sabato, settembre 02, 2006

zerovirgolaniente è per salvare Il Manifesto

Il Manifesto

Qualche anno fa, la taz ("Tageszeitung") di Berlino, quotidiano libero e indipendente, rischiò di dover chiudere. Fu salvato da una campagna di sottoscrizioni che ancora continua e che gli procura l'ossigeno necessario per sopravvivere nella selva "globalizzata" dell'editoria mitteleuropea.

Un miracolo simile potrebbe accadere anche nel nostro Paese.

peter patti di "zerovirgolaniente" è convinto che l'eventuale perdita di una voce libera quale quella garantita ormai da decenni da Il Manifesto rappresenterebbe, per il panorama della stampa italiana, un vulnus irrecuperabile.

Invito tutti coloro che mi seguono a partecipare a un'operazione di salvataggio che è prima di tutto salvataggio della libertà di espressione senza vincoli di padrone.

Le sottoscrizioni possono essere fatte:



    Telefonicamente con carta di credito


    Con versamento su c/c postale


    Con versamento sul c/c bancario di Banca Etica



Per tutte le altre informazioni e per partecipare al dibattito in corso sul futuro de Il Manifesto visitate il sito www.ilmanifesto.it.

venerdì, agosto 18, 2006

Hawking e' pessimista


"Non lo so": ecco la risposta finale di Stephen Hawking alla domanda sulla capacita' di sopravvivenza dell'umanita'.
Circa un mese fa, il famoso fisico ha proposto un'interessante questione alla comunita' internettiana di "Yahoo": "Come potra' sopravvivere l'uomo nei prossimi cento anni?"
25.000 idee sono giunte da ogni parte del mondo (per alcuni basterebbe "mangiare piu' frutta e verdura"; per altri la soluzione e' piu' drastica: "Le risorse della Terra si stanno esaurendo. Sara' meglio trasferirci su un altro pianeta"), finche' lo stesso fisico non ha fatto risentire la sua voce: "Io non lo so" ha ammesso. Hawking ha pure spiegato il motivo di tanta perplessita': "Ogni nostro progresso tecnologico porta con se' il rischio di nuovi errori di portata catastrofica".
Hawking crede nella necessita' di una fuga verso altri pianeti, anche se secondo lui cio' potra' avvenire solo in un futuro lontano.
Il pianeta Terra non sta bene; perche' si riprenda, occorrerebbe che la razza umana sparisse dalla sua superficie. O che cambiasse completamente modus vivendi. Ma e' piu' probabile che essa venga decimata da un virus, o - eventualita' altrettanto probabile - dalla caduta di una cometa...

"Speriamo di non finire come il nostro pianeta fratello Venere, con una temperatura di 250 gradi e piogge di acido solforico". Hawking sostiene che "il fatto che gli alieni non si siano mai fatti vedere sulla Terra puo' avere una sola spiegazione: ogni civilta', superato un certo livello di evoluzione, perde il suo equilibrio e collassa". La soluzione proposta dall'astrofisico e' questa: "A lungo termine l'umanita' sara' salva solo se colonizzera' lo spazio, verso altre stelle". Nel frattempo, "speriamo che l'ingegneria genetica ci renda saggi e meno aggressivi".

Una delle risposte giunte ad Hawking dagli amici di Internet recita cosi': "La nostra specie sopravvivera' adattandosi. Gli umani sono pieni di risorse e usano il cervello per escogitare soluzioni ai loro problemi. La sua storia personale, caro dottore, mostra come la forza di volonta' possa vincere le avversita'".

Hawking soffre dalla nascita di SLA (sclerosi amiotrofica laterale), nota anche come "malattia motoria neuronale" o - soprattutto negli USA - "morbo di Lou Gehrig" (dal nome del giocatore di baseball che ne e' morto).



***

Stephen Hawking

Stephen Hawking, uno dei piu' importanti scienziati nel campo della fisica teorica, ha fatto molto per la comprensione dell'universo. Il suo ruolo oggi e' equiparabile a quello gia' ricoperto da Einstein. E' stato lui a predire i buchi neri, apportando cosi' correzioni alla teoria della relativita'.
Le teorie di Hawking sono influenzate dalla tecnologia genetica, dalla creazione di un moderno "uomo-nacchina" e dai pericoli globali (guerre, energia atomica, virus, catastrofi climatiche). Il suo sguardo al futuro dell'umanita' e' decisamente pessimista, ma apre anche prospettive coraggiose, infondendo cosi' nuove speranze.

lunedì, agosto 14, 2006

Romanzo online

Giona come quando.


Forse il nome: questo nome che suscita un'eco biblica, appioppatogli in seguito a una distorsione etimologica allo sportello dell'anagrafe (i suoi genitori avrebbero voluto chiamarlo Gionni) o all'udito precario di un impiegato stressato. Un nome che lui si porta scritto in faccia e per cui viene guardato con sospetto.

Inquisiscono: «Da dove vieni? Provenienza? Nazionalità? Insomma, a quale popolo appartieni?»

Certo, un nome si può sempre cambiare, ma Giona non ha mai voluto farlo. Sa che è perfettamente inutile, con "questo mare gonfio e l'equipaggio pure". Avrebbe potuto confezionarsi una maschera su misura, come tanti altri prima e dopo di lui; ma a che serve? Lo riconoscerebbero comunque: «Giona. Sei tu, vero?»

E’ il suo destino. Quando c’è da buttare uno in mare, l’indice si punta sempre sul mio amico Giona.

Questo nome! Obbligatoriamente, un richiamo freudiano a latere. Madre Hysteria, Sorella Mysteria. L'equazione vagina = pancia di balena è di un'ovvietà tale da strappare un "A-ah!" persino ai profani della psicanalisi.

«Professione? Paese di origine?...»

Uff! E’ lunga, la strada per Tarsis.




[ Inizio di Giona. Un romanzo della Prima Repubblica. Interamente online. ]

giovedì, agosto 03, 2006

Il progetto A119

GLI STATI UNITI VOLEVANO FAR ESPLODERE UN ORDIGNO NUCLEARE SULLA LUNA

Correva l'anno 1958 quando il fisico Leonard Reiffel fu avvicinato da alcuni ufficiali dell'Air Force degli Stati Uniti d'America che lo invitarono a collaborare a un nuovo progetto. Il progetto, rigidamente "top secret", recava la sigla A119 ed era  pomposamente denominato A Study of Lunar Research Flights.
Il compito di Reiffel era di investigare sulle possibili conseguenze di una detonazione nucleare sulla luna, e soprattutto di calcolare il tasso di visibilità del fungo atomico da qualsiasi punto del nostro pianeta.


"Si sarebbe trattato di una sorta di esercizio di public relation in grande stile", ha affermato recentemente l'ormai 75enne Reiffel. "L'Air Force desiderava un fungo atomico immenso, tanto da poter essere visto dalla Terra a occhio nudo. E questo perché, nella corsa alla conquista dello spazio, gli Stati Uniti stavano perdendo terreno nei confronti dell'U.R.S.S."



Lo storico inglese David Lowry ha commentato la notizia in questo modo: "E' semplicemente pazzesco pensare che il primo biglietto di visita degli esseri umani a un altro corpo celeste sarebbe stato... una bomba atomica! Se il progetto fosse stato realizzato, noi non avremmo avuto mai la romantica immagine di Neil Armstrong e del suo 'passo da gigante per l'umanità' (one giant step for mankind)."


Lo scopo di quel piano era di dimostrare all'Unione Sovietica e al mondo intero quanto fossero potenti gli U.S.A.


Lowry ipotizza che il progetto A119 possa avere una certa rivelanza perfino oggi, dato che gli Stati Uniti sembrano più che mai determinati a impiantare un sistema di difesa missilistica attorno all'orbita terrestre. "Gli U.S.A. hanno sempre covato il desiderio di militarizzare lo spazio e alcune delle idee attualmente in corso di realizzazione non appaiono meno curiose e meno stravaganti di quella - risalente agli anni Cinquanta - con cui si proponevano di bombardare la luna."


Il progetto A119 fu sviluppato dalla Armour Research Foundation di Chicago (che oggi si chiama Illinois Institute of Technology Research).


Reiffel racconta: "Era previsto di far esplodere l'ordigno sulla faccia nascosta del nostro satellite, sulla dark side dunque. Il fungo che ne sarebbe risultato, affiorando oltre l'orlo lunare, sarebbe stato illuminato in pieno dal sole, e quaggiù chiunque  avrebbe potuto vederlo a occhio nudo."


La bomba in questione avrebbe dovuto avere la stessa potenza di quella sganciata su Hiroshima.


"Io feci osservare che l'esplosione avrebbe rovinato l'ambiente lunare. Ma l'Air Force non pensava certo in termini ecologici! A loro interessava soprattutto che i 'nemici' potessero vedere l'esplosione e rimanerne impressionati."


Secondo Reiffel, per la Terra non ci sarebbero state conseguenze dirette, ma di certo la luna sarebbe risultata "sfigurata" per l'eternità. 



Sulla fattibilità del piano lo scienziato non nutre alcun dubbio. Già a quei tempi la tecnica missilistica era abbastanza sviluppata, tanto che si sarebbe potuto centrare un bersaglio pur così distante "con uno scarto massimo di due miglia o poco più".


Ovviamente, se il progetto fosse stato reso pubblico si sarebbero sollevate proteste in tutto il mondo; per tacere delle polemiche che ci sarebbero state dopo la sua messa in atto. Ma agli Stati Uniti importava solo di dimostrare la loro superiorità militare.


Gli archivi del governo americano sono tuttora strapieni di documenti che risalgono agli anni della Guerra Fredda, ed è lecito pensare che molti di quei dossier rimarranno sigillati e intedetti al pubblico per chissà quanto tempo ancora. Il progetto A119 è venuto alla luce soltanto perché lo scrittore Keay Davidson vi ha accennato in una sua biografia dello scienziato e astronomo Carl Sagan.


Sagan, che è morto nel 1996, aveva acquisito grande fama scrivendo articoli e libri che rendevano accessibili i grandi temi della scienza anche all'uomo della strada. Egli si dedicò inoltre allo studio delle possibilità di presenze biologiche su altri pianeti. All'Armour Foundation di Chicago fu contattato da Reiffel, il quale lo spinse a improntare un modello matematico sull'espandersi di una nuvola di polvere nell'orbita lunare. Questo modello era naturalmente la chiave per stabilire il grado di visibilità di una simile nuvola dalla Terra. 


Sagan credeva (come molti scienziati di allora) che la superficie lunare pullulasse di microorganismi, e, preoccupato, fece  osservare che un'esplosione atomica avrebbe certamente distrutto quelle forme di vita. Tuttavia, secondo la testimonianza resa da Reiffel, egli fornì ugualmente i calcoli richiestigli. 


Quasi trent'anni più tardi - nel 1987 -, i risultati di quegli studi furono distrutti dai dirigenti della fondazione di Chicago. Ma non è da escludere che alcune copie siano tuttora conservate nelle segrete blindate dell'Air Force. 


Leonard Reiffel dice di ignorare come mai il piano fosse stato poi accantonato. Comunque, mostra di esserne più che lieto: "E' terribile pensare che una pazzia del genere fosse stata ideata soltanto per impressionare l'opinione pubblica."


Interrogato sull'esistenza del progetto A119, un portavoce del Pentagon non ha voluto dare nessuna conferma, ma non ha neppure smentito.

lunedì, luglio 31, 2006

LA CITTA' DEI BAMBINI, di Antonio Lombardi

Poveri bambini della Città dei Bambini
scortati da babbi coi telefonini
lungo le strade di ferro stropicciate dal vento
incolonnati dentro le stescion - direzione:
"Imperdibile Evento!"

