sabato, maggio 31, 2008

La Nazionale tedesca non ingrana

Deutschland-Serbien 2-1 a Gelsenkirchen ("patria" dello Schalke 04).


Test decisivo per la squadra allenata da Joachim Löw: dopo il 2-2 a Kaiserslautern contro la Bielorussia, l'intera opinione pubblica e i funzionari della Lega Calcio tedesca si attendono una vittoria "decisa e convincente". La Germania in effetti parte subito bene, ma è evidente che l'attacco non funziona, tanto che a un certo punto il commentatore televisivo scherza: "Ci vorrebbe un Luca Toni...".
Purtroppo per i tedeschi non funziona nemmeno il reparto difensivo, ed infatti al 19° la Serbia riesce a segnare con Jankovic nella prima e quasi unica occasione di tutta la partita. 0-1!


Nel secondo tempo girandola di sostituzioni tra le fila della Germania. Löw manda in campo Podolski e Friedrich al posto di Lahm e Mertesacker, ma l'offensiva dei padroni di casa (pur se spinti dal calore degli spettatori che gremiscono gli spalti della "Veltins-Arena") continua a scontrarsi contro il solido muro serbo. Löw urla da bordo campo, incita i suoi, ma invano. Al 69° Rolfes sostituisce Frings e "il vecchietto" Oliver Neuville prende il posto del deludente Kuranyi. E poco dopo (esattamente al 74°) proprio Neuville segna il meritato pareggio su un cross calibrato di Jansen. 1-1!
Ma a Löw non basta. Odonkor sostituisce Schweinsteiger (che oggi è sembrato l'ombra di se stesso). E' una manovra che avrà successo: quattro minuti dopo, ovvero all'83°, Capitan Ballack, con un tiro dei suoi, "buca" il muro degli ospiti riuscendo a insaccare da 17 metri. 2-1! Boato di gioia dei fans e sospiro di sollievo da parte dei responsabili della Nazionale tedesca.
Si potrebbe dire: "Abbiamo vinto di poco ma abbiamo vinto!" In realtà però questa risicata vittoria contro un avversario non fortissimo non può che far riflettere Joachim Löw e il suo staff di collaboratori: gli Europei sono ormai alle porte e nelle ultime amichevoli non si sono viste soluzioni alternative; tutti gli episodi positivi sono nati infatti da spunti personali dei soliti "oldies"...  

Boykott South Africa!

62 persone sono morte e altre 670 sono rimaste ferite nella recente ondata di barbarie xenofobe che ha investito il Sudafrica. Le violenze contro gli immigrati, in gran parte provenienti da Somalia, Senegal, Mozambico, Zimbabwe e Malawi, sono cominciate in un sobborgo di Johannesburg e si sono poi estese in tutto il Paese.
Nella capitale Città del Capo, ma anche a Durban, Milnerton, ecc., orde inferocite hanno assaltato esercizi commerciali gestiti da stranieri e preso a bastonate o a colpi di machete, nonché bruciati vivi, gli aliens che capitavano loro a tiro. Nelson Mandela, simbolo della lotta contro l’apartheid e premio Nobel per la Pace, dopo gli ultimi scontri ha raccomandato ai suoi connazionali di ricordare “da quali orrori veniamo”; ma a fronte della crescente disoccupazione, dell'AIDS che affligge ben il 15% dei cittadini soprattutto di colore, e di un governo debole e interessato in primo luogo a varare leggi in favore di un liberalismo sfrenato, si teme che la situazione degenererà ulteriormente.  


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Si parla tanto - giustamente - di boicottare le Olimpiadi di Pechino (qui il link di Reporters sans frontières); sarebbe anche ora di togliere al Sudafrica il diritto di organizzare i Mondiali di calcio 2010.  

                NO!

mercoledì, maggio 28, 2008

'X-Factor': vince l'Aram Quartet

 Colti, sofisticati e versatili; almeno rispetto alla concorrenza. La band salentina, il cui nome è l'acronimo delle iniziali dei suoi quattro membri (Antonio, Michele, Raffaele e Antonio), si è aggiudicata il contratto da 300.000 euro con la SonyBmg, e proprio ieri c'è stato il lancio del loro primo – sgangheratissimo e pretenzioso – singolo, "Chi (Who)", scritto dal loro mentore Morgan insieme al maestro Gaudi.


