venerdì, gennaio 02, 2009

Thomas Wolfe

ThomasClayton Wolfe nacque ad Asheville (Carolina del Nord) il 3 ottobre 1900, ultimo di otto figli di William Oliver Wolfe, scalpellino funerario e ubriacone idealista, e di Julia Elizabeth Westall, tirchia e litigiosa proprietaria di una pensione. A 15 anni si iscrisse alla University of North Carolina, dove curò il giornale e la rivista del college. Era un ragazzo parecchio sensibile, che soffriva per l'atmosfera piccolo-borghese che regnava in famiglia. In seguito alla frequentazione di un corso di scrittura teatrale, produsse il dramma in un atto The Return of Buck Gavin: The Tragedy of a Mountain Outlaw, che venne rappresentato dai Carolina Playmakers con lo stesso autore nei panni del protagonista.
Nel 1920 si iscrisse a Harvard, dove prese il Master (1922: lo stesso anno in cui il padre morì dopo una lunga lotta contro il cancro). Nel 1924 divenne professore di Letteratura Inglese al Washington Square College, Università di New York. Nei successivi sei anni fece la spola tra l'Europa e gli Stati Uniti d'America, cercando di realizzare la sua ambizione di scrittore. Soggiornò in Inghilterra, Francia,
Italia, Svizzera ma soprattutto in Germania, Paese da lui molto amato e purtroppo già in procinto di essere inondato dall'orda nazista.


Nel 1925 incontrò a New York Aline Bernstein (1882-1955), costumista e scenografa del Theatre Guild. La Bernstein era più anziana di lui di diciotto anni ed era sposata con un agente di borsa con il quale aveva due figli. Thomas e Aline iniziarono un legame turbolento, fatto di scintille, litigi e riappacificazioni. Nell'estate del 1926 lui tornò in Europa e scrisse la prima stesura di Look Homeward, Angel (Angelo, guarda il passato), romanzo con forti connotati autobiografici in cui rielaborò i ricordi di gioventù. Spunta qui il primo alter ego dello scrittore: Eugene Gant, di "Altamont>" in "Old Catawba" (rispettivamente Asheville e Carolina del Nord; la
storia di Eugene continuerà poi in Of Time and the River, in italiano Il fiume e il tempo).


Look Homeward, Angel è una denuncia del provincialismo e nel contempo una dichiarazione d'amore ai vecchi e semplici valori della vita che solo nei piccoli centri abitati possono essere preservati. Ma è in primis un romanzo sul divenire di un artista e sulla sua identità, oltre che sullo scorrere del tempo e sulla - mai veramente soddisfatta - ricerca del padre. L'infanzia di Eugene Gant è infelice. E' grazie al bieco materialismo della madre che la famiglia può tirare avanti e sarà solo grazie all'appoggio economico di lei che Eugene potrà studiare, ma tutto il suo affetto va al padre, un romantico sognatore.


Il successo del romanzo fu sensazionale. Tuttavia, gli abitanti di Asheville andarono su tutte le furie per come Wolfe aveva descritto la loro realtà e per sette anni lo scrittore non fece più ritorno nel luogo natìo.


Nel 1930 poté ritirarsi dall'insegnamento grazie ai proventi del libro e nel maggio dello stesso anno il Guggenheim Fellowship Award gli permise di ripartire per l'Europa, dove rimase per un anno intero. Stabilitosi infine a South Brooklyn, trascorse l'ultimo periodo della sua vita (morì di tubercolosi il 15 settembre 1938) producendo, uno dopo l'altro, A Portrait of Bascon Hawke(1932), Of Time and the River (1935), The Web of Earth e A Thing to Tell You (1932), quest'ultimo più tardi incorporato nel postumo You Can't Go Home Again.


Altre pubblicazioni post mortem furono la silloge di brani poetici The Face of a Nation e l'antologia di racconti The Hills Beyond.

You Can't Go Home Again (Non puoi tornare a casa) racconta di George "Monk" Webber (il secondo alter ego di Wolfe), insegnante e aspirante scrittore, e del suo rientro in patria dopo un prolungato soggiorno in Europa. Webber si rimette insieme a Esther Jack, l'amante di un tempo che invano lui ha cercato di dimenticare. (Esther Jack è una donna di Park Avenue, sposata e due volte madre; dietro a questo personaggio, già apparso in Of Time and the River, non è difficile riconoscere Aline Bernstein.)
Wolfe fa il ritratto di un giovanotto che cerca di "cantare l'America" tra la fine degli Anni Venti e l'inizio dei Trenta, dunque in uno dei periodi più bui della storia americana, notoriamente contrassegnato da una profonda crisi economica. Qui Asheville diventa “Lybia Hill”, ma la Carolina del Nord è ancora “Old Catawba” e il tema centrale in sostanza rimane lo stesso: la solitudine delle giovani generazioni.
"In America siamo nudi e solitari e abbandonati... e privi di una patria."  


Il rapporto di George Webber con Esther, brillante artista dalle idee socialiste, si abbina al suo amore per la vita variegata che caratterizza la metropoli sull'Hudson. Ma a Webber non manca il senso critico: rifiuta la vacuità dei ricchi e registra con sgomento la povertà che regna a Brooklyn, quartiere
dove lui alloggia e dove è in corso una selvaggia speculazione edilizia.
Similmente al suo creatore, la figura centrale del romanzo è di statura superiore alla media (Wolfe era alto due metri), con gli arti sproporzionatamente lunghi e alquanto impacciato nei movimenti. Nel suo animo arde una fiamma che riesce a trovare espressione solo sulla carta. La pubblicazione della sua opera prima, seguita dal suo primo viaggio a Londra e dal ritorno nella Big Apple, ne addolciscono un po' il carattere ma non riescono a placare l'inquietitudine
di fondo. Quel che maggiormente colpisce di George Webber è la sua purezza, la sua onestà, il suo volersi mettere a nudo. E' pieno di vitalità e forza interiore, ma queste doti non gli consentono di brillare nel mondo ed egli stesso è cosciente che le verità poetiche e filosofiche non sconfiggeranno mai il male che serpeggia per le
strade. Webber è troppo integro, troppo idealista per poter fare carriera nel mondo accademico; e del resto non è la carriera che gli interessa, quanto la possibilità di scrivere, scrivere, scrivere. Mentre la vita procede con i suoi drammi quotidiani, con le sue piccole storie apparentemente di nessun conto e con le sue inestricabili ingiustizie sociali, il giovane rimane a osservare ogni cosa dalla finestra del suo appartamento brooklyniano: un intellettuale fatalista ma pieno di
speranza, come tutti gli artisti che anni prima incontrò nel Greenwich Village e molti dei quali nel frattempo si sono persi per via.    



Thomas Wolfe fu molto popolare fino alla metà del XX secolo; poi,
a causa del suo stile altamente letterario e pregno di sentimentalità, passò di moda e il suo nome forse sarebbe stato dimenticato se non la critica letteraria non lo avesse mantenuto vivo e se alcuni futuri pilastri della Beat Generation (Jack Kerouac in The Town and the City, Ferlinghetti in Cat's Cradle) non si fossero lasciati ispirare da lui.
Negli Anni Cinquanta, molti adolescenti decisero di diventare scrittori proprio immergendosi nella prosa intensa e introspettiva di Wolfe.

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