Poveri bambini della Città dei Bambini
prenotati da mesi per non mancare
al nuovo spazio ludico dedicato

a voi,
bimbi,
strategico segmento di mercato.

Poveri bambini della Città dei Bambini
prelevati da qualche tipo di full-time
settimanale
zeppo di telesolitudini, catering scolastici e
corsi d'inglese preserali.

Ma finalmente oggi potete illuminare i vostri pallidi
occhi
nel moderno, efficientissimo, paese
dei balocchi,
proprio qua a due passi dal mare
a due minuti dal nuovo centro direzionale

e l'ennesimo Mangiafuoco di questo colorato teatrino
veste armani ed è
senza barba
non ha fauci, ma un master in business tecnology
ad Harvard

Poveri bambini della Città dei Bambini
senza più città, senza più bambini
asserragliati nei palazzi come dei cecchini

e pensare che un tempo, neanche troppo in là,
eravate il vero spirito della città

andate a rovistare tra le memorie dei vostri nonni
(ma basterebbero quelle di qualche papà)

per recuperare la perduta solarità
dei cortili tra le case
dell'azzurro dei cuori
che volava alto

oltre le cimase

per vedere che
dove era un garrire
di giochi e di opportunità
oggi ci sono auto in doppia fila

e un manifesto
che pubblicizza
la vostra nuova Città.

Antonio Lombardi





Antonio Lombardi vive a Genova, dove è nato nel 1963. Altre info sull'autore qui.

domenica, luglio 30, 2006

Dal Libro 'Vendetta'

Ecco una citazione dal romanzo di Pierluigi Curcio Vendetta:

Vedo i fuochi alzarsi dalle colline, il nemico è stanco e la caccia è durata a lungo. Oggi daranno battaglia. Non c’è gloria, non c’è onore: il premio è la vita. Gli ordini vengono urlati per il campo, la cavalleria è nascosta tra gli alberi e gli uomini serrano le fila, attendono il nemico è arrivato al limite della radura, ci osserva in silenzio prima uno, poi due e di fila tutti gli altri corrono incontro al proprio destino: il massacro ha inizio.
Ci chiamano distruttori, ma portiamo con noi conoscenza e strade e le aquile delle legioni. Oggi vincitori.
I secoli sono passati, la polvere ha coperto le nostre strade e la morte ha sconfitto le nostre usanze erano barbari, ma oggi si fanno chiamare innovatori e con loro è il progresso, il cambiamento. Oggi vincitori.
I popoli si susseguono ai popoli, ma la terra continua ugualmente a girare: il sole tramonta ogni giorno per risorgere ancora credete che a loro importi?


E questo è l'acuto commento dell'amico 'Blaxx':

"La considerazione è disarmante, nella sua semplicità, e se avessimo il coraggio di trasporla nella personale esperienza quotidiana forse avrebbe il potere di aprirci gli occhi sulla nostra mancanza di coscienza, sulla vulterabilità del nostro sistema morale e all'imbarazzante semplicità con cui può essere manipolato.
Ma è certamente più facile rigare la macchina del vicino di casa o, accovacciati al riparo di una siepe, attenderne il rientro per prenderlo a sprangate..."

sabato, luglio 29, 2006

JACK HIRSCHMAN: 'Dobbiamo'

Jack Hirschman

DOBBIAMO (WE MUST)


Trovai lui sotto un tetto di cartone lurido,
trovai lei in posizione fetale dentro un portone,
e Terrell in piedi sotto un albero
al Centro Civico, aggrappato con forza
alla concretezza del suo carrello della spesa.

Ora, il fatto è che erano tutti stecchiti.
Nessun respiro sotto quel cartone,
nulla nel ventre desolato del portone,
e in quanto a Terrell in piedi sotto l'albero,
avrebbe potuto benissimo essere una pietra
che ricorda la crudeltà di un sistema
che tutti i senzatetto conoscono
quando ogni giorno vedono la bandiera che dice:
"Non c'è posto in albergo per voi idioti".

Così mi unii all'Esercito dei Poveri,
iniziando le esercitazioni per lottare contro...

La bandiera della proprietà-über-alles
dietro a quella Stelle-e-Strisce tanto venerata
noi la facciamo a pezzi, per rendere
l'umanità di nuovo umana, e giusta.

Non è questione di scegliere.
Dobbiamo.

Hanno rafforzato le leggi dello stato di Polizia.
Ci sono più persone scomparse in questi tempi,
hanno fatto della Bugia una priorità,
ti hanno ricoperto di calce come i tuoi graffiti
e sprso la loro merda del Crimine di qua, Crimine di là,
insultando i poveri, insultando i giovani
e tutto questo perché il Crimine è la menzogna che hanno
per evitare di fare le cose che vanno fatte,

mettere un tetto sopra ogni testa,
diritto alla sanità per tutti,

ecco perché queste proteste,
ecco perché questi espropri
e perché i nostri coraggiosi compagni
sfidano il rischio della prigione.

"Io accuso la proprietà privata di privarci di ogni cosa."
Non è questione di scegliere.
Dobbiamo.




Jack Hirschman
POB 26517
San Francisco CA 94126
USA





[Traduzione di franc'O'brain]

domenica, luglio 23, 2006

L'utopia di Pepe Carvalho


Negli ultimi decenni, pochi scrittori si sono meritati il successo come Manuel Vázquez Montalbán. Ancor prima che autore di romanzi polizieschi, Montalbán fu giornalista e saggista sempre impegnato, sempre in prima linea: tantoché sotto il regime franchista doveva far uso di diversi pseudonimi. Agli inizi della carriera, appena trentenne, finì in carcere per le sue audaci critiche e per la sua adesione al più o meno clandestino movimento di resistenza: un'esperienza, questa, che lo segnò profondamente.
Finanche dopo la caduta del regime non smise mai la lotta, manifestando coerentemente le proprie idee.
L'utopia di Pepe Carvalho ci mostra, attraverso interviste e alcuni racconti (questi ultimi sono in realtà stralci delle colonne che Montalbán scriveva per la rivista Triunfo), uno strenuo difensore dell'utopia.


Alcuni articoli di Montalbán pubblicati in Italia

Dietro la scorza di scriba piccolo, calvo, grasso e occhialuto, scopriamo un intelligente e acuto osservatore del suo tempo; e anche del nostro, giacché lui è stato uno dei primi a criticare fin dall'inizio il fenomeno della cosiddetta "globalizzazione". E scopriamo che i romanzi della serie dell'investigatore Carvalho non sono che la cronaca "translata" della storia spagnola dagli anni Sessanta circa fino all'avvento del nuovo secolo, cronaca conclusa con il fantasmagorico Millennio.
Altre chicche di questo volume della casa editrice datanews comprendono alcuni saporiti accenni alla passione di Montalbán per la culinaria (inclusa quella di matrice italiana) e interessanti notizie sui suoi lavori letterari dove non fa la sua comparsa il celebre investigatore.


Manuel Vázquez Montalbán
L'utopia di Pepe Carvalho
edizioni datanews, collana "Ahlambra"


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datanews
datanews è una casa editrice indipendente nata a Roma nel 1985. Ha un catalogo vasto e interessante, che abbraccia temi di enorme interesse: dalle monografie di scrittori quali Gabriel Garcia Marquéz, José Saramago, Jorge Louis Borges (presentati attraverso interviste e scritti dei medesimi)... a saggi su precisi aspetti della cultura popolare (Country Music... La cucina dei Negri d'America... Il Che... Telefascismo...).
Con "Ahlambra", datanews ha recentemente inaugurato una nuova collana dedicata ai grandi autori contemporanei della letteratura e del pensiero, mentre un'altra collana chiamata "i rubini" raggruppa, in formato pocket, i bestseller vecchi e nuovi della casa editrice.

venerdì, luglio 21, 2006

Henry Miller

Henry Val Miller: una delle persone più gentili e più pronte ad aiutare, come hanno testimoniato i suoi amici Lawrence Durrell e Alfred Perlés. Di contro, la sua prosa è tumultuosa, barocca, contiene elementi demoniaci e "faustiani".

"Ogni parola che metto giù ora dev'essere una freccia che va dritta al bersaglio. Una freccia avvelenata. Voglio ammazzare libri, scrittori, editori, lettori. Scrivere per il pubblico, per me non significa niente. Quel che mi piacerebbe, sarebbe scrivere per i pazzi... o per gli angeli."

Quella dei critici, dei "generali della letteratura", è una "trincea" che "deve essere espugnata". "Se è con la mannaia che dobbiamo lottare, usiamola a tutta forza." (Nexus)
Miller ha letto Santa Teresa e Bergson, Elie Faure e Dostoevskij, Rabelais e (horribile dictu!) Voltaire. "La mia fame e la mia curiosità mi spingono in tutte le direzioni contemporaneamente." (Plexus)

Durante l'atto creativo, Henry deve sempre ricordare a se stesso di essere disciplinato. Ecco alcune delle sue regole autoimposte:

- Lavora a una sola cosa per volta, fino a portarla completamente a termine.
- Non inquietarti...
- Pensa unicamente al libro che 'stai' scrivendo.
- Prima di tutto e sempre, scrivi. Pittura, musica, amici, cinema, tutto questo viene dopo.



Più che erotico e pornografico, Henry Val Miller è sensuale in maniera rabelaisiana. I suoi romanzi sono rivoluzionari... non nel senso politico del termine, ovviamente (quella auspicata da Miller è una "rivoluzione dell'anima"), ma in quanto ci mostrano la via per vivere come uomini felici.


Nel suo celebre Diario, Anais Nin scrive dell'autore di Tropico del Cancro: "Mi è piaciuto subito, non appena l'ho visto scendere dalla macchina e mi è venuto incontro sulla porta dove lo stavo aspettando. La sua scrittura è ardita, virile, animale, magnifica. È un uomo la cui vita inebria, pensai. È come me."


Tra i suoi amici c'era anche l'attrice tedesca Hildegard Knef. ("Neff", pronunciavano gli americani.) Una volta, sentendosi osservato da lei, Henry le disse:
-Beh? Che guardi?
-Sei così bello! - esclamò la Knef, con voce rapita.
E lo scrittore: - Ah, chiudi la bocca! Mi rendi molto triste...


Fino al 1961, Sexus (prima edizione francese: 1949, distribuita privatamente), Tropico del Cancro e tutte le altre sue opere erano vietate negli Stati Uniti. In seguito a una celebre serie di processi, il divieto fu sospeso, anche se l'organizzazione Citizens for Decent Literature bollò i libri di Henry Miller come "osceni".


Ha raccontato Inge Feltrinelli: "Tra i più capricciosi [autori] che incontrai, mi viene subito in mente Henry Miller: pretendeva un tavolo da ping pong in ogni casa che l'ospitasse qui in Italia..."




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Dal saggio online Henry Miller [1891-1980]- La vita ha sempre l'ultima parola

mercoledì, luglio 05, 2006

Fatene buon uso

Bild & Der Spiegel

Bild Zeitung:

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Der Spiegel:

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venerdì, giugno 16, 2006

mercoledì, giugno 14, 2006

Italia: 2 milioni di disoccupati

Non è cambiato nulla: nel nostro Paese ci sono ancora 2 milioni di senzalavoro. Almeno secondo le cifre ufficiali. Poi c'è anche una disoccupazione "sommersa" che è difficile valutare in cifre...
Inoltre, la crescita dell’occupazione sta frenando: nel 2006 aumenterà dello 0,6% e nel 2007 solo dello 0,4%. Lo rivela l’Employment Outlook dell’Ocse, da cui emerge anche un triste primato: siamo ultimi nell’Ue per l’occupazione femminile. Non solo: il rapporto rivela che oltre ad essere
sotto la media Ocse per l’occupazione, il mercato del lavoro italiano è afflitto anche da disparità regionali.
E in Europa? La disoccupazione è calata troppo poco: sono 34 milioni le persone senza impiego. Per l’Ocse l’unica soluzione è "rimuovere gli ostacoli del mercato del lavoro e intervenire sulle pensioni, eliminando quelle di anzianità".

lunedì, giugno 12, 2006

Testi online gratuiti

"Libera cultura, libera conoscenza" è il sito di Stampa Alternativa che contiene interessantissimi testi online gratuitamente scaricabili.