 Morgan, Morgan… Morgan chi? Sì, lui, quello dei Bluevertigo: il nuovo guru della cultura italiana, portatore sano di massime e aforismi orwelliani, baudeleriani e… battiateschi.


Il quartetto di vocalists si è meritato il podio più alto già solo per le cover di “In The Jungle The Lion Sleeps Tonight” e per “Pinball Wizard” degli Who. A competizione conclusa si è appreso che gli Aram hanno vinto con un largo margine di vantaggio non solo il televoto della finale, ma quello di tutt’e 11 le puntate precedenti.




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Non è stato sempre facile rimanere sintonizzati su RAI2 per seguire X-Factor. Chi ha parlato di “trionfo della musica” ama evidentemente le esagerazioni: infatti, a parte alcune proposte deliziose dei Sei Ottavi, di Emanuele Dabbono e dello stesso Aram Quartet, il resto dei partecipanti ha alquanto annoiato – colpa, naturalmente, anche delle scelte imposte dai loro “caposquadra”. Molto gonfiati dalla critica (e dallo stesso trio Maionchi-Ventura-Morgan) sia il gruppo Cluster sia la cantante “dalla voce particolare” (e, incredibilmente, finalista) Giusy Ferreri. Il più simpatico di tutti: il 19enne Tony Maiello, al quale sicuramente arride una bella carriera; se non proprio da cantante, perlomeno da attore.  


Non è stato sempre facile guardare il programma ma proprio la formula dei “giudici-capisquadra” (e dunque in aspra concorrenza tra di loro) ci ha tenuti un po’ svegli. Ce l’abbiamo fatta fino alla fine tra le affermazioni qualunquiste stramaledettamente popolari della Ventura e l’indecisione e i vaffa di Mara Maionchi. Rivelazioni vere di questa prima edizione dell’X-Factor italiano: Francesco Facchinetti (ottimo presentatore televisivo!) e - lo ribadiamo - Morgan. Morgan: anarchico come ogni eterno adolescente, fuori dalle righe, eccentrico, talvolta superbo… e abile con il make up: capello sfatto e occhio cerchiato nel day time e messa in piega con cipria e matita per la grand soirée.


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La trasmissione è finita solo ieri sera e oggi, a poche ore dalla pubblicazione su iTunes, la X-Factor Compilation, la raccolta delle canzoni del programma, è già al primo posto nella classifica degli album più scaricati.


Tra i singoli il più scaricato in assoluto è il brano di Giusy Ferreri "Remedios", mentre l'Aram Quartet è al secondo posto con "Per Elisa". Sesta posizione per la splendida Ilaria Porceddu con il suo cavallo di battaglia "Oceano".


 La dolcissima Ilaria di X Factor


Il CD della compilation sarà nei negozi il 6 giugno per Sony Bmg Music.

domenica, maggio 25, 2008

La Russia vince per la prima volta l'Eurovision Song Contest

L'Italia non ne sa un bel niente, ma ieri si è svolta a Belgrado (Serbia) la finale della 53sima edizione dell'European Song Contest (conosciuto anche come Eurovision Song Contest o Grand Prix d'Eurovision de la Chanson). Vi hanno preso parte tutte le nazioni del nostro continente... anche San Marino, anche Andorra... tranne l'Italia, appunto.  La Russia ha trionfato con "Believe", cantata da Dima Bilan e co-scritta dalla popstar internazionale Justin Timberlake. Una vittoria in fondo meritata, considerato il valore medio degli altri titoli in concorso. Unica magagna, come ogni altra edizione di questo festival: le nazioni "amiche" si sono regalate i voti vicendevolmente, a prescindere dalla qualità delle canzoni. Soprattutto da quattordici anni a questa parte, ovvero da quando vi partecipano anche Paesi dell'ex blocco sovietico, si assiste a uno scambio di favori, ovvero "points" regalati per simpatia. Così, non è affatto una sorpresa che la band sanmarinese Miodio sia stata eliminata già nelle semifinali, pur se la loro ballata rockeggiante "Complice" si fosse meritata molto di più: chi pensa mai a regalare voti a San Marino?


