti adolescenti. Franny e Zooey, Seymour, Alzate l'architrave, carpentieri e Nove racconti sono gli altri suoi libri. Li ho letti tutti; in originale. Ma ovviamente Il giovane Holden è il suo migliore. Bello, tenero e veritiero il rapporto del protagonista con la sorellina Phoebe... ma non è l'unico aspetto rilevante. Sì, un libro stupendo; e molto importante.
Partendo da qui, un lettore di oggi (io divorai il romanzo in questione quando avevo l'età di Holden, e da allora ho riletto più volte) può forse passare alla Beat Generation, che dà ai lettori uno spaccato dell'America "altra" (che non è però "l'altra America", né necessariamente l'America "alternativa").

Non so comunque quanto Il giovane Holden possa incidere sulla vita dei ragazzi di oggi, dato che, soprattutto dagli Anni Novanta in poi, ci sono state un sacco di "imitazioni" (iniziando con Jack Frusciante è uscito dal gruppo, il fortunato esordio di Enrico Brizzi, saggio alchimista che ha mescolato Holden con Arancia meccanica di A. Burgess), ma d'altronde bisogna interrogarsi sul livello di percezione degli odierni adolescenti anche per quanto riguarda la conoscenza di altre opere-spartiacqua del periodo a cavallo tra Dopoguerra ed Estate dei Fiori / Summer of Love: penso soprattutto a Plexus di H. Miller e - per la Beat Generation - On the Road di J. Kerouac e la raccolta di poesie di A. Ginsberg Juke-box all'idrogeno.

The Catcher in the Rye: questo il titolo in originale del romanzo di J.D. Salinger, molto più bello e incisivo certamente de Il giovane Holden, ma praticamente intraducibile per gli italiani. D'altro canto, la fortuna del libro, da noi in Italia, si deve proprio alla traduzione: Adriana Motti fece un lavoro geniale, un po' inventando lo slang dal nulla, un po' rendendo il linguaggio della gioventù di allora ("e compagnia bella", "eccetera eccetera", "Cristo santo!", "e via discorrendo", "una cosa da lasciarti secco"...). Alla Motti, generazioni di italiani non smetteranno mai di essere grati: è grazie all'acume creativo di questa traduttrice che loro si sono divertiti - e si divertono - a ripetere le espressioni del ragazzo ebreo-americano, un po' illudendosi di vivere a Manhattan, anziché a... Regalbuto o Cantù-Cermenate.

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Nel cinema? Mai! - Hanno voluto provarci in tanti a fare il film del Giovane Holden, da Billy Wilder a Steven Spielberg; ma nessuno in sessant’anni ci è mai riuscito. Il vecchio Salinger non ha mai voluto vendere al cinema i diritti del suo capolavoro, perché secondo lui era unactable: "Non può essere legittimamente separato dalla tecnica della prima persona che gli è propria", scriveva in una lettera del 19 luglio 1957 al produttore cinematografico Herbert.

Del resto lo scrittore si era già scottato le dita con Hollywood: nel 1949, il suo racconto "Uncle Wiggly in Connecticut" fu trasposto in una soap opera, e da quel momento Salinger, deluso dal risultato, decise di non volerne più sapere della "Mecca del cinema" e dintorni.


domenica, dicembre 25, 2011

Tom Wolfe

Tom Wolfe (Richmond, 1931), da non confondersi con Thomas Wolfe (1900-1938), è una delle grandi firme della Letteratura Americana degli ultimi decenni. Può essere considerato un intellettuale conservatore, ma solo per ciò che riguarda i contenuti (e non sempre), non certo per la forma.
Cominciò con una prosa fatta di suoni onomatopeici, neologismi, frasi incastrate tra di loro... per passare a stilemi meno avventati, ma sempre ricorrendo, "naturalisticamente", all'uso di slang e dialetti.
Come giornalista, si proponeva di raccontare i fatti di cronaca in maniera letteraria, lasciando libera la fantasia, alla maniera di Hunter S. Thompson (Paura e disgusto a Las Vegas).
A proposito di Thompson, mi piace ricordare che la sua scrittura si ispirava a quella (automatica, o "prosodia bop") degli esponenti della beat generation, Jack Kerouac in particolare. E Kerouac aveva, tra le sue fonti ispiratrici, il quasi-omonimo di Tom, ovvero Thomas Wolfe...



"Noi non volevamo fare una carriera mediatica o nell'editoria. Volevamo scrivere. E diventare famosi scrivendo." Così Tom Wolfe descrive i suoi inizi.
Nel 1963, venne inviato dalla rivista Esquire nel Sud California per lavorare a un articolo sulla nuova cultura anticonformista. Wolfe spedì al suo editore Byron Dobell una lettera con il risultato delle sue ricerche. Questi rimosse semplicemente le prime due parole ("Dear Byron") e pubblicò la missiva così com'era, con il titolo "There Goes (Varoom! Varoom!) That Kandy-Kolored Tangerine-Flake Streamline Baby." A molti il pezzo piacque e ciò segnò la nascita del "New Journalism". "The Kandy-Kolored Tangerine-Flake Streamline Baby" fu poi pubblicato insieme ad altri simili resoconti nel volume The Electric Kool-Aid Acid Test (L’acid test al rinfresko elettriko, un resoconto delle avventure "all'LSD" dell'autore Ken Kesey e dei suoi Merry Pranksters, una crudele e riuscitissima parodia dei radical chic statunitensi).

 


 

Wolfe è l'intellettuale disorganico che meglio fotografa i mutamenti, le stupidità, i trend, le manie di una società in perenne ribollio. Mentre in America era già un'istituzione, da noi lo conoscevano in pochissimi, finché non pubblicò Il falò delle vanità, un romanzo che riassume cupidigia, disperata povertà, sfarzo, tensioni razziali e corruzione della New York Anni Ottanta. (Alcuni di voi avranno visto l'omonimo film, interpretato da Tom Hanks, da Bruce Willis e da Melanie Griffith).

Ormai ha alle spalle, oltre agli acclamatissimi saggi e alle raccolte di reportages, diversi romanzi che sono tutti bestsellers (anzi: long sellers), e il suo nome viene affiancato a quelli dei più grandi scrittori americani, soprattutto i "realisti": Norman Mailer, Saul Bellow, John Updike, Philip Roth...
Per chi vuole leggere un buon prodotto narrativo di Tom Wolfe, consiglio, oltre a Il falò delle vanità, gli altrettanto formidabili (perché caustici, molto ben documentati, iperrealistici) Un uomo vero e Io sono Charlotte Simmons.

 Personalmente, considero Un uomo vero il suo capolavoro assoluto.


                           Homepage dell'autore (E)



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domenica, aprile 06, 2008

William Boyd

Terminato l'essay online su William Boyd, scrittore assolutamente da (ri)scoprire.

L'autore di Inquietitudine, Brazzaville Beach, Un pomeriggio blu, Le nuove confessioni ecc. viene pubblicato in Italia da Frassinelli e Neri Pozza.

Il sito a lui dedicato contiene tra l'altro un elenco dei suoi lavori nel mondo del cinema e della TV.