Altri romanzi, racconti e novelle, in varie lingue (compreso l'italiano), li trovate qui.

lunedì, giugno 05, 2006

Un nuovo, bel romanzo a sfondo storico

"Stupida razza l'uomo: corre, si affanna, annaspa per riuscire e prevalere sul proprio fratello così come sul proprio nemico, ma il trucco è proprio questo, il nemico non esiste, il nemico siamo noi e il male che alberga in noi, se riusciremo a prenderne coscienza e ad abbattere le barriere invisibili che ci dividono gli uni dagli altri ci sarà pace, ma le ere passeranno e nuove razze cresceranno."



Pierluigi Curcio - Vendetta

Britannia, II d.C. L'imperatore dei romani Marco Aurelio invia 5.500 Sarmati a protezione del Vallo del grande Adriano affinché proteggano i confini estremi dell'impero dalle orde di invasori selvaggi e senza onore. Quando Roma ritira le legioni nel 410 d.C., i discendenti di quegli antichi guerrieri si sono oramai istallati nell'isola in attesa del ritorno di colui che un tempo li guidò nella loro nuova patria e le cui gesta si tramandano da padre in figlio: Lucio Artorio Casto.
In uno scenario che precede le gesta e i misteri arturiani, odio, dolore e amore trascinano Daniil e i suoi compagni in uno scontro sanguinario che lascia poche possibilità di scelta e un'unica soluzione finale. Sul loro cammino, l'ombra del mito e il sogno di Taliesin.




Pierluigi Curcio: Vendetta

Edizioni Il Filo
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Il libro si può ordinare:

- on line alle Edizioni Il Filo, inviando una mail all'indirizzo ordina@ilfiloonline.it
- Telefonicamente o via fax ai seguenti n°: 0761/326452 0761/323225
- Nella libreria telematica IBS - www.ibs.it
- Nelle librerie di tutto il territorio nazionale (distribuzione in esclusiva del gruppo Ugo Mursia Editore)

venerdì, giugno 02, 2006

La Nazionale degli pseudotalenti

Stanchi, brutti, nervosi... Due sono state le partite-test disputate dalla Nazionale italiana a pochi giorni dai mondiali di calcio: la prima contro la Svizzera (1-1), la seconda contro l'Ucraina (0-0). Soprattutto a proposito di quest'ultima, quasi sorprende che gli appassionati accorsi allo stadio di Losanna - quasi tutti emigrati che faticano duramente per potersi mantenere in vita - non abbiano reclamato indietro i soldi del biglietto. E a pagare dovrebbe essere il signor Lippi, di tasca sua. Se quelli da lui schierati sono gli individui (atleti? ma va'!) che devono far dimenticare gli scandali e le corruzioni che hanno macchiato "il gioco più bello del mondo", siamo proprio a cavallo! Si tratta di ragazzini viziati, arroganti, fannulloni, completamente indegni di indossare la casacca azzurra. Non hanno inoltre nessun senso di fairness (prerogativa per ogni vero sportivo), tanto da far scuotere la testa ai commentatori stranieri - Beckenbauer su tutti - chiamati a dover dare un giudizio sugli Azzurri dopo queste due amichevoli in terra svizzera. Gattuso ha seri problemi psicologici: probabilmente perché piccolo di statura, crede di poter equilibrare tale deficit picchiando sempre duro l'avversario. De Rossi è un tipico prodotto della scuola Roma - vedi anche Cassano e Totti -: potrebbe essere un dio del pallone e per certi versi lo è, ma poi rovina tutto saltando all'improvviso su una gamba dell'avversario a terra, magari nel corso di un'azione senz'importanza, lontano dall'aria di rigore. Anche Inzaghi - come ha sottolineato Beckenbauer davanti alle telecamere del programma nazionale tedesco - ha un caratterino da prendere con le molle.
Osservando poi il "sistema di gioco" in sé, Lippi si riconferma fido adepto della scuola Juve e vecchio Milan, cui appartiene anche Trapattoni (il quale, dopo aver mezzo rovinato lo Stoccarda, che era lanciato per diventare l'avversario più temibile del Bayern nella Bundesliga, è andato a riparare come D.S. in quel di Salisburgo, Austria): difesa rocciosa senza molti elementi di classe (vedi il macellaio Materassi), attaccanti disperatamente isolati, centrocampisti tipo Pirlo (nomen est omen) che non sono assolutamente da Nazionale. Il gioco è una noia, a volte poco più che melina; pochi gli spunti per rilanciare l'azione in avanti, e questi "spunti" spesso nascono da lanci lunghi del portiere... "e che la fortuna ci assista!".
Mister Lippi dovrebbe spiegare agli italiani il perché di certe sue convocazioni. Dove vuole arrivare con questa rosa? Certo, sono 18 i risultati utili consecutivi infilati dalla sua Nazionale; ma il Campionato del Mondo non si vince con i pareggi.
In Germania, cari amici, dobbiamo aspettarci da questi Azzurri solo una serie di brutte figure.

sabato, maggio 27, 2006

20sima tappa del Giro d'Italia

Accidenti a chi mi parla di differenza di mentalità tra Nord e Sud! I meridionali sono in genere più folli, più futilmente espansivi o comunque meno ragionevoli dei settentrionali? Ma chi lo dice?! Proprio ieri a Berlino, durante l'inaugurazione della nuova Stazione Centrale della capitale della Bundesrepublik, un sedicenne ha accoltellato a casaccio decine e decine di persone. "E' tedesco" hanno precisato le agenzie di stampa nazionali, "però era ubriaco..."
Ah, bene. Meno male che hanno la scusa parata. Fosse stato uno straniero ad andare fuori di testa (e gli stranieri ne avrebbero ben donde, visto come vanno le cose)... apriti cielo!
E oggi si è svolta la 20sima tappa del Giro d'Italia, la Trento-Aprica. Siamo nella terra di Bossi, come comprendiamo senza ombra di dubbio dai segni, dalle scritte e dai simboli sull'asfalto e negli spalti. E' la corsa senz'altro più impegnativa in assoluto di questo Giro: il Tonale lo si affronta dopo 85 km, il Gavia (Cima Coppi, a quota 2.621 metri sul livello del mare) dopo 112 km, il leggendario Mortirolo dopo 180 km e l'Aprica in capo a 212 km.
80.000, forse 100.000 spettatori sono disseminati lungo gli ultimi chilometri dalla vetta del Mortirolo, e almeno la metà di loro ha perso completamente il senno. La strada è stata sbarrata il giorno prima: segno che questi "tifosi" sono arrivati nottetempo, o nelle prime ore della giornata. Niente è impossibile per i "Celti". Ed ecco che vediamo molti di questi individui in mutandoni versare acqua sulla schiena dei corridori che arrancano a 10 km orari, corridori che protestano - inutilmente - con voce rauca di voler essere lasciati in pace; vediamo esibizionisti in maglietta verde (che non è certo quella del Premio della Montagna) che si buttano con facce estasiate sotto le ruote delle motociclette della RAI e delle ammiraglie. Nel frattempo, videocamere/telefonini vengono schiaffati sotto il naso dei pedalatori, impressionando primi piani stremati e spaventati. Perché? Ma naturalmente per poter poi affermare: "Vedi? C'ero anch'io!"
"Tu? Ma dove sei?"
"Sono quello che ha fatto la foto!"
Un tizio robusto - anche lui in mutandoni - si precipita da una rupe erbosa e frena appena in tempo evitando di rovinare addosso a Simoni, il quale, ad inizio dell'ultima, ardua salita è andato in testa insieme a Ivan Basso.
L'inseguitore Guiterrez deve subirne di tutti i colori. Gli "appassionati del ciclismo" gli mollano pugnettini sulle reni, gli urlano frasi (magari anche un "Tua moglie ti ha fatto le corna!"), forse allo scopo di deprimerlo e fare così aumentare il vantaggio della coppia di italiani.
Due vere e proprie muraglie umane, corpi seminudi quasi tutti sgradevoli a guardarsi, fanno da cornice alle nervose inquadrature dei cameramen motorizzati.
"Tanti brividi non li avevamo avuti neanche noi che facciamo questo lavoro da anni!" dichiara con voce rotta il commentatore, il medesimo che poco prima aveva - per l'ennesima volta! - cantato gli elogi del defunto Pantani, nonostante sia risaputo che "Elefantino" avesse fatto forte uso di dopanti.
Davvero schifosa la telecronaca di Rai 3. C'è la telecamera in testa (giusto quella!) che funziona malissimo, come del resto è già spesso accaduto durante tutto questo Giro. Poi un break pubblicitario, proprio ad inizio della discesa decisiva (con Basso e Simoni ancora in fuga), e quindi il collegamento si spegne, muore, non esiste più. Credo che abbiano "solamente" staccato il satellite per l'estero, come la RAI fa ormai spessissimo a proprio piacimento, secondo le lune del momento.
E va bene. Cambiamo canale. I due commentatori tedeschi di Eurosport sono molto più obiettivi: chiamano stupidi gli avventati spettatori montanari e sottolineano che al Giro di Francia i responsabili avrebbero senz'altro messe le transenne. E' un piacere seguire il proseguo della tappa, fino ad Aprica (dove vincerà Basso), su Eurosport. Certo: le telecamere sono quelle italiane, e dunque l'immagine è a dir poco "mossa" (da far diventare epilettici, in vero!), ma i due professionisti germanofoni dicono e spiegano tutto con parole chiare e con grande cognizione di causa.
A questo punto, rinunciamo volentieri anche a quell'ignobile teatrino del "Processo alla Tappa", che va in onda sempre su Rai 3; ma siamo aiutati in ciò dal fatto che il programma è ancora - insensatamente - oscurato... Quasi a voler ammonire gli italiani all'estero: "Peggio per voi che siete emigrati!"



IVAN BASSO

mercoledì, maggio 17, 2006

"Metamorfosi_Metropolitane: Visioni di Milena..."

Foto di Iaia Gagliani

Non è un trittico ma sono tre variazioni su tema, ispirati ai Kafka Fragmente del compositore ungherese György Kurtág.
"Metamorfosi_Metropolitane: Visioni di Milena...": questo il titolo che Roberto Matarazzo dà a tale sua opera trina che testimonia di un itinerario che defineremmo iper-intertestuale: letteratura - musica - arte figurativa.

Roberto Matarazzo, architetto, è uomo di grande erudizione. Il suo è un tipo di creatività che si fonda soprattutto sulla ratio e non sulla follia che suol dirsi tipica di chi si dedica anima e corpo all'arte. Matarazzo affida a fogli colorati il suo "cosmopolitismo delle idee", in cui l'estro viene alimentato dalle letture e/o dall'ascolto interessato e sapiente di sonorità sublimi. Non c'è nessun espediente astuto dietro a queste operazioni, bensì la passione e la foga dell'esteta che sottopone la sua curiosità (senza frontiere, e assai competente) a un'abile e perspicace metodologia maturata negli anni e obbligatoriamente destinata a un ulteriore sviluppo. Il cervello assorbe un'idea o un sistema di idee già presente nel cosmo, l'occhio percepisce l'immagine, la fotografa e la riproietta sulla tela della psiche, e la mano (tekne) si ingegna a ri-rappresentare, salvaguardando l'identità dello stesso artista in un processo che gli garantisce una ben precisa collocazione nel dedalo delle immagini visive.