Ad ogni modo è stato di nuovo un grande spettacolo. Nella sola Europa, oltre 100 milioni sono stati i telespettatori incollati al piccolo schermo, e si calcola che in tutto il mondo l'evento sia stato seguito - tramite anche Internet - da oltre 500 milioni di persone. Sarebbe interessante per l'Italia tornare a parteciparvi, anche perché si sta discutendo seriamente di mutare la formula del televoting per evitare così lo strapotere della cosiddetta "mafia slava". 


Nella storia del festival, il nostro Paese ha ottenuto due vittorie: nel 1964 e nel 1990. La prima vide trionfare a Copenhagen l'allora sedicenne Gigliola Cinquetti con l'evergreen “Non ho l'età (per amarti)”, mentre risale al 1990 la vittoria - a Zagabria - di Toto Cutugno con “Insieme 1992”. Cotugno ottenne 149 points della giuria popolare (il punteggio va da 0 a 12 points).  Nel 1997 l’Italia prese parte all'Eurovision Contest per l’ultima volta: accadde a Dublino, Irlanda, dove i Jalisse ottennero la nona posizione con “Fiumi di parole”. I nostri rappresentanti in quel caso furono premiati soprattutto dai 12 points delle giurie di Portogallo e Croazia. 


 Le tedesche No Angels si sono piazzate all'ultimo posto insieme a Polonia e Gran Bretagna. Come spesso negli ultimi decenni, il voting ha sancito: "Deutschland - Allemagne: 0 points". 


 Nico e Vlad (Romania) hanno presentato un titolo in italiano che ricorda da vicino le arie di Andrea Bocelli.


 L'italo-svedese Charlotte Perelli ha tradito le aspettative della vigilia: la sua canzone, in rappresentanza della Svezia, ha ottenuto pochi voti persino dalle nazioni scandinave amiche.


 Il vincitore, il russo Dima Bilan. Molto probabile che la sua popsong "Believe" scali già fin da oggi tutte le classifiche internazionali.


sabato, maggio 24, 2008

Free Image Hosting at www.ImageShack.us

Ricevo con piacere questo "meme", questo premio, da Gianluca Pistore. Le modalità di partecipazione sono semplici: si tratta di nominare blog amici - almeno 6 - spiegandone la motivazione.

Ecco i miei favorites:

- codadilupo intelligente
- lopinionedifabio magnifico
- Paolo Borrello straordinario
- CapitanCurrau irrinunciabile
- gothic_odyssey pazzesco
- Momò Calascibetta stupefacente
- ToToArTe sensibile
- Raccoon originale

Gli altri miei preferiti sono nella colonna dei 'Links' qui a fianco.
Un caro saluto a tutti.

Steve Spielberg: "Si è creativi per infelicità"

In un'intervista con il Süddeutsche Zeitung Magazin il famoso regista americano rivela i retroscena del suo successo.  I suoi genitori divorziarono quando lui era ancora piccolo, a scuola veniva preso in giro dai compagni perché gracile, non bello e dotato di una strana voce. Allora -  verso i 13 anni - prese ad usare la videocamera del padre; parenti e vicini di casa costituirono il suo primo pubblico, un pubblico pieno di gratitudine che gli diede la sensazione di avere uno scopo nella vita.



"Con Indiana Jones IV ho riscoperto il mio amore per il pubblico. Cercherò di spiegarmi meglio: negli ultimi quindici anni ho fatto solo film seri, da Schindler's List al Soldato James Ryan, per tacere di quelli che si occupano della situazione attuale dell'umanità o del probabile imminente futuro, cioè Terminal, Minority Report, La guerra dei mondi... Tutte opere per me importanti sia come regista sia come uomo. Volevo sapere qualcosa di più sul mondo e su me stesso. Ma questa mia ricerca in qualche modo non ha  implicato necessariamente il coinvolgimento di tutti gli spettatori. Ora però, con Indiana Jones..."


"... e grazie a un budget di 185 milioni di dollari..." puntualizza l'intervistatore. "Ma mi dica: fare film è forse un metodo per riscoprire il bambino che si nasconde in ognuno di noi?"


"Era quello che avevo sempre creduto... almeno fino al 1985, quando venne al mondo il mio primo figlio. Da allora so che il bambimbo in me viene mantenuto vivo dai miei propri bimbi. Suona banale ma è così. E' a loro che racconto le varie storie prima di darle in pasto al grosso pubblico. A loro volta, i miei figli mi raccontano le loro scoperte. Ne ho nove, sa, e la più piccola mi ha ultimamente avvicinato ai Manga, i fumetti giapponesi. All'inizio non li capivo molto... sono come un nuovo linguaggio, e bisogna essere piccoli per poter meglio imparare nuovi linguaggi... ma hanno finito per entusiasmarmi."


"In quale dei personaggi dei suoi film si riconosce maggiormente?"


"Ora dovrei dire: in Indiana Jones. Ma non è così. Il personaggio certamente più autobiografico è Elliott, il bambino di E.T. In lui si rispecchia la mia infanzia infelice."


giovedì, maggio 22, 2008

Il Fondaco della Poesia

[Comunicazione di Gilberto Gilgiona]

salve,

http://www.ilfondacodellapoesia.it/

vi presento brevemente il nostro nuovo spazio (un noi quanto più possibile ampio e luminoso) che è in attesa di contributi, suggerimenti, suggestioni, visioni, ecc.
il fondaco è un magazzino, e un rifugio, un luogo di sosta, ospitalità e dialogo, come lo è stato nel passato, tale è l'idea che sta alla sua origine. in questo passato, quando lo scambio di merci era scambio di vita e arte, e non soltanto spietata concorrenza, il fondaco ospitava appunto le merci provenienti da paesi differenti e spesso lontani, da qui l'esigenza di avere anche spazi dove sostare e riposare, in attesa del viaggio di ritorno. qui avvenivano, ne siamo certi, anche scambi culturali, in lingue tutte da sperimentare e trovare, per essere comuni e comunicare.
noi ci tentiamo ora.
in questo spazio, ora molto spoglio, si troveranno fotografie, file con registrazioni vocali, poesie, link con siti e gruppi che meritano attenzione, riviste, siti, blog, librerie online e non, radio, ecc.
che colmino in solco tra l'indifferenza e il passo comune, ma spesso solitario e sconosciuto. in questo spazio ha una pagina propria il nostro gruppo di lettura Lo Scaffale Capovolto, ha da poco ha ripreso i suoi felici incontri.
attendiamo e valuteremo (con il solo criterio della passione e dell'attenzione culturale) ogni contributo e proposta. chiaramente cerchiamo sensazioni e non egocentrismi o autopromozioni senza sbocchi... questo per chiarezza.
lo speriamo