Foto di Iaia Gagliani

Caratteristici per la produzione di Matarazzo sono un suo omaggio a Mario Luzi e assemblaggi del tipo "Coppa di assenzio", ovvero "Lirica per un autoritratto di Koshka" (Koshka è Katia Ceccarelli, della quale Matarazzo utilizza un suggestivo autoscatto incorporandolo in uno dei suoi "fogli").

Le tre "Metamorfosi_Metropolitane..." coinvolgono e seducono per il gioco di luce e l'uso del rispettivo colore di base, con oculate sfumature che dispensano una vividezza "realistica" alle nuvole, alla strada e agli interstizi tra i grattacieli/Hochhäuser/skyscrapers che richiamano alle abitazioni e agli scenari singolarmente sbilenchi di due storici film: Nosferatu di Wilhelm Murnau e Doktor Mabuse di Fritz Lang.

La Milena di "Metamorfosi_Metropolitane..." è ovviamente colei alla quale Kafka indirizzò lettere d'amore che oggi sono considerate tra le più belle che uno scrittore abbia scritto nel Novecento a una donna. Milena Jesenská, scrittrice e giornalista praghese, stabilì un primo contatto con Kafka comunicandogli che un suo racconto le era piaciuto molto, e lo pregò di darle il permesso di tradurlo in lingua ceca. La relazione tra i due ebbe inizio così, nel 1919; e sarebbe durata fino alla prematura morte dell'autore de La Metamorfosi, avvenuta meno di cinque anni dopo.

Foto di Iaia Gagliani

Non a caso, sono tre le silhouettes che, come in un dipinto di Chagall, volteggiano a mezz'aria; e non sui tetti di Parigi, bensì nel bel mezzo di un'architettura che a noi piace identificare come realsocialista. Nonostante le connotazioni femminili, trattasi probabilmente della medesima Milena, di Kafka e dell'amico Max Brod.
Un'altra interpretazione potrebbe condurre a vedere in esse Felice Bauer, Grete Bloch e la Jesenská, ovvero tre delle donne amate o comunque conosciute dallo scrittore; ma in tal caso ci si dovrebbe chiedere che fine abbia fatto Dora Dymant... (Oppure siamo di fronte alle oniriche rappresentazioni di Milena, della madre di Franz e della sorella minore Ottla, la sua preferita.)

Il lettore avrà già capito quanto è intrigante il gioco intellettuale cui si consacra Roberto Matarazzo. La sua recherche è ricca di richiami e suggerimenti alla (ri)lettura e alla (ri)scoperta di svariate opere del mondo musicale e artistico. I suoi vari "omaggi" includono una serie di illustrazioni per il Finnegan's Wake di James Joyce ma anche fogli dedicati ad alcuni poeti contemporanei.
(Per maggiori informazioni, vedi l'homepage dell'artista: http://www.robertomatarazzo.it).

Di sé, lo stesso Matarazzo dice:
"... con l’Amico Qfwfq, sensibile protagonista delle Cosmicomiche di Italo Calvino, ho intrapreso viaggi, metatemporali/pluridimensionali, negli Universi i più disparati, insomma chiudere gli occhi e immaginare confusioni fantasmagoriche/sinestetiche..."

Secondo noi, queste sue "Metamorfosi_Metropolitane: Visioni di Milena..." esemplificano egregiamente l'entità e l'importanza del suo ingegno.

"Liebe ist, dass Du mir das Messer bist, mit dem ich in mir wühle." ("Amore è il coltello che tu rappresenti, tramite cui io scavo in me.")
-- Da una lettera di Franz Kafka a Milena Jesenská

******
[Le foto sono di Iaia Gagliani, architetto e fotografa in Milano]

Homepage di Roberto Matarazzo

Infos sui Kafka Fragmente di György Kurtág, per soprano e violino (Oppure qui)

domenica, maggio 14, 2006

Longevità (e altri curiosi primati)

Cruz Hernandez, della Repubblica di El Salvador (America centrale), ha compiuto 128 anni, diventando momentaneamente la donna piu' vecchia del mondo.
Ha 60 nipoti, 80 pronipoti, 25 pro-pronipoti e un'amica immaginaria.
Il festeggiamento è avvenuto di fronte a ca. 200 ospiti. La signora Hernandez ha, come tutti gli ultracentenari, un suo "segreto": ogni giorno lei succhia un uovo crudo.
Il Guinness dei Record non ha comunque ancora iscritto nelle pagine del suo libro il nome di Cruz Hernandez: per adesso risulta come detentrice mondiale di longevità la 116enne equadorena Maria Esther de Capovilla.
Secondo alcuni esperti, finora nessun uomo ha mai superato i 120 anni e nessuna donna i 122...

Altri fatti, statistiche e curiosità assortite

giovedì, maggio 11, 2006

Per Cat - Cap. VI


"Pronto? Parlo con...?"
"Sì, sono io."
"Qui Lisa."
"Ehi, ciao! Che sorpresa!"
"Ciao!" (Risata da fumatrice.)
Lisa Stanhalder è austriaca. Fa la portiera-segretaria di una fabbrica di computer. L'ho conosciuta durante una delle mie "uscite" da interinale. Sapevo bene che si era un po' infatuata di me, ma non credevo che mi avrebbe cercato.
"Mi chiedevo... vogliamo vederci? Sai, sono stata in Italia... a Roma. E' stata una splendida vacanza. Vorrei parlartene. E magari puoi darmi una dritta per come meglio imparare la lingua..."
"Sì, certo. Chiaro."
"Ti ricordi che...?"
"Sì, ricordo."
Ricordo. Mi aveva raccontato di aver conosciuto un medico italiano e che avrebbe voluto andare a trovarlo, laggiù, nella caput mundi. Evidentemente, ha vissuto una bella avventura con lui.
"Allora..." riprende, "magari ci incontriamo davanti a un cappuccino..."
"Sarebbe grandioso, Lisa. Facciamo la prossima settimana?"
"La prossima?" (Con una punta di delusione.)
"Sai, il lavoro..."
Già. Il lavoro. In ogni media, i socialsofisti si sbizzarriscono a discutere del "nuovo corso". Molti di loro sono mestieranti della politica, e perciò ne parlano con entusiasmo. Si sa: la politica è big bisney. Tutto e tutti sono manovrati dall'alto; dal capitale.
Finisco di montare la carabina, mentre ascolto il notiziario radio.
"Monaco di Baviera. Il Presidente dei Ministri bavarese Gustav Stibbitz ha proposto di innalzare l'età minima di pensionamento. 'Un uomo a 70 anni' ha dichiarato Stibbitz, 'è ancora in grado di espletare molte funzioni. Perché allora non farlo lavorare fino a 75?'..."
Spengo. Queste sono le notizie che mi fanno tremare le vene dei polsi. Un'ultima controllatina all'arma, un'occhiata all'orologio; ancora un'ora o due - il tempo che la notte maturi -, prima di uscire.

Perché uccido? Per rimandare il suicidio. E anche perché il mondo ha bisogno di giustizia. Il mondo... e Cat.
Chiudo gli occhi, stringo le labbra. Cat...
Finora ho fatto fuori solo alcuni freaks, ma il vero nemico è rappresentato dal potere economico, nei suoi vari aspetti di speculatori nell'edilizia, di fabbriche inquinanti, di complesso militare-industriale. E dai governi nazionali e locali che fanno le leggi su misura del potere economico o che, sempre per non disturbare i mammasantissima di banche e multinazionali, non fanno osservare quelle due o tre leggi favorevoli all'ambiente che bene o male sono riuscite a passare.
Ho eliminato un paio di manager della piccola industria, ma far fuori un politico - uno di tale rango, poi! - è ben più arduo.
Dove vivono costoro? E chi li protegge? L'esercito? O la BND, ovvero il servizio segreto?
Su Stibbitz ho raccolto qualche indirizzo, qualche informazione: poche tracce ricavate qua e là, soprattutto spulciando riviste e quotidiani. Spero che basteranno.
Mi avventuro nell'oscurità. Le luci dei lampioni, riflesse dal ghiaccio che incrosta strade, marciapiedi e facciate di case, assumono riflessi innaturalmente blu.
A un talkshow hanno di nuovo parlato di me: "il folle killer senza volto". Uno psichiatra della polizia ha addirittura ipotizzato che io nel frattempo possa essermi suicidato, o che potrei farlo presto.
C'è andato molto vicino. Mi sottovaluta, però.
D'accordo, è pretenzioso voler rimanere in vita in una società che ha già fatto karahiri, ma io ho una missione da portare avanti.
Cat...
Secondo alcuni studi, il calabrone non può volare perché la sua larghezza alare non è proporzionale alla sua grandezza corporea. Ma il calabrone non lo sa, perciò lui continua a volare.
Mancano molte ore all'alba: metà notte, secondo il mio orologio. E domani alle cinque di nuovo al lavoro...
La ditta interinale che mi ha preso sotto contratto (la Vampirs und Kameraden, Incorporated) mi sta succhiando il sangue. In questo mondo, ognuno ha la sua occupazione. Nelle posizioni dirigenziali ci sono quelli con la testa a punta e i capelli radi, e nei gironi infernali striscia tutto l'esercito di cosiddetti colletti blu: figuri tozzi, la fronte bassa e il cranio piatto. Persino i disoccupati sono in tante faccende affaccendati: devono correre di qua e di là, riempire formulari, presentare giustificazioni all'Arbeitsamt (l'"Ufficio del Lavoro": denominazione invero ironica)... vengono tenuti sempre sotto controllo, quasi fossero dei criminali.
Nessuno più in giro. Grünwald: un quartiere di lusso, con tanta vegetazione e videocamere dappertutto. Mi sistemo la calza sul volto. En passant, ripenso a Lisa. Gambe lunghe, capelli corti, curve perfette. E quell'accento austriaco, così sensuale...! Mi riprometto di contattarla lunedì stesso... se il lavoro-schiavitù non mi avrà stremato. Mi spiace dover fare cornuto il suo amico romano, ma se non ci penso io, ci penserà di certo qualcun altro.
Laggiù, Villa Stibbitz. Molte finestre accese. Ciò conferma quanto ho letto sul giornale: il signor Presidente dei Ministri dà un ricevimento privato. Sia benedetto il gossip!
Nessuna necessità di avvicinarmi troppo; sarebbe peraltro rischioso: davanti e dietro la cancellata, si aggirano le ombre dei gorilla di Gustav Stibbitz. Il viale è assai spazioso. Mi accoccolo dall'altra parte, all'ombra, e sfodero la carabina. Una XM29, acquisita grazie all'intermediazione di certi conoscenti est-europei. In pochi secondi monto il mirino agli infrarossi, poi il silenziatore. Inquadro un finestrone al pian terreno. Facce allegre e altre supponenti, cristalli, broccati, arazzi e Mirò, Beckmann e De Chirico alle pareti. Un carosello di spensieratezza, prosperità e boriosa altezzosità.
Tolgo la sicura, sfioro il grilletto. Non ho fretta. La mano è ferma, l'alito si congela in nuvolette tranquille. Quel bastardo con lo smoking prima o poi mi verrà sotto tiro...

domenica, maggio 07, 2006

Lavoratore interinale

"Si vede che ha voglia di fare, però non sa fare nulla!"