buona vita

gilberto

Lo Scaffale Capovolto
Il Fondaco della Poesia

sabato, maggio 17, 2008

Festa della Birra - the day after

Qualcuno mi ha mischiato il virus del raffreddore, ma non è questo il peggiore dei mali al risveglio dalla lunga kermesse "birresca": c'è anche un brutto mal di testa da registrare...
Ieri sera ci si è incontrati, me e gli amici di fab, dentro al capannone della 'Frühlingsfest' ("Festa primaverile" della birra) di Wasserburg, che è assolutamente paragonabile all'Oktoberfest di Monaco, solo - ovvio - di dimensioni più ridotte. Già nel "Zelt", nel tendone, molti sono andati fuori di testa, alle note della band (o "Musikkappelle") che furoreggiava dal palco addobbato con i colori bianco e azzurro della Baviera. Un distaccamento scelto di noi si è poi trasferito nella vicina discoteca, e lì ne sono accadute di cotte e di crude. In mezzo alla massa di ragazzini che erano anche loro fatti (più che di birra, di 'alcopops' e di chissà che altre sostanze), ci siamo messi a ballare/saltare con Markus e Benjamin che avventavano strofinamenti e io e l'irriconoscibile Ioannis a ridere a crepapelle. In un momento di improvvisa lucidità, mentre i bicchieri e i boccali che erano sul nostro tavolino volavano a terra (ma se ne è accorto qualcuno?), ho pensato che un tipo qualsiasi, solo con meno scrupoli di me, di noi, potrebbe facilmente farsi una scorpacciata di queste deliziose bambine... bambine, sì: altro non sono... le quali sera per sera affollano la discoteca e si sballano in maniera paurosa.
Ad un certo punto ci siamo persi di vista, poi (verso le due del mattino) finalmente ritrovati... quasi tutti: di Markus infatti non c'era più traccia. Lui, Stakanov culturista che dichiara di avere, come unico hobby, la propria donna e la propria figlia, era il più "partito" del gruppo, e ha cercato a più riprese di innescare una rissa, scegliendosi comunque come "avversari" alcuni soggetti ormai non più di questo mondo. Lo abbiamo cercato ovunque, su, giù, in fondo ai cortili e finanche all'ombra dei camion dei giostrai (per vedere se non si fosse addormentato per terra), ma niente da fare: era sparito. Probabilmente procedeva parallelamente a noi, o appena davanti, aprendosi varchi nella folla con la sua massa muscolare alla velocità di uno schizzo impazzito. Spero tanto per lui che non abbia combinato casini e/o che gli uomini della 'Security' lo abbiano lasciato in pace.
Dovevo accompagnare a casa con la mia auto Ioannis e Benjamin, ma quest'ultimo ha deciso in extremis di restare insieme a Sandra (ragazzina tosta, capace di sembrare lucida nonostante avesse consumato come e più di noi). Ho detto dunque a Sandra di prendersi cura di Benjy e di non farlo bere più (lui mi ha ringraziato con un bacio umido e nicotinico sulla guancia) e mi sono recato insieme a Ioannis verso la macchina: operazione difficile, dato che lui ondeggiava con faccia da zombi e cercava a ogni passo di deviare verso un locale all'aperto dove la Festa della Birra continuava a impazzare.
Lasciatici alle spalle i caroselli dalle luci colorate, abbiamo ritrovato la mia "Camilla" e, con Ioannis che voleva sapere da me quello che Benjy e Markus avevano combinato di sopra insieme a Timo (episodio di semi-rissa nelle latebre celesti del locale 'Universum', scena che mi son goduto divorando un panino al tonno), e mentre io gli raccontavo di come Daniel prendeva a schiaffi la sua ragazza per "spiegarle" le ragioni del suo assenteismo ("Che colpa ne ho io se Irina e tutte le altre mi corrono dietro?"), ho portato l'amico-collega su per la stretta serpertina del colle Burgau fino a casa sua, dove lo attendevano (o forse non più!) moglie e tre figli. Poi, stando bene attento a non incappare in un controllo della polizia (decine e decine le patenti ritirate in questi giorni...) sono ritornato a casa.
In altri tempi mi sarei invece ricatapultato ai luoghi del "divertimento", ma persino io ho certe regole da rispettare.
Mi sono risvegliato oggi alle tre di pomeriggio con il cranio spaccato in due: cosa prevedibile e prevista.

venerdì, maggio 16, 2008

Addio a Rauschenberg

Il padre della Pop Art se n'è andato ultraottantenne.



Robert Rauschenberg era nato a Port Arthur, una cittadina texana nel Golfo del Messico, nel 1925, da una famiglia in cui si mescolavano ascendenze olandesi, tedesche, svedesi e pellerossa della tribù dei Cherokee. Dopo essersi inizialmente iscritto, per obbedire al desiderio dei genitori, alla facoltà di Farmacia, e dopo studi ben più proficui di scenografia e fotografia, si dedica alla pittura. Muove dall’Action painting, ma presto la supera per approdare a una ricerca carica di una insopprimibile potenza barbarica, che lo fa conoscere sul piano internazionale. "Cerco di incuriosire lo spettatore con tutte le mie forze. Spero sempre che chiunque guarda un mio lavoro non abbia mai visto niente di simile" aveva dichiarato. E inoltre: "Credo di riuscire a fare i miei quadri proprio perché non li capisco. Se quello che faccio diventa troppo familiare, allora smetto".




lunedì, maggio 12, 2008

Fantasmi di Bulgaria

Marco Travaglio colpevole di lesa maestà?

"Cazzo! Schifani sullo scranno più alto, poco più giù Dell’Utri e Cuffaro che si abbracciavano, e ancora un po’ più giù Alemanno con la celtica al collo. Baci, abbracci (tarallucci e celtiche). Ma in che cazzo di paese viviamo?"
(Commento tratto da una pagina web)


Fabio Fazio si è scusato pubblicamente per la sua intervista a Marco Travaglio di sabato 10 maggio in Che tempo che fa. Ma perché scusarsi? Ha invitato Travaglio al suo programma e gli ha posto domande che dovevano per forza generare determinate risposte. Ma di che cosa credeva che avrebbe parlato il giornalista al vetriolo? Dell'appassionante finale di campionato di calcio? Oppure delle ultime teorie sullo sviluppo della fisica quantistica? Ipocrita! Ma dobbiamo capirlo: anche Fazio tiene famiglia e spesso si dissocia da se stesso attraverso un gioco delle parti.


Ora si sono tutti scagliati contro Marco Travaglio, personaggio che fa comodo quando si tratta di far alzare gli ascolti ma dal quale ci si può facilmente dissociare con un sorrisino, come ha fatto anche Santoro in Anno zero.
Ma che cosa ha detto Travaglio? Ecco le sue parole:
"Una volta avevamo De Gasperi, Einaudi, De Nicola, Merzagora, Parri, Pertini, Nenni, Fanfani... Uno passa tutta la trafila e poi vede Schifani. E dice: 'C'è un elemento di originalità'. Seconda carica dello Stato Schifani! mi domando chi sarà quello dopo, la muffa probabilmente, il lombrico."
Fazio: "Mi tocca dissociarmi... non sono d'accordo con niente..."
Travaglio: "Dalla muffa si ricava la penicillina tra l'altro, era un esempio sbagliato".


Apriti cielo. In realtà nelle sue parole non c'era niente di offensivo in senso stretto, a meno che per offensiva non si intenda la verità dei fatti, peraltro già rese note in un libro dello stesso Travaglio. Eppure, tutti i commenti politici e giornalistici che si leggono sull'intervento dello scrittore non ci rivelano se Marco abbia detto una bugia o una verità, ma lo accusano di voler minare il dialogo... Persino Anna Finocchiaro, senatrice del PD, si è schierata dalla parte di Schifani, sotto la nuova egida del confronto leale e del dialogo tra governo e opposizione: "Trovo inaccettabile che possano essere lanciate accuse così gravi, come quella di collusione mafiosa, nei confronti del presidente del Senato, in diretta tv su una rete pubblica, senza possibilità di contraddittorio".
Nella ridda di voci che si sono levate contro Travaglio e a difesa del Presidente del Senato, non si registrano - lo sottolineamo - ammissioni circa la veridicità della notizia.
Unica voce fuori dal coro quella di Antonio Di Pietro: "Esprimo solidarietà a Marco Travaglio perchè ha fatto semplicemente il suo dovere raccontando quel che sono i fatti. Certi episodi non possono essere cambiati o taciuti solo perché, da un giorno all'altro, una persona diventa presidente del Senato oppure, e solo per questo, cancellare con un colpo di spugna la sua storia ed il suo passato".


In tivù è ricominciato l'autunno del censurar pensieri e trasmissioni; la stagione delle epurazioni. Non si prevedono sconti per nessuno, è vietato ricordare il passato e, soprattutto, è arrivato il momento di schierarsi. Con chi? Ovvio: con le idee che dominano adesso il Paese. Chi vuole conservare la sua poltrona rimanendo escluso dall'Editto Bulgaro deve dire "sì, signore" o, nel caso di opinionisti-testecalde, "non sono d''accordo con quello che dici". Questo sì che è scandaloso. E' allucinante tale paura di vedersi chiudere la trasmissione perché un invitato racconta fatti tra satira e realtà. Asservimento psicologico a chi manovra i fili del potere: si ricomincia, gente! Notizie filtrate, presentatori accomodanti, ospiti che rispondono a domande selezionate. Le cose stanno così: è inutile girarci intorno. Nessuno sarà toccato, se si comporterà bene.
L'atteggiamento di Schifani, della Finocchiaro e di altri ha dimostrato che la Casta non deve essere mai sfiorata da un giornalista (diritti di lesa maestà?), nemmeno quando i fatti sono veri. Ma allora perché continuare a mantenere nella Costituzione l'Articolo 21, quello sulla libertà di espressione?


Contrariamente alla maggior parte delle fonti pubbliche - tutte schierate con la Casta -, su Internet vengono esternate simpatie ardenti nei confronti di Travaglio. Uno dei commenti dice: "Se Marco Travaglio diventa direttore di questa tv pubblica, sono disposto a pagare il doppio del canone. Lo giuro."
Lo giuriamo anche noi.

sabato, maggio 10, 2008

Peppino Impastato

Nella notte tra l'8 e il 9 maggio di 30 anni fa moriva Peppino Impastato. Era un giovane che, in qualità di speaker di una radio locale, dava troppo fastidio alla mafia, finantoché il famigerato Don Tano Badalamenti diede ai suoi "picciotti" l'ordine di ammazzarlo.