Incasso questo vostro commento e, arrossendo truce, annuisco. Avete ragione. Vi procuro più guai che vantaggi. Cerco di nascondere sotto il tappeto le cose che rompo, anche se voi, fin troppo presto, scoprite ogni cosa. Non sono "produttivo", non sono "efficace", per tacere delle mie "competenze". Dunque, non sarò mai dei vostri.

Vi dirò: neanch'io so cosa ci faccio qua. Trovarmi in mezzo a voi è un clamoroso malinteso. Ma non è la prima volta che capito in una situazione così deprimente, né, purtroppo, sarà l'ultima. Sono l'intruso per eccellenza. Le vostre frecciatine, i vostri spottò, ai quali rispondo con la gentilezza degli sconfitti, non fanno che alimentare il grido di gioia anarchica che espello quando finalmente viene l'ora di voltare le spalle ai vostri corpi e ai vostri macchinari per tornarmene nel mio proprio mondo. Non posso affermare che mi siano congeniali le vesti d'intruso - ho continuamente cercato di rifuggire costrizioni e assurdità assortite - ma è la vita che, fin da quando ne ho memoria, mi spinge di qua e di là. Mi sono imbattuto in tanti come voi, e vi dirò: le vostre regole e le vostre alleanze mafiose mi sono semplicemente abiette.

Statevene pure contenti e tranquilli nelle vostre fabbriche, nei vostri negozi, nei vostri spacci gastronomici. Io un lavoro ce l'ho, e me lo tengo stretto. Sono uno scrittore, un sognatore. Costretto a fare lo schiavo in una prigione non sua, d'accordo, ma felice perché sempre con un piede oltre la soglia. L'incidente sul percorso non sono io: siete voi!

sabato, maggio 06, 2006

La RAI vista dallo spazio

Visto che da qualche anno riesco a prendere la RAI anche da questo posto chiamato Nowhereland in cui mi sono arenato, mi viene voglia di mettere in libertà alcuni pensieri che mi sono venuti televisionando. Anzitutto le trasmissioni notturne. Ma avete visto quanti pazzi appaiono sul piccolo schermo a quelle ore impossibili? Ce n'è uno, vero matto da legare, con i capelli grigi, che parla dell'anima e di cose spirituali, spesso ultimamente in compagnia di una ragazzina sempre impacciata e che quando apre la bocca non si capisce quel che dice (ovviamente lui se l'è fatta, regalandole così una "carriera").
Il programma mi pare si chiami Anima mia, ma potrei pure sbagliarmi. Una di queste notti cambio svogliatamente canale e il tizio in questione è lì che fa una tirata sull'amore "occasionale", "contro una porta o contro un muro, in ufficio, su un tavolo di ristorante... In ascensore... E' meraviglioso!" Il tutto con aria esaltata e occhiaie profonde. (Fu di lì a poco che la suddetta Impacciata fece il suo sorprendente debutto in TV...) Incredibile.
Ma c'è anche quell'altro individuo losco, quello di Cose mai viste... Viene annunciato un programma "cinematografico" notturno vagamente a tema su Rai3 e uno sta lì ad aspettare e quando finalmente parte la sigla con la canzone di Patti Smith appare l'Individuo Di Cui Sopra che si mette a blaterare come un pazzo di cose che capisce solo lui, e a volte la logorrea dura più di venti minuti... e lo Spettatore Ingenuo CHE Vive All'Estero E Che Vuole Farsi Una Cultura aspetta come uno scemo che inizi il film nipponico o indonesiano o sovietico e dopo i titoli in caratteri/ideogrammi indecifrabili la trasmissione viene improvvisamente oscurata e uno si ritrova a leggere la scritta: "La RAI non possiede i diritti per l'estero di questo film" (???).
Ovviamente vengono oscurate anche partite di calcio (tranne la Coppa Italia, credo), vengono oscurati i film e persino i cartoni della Disney, pellicole relativamente nuove (quando e se le trasmettono), alcuni telefilm, i vecchi film di Stanlio e Ollio, ecc. Una vera e propria censura nei confronti degli Italiani Che Sono Stati Così Coglioni Da Voler Emigrare.
Ma tornando ai pazzi e alle cose da pazzi, trovo vergognoso che nelle trasmissioni più assurde - ma anche in quelle "serie" o cmq accettabili (non me ne viene in mente neppure una... ah, sì: Quelli che il calcio, va'!) - venga dato moltissimo spazio ai cosiddetti astrologi, che - ho notato - sono tutti dell'altra sponda (senza per questo voler offendere gli omosessuali: è soltanto una constatazione). "Quelli nati sotto il segno del Leone hanno Saturno nella terza casa: devono dunque affrettarsi a fare quegli investimenti su cui riflettono da molto tempo, perché tra tre settimane Marte entrerà in congiunzione con Urano e le cose potrebbero andare peggio. Per quanto riguarda l'Amore, un periodo tempestoso sta attraversando il Capricorno, ma con il novilunio a venire tutto dovrebbe cambiare in meglio..." Ahhhhhhhhhhhh! Quante Katzate!
In generale si osserva a uno scadimento, a livello di tecnica, di regia, di scenografia, coreografia, ecc., oltre che di contenuti, veramente impressionante. Trattasi di reality shows o di "programmi divulgativi" oppure di Nonna Carrà o di Zia Antonella (Clerici) o dell'impareggiabile, ugualmente triviale Mara Venier, è tutto un delirium tremens, un'idiozia conclamata, sottolineata peraltro da suoni "spiritosi" e stralci di canzonette che la regia manda in onda nei momenti meno propizi e sempre a sproposito.
Ovviamente, il picco dell'idiozia è rappresentato da La vita in diretta, con quelle sue inviate che hanno tutte la stessa voce ciocca e alta che dà ai nervi e sono tutte scioccamente petulanti ("E l'amore?... E quando farete un bambino?... Pensi ancora a lui?... Ti risposerai?... Oh, che romantico!")

Dico: e questa è la RAI! La tivù nazionale! Non riesco quasi a credere che i programmi di Mediaset siano peggiori... Sarebbe un'impresa da Guinness dei Record! .....

martedì, maggio 02, 2006

Nuova attrezzatura tecnologica

Dopo i guasti che hanno bloccato il nostro server, Zerovirgolaniente ha deciso di dar fondo a tutti i suoi risparmi acquisendo nuove, più potenti piattaforme elettroniche (vedi foto)



E questo è il nostro canto di contentezza:

Yuppi du yuppi du yuppi du
Yuppi du-i-du yuppi du

There's a fragrance of love in the air
It's penetrating for deep in my heart
And the star was reborn in the sky
And it died the day she went away

Yuppi du yuppi du yuppi du
Yuppi du-i-du yuppi du
Yuppi du yuppi du yuppi du
Yuppi du-i-du yuppi du

I feel the sound of a thousand colours
Which paint this scene this act of love
I hear the music that comes from the water
That rises from bowels of the earth
Yuppi du yuppi du yuppi du
Yuppi du-i-du yuppi du
Yuppi du yuppi du yuppi du
Yuppi du-i-du yuppi du.


Now before me a cemetery do I see
Where all the arms of war are buried deep
And from the heaven descends a grand feast
Where all the nations of the world are united

Yuppi du yuppi du yuppi du
Yuppi du-i-du yuppi du
Yuppi du yuppi du yuppi du
Yuppi du-i-du yuppi du...

(Adriano Celentano, 1974)

giovedì, aprile 13, 2006

Testi letterari online

Grande raccolta di testi letterari gratuitamente scaricabili. In lingua italiana ma non solo.

http://www.sound-fyles.business.t-online.de/testital.htm

sabato, aprile 08, 2006

Tutti alle urne!

Elezioni 2006

Berlusconi è stanco. Votate ME. Ci penso io a mettervela nel culo per i prossimi 5 anni.

***

Il premier ha dato agli italiani dei coglioni. E allora? Che cazzo si lamentano? Poteva andar loro peggio: per esempio, che gli si dicesse che sono la figa della Mussolini.

***

Ho ricevuto una lettera col timbro di Forza Italia, firmata da Lui Medesimo. Leggo:
"Caro Coglione,
se l'ICI non ti basta, facciamo anche le marchette a carico del servizio sanitario?"


***

Intanto, in Cina...
i bambini continuano ad essere "bolliti dai comunisti"...

giovedì, marzo 30, 2006

Tribune elettorali

Ah! ah! ah! Ahhhhaaahhh! Ahahahaihihihihih! Uuuahahahah! Iuahahahuauauah! Sbòff uaaahuaaaahuaaaah! Ahahahahahah! Uìhahahahahahooooo! Prrriahahahahahah! Mmmuàhahah! Mah ahahiahiahiahiahahih! Uàaaahhhh! Ih, ih, ih. Sbùaff-aaaahhhhahahahuaiiiih! Br-br-bùh-uahahahah! Iahahahahahahohohohohuhaaaaihahahahahahah!

(continua)

venerdì, marzo 17, 2006

Musicaos

Un sito ricchissimo, caotico, intelligente, "bulbous" e... condotto da persone assai gentili, se è vero - com'è vero - che hanno ospitato ed "edito" (in versione .pdf) un mio romanzo di (fanta?)scienza: La Città dell'Alfabeto.

La presentazione è a firma di Stefano Donno.

lunedì, febbraio 20, 2006

sabato, febbraio 04, 2006

E viva el JAZZ!

La mia anima sta facendo un vero e proprio bagno nelle sonorità che amavo da ragazzo. Bisognerebbe forse parlare più di "intelletto" che di anima, ma gli artisti in questione riescono a fiondarsi a fondo nel nostro essere, e dunque "anima" va benissimo.

John Coltrane (Coltrane Plays The Blues e A Love Supreme)

e

Pablo Bobrowicki (Where We Are; infos e snippets di suoni da questo album, che Pablo ha sfornato col suo formidabile trio, sono presenti online su Jazzitalia: http://www.jazzitalia.net/artisti/pablobobrowicky/whereweare.asp).

Per sapere cos'altro ascolto in questo momento (sempre nel campo jazz & dintorni), potete invece visitare questo mio sito (purtroppo solo in tedesco, ma i titoli sono decodificabili anche dai profani dell'idioma teuto).

mercoledì, gennaio 04, 2006

Blog di SF


E' online Adonis, "acceleratore di particelle neutriniche".

Si tratta del mio piccolo blog di fantascienza, associato con L i t e r ae.

lunedì, gennaio 02, 2006

Novità editoriali dalle lande di lingua tedesca

BUON ANNO 2006!


Ho inserito tre nuove recensioni su altrettanti libri usciti da poco in tedesco. Per leggerle:

vai al sito di L i t e r a e ed entra nella sezione "Articoli".

venerdì, dicembre 30, 2005

Tutto Adams

Ho appena immesso online la mia web-pagina su Douglas Adams!

E' stato un lavoro duro ma alla fine sono riuscito a farla venire come mi ero proposto, inserendo perfino una "vera" Guida Galattica in italiano! (si trova nella sezione delle utilità e funziona rigorosamente in MS-DOS).
Sul sito troverete inoltre testi, articoli e racconti di Adams in lingua originale.

Douglas Adams (1952-2001)

A parte questo, surfando per gli spazi intergalattici ho addirittura trovato tutt'e cinque i romanzi del Nostro che a suo tempo vennero pubblicati nella collana Urania: liberamente scaricabili!