Il giornalista Peppino Impastato, ucciso dagli uomini di "Tano Seduto" Badalamenti il 9 maggio del '78 , giorno del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro

La madre di Peppino si è battuta fino alla propria morte (avvenuta nel 2004) affinché venisse fatta giustizia, ma solo nel 2002 Badalamenti è stato arrestato. Il caso infatti fu archiviato per anni dagli inquirenti, che vollero catalogarlo come "incidente" prendendo per buona la messinscena dei mafiosi: il cadavere di Impastato, esponente di Democrazia Proletaria, era stato abbandonato sui binari nei pressi della stazione di Cinisi come se fosse morto durante un attentato dinamitardo che lui stesso stava preparando.

Ieri grande manifestazione di protesta a Cinisi e Terrasini. Oltre 6.000 persone hanno sfilato partendo dalla vecchia sede di 'Radio Aut' dietro a uno striscione con su scritto "La mafia uccide il silenzio pure". Punto d'arrivo: la casa natale di Peppino Impastato a Cinisi, a soli "cento passi" dall'abitazione del boss Badalamenti, come ricorda il titolo del film di Marco Tullio Giordana. Oggi è la "Casa Memoria Peppino e Felicia Impastato", intitolata anche alla madre.

Fra i partecipanti anche l'ex leader di DP Mario Capanna, un gruppo in rappresentanza del comitato "No Dal Molin" e uno di quello "No Tav". Luisa Impastato, nipote di Peppino, ha distribuito quattromila fiori, gerbere donate al Forum Sociale Antimafia da un'associazione pugliese. E' sfilato anche Francesco Caruso, espressione dei movimenti No Global. E poi i vecchi compagni di Peppino e tanti giovani del movimento antimafia rinato negli ultimi mesi a Palermo. Nel corteo, che entrando a Cinisi ha intonato "Bella ciao", tante bandiere rosse. Ma lungo la strada dei "cento passi" la maggior parte delle finestre sono rimaste ancora una volta chiuse e pochissime persone si sono affacciate.

La trasmissione satirica e irriverente attraverso la quale Peppino e i suoi compagni denunciavano le malefatte dei mafiosi e dei politici locali recava il titolo Onda pazza. Dalla mezzanotte di oggi Primaradio si è trasformata in Radio Aut trasmettendo i brani preferiti da Peppino: da Donovan a Fabrizio De Andrè, dai Pink Floyd a Guccini, cantanti degli anni '70 come Enzo Del Re e Pino Masi ma anche musica classica. Inoltre alcuni spezzoni della trasmissione Onda Pazza sono stati e continueranno ad essere trasmessi per tutta la giornata. Ascoltando Primaradio è possibile infine seguire tutti gli eventi organizzati in occasione dell'anniversario.



Nota personale: Decisi di emigrare circa 28 anni fa e credo proprio che fu la barbara uccisione di Peppino Impastato a spingermi definitivamente a compiere tale passo. Ero troppo triste e troppo scoraggiato per continuare a vivere in Sicilia. Forse il mio fu un errore... non so. In realtà, bisognerebbe sempre rimanere e combattere per la libertà della propria terra.

giovedì, maggio 08, 2008

Presentato il nuovo governo: è il Berlusconi quater

Il Cavaliere presenta la lista a tempo di record e Napolitano gli conferisce l'incarico. I ministri sono 21: 12 con portafoglio e 9 senza; solo quattro le donne, 13 le new entry.



Ministri con Portafoglio
Esteri: Franco Frattini
Economia: Giulio Tremonti
Interno: Roberto Maroni
Giustizia: Angelino Alfano
Difesa: Ignazio La Russa
Attività produttive: Claudio Scajola
Welfare-Sanità-Lavoro: Maurizio Sacconi
Politiche Agricole: Luca Zaia
Ambiente: Stefania Prestigiacomo
Infrastrutture e Trasporti: Altero Matteoli
Istruzione-Università-Ricerca: Maria Stella Gelmini
Beni Culturali: Sandro Bondi

Ministri senza Portafoglio
Riforme Federalistiche: Umberto Bossi
Funzione Pubblica: Renato Brunetta
Rapporti con il Parlamento: Elio Vito
Semplificazione: Roberto Calderoli
Affari Regionali: Raffaele Fitto
Politiche Comunitarie: Andrea Ronchi
Pari Opportunità: Mara Carfagna
Attuazione del Programma: Gianfranco Rotondi
Politiche Giovanili: Giorgia Meloni
Sottosegretario alla presidenza del Consiglio: Gianni Letta

domenica, maggio 04, 2008

IL CONSUMO DI ALCOOL NEL NORD-EST E' MOLTO CONSISTENTE, COSI' COME IL VOTO ALLA LEGA

La birra, i bavaresi e la Padania


 


"Chissà se c'è una correlazione tra il maggiore consumo di alcolici nel nord-est e il consistente voto alla Lega?" si chiede Paolo Borrello nel suo blog.


 Il dubbio è lecito. In Baviera ad esempio esponenti e simpatizzanti della CSU (Unione Cristiano-Sociale, formazione politica "sorella" della CDU ma con forte connotazioni regionalistiche) si fanno gran vanto del loro consumo di birra, bevanda che i meno colti tra di loro ritengono essere di pura origine germanica - anzi: bavarese. La Germania può considerarsi un po' lo specchio dell'Italia - un'Italia rovesciata con la testa in basso e i piedi in alto: vi troviamo il "ricco" meridione (Baviera e Baden-Wurttenberg) e il vasto, odiato settentrione apparentemente povero e straccione (coloro che abitano appena a nord della Franconia vengono sdegnosamente definiti "die Preussen" = "i terroni"!).


 Quando si nomina la Baviera - Bayern -, qualsiasi altro tedesco pensa automaticamente alla birra e al dialetto alquanto comico, ai buffi costumi tradizionali ("Trachtl" per gli uomini, "Dirndl" per le donne) abbinati all'hi-tech. Non mi sembrano davvero da sottovalutare i parallellismi con la "Padania", tanto più che i fieri Lombardo-Veneti intraprendono già stretti rapporti commerciali con i bavaresi... Ma il Land Bayern gode già del privilegio del federalismo, con una propria costituzione e un proprio parlamento (così come tutti gli altri Laender tedeschi, del resto). Le bevute - soprattutto nei locali tradizionali - diventano (politicamente, ideologicamente in senso latere) simboliche, come scrive Paolo Borrello: "un mezzo attraverso il quale dar vita all'omologazione al gruppo." Il sentirsi bavaresi non è nemmeno una questione di razza tout court, visto che in questa regione regna, fin dall'antichità, un miscuglio di geni tra i più disparati (gli autentici "Baiuvari" sembra che fossero originari dell'Ungheria). E' l'elemento folkloristico - e dialettale! - a fare da collante.


 Sarebbe forse ora che si istituisse il federalismo anche in Italia, e così forse Bossi, Calderoli & Co. possono vedere realizzato il loro sogno di un'identità "nazionale" - per quanto posticcia - e ubriacarsi in massa, fiscalmente oberati dal governo locale anziché da quello di Roma, felicemente delirando, davanti a un boccale di birra o a un bicchiere di Chiarello, delle bellezze del loro Land Della Cadrega (o Della Scaranna). E chissà, forse il federalismo potrebbe risultare un'opzione avvantaggiante anche per il nostro Mezzogiorno...

sabato, maggio 03, 2008

Vittorio Sgarbi. Cosa faremmo senza di lui?

"Ma non c'è la Neurodeliri?"
(Marco Travaglio in Annozero)



(I supershow di Sgarbi, attualmente Assessore alla Cultura del Comune di Milano [!], sul sito Youtube)


Sgarbi contro Travaglio


Sgarbi contro Staffelli


Sgarbi contro Gino


Sgarbi contro Alessandro Cecchi Paone


Grillo contro Sgarbi, Sgarbi contro Grillo


Sgarbi contro la Mussolini


Sgarbi contro Mike Bongiorno


Sgarbi contro Rocco Casalino


Sgarbi contro Pannella


Sgarbi contro Bondi


                   Sgarbi contro tutti


Dal 1990 a oggi Vittorio Sgarbi ha fatto parte, è stato eletto o sostenuto, dai seguenti partiti:

Partito Comunista (1990), Partito Socialista (1990), Democrazia Cristiana e MSI (1992), Partito Liberale (1992), Partito Radicale (1994), Forza Italia (1999), Partito Repubblicano (2004), Unione (candidatura bocciata nel 2005), Lista dei Consumatori (2006)...