- Guida Galattica per gli Autostoppisti

- Ristorante al termine dell'Universo

- La vita, l'Universo e tutto quanto

- Addio, e grazie per tutto il pesce

- Praticamente innocuo


Buon Anno a tutti!

domenica, dicembre 18, 2005

Strenne natalizie

Voglio fare un regalo a tutti gli appassionati di fantascienza. E' presente online la mia novella Transits, scaricabile anche in formato .doc

Ho inoltre finito il (breve) romanzo distopico Città dell'Alfabeto (aka Alphabet City) .
Con una semplicissima google-ricerca ne troverete in Rete la "web-version", che rappresenta però soltanto l'ormai storica prima stesura (molto più corta).
Il romanzo vero e proprio è destinato alla pubblicazione su carta. Comunque, lo mando con piacere (gratis, ovviamente) a chiunque me ne faccia richiesta tramite eMail. Volentieri accettasi anche richieste di editori e/o una qualche raccomandazione ("all'italiana") da chi ha conoscenze nel settore squalo-librario. ((-:

martedì, dicembre 13, 2005

Addio a Richard Pryor

Se ne va, a soli 65 anni, dopo una lunga lotta contro la sclerosi multipla, Richard Pryor, principe della comicità afroamericana, colui che dagli anni Settanta aveva trasformato l’orgoglio dei neri in una miscela esplosiva di satira e autoironia.
Rimarranno indimenticabili i suoi film insieme a Gene Wilder; ma Pryor, la cui biografia è a dir poco insolita (è cresciuto in un bordello...), è ricordato in America soprattutto per i suoi one-man-shows ("Live in Concert" del 1979 è un classico).
Tra i film che interpretò: "Wagon lits con omicidi", "Car Wash", "Non guardarmi, non ti sento" e "Chi più spende, più guadagna".

Un altro Grande che ci lascia. Un altro tassello della nostra memoria collettiva che si tinge del colore del lutto.

sabato, dicembre 10, 2005

Morto Robert Sheckley

Si è spento ieri (9/12/2005) Robert Sheckley, uno degli autori più di culto della fantascienza mondiale. Il 76enne newyorkese era stato colpito da aunerisma celebrale circa tre settimane fa, mentre si trovava a Kiev (Ucraina) per partecipare alla SciFi-Computer-Week. Dopo il rientro in patria e il ricovero in una clinica di Poughkeepsie (N.Y.), sembrava potesse riprendersi, ma una ricaduta gli è stata fatale.

Sheckley, considerato uno degli esponenti di spicco della fantascienza sociale degli anni Cinquanta e Sessanta, ci ha donato atroci e in parte profetiche antiutopie come La decima vittima, Il prezzo del pericolo e Il viaggio di Joenes. In quest'ultimo romanzo (scritto nel '62) attacca impietosamente le istituzioni dell'establishment, anticipando le paranoie che caratterizzano la vita di oggi: la freneticità degli oggetti che ci travolge, il dolore del sapersi numeri e non entità umane, il tracollo a fronte dell'incedere spietato dei mostri del consumo. E in Computer Grand-Guignol raccontò una storia di intelligenze artificiali che si comportano come divinità capricciose e hanno poi bisogno dello psicanalista...

Il cognome Sheckley è un'americanizzazione di Shekowsky. Lo scrittore era nato infatti - nel 1928 - da padre polacco e madre lituana. Cominciò a pubblicare nel 1952, e numerosi suoi racconti erano ambientati a New York, sua città da sempre.
A lui si deve, tra le altre cose, la teorizzazione dell'invenzione dell'"alienometro", uno strumento usato per misurare il grado di sanità mentale dei cittadini.

mercoledì, dicembre 07, 2005

Douglas Adams - Guida galattica...

Ovviamente tutti conoscono i romanzi di Douglas Adams. Ma se per davvero ci fosse qualcuno che, vivendo in una galassia tutta sua, non si è mai procacciato nessuna di queste fantasmagorie, gli consiglio vivamente di farlo; pena altrimenti la teleportazione nel ristorante al termine dell'universo (!!!).

Sto rileggendo a distanza di circa dieci anni dalla prima, felice volta, l'intera saga di Adams. In dieci anni possono accadere tante cose, sia nell'ambito delle ricerche scientifiche sia in quello della letteratura di SF; eppure, le "trovate" di Adams non hanno smarrito neppure uno iota della loro freschezza.

Questo autore si approccia alla fantascienza in maniera parodiante: non per niente la sua biografia presenta parecchi links che riportano ai mitici Monty Python. Perciò, nessuno deve aspettarsi di imbattersi nei suoi romanzi in qualche spiegazione su base tecnologica, come siamo stati abituati dai "classici" del genere. E' il caos a regnare l'universo, un universo in cui vivono le razze più svariate (questi libri sono un autentico bestiario "marziano", in effetti!). Tra tutte le razze, quella umana è una tra le più inferiori. Anzi, ben presto scopriremo addirittura che topi e delfini sono/erano i veri padroni del nostro pianeta...

Arthur Dent è il tipico Homo anglicanus; dunque niente di strano che si ritrovi a viaggiare per le galassie con indosso una vestaglia e con le pantofole ai piedi. Non c'è nulla di paradossale neppure nel fatto che non si sia mai accorto che l'amico Ford Prefect (compagno di bevute nel pub all'angolo) sia una creatura da un altro mondo (e, più specificatamente, un ricercatore per la "Guida galattica"). E' Ford a prendere lo stonato Arthur Dent con sé su una nave spaziale nel momento in cui la Terra viene distrutta per far posto a un'autostrada cosmica.
Arthur non è l'unico umano sopravvissuto: c'è infatti anche Trillian, una sua conterranea abbordata, durante un party a Londra, dal bicefalo - e dicotomico! - Zaphod Beeblebrox...

Douglas Adams fu stroncato da infarto nel 2001, ad appena 49 anni. Ma DON'T PANIC: lo scrittore continua a vivere nelle sue opere. Il recente film "Hitchhiker's Guide to the Universe", tra l'altro, si basa su una sceneggiatura a cui lui lavorò per un buon ventennio.

Oltre alla pentalogia della "Guida galattica per gli autostoppisti", consiglio vivamente i suoi due romanzi, altrettanto esilaranti, su Dirk Gently, l'"investigatore olistico". (Che si avvicinano di più a una sorta di satira horror).

Qui un link per chi volesse approfondire.

venerdì, novembre 25, 2005

La rivolta dei Golem

seduti in fila contro una rozza parete
le facce immerse in schermi baluginanti
molti già gobbi, altri senza scarpe
tutti comunque accecati dal sistema binario
vestiti di cenci nei nudi scantinati
a pigiare sui tasti e accarezzare il mouse
al servizio della follia millenaria
con il freddo nelle ossa e le fiamme in testa
succhiando la pappa verdognola
dal tubo di gomma calante dall'alto

decisero d'un tratto di dare l'input
a un pensiero tante volte espresso
ma mai realizzato: sollevatisi in sincronia
staccarono le spine, sciamarono fuori
nelle strade buie, violando il coprifuoco
sfiorarono guardinghi facciate d'amianto
ruppero le insegne all'argon del potere
cavalcarono l'ipertesto del terrore imposto
sodomizzando la fiducia degli abbienti
e sverginando bambinelle Nintendo

un esercito di cenciosi senzasperanza
occhi e cervello rovinati, eppur felici
di inalare l'aria gelida della civiltà
di suggere jazz e scoppi di poesia
appostati dietro finestre blindate di club
rifiorenti almeno per uno scampolo di notte
a contemplare l'umana complessità
prima di tornare, all'alba, ai terminal
e, riattivatili, proseguire la protesta
nel fondo più nero del bunker materno

mercoledì, novembre 23, 2005

E' un periodo di grande attività scribatoria. Sto finendo il romanzo di SF Città dell'Alfabeto, sto mettendo insieme una silloge di racconti in italiano a firma franc'O'brain e una in tedesco (quest'ultima in collaborazione con Sieglinde Breitschwerdt) e presto rinfrescherò le mie varie homepages inserendo nuovi scritti in prosa e poesia.

domenica, novembre 20, 2005

Newworld Machine - II

E' indicativo, se non addirittura tipico, di quello che ci attende: in un blog ho trovato la roboante scritta: "Le 7 tecnologie che cambieranno la nostra vita". Nessun'altra spiegazione. Faccio click sul link ivi presente , che riporta a un file in formato .pdf sul sito della Toshiba Computers e... mi si blocca la macchina.

martedì, novembre 01, 2005

Ricordi della Cortina di Ferro

Rivedendo mio fratello dopo tanti anni, torno ad ammirare un mio regalo che gli feci nel 1990, all'indomani della Caduta del Muro: uno stemma sovietico, che comprai nell'allora "Zona della Morte" tra Berlino Ovest e Berlino Est. Mein Gott, quanto tempo è passato! L'intera Europa Orientale si è nel frattempo trasfigurata a colpi di glasnost e di globalizzazione, l'Impero Sovietico si è vieppiù sfaldato, e del fascino dei film di spionaggio nessuna traccia più. Ora abbiamo le colf estoni e lettoni a casa nostra e minorenni rumene, moldave e ucraine al servizio dell'amore appena dietro l'angolo di casa. Per un viaggio a Praga, Budapest o San Pietroburgo non abbiamo più bisogno di chissà quali pratiche burocratiche e a Napoli (come mi raccontano) ci sono le polacche che lavano i vetri ai semafori.
Ancora quindici anni fa, passavo, insieme ad Andreas, attraverso una breccia nel Muro e guardavo negli occhi i Grenzpolizisten della DDR sulle loro macabre torri di guardia. Oggi passeggio sull'Alexander Platz come se fossi a Monaco di Baviera o a Milano: sorseggiando Coca-cola e ascoltando annoiato l'ultimo hit sfornato dal Dorato Occidente.
Indubbiamente, con la Riunificazione ci abbiamo rimesso tutti quanti.

venerdì, ottobre 28, 2005

_disquilibruum_

c'è il sole ma tu stai dentro, col naso arrossato e un dolorino alla cervicale.
"adesso vanno di moda le t-shirts personalizzate" informa la tivù. una marea di bambini stranieri gioca sotto la tua finestra.
ma che musica è questa? abbassi il volume dello stereo e vai a prepararti un altro caffè. assomigli un po' a tav falco al tempo in cui questi esibiva strani baffetti e aveva i capelli in aria. il suo è stato l'ultimo concerto al quale hai assistito dal vivo... quanti anni fa, ormai? insettucoli diafani ronzano attorno al tuo cervello, mentre l'amico geco è sempre immobile sulla parete dietro al monitor (magari è crepato). sul forum für arbeit leggi le testimonianze di cinquantenni ingegneri, medici e tecnici specializzati costretti a fare i lavoratori interinali. dietro il nick di uno di loro ti pare di indovinare un tizio che conosci. quello che scrivono è realmente terribile, ma scrivere, raccontare ad altri, non allieverà le loro pene. all'improvviso hai una serie di flash, le sequenze di un incubo ad occhi aperti: capitani d'industria e azionisti guardano te e tutti gli altri disgraziati da balconcini ornati di fiori; li vedi sfregarsi le mani contenti, e il tuo cuore smette per un attimo di battere. ti aggrappi alla scrivania mentre ogni cosa tutt'intorno vacilla paurosamente. personaggi che tu non hai invitato entrano ed escono dal tuo soggiorno-studio: una tua ex ragazza poi diventata valletta, l'amico che morì di overdose subito dopo aver scoperto che suo padre - un politico locale - era in combutta con la mafia, un presentatore televisivo col parrucchino e lo smoking, l'attricetta di telefilm per ragazzi di cui tu da bambinetto eri innamorato e che in seguito intraprese una carriera nella pornografia... ancora la tua pompa non si rimette in moto. cominci ad annaspare arrotolato sul pavimento, ti colpisci il petto con i pugni, mentre il rockabilly di tav falco ti martella le sinapsi e l'intero globo terracqueo ruota sul proprio asse come una trottola. "ah... ihh... uàaah..." ti senti dire. Una bava verde-spumeggiante cola copiosamente dalla tua bocca contorta. poi, pian piano, ogni cosa si normalizza; riesci di nuovo a respirare, a fissare lo sguardo su oggetti a te familiari. le pareti stanno tremando. sta tremando ogni cosa. ma il mondo torna a ristabilizzarsi. fuori, i bambini giocano, due donne russe ciaccolano e ridono sulle scale, il computer è acceso, la tivù trasmette pubblicità, lo stereo ha una voce allegra e il sole tramonta lentamente dietro un palazzone popolare. ti rialzi su gambe incerte. sono le 16:16 del 28 ottobre 2005.

venerdì, ottobre 21, 2005

Recycle / Bycicle

Letteralmente.com, nella persona di Rosanna Deleo, ha chiesto di fare un'intervista a noi della Eloy Edictions. Dico "noi" anche se, dopo la dipartita di Thomas per l'Italia per "questioni di cuore", la nostra casa editrice è virtualmente ridotta a un solo responsabile: Walter Diociaiuti. Io ormai mi occupo quasi esclusivamente del web design.

E' logico che i nostri colleghi italiani siano curiosi di sapere com'è la situazione dell'editoria tedesca. Forse saranno delusi nell'apprendere che i problemi sono molto simili, se non gli stessi, di quelli che deve affrontare un editore del Belpaese.

Sebbene fondata appena un anno fa, la Eloy Edictions (www.eloyed.com) ha già raggiunto in Germania + paesi limitrofi uno status di popolarità davvero sorprendente. Walter Diociaiuti ne è il pilastro portante: lui è uno scrittore di "horror" (in Italia abbastanza noto tra gli appassionati del genere) trasferitosi in queste lande per 8rieccoci!) "ragioni di cuore". Walter ha imparato il tedesco sorprendentemente in fretta (chiunque sa quanto è ostica questa lingua!) e, dopo un po' che soggiornava qui, ha convocato me e un altro scrittore, tale Thomas Gleich, proponendoci il suo piano. Detto, fatto: racimolati i soldini necessari, siamo passati per l'Ufficio del Commercio di Augusta (ovvero Augsburg: la città nativa di Bertolt Brecht) e abbiamo registrato la nuova società.
Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti! In seguito ad alcune - a quanto pare inevitabili - scocciature con gli organi del burokretinismus (che anche gli amici italiani tanto bene conoscono), abbiamo dovuto fare un "tuning" delle nostre vedute sul mondo letterario: ora finalmente sappiamo che non basta la pura passione, ma che bisogna pure arrabattarsi con diverse difficoltà di ordine... ehm... tecnico.

La particolarità maggiore della Eloy, rispetto alla marea di altre piccole case editrici attive sul mercato tedesco, è quella di intrattenere stretti rapporti con scrittori di lingua anglosassone, tutti sempre ben disposti a pubblicare per noi, evidentemente allettati dalla possibilità di estendere la loro fama anche in Europa.
Diociaiuti è il nostro "public relations man": nessuno meglio di lui conosce la scena della letteratura fantastica britannica e statunitense (soprattutto nel campo dell'horror). Io sarei l'esperto di fantascienza, anche se, a causa di attività extraeditoriali, ho ben poco tempo a disposizione, e mi limito perciò principalmente ad occuparmi dell'homepage. "Professor" Thomas Gleich, invece, era l'esperto di giallistica e responsabile del settore redazionale (correttorato incluso); nel frattempo ha abbandonato la Eloy, emigrando in... Italia, al seguito di una studentessa di lingue di Cuneo. Ora per il lettorato ci affidiamo a collaboratori/collaboratrici esterne, cosa che del resto è sempre avvenuta per il servizio di traduzioni e per grafica & layout.

La Eloy funziona secondo il principio: ogni libro deve finanziare quello successivo. Finora le cose sono andate benino, anche perché il nostro programma editoriale è di tutto rispetto, ovvero comprende molte firme autorevoli dell'horror, della fantasy e della science fiction. I grattacapi maggiori li abbiamo con la distribuzione: non bastano la homepage e una manciata di librerie sparse per tutto il territorio, bisognerebbe riuscire a distribuire in modo capillare, continuo, e soprattutto senza dover cedere il 60% del ricavato su ogni copia venduta (già: è questo che i distributori tedeschi pretendono).

Il passaggio da piccola casa editrice a casa editrice piccolo-media, dunque, si prospetta molto difficile. Per fare le cose veramente bene, ci vorrebbe un capitale minimo di 50-60 mila euro... Per fortuna, c'è l'entusiasmo a sorreggerci!

Abbiamo inserito nel programma anche il primo nome italiano: Danilo Arona, del quale stiamo traducendo un eccellente romanzo. Per il futuro prossimo venturo, contiamo su qualche partnership con case editrici italiane; finora abbiamo trovato molta disponibilità ma scarso impegno...






sabato, ottobre 15, 2005

Per Cat - Cap. V

Domenica. Finalmente una giornata libera. L'ho trascorsa stravaccato senza far nulla, a parte sorbirmi volontariamente le fesserie in tivù: quelle voci e quelle facce artificiali mi aiutano a non pensare troppo spesso a Cat. Verso il tardo pomeriggio ho deciso di uscire per arieggiare i miei polmoni, ma è stato un errore. Percorrendo le scialbe vie del mio quartiere e quelle ricche del centro, ho incominciato a riflettere sul lavoro, sul denaro e sui giochi di potere, sui rapporti interpersonali, sulla mia vita e su quella degli altri.
Dovunque io sia andato a lavorare, ho incontrato robot antropomorfi. Camminando per strada, mi imbatto in anime trasportate dal vento in balia del nulla. E il peggio è che non c'è scampo da nessuna parte. In questo Paese o in un altro è lo stesso: siamo una massa amorfa di imbecilli rimbambiti da programmi televisivi assurdi e spot pubblicitari.
Finalmente rientrato, mi sono preparato per mettere a segno uno dei colpi del "misterioso killer psicopatico", come mi definiscono i giornali.
Io ho una morale? Forse non più. Ma ho almeno uno scopo nella vita: vendicare la scomparsa del mio amore.
Cat...
Non sono stati dei teppistelli ad ucciderti, non è stato il gesto insensato di un automa dall'involucro umano. E' stata una società in coma irreversibile. Guardali: hanno occhi vividi, e molti vestono pure bene. Si muovono, parlano, vantano affari amorosi e coltivano passatempi vari. Queste persone sono al servizio della Grande Macchina e dei suoi pescecani; fanno parte dell'entourage di sgualdrine e sfruttatori. Sono i tuoi assassini.
Si diventa così per mancanza di sogni, ideali... forse illusioni. Loro sono quelli che già a scuola ti rovinavano la giornata. Soffrono e fanno soffrire. Eliminandoli, rendo un favore anche a loro.
Certo, sono un illuso: sono in troppi, è come combattere contro i mulini a vento. Ma io, se non altro, alla mia illusione so dare un corpo.
Il mio obiettivo stanotte è nuovamente uno di questi tormentatori tormentati. Si tratta di un politico locale. Sui trentacinque anni, l'aspetto di manager, gira in una decappottabile sportiva, è ancora scapolo, sniffa coca, imbarca spesso delle tredici-quattordicenni dell'Est Europa.
Lui ha ucciso Cat.
Tanto per cambiare, userò il coltello, non la scacciacani.
Mi apposto tra i cespugli fuori della sua villa e attendo il suo ritorno. Le due, le tre... Ecco infine i fari della sua auto. Sguscio fuori tra le ombre mentre lui parcheggia accanto al muro, presso l'ingresso. Avanzo come un felino. Molte sensazioni, molti odori; ma l'occhio non sfugge al controllo della mente. Questa mente che si difende dal dolore e dal disordine fingendosi a tratti mefistofelica.
Vedo che barcolla leggermente mentre si avvicina alla porta. Lo becco che ha ancora un piede sulla soglia e il mazzo di chiavi in mano. Volge di scatto la sua testa rasata. Ha le palle degli occhi infiammate, grosse, come sfaccettate. Un moscone.
La propria casa è un bel posto per essere assassinati. Lo spingo dentro. Lui impreca, grida; perciò lo metto a zittire maciullandogli la bocca con pochi ma ben assestati colpi di lama. Poi, pian piano, completo l'opera. Dura quasi fino all'alba.

Io ho una morale? Chiaro che sì.
Solco con passo lento le strade solitarie guardandomi ogni tanto alle spalle. La luna sta ancora là in alto. E' appannata, non offre un bello spettacolo. Un leggero soffio di vento crea agli incroci maelstrom di rifiuti assortiti. Una merda di cane o d'uomo decora la scalinata di un edificio pubblico. Defecatio matutina bona tamquam medicina.
Tra un po' dovrò andare al lavoro, ma l'idea non mi disturba più di tanto. Quest'oggi eseguirò le mie mansioni di schiavo senza protestare.

martedì, ottobre 11, 2005

Sull'ansia del nuovo

L'ansia del nuovo non è nulla di... nuovo. La vita - in senso di attività umana - si è sempre prodotta, si è sempre sviluppata (anche in direzione regressiva) imitando o ripudiando se stessa. E mai come negli ultimi decenni quest'ansia (forse innata nel genere umano) ha dato frutti tangibili.
Il mondo è, sotto la spinta della voglia di fare a pezzi il vecchio, decisamente cambiato. Ma... è cambiato in meglio?
Da un secolo e mezzo a questa parte, la tecnica ha proceduto a grandi balzi: la ferrovia, l'automobile, l'aereoplano... la posta, il telegrafo, il telefono, il telegrafo senza fili, Internet. Ma qualcosa ci dice che la palingenesi - nostra e dell'umanità intera - non risiede nel cosiddetto progresso.

Quello che ancora ci attende in questo Terzo Millennio lo abbiamo già visto tutti, soprattutto grazie al media televisivo: la globalizzazione dell'economia con conseguente aumento vertiginoso della disoccupazione, la follia terroristica di cui il 9 settembre 2001 è stato solo uno dei tanti episodi, le catastrofi (in)naturali quali il tsunami e l'uragano Katrina. L'Africa, parte dell'Asia e parte del Sudamerica sono perdute per sempre, schiavizzate da potenze senza scrupoli. Non c'è nessuna isola, nessun deserto, nessun villaggio remoto dove rifugiarsi: tutto è contaminato, lordato, rovinato per l'eternità. Ciascuno di noi è incatenato ai banali inferni di casa nostra.

Stabilito ciò, io non vedo altra speranza per l'individuo (per l'individuo, almeno, che ha la ventura di risiedere nel "dorato" Occidente) se non nella sua autoliberazione attraverso strategie alternative. Una di queste - alquanto utopistica - potrebbe essere rappresentata da una vincita al lotto o al totocalcio. L'altra è meno comoda e ugualmente difficile da realizzare: cercarsi una nicchia ai margini della società e combattere - o semplicemente sopravvivere - insieme a chi la pensa come lui. In una siffatta realtà, soprattutto l'artista deve imparare a farsi homo technologicus: in modo che almeno il suo messaggio circoli nella rete dei dati. Ma la questione principale, ovvero il procacciarsi a breve termine un tetto e cibo a sufficienza, rimane sempre irrisolta. Il pessimismo è d'uopo.

Accettasi proposte e suggerimenti su valide alternative di sopravvivenza.

sabato, ottobre 08, 2005

Music rules!!!

Scritta una recensione (bilingue) dell'ultimo album dei Randone (qui in italiano, qui in inglese)

e

inaugurato "Topolàin", un blog musicale rigorosamente nella lingua di Dante.

giovedì, settembre 29, 2005

Sound Fyles blog

Aperto il blog di Sound Fyles, che conterrà news, recensioni e commenti degli appassionati della musica.
La piattaforma è quella Yahoo.

mercoledì, settembre 21, 2005

Internet-Musik-Aktivität

Completata la pagina - in inglese - sul NEW WEIRD FOLK

(URL: http://www.sound-fyles.homepage.t-online.de/new-weird-folk.htm).

I giovanissimi Devendra Banhart, Joanna Newsom & Co. hanno iniziato una piccola rivoluzione musicale dal Regno Unito (e in parte dagli States, se consideriamo anche Animal Collective e il duo CocoRosie) andando a riscoprire Donovan, Nick Drake, Amazing Blondel e le folk-roots americane in un'operazione che ricorda quella condotta a suo tempo dal grande Alan Lomax e che fornì materiale e ispirazione a Dylan e Neil Young.

[All'indirizzo sopraindicato sono presenti alcuni tracks in formato .ram]

sabato, settembre 03, 2005

Per Cat - Cap. IV

Un martellio nella notte. Ci metto un po' prima di capire che non è dentro la mia testa. Qualcuno ha urlato, ma probabilmente sono stato io. E' sabato, rammento d'un tratto: giorno di lavoro per me.
"Lavoro", sì. Raramente, quando si parla di un serial killer, i media si occupano del suo hintergrund quotidiano. Certo, i "profiler" della polizia cercano di comprendere che genere di vita possa svolgere ("... sicuramente sulla mezza età, tipo dai modi gentili, va d'accordo con i vicini..." oppure: "... è ancora giovane, frequenta l'università, probabilmente uno studente fuori corso originario di una cittadina di provincia..."), ma in generale giornali e tivù si limitano a chiamarlo "pazzo assassino", senza indagare oltre.

Mi giro verso la sveglia: ancora dieci minuti perché la suoneria si scateni. La disinnesco e appoggio i piedi sul pavimento freddo.
Sono un lavoratore precario, uno di quelli che vengono ingaggiati dalle agenzie interinali e mandati qua e là a svolgere le incombenze più umili, di solito al posto di un operaio che ha le ferie o ha preso un giorno di libertà.
Si tratta di lavori strani: in fucine infernali, in afosi magazzini, in gelide cantine... lavare piatti, strofinare pavimenti, "stracciare" scatole di cartone, spalare merda... Sono quelle che io chiamo "le ore del miasma".
E' così che riesco a finanziarmi vitto e alloggio, sia pure a malapena. Sono ore di sfacelo spirituale, di mordersi le labbra a sangue nell'incassare offese a viso aperto e più o meno celati risolini di scherno da parte di chi il lavoro ce l'ha e se lo tiene ben stretto.

Cara Cat, lo so che non vorresti sapermi giù, ma, oltre alla tua inaudita scomparsa, è questa mia situazione ad aver fatto di me un assassino. Sono tempi veramente duri. Avevo sempre temuto che prima o poi io potessi finire in questo modo, schiavo di un sistema profittatore, ma fino ad adesso la parte ottimista di me aveva sempre avuto la meglio sull'altra, ovvero quella della nausea, del... miasma. Sono caduto (insieme a tantissimi altri, lo so, lo so) in un vortice profondo. Purtroppo non vedo prospettive a breve termine per uscirne. Ormai questa storia va avanti da qualche anno - un altro si sarebbe sicuramente impiccato o avrebbe fatto una carneficina in pieno giorno - e credo che solo un miracolo potrebbe salvarmi (forse la mia laurea in Filosofia?), ma io ai miracoli non credo, quindi...

Questo non vuole essere un piagnisteo, è solo uno sfogo, il solito sfogo davanti allo specchio, mentre raschio via la barba dalla mia tragica maschera. Non può aiutarmi nessuno, nemmeno il tuo fantasma gentile; forse solo io. Ma non so come...
Ora devo scendere in strada e recarmi all'angolo in cui un camioncino caricherà me e altri disgraziati come me per condurci nelle varie galere di follia. Tu non ti preoccupare per mie eventuali lacrime: suggeriscimi solo, mano a mano, chi devo far fuori, ed io eseguirò.

sabato, luglio 30, 2005

Per Cat - Cap. III

Eccomi qui: l'ultimo topo sulla nave che affonda. Già all'avvicinarsi delle prime nubi, tutti gli altri sono saltati sugli scogli e, agitando le code da ratti, hanno riso con gran baluginio di denti affilati.
Il vento che chiamano fön crea folate assassine nell'aria nera di questo pomeriggio di fine luglio; dietro una finestra del quartiere degli asociali, un bambino piange in aramaico mentre una madre bestemmia in una lingua che sembra un misto di turco e gotico.
Il dolore mi tira gli occhi all'ingiù. Sfioro i muri d'ardesia pieni di iscrizioni criptiche e ignoro le assurde accuse che mi lancia uno dei ratti invisibili (qualche adolescente che la notte prima dev'essere stato a un party andato a male): "Stronzo! Finocchio! Maledetto!" Non mi giro neppure a guardare, e con ciò devo aver finito per rovinargli completamente la giornata.
Il Vecchio abita all'ultimo piano di un'antica costruzione schiacciata dai proliferanti grattacieli dell'Èra Sociale. Un puzzo di cavoli si spande nell'aria: Via delle Vacche Carenti. Mi arrampico lungo la scalinata di muratura friabile e spingo la porta, che è solo socchiusa.
E' un rudere di forse cinquant'anni che ne dimostra almeno il doppio. Buttato su una lisa poltrona, sugge da una bottiglia un qualche vino da supermercato. Intanto, sul piccolo schermo Tom dà la caccia a Jerry, prendendole sempre. Il Vecchio torce il collo nodoso e apre su di me un occhio caccoloso. "Ah, sei qui" raglia raucamente. Deve aver riconosciuto, nei miei tratti ombrosi, il volere della Vendetta.
"Hai fatto del male a Kathleen, quand'era bambina" gli ricordo.
Lui torna ad abbassare la palpebra tempestata di molluschi e tace in segno affermativo.
Ha fatto del male a Kathleen, alla mia Cat. Il primo uomo a possederla, a penetrarla... quando lei era appena una scolaretta. Cat mi ha raccontato ogni cosa, fin nei minimi particolari. Non è stato facile ritrovare il suo padrigno; dopo che la madre di Cat ha chiesto e ottenuto il divorzio, lui è venuto a rintanarsi nel più oscuro dei buchi. E' valsa comunque la pena, in tutti questi anni, coltivare l'odio nei suoi confronti. Ora che Cat non c'è più, è giusto che il Vecchio paghi.
"Non c'è più" lo sento osservare sordamente, rivolto di nuovo verso lo schermo tivù. E, mentre il gatto Tom prende una megamartellata sulla testa dal topolino Jerry, prorompe in una sorta di piagnucolio disperato: "Che cazz...!"
Mi muovo piano nella misera abitazione. Tipico rifugio di un alcoolizzato che vive degli assegni di povertà. In bagno c'è un rasoio vecchio stile. Lo faccio scattare: sulla lama semiarrugginita si vedono i resti di peli di barba. Senza darmi la pena di ripulirlo, torno nell'altra stanza e mi avvicino alla poltrona.
"Le hai dato un dispiacere per la vita" gli dico. "Prima di incontrare me, aveva paura degli uomini, lo sai?"
L'occhio che nuovamente mi fissa ha venature rosse; nuvolette sulfuree si sollevano dal sorriso sgangherato che il rachitico zombie mi rivolge.
"Che cazz...!" ripete, mentre la lama fende l'aria.
Spalanco la finestra per arieggiare l'ambiente. C'è un che di consolatorio nell'idea che nemmeno il temporale appena scatenatosi potrà bastare a lavare tutto questo sangue.

giovedì, giugno 30, 2005

Per Cat - Cap. II

Sono arrivato alla notte per miracolo, completamente sturbato dai tanti lavori in corso e dalle tonnellate di decibel che riversate su di me. Mi avete "cotto" a puntino: ora sono pronto ad agire.
No, non è pipistrellino il mantello che indosso - piuttosto un trenchcoat à la Tenente Colombo. I vostri quartieri del centro sono esempi di tracotanza salvatisi dalle bombe dell'ultima guerra; vi avete installato delle telecamere, ma io sono l'ombra del mio corpo: non riuscirete mai ad identificarmi.
E' salda la porta del primo piano di questo stabilimento stile rococò. Non leggo neppure il nome sulla targhetta; busso direttamente.
Una colf di pelle bruna, non più giovane. La sposto di lato senza tanti complimenti e, mentre lei grida in segno di protesta, entro a grandi passi. Un corridoio che non finisce più, poi un grande salone.
Eccoli: padre, madre, tre figli di cui due in età adolescenziale; al tavolo per la cena, con la tivù accesa. Ignoro la colf alle mie spalle e tiro fuori la Luger.
Domani i giornali scriveranno: "Ha salvato soltanto la donna di servizio e la bambina di tre anni. Perché?"
Ricordatevi, ricordatevi tutti di Cat.

sabato, giugno 11, 2005

Per Cat - Cap. I

L'umanità non fa schifo; è solo stupida.
Cat giace sulla strada, il volto insanguinato, l'addome squarciato. Era bellissima; ora è solo un cadavere freddo.
"Kathleen Weise" osserva uno dei piedipiatti, tenendomi sotto il naso il documento d'identità con la foto di una ragazza di circa trent'anni. "La conosceva?"
Avrei voglia di strangolarlo, ma riesco solo a inghiottire le lacrime e ad annuire cupamente. Sa che era la mia compagna. Gliel'ho già detto un paio di volte.
Sospiro e rivolgo lo sguardo da tutte le parti, tranne su quel determinato punto sull'asfalto.
Cat, Cat, Cat... perché? perché? perché?
Mi portano in uno dei loro uffici di merda, dove mi rivolgono alcune domande. Io racconto la nostra storia, ma è troppo sdolcinata per i loro gusti. "Non le è stato rubato nulla, apparentemente. E' stato sicuramente qualche teppista, o meglio qualche folle. Sarà difficile scoprirlo. Di folli, come lei sa, ne circolano fin troppi..."
"Dovete acciuffarlo!"
"Sì, sì... Si calmi ora, va bene?"
Mi rilasciano senza neppure salutarmi.
Ritorno a vagare per le strade di questo mondo che è il mio e che voi inquinate. Guardo tutte queste facce che non assomigliano per niente alla mia, questi corpi ripugnanti, queste vostre macchine rumorose. No, non fate schifo; siete solo stupidi. Odio i vostri silenzi e le vostre risate, odio il vostro aspetto, le esalazioni che emanate, i vostri arnesi, mezzi, strumenti, le vostre goffe invenzioni. Siete il popolo delle tenebre che ha conquistato la luce, sottomettendola ai suoi indicibili capricci e spingendo me a dover vivere di nascosto.
Abbiamo perfino l'andatura diversa. La nostra è quella dei gatti, la vostra... beh... mi è troppo ripugnante descriverla. Camminate come vivete. Vivete come parlate. Chiamate "incidente" quel che è un accidente, affibbiate etichette, rigirate le parole nella nostra bocca, stravolgete i nostri ragionamenti... Ovvio che non avete colpe: la vostra stupidità è ereditata. Ma no, non riesco tuttavia a perdonarvi. Sono proprio gli stupidi a fare più male. Aspetterò finché non sarà calato il silenzio per potervi cancellare.